Scuole e Soros, la guerra santa di papa Francesco alla ricchezza
Il cardinale elettricista non è spuntato per caso, ma è figlio di una strategia anti-capitalista
Il cardinale elettricista non è spuntato per caso, ma è figlio di una strategia anti-capitalista
Non è solo una curiosa coincidenza che il blitz del «cardinale elettricista» Konrad Krajewski, che ha ridato la luce a un palazzo occupato abusivamente nel centro di Roma, sia avvenuto all'indomani della convocazione da parte del Papa dell'incontro mondiale di giovani economisti e imprenditori che si terrà ad Assisi dal 26 al 28 marzo 2020.
Entrambi i fatti si collocano in una strategia economica che papa Francesco sta disegnando fin dal suo insediamento in Vaticano: l'interesse per i poveri, la loro liberazione, non la intende in senso spirituale ma economico e politico. «Avete i piedi nel fango e le mani nella carne. Odorate di quartiere, di popolo, di lotta! Vogliamo che si ascolti la vostra voce», disse nel primo incontro sul tema «Terra, casa, lavoro» svoltosi nell'ottobre 2014 rivolgendosi a coloro che «vivono sulla propria pelle la disuguaglianza e l'esclusione». Si trattava in maggior parte di movimenti latinoamericani (ma anche il milanese Centro sociale Leoncavallo), pochissimi cattolici, ma tutti impegnati per la cosiddetta giustizia sociale.
L'anno successivo l'incontro si è ripetuto in Bolivia, organizzato congiuntamente da Vaticano e presidente boliviano Evo Morales, leader sindacalista e indigeno verso cui il Papa ha dimostrato grande amicizia, parte di quella lega dei presidenti sudamericani che promuovono il «socialismo del XXI secolo», creata dall'ex presidente venezuelano Hugo Chavez. E nel terzo incontro mondiale dei «movimenti popolari», ancora in Vaticano nel novembre 2016, papa Francesco sottolineava un altro aspetto della sua «dottrina economica»: «C'è un terrorismo di base che deriva dal controllo globale del denaro sulla terra e minaccia l'intera umanità». Da qui deriverebbero poi tutti gli altri terrorismi, perché «nessun popolo, nessuna religione è terrorista». Il problema per papa Francesco è il denaro, dunque, il profitto messo al primo posto nella scala dei valori che, secondo lui, sarebbe l'essenza del capitalismo: «Questa economia che uccide», frase che ama ripetere spesso, tanto da aver dato il titolo a un suo libro che raccoglie gli interventi in materia. Da qui il lavoro per costruire un nuovo pensiero economico. In questi anni ha dato grande impulso a una sua creazione dei tempi in cui era arcivescovo di Buenos Aires, ovvero Scholas Occurrentes, scuole di quartiere, per costruire ponti tra le scuole di Buenos Aires. «Siamo convinti ha spiegato lo stesso papa Francesco - che i giovani hanno bisogno di comunicare tra loro e di tre pilastri fondamentali: istruzione, sport e cultura».
Oggi queste scuole sono messe al centro del progetto economico di papa Francesco. L'annuncio dell'incontro mondiale dei giovani economisti ad Assisi è venuto infatti in occasione dell'incontro in Vaticano tra il Papa, i responsabili di Scholas Occurrentes e due economisti di fama mondiale come Joseph Stiglitz, ex capo economista alla Banca Mondiale e premio Nobel nel 2001, e Robert Johnson, presidente dell'Inet, Istituto per il nuovo pensiero economico, nonché allievo di George Soros oltre che di Stiglitz, per i dare impulso a livello globale a un'«economia sociale di mercato» che «guardi al futuro con la voce dei più giovani». Insomma sono le ormai consuete parole d'ordine del globalismo contemporaneo, anche se si presenta come una critica della globalizzazione. Cosa c'entra san Francesco con tutto questo, visto che non a caso è stata scelta Assisi come sede dell'incontro? Simbolicamente si può pensare all'attenzione per i poveri, ma l'economia medievale di cui diversi francescani sono stati protagonisti è molto più di questo. Addirittura molti studi trovano proprio in questo periodo e nel concetto di proprietà privata e di responsabilità personale, elaborato dagli economisti cattolici dell'epoca, le radici del capitalismo. Ironia della storia.
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