Questa volta è toccato ad una “suora”, suor Eugenia Bonetti, Missionaria della Consolata, preparare le meditazioni per la Via Crucis che si svolge ogni anno al Colosseo.
Alla fine, papa Bergoglio ha recitato una preghiera che, in armonia con l’atmosfera creata dalle meditazioni, era infarcita di politichese e di ecologismo, con Dio non più al centro, ma usato per fare propaganda alle idee personali del papa argentino.
Le meditazioni, infatti, non avevano lo scopo di ricordare ai fedeli presenti, personalmente o via etere, la Passione di Nostro Signore, ma le vicissitudini umane di questo e di quello, come se fosse una novità, in tanti millenni di storia dell’umanità, che la vita su questa terra è piena di problemi, di insoddisfazioni e di dolori. E la “suora”, che queste cose dovrebbe saperle, scrive le sue meditazioni come sorpresa che la realtà terrena sia così terrena e così caratterizzata dal vivere in “questa valle di lacrime”. C’è da pensare che questa “Missionaria della Consolata” non abbia mai recitato il Salve Regina.
Tra l’altro, queste originali e orripilanti meditazioni sono costellate qua e là da falsità e luoghi comuni, quasi a dimostrazione del fatto che oggi i consacrati non prendono ispirazione dalla Verità di Dio, ma dalla falsità del mondo.
Certo, la nostra “suora” tuona contro tante cose sbagliate che accadono nel mondo, ma stranamente, trascura quelle importanti per menzionare quelle meno importanti, rivelando ad un tempo di essere parziale e partigiana e di essersi industriata per far piacere, non a Dio, ma a papa Bergoglio, affastellando un buon numero dei suoi luoghi comuni.
Forse, la “suora” non ha ancora imparato che bisogna cercare non di piacere agli uomini, ma di piacere a Dio.
Andando per ordine, troviamo: «Che a nessuno dei tuoi figli manchi il lavoro e il necessario per una vita onesta e dignitosa». Una bella scoperta!
Ma «Sta scritto: non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,4). Evidentemente, la “suora” che ha scritto le meditazioni, e papa Bergoglio che le ha approvate, non conoscono questo insegnamento di Nostro Signore.
E cos’è che fa mancare il lavoro e il necessario per una vita onesta e dignitosa?
Le «politiche esclusive ed egoiste» di «coloro che ricoprono ruoli di responsabilità», per i quali però non si prega perché seguano gli insegnamenti di Nostro Signore, ma perché ascoltino «il grido dei poveri».
Vero è che il Signore ha assicurato: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi» (Mt. 25, 34-36); ma ormai si equivoca volutamente parlando dei “poveri”, perché si vorrebbero far passare per “poveri” tutti coloro che mancano delle cose che hanno i “ricchi”, facendo propria l’istanza demagogica del fallimentare marxismo e conservando di questo l’anima atea che porta alla deriva morale e al culto dell’uomo.
Nostro Signore ha insegnato che: «Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena» (Mt. 6, 31-34).
Ecco cos'è mancato come premessa necessaria a questa meditazione: l’esortazione a cercare prima il regno di Dio.
E a conferma di questa forma mentis che prescinde dal Cielo e guarda solo alla terra, la seconda meditazione ricalca la demagogia della prima, aggiungendovi la falsità dei migranti «costretti a vivere ai margini delle nostre società», arricchita con una nota blasfema.
«… i nuovi crocifissi di oggi: i senza fissa dimora, i giovani senza speranza, senza lavoro e senza prospettive, gli immigrati costretti a vivere nelle baracche ai margini della nostre società, dopo aver affrontato sofferenze inaudite. Purtroppo questi accampamenti, senza sicurezza, vengono bruciati e rasi al suolo insieme ai sogni e alle speranze di migliaia di donne e uomini emarginati, sfruttati, dimenticati».
I nuovi “crocifissi”? Era proprio questa l’occasione per usare strumentalmente il richiamo ai “crocifissi”, mentre si doveva ricordare la Passione di Nostro Signore?
Se i migranti non venissero trasportati in massa in seno alle nostre società, per scopi palesemente sovversivi, tante disgrazie non ci sarebbero; ma qui, alla “suora” premeva parlare in generale di “baracche”, di “accampamenti senza sicurezza”, di roghi gratuiti e di speranze andate in fumo; tutte cose pensate come strappalacrime per nascondere la realtà della sovversione a cui vengono sottoposte le nostre società e la nostra religione.
E cosa c’entra la caduta di Gesù sulla salita al Calvario con tre giovani africane seminude a cui dei delinquenti hanno dato fuoco? Solo la “suora” e Bergoglio lo sanno.
