SUPER EX: SE IL PAPA MENTE CON METODO E SISTEMATICITÀ. CHE FARE?
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Super Ex (ex di Movimento per la Vita, ex di Avvenire, ex di varie altre cose ma ancora non ex cattolico) ci ha inviato una riflessione piuttosto accorata, se non addirittura straziante sulla situazione in cui si trova la Chiesa di Roma, e noi con essa. Ha tutte le caratteristiche di un grido dal cuore. Leggete.
Bergoglio mente. Con metodo e sistematicità
Ormai ogni giorno Bergoglio ci dà motivo di sofferenza. Si sprecano, per fortuna, le analisi sulla sua monomania, i migranti; è chiaro a tutti che smanierebbe per fare il presidente della Commissione europea, piuttosto che il papa, l’agitatore politico, anzichè il prete; è nota anche la foga dispotica con cui colpisce, uno per uno, i sacerdoti o le congregazioni che non si piegano al suo stile e alla sua “dottrina”, preferendo la Chiesa di Cristo alla “chiesa di Francesco”…
Eppure c’è dell’altro: Bergoglio mente, in modo seriale. Senza scrupolo alcuno.
Vorrei ritornare su una menzogna di cui mi sono reso conto in questi giorni, dopo aver parlato con un prelato di curia. Alla mia domanda: “Ma davvero Bergoglio non sapeva nulla del Congresso mondiale delle famiglie di Verona, come ha dichiarato ai giornalisti? E se è vero, perchè ha detto nello stesso tempo di non essere al corrente del detto Congresso, ma di condividere il giudizio del suo vice, il cardinal Parolin, per il quale era«giusto nella sostanza, ma non nel metodo»?
Aspettavo la solita arrampicata sugli specchi, ma non è stato così: “Sapeva tutto. Aveva anche ricevuto Massimo Gandolfini, venuto in udienza privata, senza dubbio per chiedere un appoggio pubblico! Per Bergoglio mentire non è un problema… Credo che anche sul dossier Viganò abbia mentito..o meglio, abbia scelto una strada ancora più furba, ma sempre menzognera… non ripondere, e lasciar intendere che però in futuro avrebbe risposto…”.
Ora, al di là del fatto che nella Chiesa ed anche in Curia ormai sono molti a considerare Bergoglio per ciò che è, vorrei aggiungere un dettaglio: Bergoglio ha detto di non sapere nulla riguardo al Congresso Mondiale delle Famiglie del 2019; allo stesso modo ha taciuto, non si è degnato di mandare neppure un saluto, al Family day del 2015; stesso atteggiamento omertoso, al Family day del 2016.
Non sapeva mai nulla? Eppure il suo vangelo quotidiano, Repubblica, ha tanto s-parlato di questi eventi! Eppure abbiamo appreso dai giornali, a suo tempo che aveva ricevuto Massimo Gandolfini, in privato, post eventum, e gli aveva chiesto di tenerlo aggiornato!
No, Bergoglio sa tutto, segue tutto; solo non gli importa nulla dei principi non negoziabili, che per lui semplicemente non esistono. E’ impegnato a seppellirli. Se il mondo dibatte di Charlie, lui si limita ad un tweet, quando il tempo è ormai scaduto; se il mondo si occupa della vicenda Lambert, anche qui la sua voce è così flebile che nessuno la sente; se il tema è l’aborto negli Usa, si guarda bene dall’intervenire al momento giusto, magari facendo nomi e cognomi (cosa che sa ben fare, quando gli interessa attaccare il suo obiettivo politico); se l’Italia discute sulla legge Cirinnà, oppure dello scandalo Angeli e demoni, lui non sa, non vede, non sente, non pensa, non capisce, non parla…
Sì, dover ammettere che Bergoglio, oltre a tutto, è anche falso, mente sapendo di mentire, fa davvero male.
Non ci resta che invocare Dio e chiedergli, in ginocchio: fino a quando lascerai i chinghiali a devastare la tua vigna, Signore?
Marco Tosatti
ANCORA RIVELAZIONI CHOC
L'inedito Viganò investe il numero tre della curia
L'ex nunzio rende nota una parte dell'intervista al WP non pubblicata. Cita pesantissime accuse su violenze nel pre seminario vaticano gestito dal vescovo di Como, che portarono chi indagò ad essere rimosso. E aggiunge benzina sul conto del già "chiacchieratissimo" arcivescovo Peña Parra, numero tre della curia vaticana.
