Monsignor Viganò e il papa "smemorato"
Il nuovo intervento di monsignor Carlo Maria Viganò dopo le risposte di papa Francesco a una tv messicana sul caso McCarrick, mettono il dito sulla piaga: il papa «mente», la copertura dello scandalo continua. È una situazione inquietante; più che condivisibile l'esortazione a pregare e fare penitenza per il papa.
«Siamo in un momento veramente oscuro per la Chiesa universale». Difficile non concordare con questa lapidaria affermazione di monsignor Carlo Maria Viganò, l’ex nunzio apostolico negli Stati Uniti che lo scorso agosto ha pubblicato un lungo memoriale in cui denunciava le coperture vaticane che avevano consentito la carriera del cardinale “predatore” Theodore McCarrick e tirava direttamente in ballo anche papa Francesco. Due giorni fa monsignor Viganò si è rifatto vivo con una lunga intervista al Washington Post; e ieri con una dichiarazione che riportava integralmente la sua risposta alle affermazioni del Papa sul caso McCarrick nell’intervista concessa alla tv messicana Televisa (clicca qui per i testi integrali in italiano).
«È immensamente triste leggere le risposte di papa Francesco sul caso McCarrick, per non parlare di tutto il resto», afferma monsignor Viganò: «Prima, dice di aver risposto già molte volte; secondo, che non sapeva nulla, assolutamente nulla di McCarrick; e in terzo luogo, che non ricordava della mia conversazione con lui». Tutte «sfacciate menzogne», dice monsignor Viganò, che spiega:
«Primo, per nove lunghi mesi non ha detto una parola sulla mia testimonianza, e si è persino vantato, e continua a farlo, del suo silenzio, paragonandosi a Gesù. Quindi, o ha parlato o ha taciuto. Quale dei due?
Secondo, tutti conoscevano il comportamento predatorio di McCarrick, dal più giovane seminarista di Newark ai prelati di alto rango in Vaticano.
Terzo, ripeto di fronte a Dio quello che ho affermato nella mia testimonianza dello scorso agosto: il 23 giugno 2013 lo stesso papa Francesco mi ha chiesto di McCarrick, e gli ho detto che c’era un enorme dossier sui suoi abusi nella Congregazione dei Vescovi, e che ha corrotto generazioni di seminaristi. Come potrebbe qualcuno, specialmente un papa, dimenticarlo? Se davvero non sapeva nulla fino a quel giorno, come poteva ignorare il mio avvertimento e continuare a fare affidamento su McCarrick come uno dei suoi più stretti consiglieri?».
Non eravamo certo presenti alla conversazione del 23 giugno, per cui non possiamo testimoniare nulla al proposito. Sulla fama del cardinale McCarrick invece ci sono molte evidenze e già diversi “smemorati”, come il cardinale Wuerl, sono stati clamorosamente sbugiardati da quanto finora emerso, inclusi i documenti recentemente pubblicati dall’ex segretario di McCarrick (e del resto nel suo memoriale, Viganò chiama in causa molte persone, negli Stati Uniti e a Roma); dato tutto questo risulta difficilmente credibile che il papa non sapesse «assolutamente nulla». Ma è sul primo punto che le contraddizioni di papa Francesco sono evidenti e verificabili da chiunque. Così come nell’intervista a Televisa sono evidenti le contraddizioni e le reticenze rispetto al caso Zanchetta – il vescovo argentino suo amico accusato di abusi sessuali e “promosso” in Vaticano dopo le denunce – e l’insostenibilità della difesa d’ufficio del cardinale Maradiaga davanti alle tante circostanziate accuse di copertura di abusi sessuali e gestione disinvolta delle finanze.
Peraltro le accuse lanciate da monsignor Viganò lo scorso agosto e che riguardano – lo ripetiamo - diverse personalità della Curia Romana, passate e presenti, hanno già trovato riscontro in dichiarazioni e documenti successivi. Vale a dire che la copertura su tutto quanto riguarda il caso McCarrick continua ancora, malgrado le promesse e le dichiarazioni di trasparenza che più volte abbiamo sentito in questi mesi. Ma ovviamente, a rendere tutto più grave e doloroso è il coinvolgimento in prima persona del Papa regnante.
Peraltro la situazione diventa sempre più insostenibile anche tra i giornalisti che pure hanno sempre seguito con simpatia e aperto sostegno papa Francesco: basti pensare al noto vaticanista americano John Allen, che ha nei giorni scorsi raccontato di come l’apparato della comunicazione vaticana abbia fatto in modo di evitare domande scomode proprio sulla intervista a Televisa nella tradizionale conferenza stampa al ritorno dal viaggio in Romania (clicca qui).
La conclusione è inquietante, monsignor Viganò non usa giri di parole: «Il Sommo Pontefice ora sta apertamente mentendo al mondo intero per coprire le sue cattive azioni». Si possono avanzare ipotesi sul perché il papa si comporti così e su quanto sia tutto farina del suo sacco e non frutto di manipolazione da parte di altri personaggi, ma il fatto purtroppo resta. Non sappiamo se ci siano precedenti del genere, ma è chiaro che oggi dobbiamo fare i conti con un papa che su questioni su cui egli stesso punta per la credibilità della Chiesa, ha strani “vuoti di memoria” e contraddice la realtà.
Cosa dire, cosa fare? Crediamo che sia da seguire l’indicazione di monsignor Viganò che, nel frattempo, dichiara al Washington Post di essersi pentito di aver chiesto a suo tempo le dimissioni del papa, e invece invita a preoccuparsi essenzialmente del momento in cui compariremo davanti al Signore o, come ripete, della «dimensione spirituale (…), completamente assente da qualsiasi dichiarazione su McCarrick o da qualsiasi conferenza stampa al vertice».
È una preoccupazione che Viganò ha innanzitutto per se stesso, ed è con questo sguardo che giustifica la sua battaglia per la verità; poi per McCarrick e gli altri coinvolti negli abusi, ed è su questa base che critica anche le sanzioni imposte all’ex cardinale americano; e soprattutto per il Papa, per il quale esorta «tutti i fedeli a pregare con fervore e fare penitenza». Perché il momento è «veramente oscuro per la Chiesa universale».
Riccardo Cascioli
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