Invece San Luca ci ricorda una cosa ben più importante accaduta lungo la salita al Calvario: «Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: “Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato”» (Lc 23, 27-29).
Questa è la vera realtà che dobbiamo affrontare se non abbiamo dedicato la nostra vita alla ricerca della via che porta al Cielo, e questa via si chiama Gesù Cristo, e non c’entra niente con la retorica delle immigrate africane che vengono a prostituirsi sulle nostre strade.
Ma ecco che la “suora” strumentalizza l’incontro di Gesù con la Sua Santa Madre, per venirsene fuori con una blasfemia e una falsità.
«Maria, in questo momento tu vivi lo stesso dramma di tante madri che soffrono per i loro figli che sono partiti verso altri Paesi nella speranza di trovare opportunità per un futuro migliore per loro e le loro famiglie, ma che, purtroppo, trovano umiliazione, disprezzo, violenza, indifferenza, solitudine e persino la morte».
E’ oltremodo blasfemo accostare il dolore che trapassa il Cuore Immacolato di Maria Santissima per l’agonia di suo Figlio alle sofferenze di tante madri…; ed è falso parlare di “futuro migliore” che cercherebbero gli immigrati, ben sapendo che sono organizzati per venire ad occupare i nostri paesi, col miraggio di venire a vivere una vita di godimenti e di rilassatezza morale, senza regole e senza Dio.
Ma dove vive questa “suora”? E dove vive Bergoglio? Ma chi servono questi due: Cristo o Beliar?
In effetti, la “suora” confessa che insieme ad altre “suore” «ogni sabato visitiamo a Roma un centro per donne immigrate prive di documenti, donne spesso giovani, in attesa di conoscere il loro destino, in bilico fra espulsione e possibilità di rimanere».
Loro, novelle “cirenee” si dedicano a servire giovani donne che aspettano di poter rimanere da noi per mettere al mondo una nidiata di figli che saranno tutti adoratori di un falso dio e finiranno col sostituire quei figli che le nostre donne, un tempo cristiane, non fanno più.
Di queste ultime si dovrebbero preoccupare le novelle “cirenee”, aiutandole a tornare a Dio e a fare le buone madri di famiglia; invece di incentivare, su suggerimento di Bergoglio, la distruzione di ciò che resta della nostra civiltà cristiana.
E quando si tratta di parlare della pietà della Veronica che asciuga il volto di Gesù caricato della Croce, ecco che viene fuori un altro accostamento blasfemo: quello con una prostituta «che uomini a bordo di auto lussuose facevano la fila per sfruttare. Eppure poteva avere l’età delle loro figlie… Quale squilibrio può creare questa violenza nella vita di tante giovani che sperimentano solo il sopruso, l’arroganza e l’indifferenza di chi, di notte e di giorno, le cerca, le usa, le sfrutta per poi buttarle nuovamente sulla strada in preda al prossimo mercante di vite!»
Incredibile, ma vero. Viene usato di tutto per cercare di strappare lacrime, non ci si ferma davanti a niente pur di stimolare la pietà per chiunque viene da noi ad imitare le nostre abitudini più abiette; senza però che si spenda una parola per convertire e redimere le traviate che, se è vero che vengono sfruttate, e anche vero che si lasciano sfruttare per avere il loro tornaconto, cariche come sono del bagaglio di corruttela che hanno accumulato nei loro paesi d’origine.
Lì, dovrebbero andare le “suore”, nei paesi corrotti da cui provengono quelle disgraziate; lì dovrebbero andare a fare le “missionarie”, per convertire ed educare tante giovani donne così che rimangano nei loro paesi e non si precipitino da noi in cerca di ricchezza e di lusso.
Quando, all’ottava stazione, si ricorda Gesù che incontra le donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui (Lc. 23, 27), ecco che la “suora” occulta le parole di Gesù, che abbiamo riportato prima, e si lancia in un’accorata promozione dell’immigrazione di massa, del tutto incurante del fatto che questa fa a pugni col Vangelo, ma seguendo lo stile ormai noto di Bergoglio.
Riportiamo per intero il pezzo, perché non sfugga ad alcuno che Bergoglio e i suoi accoliti hanno “usato” e “sfruttato” la Via Crucis per fini personali e per promuovere la nuova Europa senza il vero Dio, cara ai disegni del Nuovo Ordine Mondiale.
Sarà un caso che proprio in queste feste di Pasqua è andata in fiamme la Cattedrale di Notre-Dame a Parigi, simbolo vivente dell’Europa cristiana?
