Paglia, via alle purghe. Cancellato Giovanni Paolo II
Licenziato in tronco l’erede del cardinale Carlo Caffarra e cancellati gli insegnamenti su cui San Giovanni Paolo II aveva costruito l’Istituto per il Matrimonio e la Famiglia. Le purghe del vescovo Vincenzo Paglia al Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia, sono scattate, dopo la pubblicazione degli statuti: dai piani di studio è stata cancellata la Teologia morale (fondamentale e speciale) e sono stati silurati i rispettivi insegnanti, monsignor Livio Melina e padre José Noriega.
Monsignor Livio Melina
Licenziato in tronco l’erede del cardinale Carlo Caffarra e cancellati gli insegnamenti su cui San Giovanni Paolo II aveva costruito l’Istituto per il Matrimonio e la Famiglia. Le purghe (su commissione) del vescovo Vincenzo Paglia al Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia, sono scattate: dai piani di studio è stata cancellata la Teologia morale (fondamentale e speciale) e sono stati silurati i rispettivi insegnanti, monsignor Livio Melina e padre José Noriega.
Come avevamo già previsto (clicca qui), in conseguenza dell’approvazione degli statuti, lunedì tutti i docenti dell’Istituto voluto da san Giovanni Paolo II hanno ricevuto una lettera in cui venivano ufficialmente sospesi in attesa che fossero decisi gli insegnamenti per il prossimo anno accademico con i relativi docenti. Nella lettera si annunciava anche che nel giro di qualche giorno tutti avrebbero saputo il loro destino. Ovviamente ci si attende una riconferma per la maggior parte di loro, ma allo stesso modo si temeva che venissero colpiti gli uomini simbolo dell’era Giovanni Paolo II. E infatti ieri la mannaia è puntualmente calata su monsignor Melina e padre Noriega.
Soprattutto il siluramento di monsignor Melina è di grande e grave significato. Nella lettera ricevuta ieri, colui che è l’erede diretto del cardinale Caffarra, fondatore dell’istituto, e il simbolo del lavoro portato avanti in questi 37 anni, viene informato che l’insegnamento di Teologia morale fondamentale è stato cancellato e che quindi per lui non c’è più posto.
Melina era entrato nell’istituto già da studente, al momento della fondazione nel 1982, per essere poi il primo a conseguire il dottorato, nel 1985. Già dall’anno precedente aveva iniziato il servizio anche alla Congregazione per la Dottrina della Fede (durato fino al 1991), tanto che alla sua discussione di dottorato – su “La conoscenza morale in San Tommaso d’Aquino” – era presente anche l’allora cardinale Joseph Ratzinger oltre ai due relatori, gli allora monsignori Carlo Caffarra e Angelo Scola.
Melina era dunque un predestinato e infatti nel 1986 inizia ad insegnare Teologia morale fondamentale succedendo su quella cattedra proprio a Caffarra e dal 1991 diventa professore stabile. Nel 2002 è nominato vice-preside, ma con ampie deleghe visto che dopo Scola, in quell’anno diviene preside monsignor Rino Fisichella che è allo stesso tempo rettore della Pontificia Università Lateranense. Dal 2006 Melina è quindi il preside dell’Istituto Giovanni Paolo II fino al 17 agosto 2016 quando, con la pubblicazione dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia, la rivoluzione già avviata con i due sinodi sulla Famiglia vede un’accelerazione: il ruolo di preside viene assegnato a monsignor Pierangelo Sequeri.
Peraltro il periodo della presidenza Melina è anche quello della massima espansione dell’Istituto che arriva ad avere – nel suo ultimo anno – 516 studenti a Roma e 3200 distribuiti nel mondo nelle sei sezioni e nei sei centri associati (anche questi cresciuti di numero nel decennio). Anche la parte di ricerca in questi anni conosce un particolare sviluppo, soprattutto nell’area della teologia morale, con un congresso annuale, numerose pubblicazioni e contatti sviluppati a livello internazionale. Altre aree di ricerca nate e cresciute in questo periodo riguardano la teologia sacramentaria e il pensiero di san Giovanni Paolo II, con una Cattedra Wojtyla ad hoc affidata al filosofo polacco Stanislaw Grygiel, che di Karol Wojtyla è stato anche grande amico.