Mons. Viganò è di nuovo in prima pagina. LifeSiteNews ha pubblicato dichiarazioni dell’ex nunzio negli Stati Uniti che chiamano in causa personaggi importanti del Vaticano in storie di abusi, coperti o ignorati, e che toccano oltre al Pontefice regnante i suoi due collaboratori più stretti, e cioè il Segretario di Stato, il card. Pietro Parolin e il Sostituto alla Segreteria di Stato, mons. Peña Parra. In realtà il testo di mons. Viganò consiste nelle risposte che ha dato in un’intervista di qualche tempo fa al Washington Post, e che il giornale ha tagliato, riservandosi di compiere con esse un’inchiesta più approfondita. Ma le settimane sono trascorse, senza che la seconda parte dell’intervista venisse alla luce. Così l’arcivescovo ha deciso di rendere comunque pubbliche le sue dichiarazioni, uscite su LifeSiteNews.
«I segni che vedo sono davvero inquietanti. Non solo papa Francesco non fa quasi nulla - ha detto - per punire chi ha commesso abusi, per denunciare e assicurare alla giustizia coloro che hanno, per decenni, facilitato e nascosto i violentatori. Solo per citare un esempio: il cardinale Wuerl, che ha coperto gli abusi di McCarrick e di altri per decenni e le cui menzogne ripetute e sfacciate sono state rese chiare a tutti coloro che hanno prestato attenzione, ha dovuto dimettersi disonorevolmente a causa dell'indignazione popolare. Eppure, accettando le sue dimissioni, papa Francesco lo ha elogiato per la sua "nobiltà". Quale credibilità può avere il papa dopo questo tipo di dichiarazioni?».
L'ex nunzio ha poi riferito di due fatti gravi lasciando intendere che siano stati nascosti volutamente. Il primo sarebbe accaduto all'interno delle stesse mura del Vaticano, al Pius X pre-seminario, che si trova a pochi passi dalla Domus Sanctae Marthae, dove vive papa Francesco. Quel seminario forma i minori che servono come chierichetti nella Basilica di San Pietro e nelle cerimonie papali.
Ebbene: «Uno dei seminaristi - ha detto -, Kamil Jarzembowski, un compagno di stanza di una delle vittime, afferma di aver assistito a dozzine di episodi di aggressione sessuale. Insieme ad altri due seminaristi, ha denunciato l'aggressore, prima di persona ai suoi superiori , poi per iscritto ai cardinali, e infine nel 2014, sempre per iscritto, a papa Francesco. Una delle vittime era un ragazzo, presumibilmente abusato per cinque anni consecutivi, a partire dall'età di 13 anni. Il presunto aggressore era un seminarista di 21 anni».
Viganò ha spiegato che «quel pre-seminario è sotto la responsabilità della diocesi di Como ed è gestito dall'"Associazione Don Folci". Un'indagine preliminare fu affidata al vicario giudiziario di Como, don Andrea Stabellini, che trovò elementi di prova che giustificavano ulteriori indagini. «Ho ricevuto informazioni di prima mano - ha detto - che indicavano che i suoi superiori hanno proibito che continuasse le indagini. Egli stesso può testimoniare per se stesso, e esorto ad andare a intervistarlo. Prego che trovi il coraggio di condividere con voi ciò che ha così coraggiosamente condiviso con me».
Secodo l'ex nunzio «il caso fu immediatamente nascosto dall'allora vescovo di Como, Diego Coletti, insieme al cardinale Angelo Comastri, vicario generale di papa Francesco per la Città del Vaticano». Inoltre «il cardinale Coccopalmerio, allora presidente del Pontificio Consiglio per i testi legislativi, consultato da don Stabellini, lo ha fortemente ammonito di interrompere le indagini».
Alla fine il caso sarebbe stato insabbiato: «Il vescovo di Como ha rimosso don Stabellini dalla carica di vicario giudiziario; l'informatore, il seminarista Kamil Jarzembowski, fu espulso dal seminario; i due compagni seminaristi che si erano uniti a lui nella denuncia lasciarono il seminario e il presunto violentatore è stato ordinato sacerdote nel luglio 2017».