«La situazione sociale, economica e politica dei migranti e delle vittime di tratta di esseri umani ci interroga e ci scuote. Dobbiamo avere il coraggio, come afferma con forza Papa Francesco, di denunciare la tratta di esseri umani quale crimine contro l’umanità. Tutti noi, specialmente i cristiani, dobbiamo crescere nella consapevolezza che tutti siamo responsabili del problema e tutti possiamo e dobbiamo essere parte della soluzione. A tutti, ma soprattutto a noi donne, è richiesta la sfida del coraggio. Il coraggio di saper vedere e agire, singolarmente e come comunità. Soltanto mettendo insieme le nostre povertà, esse potranno diventare una grande ricchezza, capace di cambiare la mentalità e di alleviare le sofferenze dell’umanità. Il povero, lo straniero, il diverso non deve essere visto come un nemico da respingere o da combattere ma, piuttosto, come un fratello o una sorella da accogliere e da aiutare. Essi non sono un problema, bensì una preziosa risorsa per le nostre cittadelle blindate dove il benessere e il consumo non alleviano la crescente stanchezza e fatica».
E la chiave di lettura di questo manifesto sovversivo è l’ultima frase: “Essi non sono un problema, bensì una preziosa risorsa per le nostre cittadelle blindate dove il benessere e il consumo non alleviano la crescente stanchezza e fatica”.
Questa frase che parla di “cittadelle blindate”, tirate fuori dai luoghi comuni bergogliani, vorrebbe essere una sorta di accusa contro coloro che vogliono difendere le loro case, le loro famiglie, i loro figli, dall’invasione organizzata di stranieri che hanno costumi diversi e religioni contrarie alle nostre.
Ecco perché il mondo moderno senza Dio applaude Bergoglio, e adesso applaudirà la “suora”.
Ma, imperterrita, la “suora”, alla nona stazione, batte ancora sullo stesso tasto; e invece di ricordare la terza caduta di Gesù sulla salita del Calvario, ricorda ancora le prostitute che va a visitare sulla strada. In verità, c’è da dire che le frequentazioni di queste “suore missionarie” sono davvero improprie e poco edificanti.
Non riportiamo neanche quando questa ha scritto: ce ne vergogniamo un po’ per lei.
Decima stazione: Gesù è spogliato delle sue vesti.
Nella meditazione proposta c’è forse qualcosa di questa spoliazione? Figuriamoci!
Come con i classici cavoli a merenda, la “suora” mette insieme un po’ di bugie e le sciorina senza il minimo pudore.
«Mentre nel mondo si vanno alzando muri e barriere, vogliamo ricordare e ringraziare coloro che con ruoli diversi, in questi ultimi mesi, hanno rischiato la loro stessa vita, particolarmente nel Mar Mediterraneo, per salvare quella di tante famiglie in cerca di sicurezza e di opportunità. Esseri umani in fuga da povertà, dittature, corruzione, schiavitù».
E chi sarebbero “coloro” che avrebbero “rischiato la loro stessa vita”? Non ce ne sono altri nel Mediterraneo: ci sono gli equipaggi delle navi che fanno la spola continuamente per portare i programmati migranti sulle nostre coste. Navi foraggiate con milioni per assolvere il compito assegnato loro da chi ha programmato l’invasione dell’Europa.
Dove avrà mai sentito la “suora” che qualcuno di questi s’è mai anche solo ferito, se non con la lametta quando si è fatto la barba? Non l’ha sentito! E’ una bugia!
“Salvare… tante famiglie in cerca di sicurezza e di opportunità”?
Un’altra bugia. Questa gente cerca assistenza gratuita e benessere a poco prezzo, e paga fior di quattrini per mettersi in mare e venire a sbarcare sulle nostre coste. Chi glielo fa fare, se no, a lasciare le loro case e ad abbandonare i loro paesi, rendendoli sempre più poveri in tutti i sensi?
“Esseri umani in fuga da povertà, dittature, corruzione, schiavitù”, afferma la “suora”.
Un’altra bugia. La povertà non giustifica l’abbandono delle proprie case. Le dittature sono il pane quotidiano col quale tanti di questi paesi di partenza si sono trastullati da settant’anni, da quando hanno cacciato i “coloni” e i missionari europei che avevano portato loro lavoro, morale e vera religione. La corruzione è praticata, insieme al ladrocinio, dai capi di questa gente che ha sempre vissuto con la logica del lévati tu che mi ci metto io. La schiavitù è una condizione endemica per questa gente, che impressiona i cuori teneri dei moderni Europei, ma viene vissuta come cosa normale in tanti dei paesi da cui questa gente proviene.