Dopo la destituzione, Melina ha continuato ad insegnare Teologia morale fondamentale, ma i suoi giorni erano evidentemente contati: personaggio troppo ingombrante e troppo legato all’origine dell’istituto. Era chiaro che era il pilastro da dover abbattere per far venire giù tutta la costruzione. L’opera di distruzione, iniziata con il Motu proprio di papa Francesco che ha creato un nuovo istituto affidato a monsignor Vincenzo Paglia nel ruolo di Gran cancelliere, conosce ora un passaggio decisivo con l’approvazione dei nuovi statuti e del nuovo ordinamento degli Studi.
L’attacco sferrato non è solo alla persona: incredibilmente, nell’istituto teologico dedicato agli studi su matrimonio e famiglia, viene cancellata la teologia morale, la cattedra che non solo fu del cardinale Caffarra – e poi di Melina - ma che nell’intenzione di san Giovanni Paolo II era il fondamento su cui costruire tutto l’edificio degli studi sulla famiglia. Papa Wojtyla teneva così tanto a questa opera che partecipò personalmente ai primi Consigli d’Istituto, e soleva spiegare che la crisi pastorale – soprattutto per quanto riguardava gli insegnamenti della Humanae Vitae -, e la situazione di progressiva disgregazione della famiglia, hanno la radice in una crisi ancora più profonda: quella legata ai fondamenti dell’antropologia cristiana e della teologia morale.
Per Giovanni Paolo II era dunque necessario riaffermare e rendere ragione di questi fondamenti per uscire anche dalla crisi pastorale. Per questo la visione dell’uomo e del suo agire morale sono il cuore e il fulcro di tutto l’insegnamento dell’istituto. E non a caso Giovanni Paolo II ha voluto proprio il cardinale Caffarra a insegnare la teologia morale fondamentale, oltre che a fondare e guidare l’Istituto. Nessuna sottovalutazione delle scienze umane (sociologia, psicologia, demografia, ecc.), ma tutto doveva essere integrato all’interno di una visione coerente dell’amore umano nel piano divino. Se «la realtà è Cristo», come afferma san Paolo, è da qui che bisogna partire per dare senso al matrimonio e forza alla famiglia.
È l’esatto contrario dell’approccio oggi proposto e riferito ad Amoris Laetitia. La realtà da cui partire non è più Cristo, ma la situazione, le fragilità della famiglia. Significativo è ciò che gli insegnanti dell’Istituto, in tutto il mondo, esterrefatti si sono sentiti ripetere in questi tempi dal nuovo preside, monsignor Sequeri, a proposito del cosiddetto “nuovo paradigma”: abbiamo elaborato per tanti anni una teologia del matrimonio ma non della famiglia – ama dire -, perché abbiamo sempre pensato alla famiglia radicata sul matrimonio; invece oggi dobbiamo pensare alle realtà di famiglia che non sempre nascono dal matrimonio, ci sono tante forme di familiarità e tutte hanno dei valori.
Via la morale perciò, e via chi la insegna: come per monsignor Melina la lettera di licenziamento è arrivata anche a padre Noriega, autore tra l’altro dell’ultima pubblicazione dell’Istituto, fresca di stampa, il Dizionario su sesso, amore e fecondità (ed. Cantagalli). Noriega era un altro obiettivo sensibile perché oltre a insegnare Teologia morale speciale era fino a ieri il responsabile editoriale di tutte le pubblicazioni, altro ruolo centrale nell’economia dell’Istituto.
Con l’eliminazione di monsignor Melina e padre Noriega dunque, monsignor Paglia ha assestato un colpo decisivo all’Istituto per gli studi su matrimonio e famiglia e all’eredità di san Giovanni Paolo II, ormai definitivamente cancellata dalla rivoluzione “francescana”. Facile prevedere che anche la Cattedra Wojtyla non avrà vita lunga.
Ma a questo punto a rischio è la vita stessa dell’istituto che, a due mesi dall’inizio del nuovo anno accademico, non ha ancora resi noti i programmi, gli insegnamenti e i docenti. In maggio è stato lo stesso monsignor Paglia a bloccare la pubblicazione dei programmi per il prossimo anno, che erano già pronti proprio su richiesta agli insegnanti da parte del preside. Ora si è creata una tale situazione di incertezza che decine di studenti hanno già firmato una preoccupata lettera al preside con richiesta di chiarimenti su quanto sta avvenendo. E non saranno certo poche parole di rassicurazione a calmare le acque. D’altra parte però è ormai evidente a tutti che i nuovi giacobini non si fermano davanti a nulla, e continueranno a tagliare teste fino a che la rivoluzione trionfi e ogni sacca di resistenza, vera o presunta, venga repressa.
