Molto centrato questo commento dello scrittore e giornalista Phil Lawler sulla “Lettera di Pasqua” che accusa il Papa di eresia. Ne consiglio la lettura per meglio capire il tenore della lettera stessa.
Ecco l’articolo di Lawler nella mia traduzione.
Papa Francesco
Papa Francesco
E’ stata la pura frustrazione che ha spinto un gruppo di studiosi cattolici a pubblicare la loro lettera aperta di accusa di eresia per Papa Francesco? Se è così, posso capire. Condivido la frustrazione. Il silenzio della gerarchia cattolica, di fronte alla confusione che sta lacerando la Chiesa, fa impazzire.

Se il silenzio aggrava la crisi – e lo fa – ammiro coloro che si esprimono chiaramente, sapendo bene che potrebbero pagare un prezzo alto. La “Lettera di Pasqua” fa domande che richiedono risposte. Inoltre ho molto rispetto per alcuni degli uomini che hanno firmato questa lettera, alcuni dei quali considero come amici personali. Quindi sono riluttante a respingere i loro sforzi. Temo tuttavia che questa lettera faccia più male che bene, aggravando il problema che i fedeli cattolici si trovano ora ad affrontare.

Ebbene, il Papa è un eretico? Non sono qualificato per affrontare la questione. In realtà, non so chi sia. San Roberto Bellarmino introdusse la possibilità (si noti: la menzionava come possibilità teorica, non come certezza stabilita) che un Pontefice che avesse promosso l’eresia avrebbe perso il suo ufficio. Ma citando questo argomento si pone la domanda. Chi può giudicare con autorevolezza che il Papa sia caduto nell’eresia e quindi abbia perso la sua autorità? Certamente non una manciata di studiosi indipendenti.

A loro merito, gli autori della Lettera pasquale riconoscono la necessità di una dichiarazione autorevole, di un giudizio dei vescovi del mondo. Ma se questo fosse stato il loro obiettivo, non avrebbero dovuto rivolgersi ai vescovi più vicini in privato, nella quiete, per esporre la loro tesi? Poiché, portando le loro argomentazioni ai mass media, hanno reso meno probabile che i vescovi le avrebbero sostenute.

Peter Kwasniewski, uno dei principali autori della lettera, ora dice che il documento elenca “casi di eresia che non possono essere negati”. Questa, temo, è una dichiarazione manifestamente falsa. I “casi di eresia” menzionati nella lettera sono stati negati, e ripetutamente. Gli autori della lettera sono convinti dei propri argomenti, ma non hanno convinto gli altri. Infatti, loro non hanno convinto me, e se non riescono a convincere un lettore bendisposto, è molto improbabile che convincano un mondo scettico.
Ancora, è significativo, non è vero, che alcuni studiosi stanno avanzando questo argomento, anche se non su base persuasiva? Non è significativo che l’ipotesi di San Roberto Bellarmino sia citata – non solo da questi uomini, ma da molti commentatori cattolici? Certamente sono state poste domande sull’ortodossia dottrinale di papa Francesco, e a queste domande non viene data risposta.

Le domande più importanti della Lettera di Pasqua non sono proprio nuove. Sono state sollevate, con molta attenzione e rispettosamente, dai quattro cardinali che hanno firmato i dubia. Sono stati sollevati da teologi e filosofi cattolici di livello mondiale. (Si pensi, per esempio, alla lettera aperta scritta nel 2016 da John Finnis e dal defunto Germain Grisez.) Sono state sollevate come questioni, emesse per chiedere chiarimenti, piuttosto che come accuse.

E alle domande non è stata data risposta.

Se papa Francesco non ha risposto alle domande poste dai cardinali dei Dubia, e dalle decine di altri cattolici che hanno chiesto chiarimenti, non risponderà certo alla Lettera di Pasqua. I suoi sostenitori hanno invece attaccato le motivazioni dei critici del Papa, accusandoli di infedeltà e scisma, arroganza e giudizi avventati.  Quelle accuse – volte a sopprimere la discussione – sono ora molto più facili da sostenere, perché gli autori della Lettera di Pasqua si sono fatti loro stessi obiettivi così allettanti. Sarà più facile, ora, classificare chiunque contesti il Papa come membro dello stesso gruppo che avanza accuse di eresia. Di conseguenza, la vita sarà più difficile per quelli di noi che non chiedono la deposizione del Romano Pontefice, ma semplicemente un chiarimento dell’insegnamento della Chiesa.

Mentre l’affermazione che il Papa ha commesso un’eresia è al massimo un salto della logica, l’accusa che egli ha consentito – di fatto ha causato – confusione è irresistibile. Da molti mesi ormai, molti di noi hanno esortato i vescovi a rilasciare dichiarazioni chiare sull’insegnamento della Chiesa, per contrastare questa confusione. Ora, chiedendo ai vescovi di fare qualcosa che nessuno di loro probabilmente farà, gli autori della Lettera di Pasqua hanno dato ai timidi vescovi un’altra scusa per il loro silenzio. Gli appelli alla chiarezza possono ora essere opportunamente sommati con l’accusa di eresia, come prova di “estremismo”.

Gli autori della Lettera di Pasqua aggravano il problema combinando alcune forti argomentazioni con alcune lamentele molto poco persuasive. La loro critica ad Amoris Laetitia è abbastanza convincente; il loro suggerimento che le controverse nomine del Papa siano una prova di eresia è ridicolo. L’introduzione di queste questioni minori svaluta l’intera lettera. Sicuramente gli autori sanno – o dovrebbero sapere – che i difensori di Papa Francesco si legheranno a queste banali questioni, sfruttandole per sostenere che la lettera non dovrebbe essere presa sul serio. Così la struttura stessa della Lettera di Pasqua tradisce una mancanza di prudenza, un’incapacità di anticipare le probabili conseguenze di questa dichiarazione pubblica.

È questa manifestazione di imprudenza che fa sorgere il sospetto che la lettera sia il risultato di una frustrazione repressa, perché non credo che gli autori di questa lettera – quelli che conosco, per lo meno – siano per natura imprudenti. I fedeli cattolici, che chiedono aiuto pastorale, si chiedono che tipo di azione drammatica potremmo intraprendere, per svegliare i nostri pastori dal loro sonno. La frustrazione è in costante aumento, poiché l’epidemia di confusione si è diffusa in tutta la Chiesa. Continuerà a crescere, mentre la confusione continua a diffondersi, finché i vescovi non si esprimeranno.

Ma cos’è che vogliamo che i vescovi dicano? Che il Papa è un eretico? Io, per esempio, sarei contento se i vescovi chiarissero che l’insegnamento della Chiesa non è cambiato, non cambierà, non può cambiare su questioni fondamentali come l’inviolabilità del vincolo matrimoniale e la santità dell’Eucaristia. Temo che questa lettera, chiedendo ai vescovi di fare troppo, possa avere l’infelice risultato di dare loro una scusa per non aver fatto il minimo, in termini di adempimento del loro incarico di insegnamento.