E usando spudoratamente le stazioni della Via Crucis, che è una cosa seria, gli accostamenti inopportuni continuano, ricordando, non Gesù inchiodato sulla Croce, ma: «Uomini, donne e bambini sono comprati e venduti come schiavi dai nuovi mercanti di esseri umani. Le vittime della tratta sono poi sfruttate da altri individui. E infine gettate via, come merce senza valore. Quanti si fanno ricchi divorando la carne e il sangue dei poveri!»
Non una parola per dire che tanti dei mali denunciati sono il frutto dell’abbandono di Dio da parte degli uomini moderni. No! Non si chiede a Dio la conversione degli uomini traviati! Si accosta Gesù inchiodato sulla Croce alle «vittime di uno sfruttamento disumano, private della dignità, della libertà, del futuro».
Dignità? Quale dignità senza la professione fede nel vero Dio che ha mandato il Suo Figlio Unigenito a morire sulla Croce per la salvezza delle anime dei veri credenti?
Libertà? Quale libertà senza professare la fede in Gesù: «Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv. 8, 31-32)?
Futuro? Quale futuro se si guarda solo alla vita sulla terra, con i suoi godimenti materiali, e non si guarda alla “vita del mondo che verrà”, con la beatitudine eterna della visione di Dio?
Ma di questo, la “suora” non ricorda una parola, le preme solo la demagogia dei ricchi che “divorano la carne e il sangue dei poveri”. Gesù è inchiodato sulla Croce e lei pensa ai poveri che sarebbero divenuti pasto e bevanda dei ricchi.
Che pensieri profondi! di una profondità sotterranea!
E quando arriva il momento di ricordare la Morte in Croce di Nostro Signore, che dovrebbe esigere in coscienza il mettersi in ginocchio implorando “Signore Iddio, mio Dio!”, ecco un’altra blasfemia: l’accostamento al Calvario di Gesù di «troppi calvari sparsi per il mondo, tra cui i campi di raccolta simili a lager nei Paesi di transito, le navi a cui viene rifiutato un porto sicuro, le lunghe trattative burocratiche per la destinazione finale, i centri di permanenza, gli hot spot, i campi per lavoratori stagionali».
Spudoratezza e mancanza di decoro e di rispetto di sé, ecco chi chiama Bergoglio a “meditare” sulla Via Crucis!
Al papa argentino e alla sua cicisbea in gonnella corta non importa un bel niente della Morte in Croce di Nostro Signore Gesù Cristo, la usano strumentalmente per la ormai stanchevole e stomachevole promozione della migrazione in massa.
Come si fa ad impedirsi di gridare: costoro non sono cattolici, né cristiani, né religiosi! Costoro sono degli intrusi in seno alla Chiesa di Dio. Che se ne vadano prima possibile!
XIII stazione: Gesù è deposto dalla Croce.
«Chi ricorda, in quest’era di notizie bruciate alla svelta, quelle ventisei giovani nigeriane inghiottite dalle onde, i cui funerali sono stati celebrati a Salerno? È stato duro e lungo il loro calvario. Prima la traversata del deserto del Sahara, ammassate su bus di fortuna. Poi la sosta forzata negli spaventosi centri di raccolta in Libia. Infine il salto nel mare, dove hanno trovato la morte alle porte della “terra promessa”».
Ancora spudorata blasfemia!
XIV stazione: Gesù viene deposto nel sepolcro.
«Il deserto e i mari sono diventati i nuovi cimiteri di oggi. Di fronte a queste morti non ci sono risposte. Ci sono, però, responsabilità. Fratelli che lasciano morire altri fratelli. Uomini, donne, bambini che non abbiamo potuto o voluto salvare. Mentre i governi discutono, chiusi nei palazzi del potere, il Sahara si riempie di scheletri di persone che non hanno resistito alla fatica, alla fame, alla sete. Quanto dolore costano i nuovi esodi! Quanta crudeltà si accanisce su chi fugge: i viaggi della disperazione, i ricatti e le torture, il mare trasformato in tomba d’acqua».
Ancora spudorata blasfemia! Ancora demagogia! Ancora slogan e luoghi comuni!
Che questa “suora” senza ritegno porta a compimento (nella Conclusione) piombando ancora più in basso, se possibile: «… la tua resurrezione. Essa sia faro… di comunione tra i popoli, le religioni e le leggi».
E tutto questo inaudito sfacelo è stato offerto diabolicamente a milioni di fedeli che hanno pensato di poter seguire le tappe della Via Crucis e invece si sono ritrovati a dover assistere ad un altro episodio del triste calvario che sta attraversando la Chiesa di Cristo per mano di indegni uomini e donne di Chiesa.