Riccardo Cascioli
http://www.lanuovabq.it/it/paglia-via-alle-purghe-cancellato-giovanni-paolo-ii
Dopo il licenziamento di mons. Livio Melina e di padre José Noriega, 150 studenti dell’Istituto Giovanni Paolo II, preoccupati, hanno scritto al presidente mons. Pierangelo Sequeri per avere garanzie della continuità dello spirito originario voluto da Giovanni Paolo II che è stato a fondamento dell’Istituto. Anche alcuni professori sono seriamente preoccupati per i modi anomali dei cambiamento attuati. A loro parere, i nuovi statuti approvati sollevano preoccupazioni circa l’integrità accademica e la reputazione dell’Istituto.
Di seguito un articolo scritto da J. D, Flyn, su Catholic News Agency (CNA), che propongo nella mia traduzione.
Più di 150 studenti del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II di Roma hanno firmato una lettera in cui si afferma che i nuovi statuti approvati mineranno la missione e l’identità dell’Istituto.
“Vogliamo esprimere la nostra più grande preoccupazione: la perdita dell’approccio formativo, e quindi dell’identità del Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II”, hanno scritto gli studenti nella loro lettera del 24 luglio, che è stata inviata all’Arcivescovo Vincenzo Paglia, Gran Cancelliere dell’Istituto, e a Mons. Pierangelo Sequeri, suo presidente.
“Molti studenti hanno espresso la loro immensa preoccupazione dopo l’inaspettata pubblicazione dei nuovi statuti e del nuovo programma di studi per il nostro nuovo Istituto, insieme alla triste notizia dell’espulsione di due professori le cui cattedre hanno un ruolo centrale nella formazione offerta dall’Istituto”, hanno aggiunto.
La lettera è stata inviata subito dopo l’approvazione dei nuovi statuti dell’Istituto, due anni dopo che papa Francesco ha annunciato che avrebbe rifondato la scuola, allargando l’attenzione sulla teologia per includere la “scienza della famiglia”.
Il Papa ha chiesto lo sviluppo di nuovi statuti per governare la scuola, che è stata legalmente ricostituita nel 2017.
Un membro della facoltà dell’Istituto ha espresso la preoccupazione alla CNA poiché i nuovi statuti concentrano l’assunzione di docenti e lo sviluppo dei programmi di studio nella cancelleria, ora occupata da Paglia.
Il docente ha dichiarato che i professori di ruolo non saranno più coinvolti nella ricerca di nuovi membri della facoltà, e potranno interrompere un nuovo incarico solo con una maggioranza di due terzi dei voti. Questo, ha detto il professore, sarà “praticamente impossibile” a causa delle recenti nomine dei docenti presso l’istituto.
Il professore ha detto che quando fu fondato il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II, era stato particolarmente importante per l’allora Papa Giovanni Paolo II che i professori di ruolo dessero il loro consenso sulle nuove nomine di facoltà, “per assicurare la continuità dell’identità dell’Istituto”.
“Con questo nuovo processo, la continuità dell’identità dell’Istituto è morta”, ha detto il professore alla CNA.
Il professore ha anche confermato che la cattedra di facoltà di teologia morale dell’Istituto sarà eliminata, un’idea che ha definito “inconcepibile”.
Ha anche detto che il nuovo processo di assunzione della facoltà è una rottura con le normali pratiche accademiche.
“Non ricordo nessun precedente accademico che abbia mai eliminato cattedre e ruoli, sostenendo che l’attuale Istituto è un’organizzazione totalmente nuova e che quindi i precedenti professori di ruolo non hanno diritti: si tratta semplicemente di una truffa giuridica. E la truffa giuridica viene usata contro i due esperti di morale: (monsignor Livio) Melina e (padre Jose) Noriega”.
Melina e Noriega non torneranno a insegnare all’Istituto Giovanni Paolo II l’anno prossimo. Tecnicamente, poiché tutti i professori avranno nuovi contratti con i nuovi statuti dell’Istituto, non sono stati licenziati; invece, i loro contratti [di Melina e Noriega] non sono stati rinnovati.
A quanto si dice, essi potranno continuare a lavorare con gli studenti che completano le tesi di laurea sotto la loro direzione.