Il secondo caso portato alla luce da Viganò riguarda l'arcivescovo Edgar Peña Parra, che papa Francesco ha scelto come nuovo Sostituto presso la Segreteria di Stato, rendendolo la terza persona più potente nella curia. In tal modo, il Papa ha sostanzialmente ignorato - secondo l'ex diplomatico - un terrificante dossier inviato da un gruppo di fedeli di Maracaibo, dal titolo “Quién es verdaderamente Monseñor Edgar Robinson Peña Parra, Nuevo Sustituto de la Secretarîa de Estado del Vaticano?". Il dossier è firmato da Enrique W. Lagunillas Machado, nel nome del "Grupo de Laicos de la Arquidiócesis de Maracaibo por una Iglesia y un Clero según el Corazón de Cristo". Questi fedeli accusano Peña Parra di terribile immoralità, descrivendo in dettaglio i suoi presunti crimini. «Questo - ha commentato - potrebbe anche essere uno scandalo che supera quello di McCarrick, e non deve essere permesso che sia coperto dal silenzio.
Rispetto ai fatti già resi noti da L'Espresso, Viganò ha aggiunto fatto noti in Segreteria di Stato in Vaticano dal 2002 tra cui l'accusa rivolta a Peña Parra «di aver sedotto, il 24 settembre 1990, due seminaristi minori della parrocchia di San Pablo, che dovevano entrare nel Seminario Maggiore di Maracaibo quello stesso anno. Si dice che l'evento abbia avuto luogo nella chiesa di Nuestra Señora del Rosario, dove il reverendo José Severeyn era parroco. Il Rev. Severeyn fu poi rimosso dalla parrocchia dall'allora arcivescovo mons. Roa Pérez. Il caso è stato denunciato alla polizia dai genitori dei due giovani ed è stato trattato dall'allora direttore del seminario maggiore, Enrique Pérez, e dal direttore spirituale allora, Emilio Melchor. Il Rev. Pérez, interrogato dalla Segreteria di Stato, confermò per iscritto l'episodio del 24 settembre 1990. Ho visto questi documenti con i miei occhi».
Queste accuse furono segnalate alla Segreteria di Stato nel 2002 dall'allora nunzio apostolico in Venezuela, l'arcivescovo André Dupuy. Ora, Viganò dice che «la documentazione pertinente, se non è stata distrutta, può essere trovata sia negli archivi del personale diplomatico della Segreteria di Stato dove ho ricoperto la carica di Delegato per le Rappresentanze Pontificie, sia negli archivi della nunziatura apostolica in Venezuela, dove i seguenti arcivescovi hanno prestato servizio come nunzi: Giacinto Berloco, dal 2005 al 2009; Pietro Parolin, dal 2009 al 2013; e Aldo Giordano, dal 2013 ad oggi».
Viganò ribadisce che «avevano tutti accesso ai documenti che riportavano queste accuse contro il futuro Sostituto, così come i cardinali segretari di Stato Sodano, Bertone e Parolin e i sostituti Sandri, Filoni e Becciu.
Secondo Viganò però, è la posizione di Parolin, attuale Segretario di Stato, ad essere «particolarmente grave». Di fatto non si è opposto alla recente nomina di Peña Parra come sostituto, rendendolo il suo più stretto collaboratore. Ancor di più: anni prima, nel gennaio 2011, come nunzio apostolico a Caracas, Parolin non si è opposto alla nomina di Peña Parra come arcivescovo e nunzio apostolico in Pakistan. «Prima di incarichi così importanti - ribadisce -, viene fatto un rigoroso processo informativo per verificare l'idoneità del candidato; quindi quelle accuse sono state sicuramente portate all'attenzione del cardinale Parolin».
Infine sul conto di Peña Parra, Viganò documenta come sia «strettamente connesso con l'Honduras e più precisamente con il cardinale Maradiaga e il vescovo Juan José Pineda».
Fino a qui mons. Viganò. Abbiamo chiesto a Gastòn Guisandes Lopez, che ora è direttore di un giornale a Maracaibo, “Que Pasa” riscontri sui fatti di cui parla Viganò e sui quali a suo tempo scrisse. Siamo in attesa di una risposta. Ma anche il Vaticano, pensiamo, dovrebbe dare una risposta e, se le denunce fatte non corrispondono a verità, dirlo chiaramente. I cattolici hanno il diritto di sapere in che mani sono.
Marco Tosatti
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