Deus, in adiutórium nostrum inténde, Dómine ad adiuvándum nos festína.
Alla fine, papa Bergoglio ha recitato una preghiera che, in armonia con l’atmosfera creata dalle meditazioni, era infarcita di politichese e di ecologismo, con Dio non più al centro, ma usato per fare propaganda alle idee personali del papa argentino.
Le meditazioni, infatti, non avevano lo scopo di ricordare ai fedeli presenti, personalmente o via etere, la Passione di Nostro Signore, ma le vicissitudini umane di questo e di quello, come se fosse una novità, in tanti millenni di storia dell’umanità, che la vita su questa terra è piena di problemi, di insoddisfazioni e di dolori. E la “suora”, che queste cose dovrebbe saperle, scrive le sue meditazioni come sorpresa che la realtà terrena sia così terrena e così caratterizzata dal vivere in “questa valle di lacrime”. C’è da pensare che questa “Missionaria della Consolata” non abbia mai recitato il Salve Regina.
Tra l’altro, queste originali e orripilanti meditazioni sono costellate qua e là da falsità e luoghi comuni, quasi a dimostrazione del fatto che oggi i consacrati non prendono ispirazione dalla Verità di Dio, ma dalla falsità del mondo.
Certo, la nostra “suora” tuona contro tante cose sbagliate che accadono nel mondo, ma stranamente, trascura quelle importanti per menzionare quelle meno importanti, rivelando ad un tempo di essere parziale e partigiana e di essersi industriata per far piacere, non a Dio, ma a papa Bergoglio, affastellando un buon numero dei suoi luoghi comuni.
Forse, la “suora” non ha ancora imparato che bisogna cercare non di piacere agli uomini, ma di piacere a Dio.
Andando per ordine, troviamo: «Che a nessuno dei tuoi figli manchi il lavoro e il necessario per una vita onesta e dignitosa». Una bella scoperta!
Ma «Sta scritto: non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,4). Evidentemente, la “suora” che ha scritto le meditazioni, e papa Bergoglio che le ha approvate, non conoscono questo insegnamento di Nostro Signore.
E cos’è che fa mancare il lavoro e il necessario per una vita onesta e dignitosa?
Le «politiche esclusive ed egoiste» di «coloro che ricoprono ruoli di responsabilità», per i quali però non si prega perché seguano gli insegnamenti di Nostro Signore, ma perché ascoltino «il grido dei poveri».
Vero è che il Signore ha assicurato: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi» (Mt. 25, 34-36); ma ormai si equivoca volutamente parlando dei “poveri”, perché si vorrebbero far passare per “poveri” tutti coloro che mancano delle cose che hanno i “ricchi”, facendo propria l’istanza demagogica del fallimentare marxismo e conservando di questo l’anima atea che porta alla deriva morale e al culto dell’uomo.
Nostro Signore ha insegnato che: «Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena» (Mt. 6, 31-34).
Ecco cos'è mancato come premessa necessaria a questa meditazione: l’esortazione a cercare prima il regno di Dio.
E a conferma di questa forma mentis che prescinde dal Cielo e guarda solo alla terra, la seconda meditazione ricalca la demagogia della prima, aggiungendovi la falsità dei migranti «costretti a vivere ai margini delle nostre società», arricchita con una nota blasfema.
«… i nuovi crocifissi di oggi: i senza fissa dimora, i giovani senza speranza, senza lavoro e senza prospettive, gli immigrati costretti a vivere nelle baracche ai margini della nostre società, dopo aver affrontato sofferenze inaudite. Purtroppo questi accampamenti, senza sicurezza, vengono bruciati e rasi al suolo insieme ai sogni e alle speranze di migliaia di donne e uomini emarginati, sfruttati, dimenticati».
I nuovi “crocifissi”? Era proprio questa l’occasione per usare strumentalmente il richiamo ai “crocifissi”, mentre si doveva ricordare la Passione di Nostro Signore?
Se i migranti non venissero trasportati in massa in seno alle nostre società, per scopi palesemente sovversivi, tante disgrazie non ci sarebbero; ma qui, alla “suora” premeva parlare in generale di “baracche”, di “accampamenti senza sicurezza”, di roghi gratuiti e di speranze andate in fumo; tutte cose pensate come strappalacrime per nascondere la realtà della sovversione a cui vengono sottoposte le nostre società e la nostra religione.
E cosa c’entra la caduta di Gesù sulla salita al Calvario con tre giovani africane seminude a cui dei delinquenti hanno dato fuoco? Solo la “suora” e Bergoglio lo sanno.