Al momento dell’annuncio dei cambiamenti all’Istituto nel 2017, Paglia disse che la facoltà non sarebbe stata ridotta, ma piuttosto ampliata, portando nuovi professori ed esperti per discutere di temi rilevanti per le “scienze del matrimonio e della famiglia”.
Ma l’agenzia di stampa cattolica italiana La Nuova Bussola Quotidiana ha riferito questa settimana che tutti i docenti di Roma sono stati recentemente informati che, a causa dei nuovi statuti, i professori sarebbero stati sospesi fino a quando non fossero stati valutati alla luce delle esigenze dell’Istituto, ed eventualmente riassegnati ad insegnare nuovi corsi in autunno.
Melina, che sarebbe stato informato del fatto che non avrebbe continuato a frequentare l’Istituto, ha conseguito nel 1985 il primo dottorato di ricerca rilasciato dall’Istituto e ne è stato a lungo presidente.
Il suo licenziamento, e quello di Noriega, è stato uno shock per molti all’Istituto.
“Tutte queste decisioni sui curricula e sul personale sono state prese durante l’estate, senza l’intervento di un solo membro della facoltà”, ha detto un professore al CNA.
Tra i nuovi docenti incaricati di insegnare all’università c’è padre Maurizio Chiodi, che nel 2018 ha sostenuto che l’uso della contraccezione artificiale potrebbe, in alcuni casi, “essere riconosciuto come un atto di responsabilità che si compie, non per rifiutare radicalmente il dono di un bambino, ma perché in quelle situazioni la responsabilità chiama la coppia e la famiglia ad altre forme di accoglienza e ospitalità”.
La lettera inviata dagli studenti ha destato particolare preoccupazione per la notizia dell’eliminazione della cattedra di teologia morale dell’Istituto.
“Al centro della nostra preoccupazione circa l’identità dell’Istituto c’è la soppressione della cattedra di teologia morale fondamentale. Sappiamo quanto sia stato importante per Papa Giovanni Paolo II lo studio dell’azione umana, al punto da affidare la cattedra (di teologia morale) proprio al primo presidente, il cardinale Carlo Caffarra”, hanno detto nella loro lettera.
Dopo aver contestato il licenziamento di Melina e Noriega, la lettera degli studenti dice che l’Istituto sembra riformare se stesso in un modo che esprime un approccio secolarizzato allo studio della famiglia.
La lettera chiede: “Perché continuare a studiare all’Istituto Giovanni Paolo II se non sembra proporre qualcosa di diverso da quello che possiamo trovare nei curricula delle università secolari, solitamente in modo più attraente ed efficace?”
Una fonte collegata all’Istituto ha detto a CNA che i nuovi statuti approvati sollevano anche preoccupazioni circa l’integrità accademica e la reputazione dell’Istituto.
“Qualsiasi accademico di chiara fama si preoccuperebbe di come è stato gestito l’aspetto accademico dell’Istituto. Papa Francesco merita che l’Amoris laetitia sia giustamente discussa, piuttosto che essere imposta dalla partigianeria teologica. Questo nuovo approccio alla facoltà e al curriculum mette totalmente in pericolo la credibilità dell’Istituto”, ha detto la fonte.
“Mi chiedo anche: Ci sono chiare linee guida accademiche standardizzate dall’Unione Europea che devono essere rispettate se l’Istituto vuole che i suoi titoli di studio siano validi. Sono state prese in considerazione queste norme?”
La fonte ha sottolineato l’importanza del giusto processo in ambito accademico, al fine di proteggere la libertà accademica.
I nuovi processi, ha detto, “stanno violando tutti gli standard accademici, gettando così una grande ombra sulla credibilità dell’Istituto”.
“Quando Giovanni Paolo II ha creato l’Istituto”, ha detto, “non ha licenziato docenti di altre università che la pensavano diversamente da lui, come Bernhard Häring o altri che si opponevano all’Humanae vitae, anche nelle università pontificie. Invece, ha creato un istituto per affrontare le questioni controverse in modo accademico”.
In risposta alle recenti critiche, Sequeri ha detto alla CNA che il nuovo statuto rafforzerà l’identità dell’Istituto.