Invece San Luca ci ricorda una cosa ben più importante accaduta lungo la salita al Calvario: «Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: “Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato”» (Lc 23, 27-29).
Questa è la vera realtà che dobbiamo affrontare se non abbiamo dedicato la nostra vita alla ricerca della via che porta al Cielo, e questa via si chiama Gesù Cristo, e non c’entra niente con la retorica delle immigrate africane che vengono a prostituirsi sulle nostre strade.
Ma ecco che la “suora” strumentalizza l’incontro di Gesù con la Sua Santa Madre, per venirsene fuori con una blasfemia e una falsità.
«Maria, in questo momento tu vivi lo stesso dramma di tante madri che soffrono per i loro figli che sono partiti verso altri Paesi nella speranza di trovare opportunità per un futuro migliore per loro e le loro famiglie, ma che, purtroppo, trovano umiliazione, disprezzo, violenza, indifferenza, solitudine e persino la morte».
E’ oltremodo blasfemo accostare il dolore che trapassa il Cuore Immacolato di Maria Santissima per l’agonia di suo Figlio alle sofferenze di tante madri…; ed è falso parlare di “futuro migliore” che cercherebbero gli immigrati, ben sapendo che sono organizzati per venire ad occupare i nostri paesi, col miraggio di venire a vivere una vita di godimenti e di rilassatezza morale, senza regole e senza Dio.
Ma dove vive questa “suora”? E dove vive Bergoglio? Ma chi servono questi due: Cristo o Beliar?
In effetti, la “suora” confessa che insieme ad altre “suore” «ogni sabato visitiamo a Roma un centro per donne immigrate prive di documenti, donne spesso giovani, in attesa di conoscere il loro destino, in bilico fra espulsione e possibilità di rimanere».
Loro, novelle “cirenee” si dedicano a servire giovani donne che aspettano di poter rimanere da noi per mettere al mondo una nidiata di figli che saranno tutti adoratori di un falso dio e finiranno col sostituire quei figli che le nostre donne, un tempo cristiane, non fanno più.
Di queste ultime si dovrebbero preoccupare le novelle “cirenee”, aiutandole a tornare a Dio e a fare le buone madri di famiglia; invece di incentivare, su suggerimento di Bergoglio, la distruzione di ciò che resta della nostra civiltà cristiana.
E quando si tratta di parlare della pietà della Veronica che asciuga il volto di Gesù caricato della Croce, ecco che viene fuori un altro accostamento blasfemo: quello con una prostituta «che uomini a bordo di auto lussuose facevano la fila per sfruttare. Eppure poteva avere l’età delle loro figlie… Quale squilibrio può creare questa violenza nella vita di tante giovani che sperimentano solo il sopruso, l’arroganza e l’indifferenza di chi, di notte e di giorno, le cerca, le usa, le sfrutta per poi buttarle nuovamente sulla strada in preda al prossimo mercante di vite!»
Incredibile, ma vero. Viene usato di tutto per cercare di strappare lacrime, non ci si ferma davanti a niente pur di stimolare la pietà per chiunque viene da noi ad imitare le nostre abitudini più abiette; senza però che si spenda una parola per convertire e redimere le traviate che, se è vero che vengono sfruttate, e anche vero che si lasciano sfruttare per avere il loro tornaconto, cariche come sono del bagaglio di corruttela che hanno accumulato nei loro paesi d’origine.
Lì, dovrebbero andare le “suore”, nei paesi corrotti da cui provengono quelle disgraziate; lì dovrebbero andare a fare le “missionarie”, per convertire ed educare tante giovani donne così che rimangano nei loro paesi e non si precipitino da noi in cerca di ricchezza e di lusso.
Quando, all’ottava stazione, si ricorda Gesù che incontra le donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui (Lc. 23, 27), ecco che la “suora” occulta le parole di Gesù, che abbiamo riportato prima, e si lancia in un’accorata promozione dell’immigrazione di massa, del tutto incurante del fatto che questa fa a pugni col Vangelo, ma seguendo lo stile ormai noto di Bergoglio.
Riportiamo per intero il pezzo, perché non sfugga ad alcuno che Bergoglio e i suoi accoliti hanno “usato” e “sfruttato” la Via Crucis per fini personali e per promuovere la nuova Europa senza il vero Dio, cara ai disegni del Nuovo Ordine Mondiale.
Sarà un caso che proprio in queste feste di Pasqua è andata in fiamme la Cattedrale di Notre-Dame a Parigi, simbolo vivente dell’Europa cristiana?
«La situazione sociale, economica e politica dei migranti e delle vittime di tratta di esseri umani ci interroga e ci scuote. Dobbiamo avere il coraggio, come afferma con forza Papa Francesco, di denunciare la tratta di esseri umani quale crimine contro l’umanità. Tutti noi, specialmente i cristiani, dobbiamo crescere nella consapevolezza che tutti siamo responsabili del problema e tutti possiamo e dobbiamo essere parte della soluzione. A tutti, ma soprattutto a noi donne, è richiesta la sfida del coraggio. Il coraggio di saper vedere e agire, singolarmente e come comunità. Soltanto mettendo insieme le nostre povertà, esse potranno diventare una grande ricchezza, capace di cambiare la mentalità e di alleviare le sofferenze dell’umanità. Il povero, lo straniero, il diverso non deve essere visto come un nemico da respingere o da combattere ma, piuttosto, come un fratello o una sorella da accogliere e da aiutare. Essi non sono un problema, bensì una preziosa risorsa per le nostre cittadelle blindate dove il benessere e il consumo non alleviano la crescente stanchezza e fatica».
E la chiave di lettura di questo manifesto sovversivo è l’ultima frase: “Essi non sono un problema, bensì una preziosa risorsa per le nostre cittadelle blindate dove il benessere e il consumo non alleviano la crescente stanchezza e fatica”.
Questa frase che parla di “cittadelle blindate”, tirate fuori dai luoghi comuni bergogliani, vorrebbe essere una sorta di accusa contro coloro che vogliono difendere le loro case, le loro famiglie, i loro figli, dall’invasione organizzata di stranieri che hanno costumi diversi e religioni contrarie alle nostre.
Ecco perché il mondo moderno senza Dio applaude Bergoglio, e adesso applaudirà la “suora”.
Ma, imperterrita, la “suora”, alla nona stazione, batte ancora sullo stesso tasto; e invece di ricordare la terza caduta di Gesù sulla salita del Calvario, ricorda ancora le prostitute che va a visitare sulla strada. In verità, c’è da dire che le frequentazioni di queste “suore missionarie” sono davvero improprie e poco edificanti.
Non riportiamo neanche quando questa ha scritto: ce ne vergogniamo un po’ per lei.
Decima stazione: Gesù è spogliato delle sue vesti.
Nella meditazione proposta c’è forse qualcosa di questa spoliazione? Figuriamoci!
Come con i classici cavoli a merenda, la “suora” mette insieme un po’ di bugie e le sciorina senza il minimo pudore.
«Mentre nel mondo si vanno alzando muri e barriere, vogliamo ricordare e ringraziare coloro che con ruoli diversi, in questi ultimi mesi, hanno rischiato la loro stessa vita, particolarmente nel Mar Mediterraneo, per salvare quella di tante famiglie in cerca di sicurezza e di opportunità. Esseri umani in fuga da povertà, dittature, corruzione, schiavitù».
E chi sarebbero “coloro” che avrebbero “rischiato la loro stessa vita”? Non ce ne sono altri nel Mediterraneo: ci sono gli equipaggi delle navi che fanno la spola continuamente per portare i programmati migranti sulle nostre coste. Navi foraggiate con milioni per assolvere il compito assegnato loro da chi ha programmato l’invasione dell’Europa.
Dove avrà mai sentito la “suora” che qualcuno di questi s’è mai anche solo ferito, se non con la lametta quando si è fatto la barba? Non l’ha sentito! E’ una bugia!
“Salvare… tante famiglie in cerca di sicurezza e di opportunità”?
Un’altra bugia. Questa gente cerca assistenza gratuita e benessere a poco prezzo, e paga fior di quattrini per mettersi in mare e venire a sbarcare sulle nostre coste. Chi glielo fa fare, se no, a lasciare le loro case e ad abbandonare i loro paesi, rendendoli sempre più poveri in tutti i sensi?
“Esseri umani in fuga da povertà, dittature, corruzione, schiavitù”, afferma la “suora”.
Un’altra bugia. La povertà non giustifica l’abbandono delle proprie case. Le dittature sono il pane quotidiano col quale tanti di questi paesi di partenza si sono trastullati da settant’anni, da quando hanno cacciato i “coloni” e i missionari europei che avevano portato loro lavoro, morale e vera religione. La corruzione è praticata, insieme al ladrocinio, dai capi di questa gente che ha sempre vissuto con la logica del lévati tu che mi ci metto io. La schiavitù è una condizione endemica per questa gente, che impressiona i cuori teneri dei moderni Europei, ma viene vissuta come cosa normale in tanti dei paesi da cui questa gente proviene.
E usando spudoratamente le stazioni della Via Crucis, che è una cosa seria, gli accostamenti inopportuni continuano, ricordando, non Gesù inchiodato sulla Croce, ma: «Uomini, donne e bambini sono comprati e venduti come schiavi dai nuovi mercanti di esseri umani. Le vittime della tratta sono poi sfruttate da altri individui. E infine gettate via, come merce senza valore. Quanti si fanno ricchi divorando la carne e il sangue dei poveri!»
Non una parola per dire che tanti dei mali denunciati sono il frutto dell’abbandono di Dio da parte degli uomini moderni. No! Non si chiede a Dio la conversione degli uomini traviati! Si accosta Gesù inchiodato sulla Croce alle «vittime di uno sfruttamento disumano, private della dignità, della libertà, del futuro».
Dignità? Quale dignità senza la professione fede nel vero Dio che ha mandato il Suo Figlio Unigenito a morire sulla Croce per la salvezza delle anime dei veri credenti?
Libertà? Quale libertà senza professare la fede in Gesù: «Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv. 8, 31-32)?
Futuro? Quale futuro se si guarda solo alla vita sulla terra, con i suoi godimenti materiali, e non si guarda alla “vita del mondo che verrà”, con la beatitudine eterna della visione di Dio?
Ma di questo, la “suora” non ricorda una parola, le preme solo la demagogia dei ricchi che “divorano la carne e il sangue dei poveri”. Gesù è inchiodato sulla Croce e lei pensa ai poveri che sarebbero divenuti pasto e bevanda dei ricchi.
Che pensieri profondi! di una profondità sotterranea!
E quando arriva il momento di ricordare la Morte in Croce di Nostro Signore, che dovrebbe esigere in coscienza il mettersi in ginocchio implorando “Signore Iddio, mio Dio!”, ecco un’altra blasfemia: l’accostamento al Calvario di Gesù di «troppi calvari sparsi per il mondo, tra cui i campi di raccolta simili a lager nei Paesi di transito, le navi a cui viene rifiutato un porto sicuro, le lunghe trattative burocratiche per la destinazione finale, i centri di permanenza, gli hot spot, i campi per lavoratori stagionali».
Spudoratezza e mancanza di decoro e di rispetto di sé, ecco chi chiama Bergoglio a “meditare” sulla Via Crucis!
Al papa argentino e alla sua cicisbea in gonnella corta non importa un bel niente della Morte in Croce di Nostro Signore Gesù Cristo, la usano strumentalmente per la ormai stanchevole e stomachevole promozione della migrazione in massa.
Come si fa ad impedirsi di gridare: costoro non sono cattolici, né cristiani, né religiosi! Costoro sono degli intrusi in seno alla Chiesa di Dio. Che se ne vadano prima possibile!
XIII stazione: Gesù è deposto dalla Croce.
«Chi ricorda, in quest’era di notizie bruciate alla svelta, quelle ventisei giovani nigeriane inghiottite dalle onde, i cui funerali sono stati celebrati a Salerno? È stato duro e lungo il loro calvario. Prima la traversata del deserto del Sahara, ammassate su bus di fortuna. Poi la sosta forzata negli spaventosi centri di raccolta in Libia. Infine il salto nel mare, dove hanno trovato la morte alle porte della “terra promessa”».
Ancora spudorata blasfemia!
XIV stazione: Gesù viene deposto nel sepolcro.
«Il deserto e i mari sono diventati i nuovi cimiteri di oggi. Di fronte a queste morti non ci sono risposte. Ci sono, però, responsabilità. Fratelli che lasciano morire altri fratelli. Uomini, donne, bambini che non abbiamo potuto o voluto salvare. Mentre i governi discutono, chiusi nei palazzi del potere, il Sahara si riempie di scheletri di persone che non hanno resistito alla fatica, alla fame, alla sete. Quanto dolore costano i nuovi esodi! Quanta crudeltà si accanisce su chi fugge: i viaggi della disperazione, i ricatti e le torture, il mare trasformato in tomba d’acqua».
Ancora spudorata blasfemia! Ancora demagogia! Ancora slogan e luoghi comuni!
Che questa “suora” senza ritegno porta a compimento (nella Conclusione) piombando ancora più in basso, se possibile: «… la tua resurrezione. Essa sia faro… di comunione tra i popoli, le religioni e le leggi».
E tutto questo inaudito sfacelo è stato offerto diabolicamente a milioni di fedeli che hanno pensato di poter seguire le tappe della Via Crucis e invece si sono ritrovati a dover assistere ad un altro episodio del triste calvario che sta attraversando la Chiesa di Cristo per mano di indegni uomini e donne di Chiesa.
Deus, in adiutórium nostrum inténde, Dómine ad adiuvándum nos festína.
di Belvecchio
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