“L’approvazione degli statuti e del nuovo piano di studio dell’Istituto Giovanni Paolo II ha messo in atto la riforma che papa Francesco ha chiesto nel motu proprio Summa familiae cura; essi ribadiscono e rilanciano con nuova forza l’ispirazione originaria di Giovanni Paolo II, e danno una centralità specifica alla famiglia, che è ora oggetto di studio da ogni prospettiva”.
Per quanto riguarda la teologia, Sequeri ha detto che “il nuovo piano di studio rafforza la riflessione teologica sulla famiglia. Lo studio della teologia morale fa parte della riflessione teologica. Lo studio della teologia morale è ancora critico ed è inquadrato in un’area di studi più ampia che consente di comprendere meglio la realtà della famiglia”.
“Concentrandosi sul tema del senso della vita della famiglia del Vangelo, la riflessione ecclesiale può muoversi più vigorosamente verso il cambiamento antropologico-culturale che influenza tutti gli aspetti della vita e richiede un approccio analitico e variegato”.
Paglia ha rifiutato di commentare.
Il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per il Matrimonio e la Famiglia è stato fondato nel 1981 per sviluppare i temi del libro di Giovanni Paolo II del 1960 “Amore e responsabilità”, scritto quando era ancora il cardinale Wojtyla, come anche la Teologia del corpo che ha sviluppato durante il pontificato.
Mentre la sede principale dell’Istituto rimane a Roma, la scuola ha campus in tutto il mondo, tra cui Washington DC, Nigeria, Spagna, Brasile, Messico, India e Corea del Sud, tra gli altri. Non è ancora noto come i nuovi statuti potrebbero avere un impatto su questi campus.
Andrea Gagliarducci ha contribuito a questo articolo.
Apprendo dai media che anche il professor Stanislaw Grygiel, allievo di Karol Wojtyla e divenuto poi suo consigliere, è stato licenziato dall’Istituto Giovanni Paolo II. Egli ricopriva la Cattedra Wojtyla, ad hoc affidata al filosofo polacco Stanislaw Grygiel, che di Karol Wojtyla è stato anche grande amico.
Insieme a Stanislaw Grygiel sono stati licenziati anche Maria Luisa Di Pietro, Monika Grygiel, Przemislaw Kwiatkowski.
Il licenziamento di Grygiel è una perdita per l’Istituto. Inoltre, la faccenda comincerebbe ad assumere i contorni di un vero e proprio repulisti, la cancellazione di una storia, quella della eredità di San Giovanni Paolo II
Voglio però riprendere alcuni passi da un articolo che ho pubblicato l’anno scorso. Il resto, lo trovate qui.
GRYGIEL: [V]orrei sottolineare solo il fatto che il contributo dell’arcivescovo Karol Wojtyła all’enciclica Humanae vitae trova origine nel suo amore per la verità sull’uomo, una verità rivelata nel Verbo incarnato e vissuta nell’esperienza morale della persona umana. In queste due esperienze, egli ha ricevuto il dono di comprendere la dignità della persona umana. Karol Wojtyła era consapevole che questa enciclica era, è e sarà un baluardo della libertà, cioè dell’amore responsabile senza il quale l’uomo degenera in schiavo che tratta se stesso e gli altri come oggetti da sfruttare per interessi effimeri.Questa degenerazione, separando “i due significati dell’atto coniugale: il significato unitivo e il significato procreativo” (HV 12), cioè distruggendo l’evento del mistero dell’amore che unisce l’uomo e la donna in “una sola carne”, distrugge la comunione coniugale e così facendo la società stessa, che viene proprio dalle persone unite tra loro. Il Maligno, che ha paura dell’amore e quindi non lo ama, provoca il caos nei cuori e nei pensieri delle persone con divagazioni psicologiche e sociologiche attraverso le quali alcuni pastori e prelati elevano la debolezza dell’uomo alla dignità del principio di vita, sostenendo che nella storia di questa debolezza si rivela la Parola di Dio sul matrimonio. Chi crede che indulgere a questa debolezza sia un ideale pratico e la chiama misericordia, disintegra la persona e di conseguenza disintegra la Chiesa e la società. Essi le immergono nella luxuriae indignitate (rabbia e lussuria).
L’enciclica Humanae Vitae non propone un’etica della vita sociale, ma ne indica i fondamenti antropologici, cioè l’amore che unisce l’uomo e la donna in “una sola carne”. Paolo VI, prevedendo che lo sviluppo delle scienze potesse ridurre questa unione a un gioco di affetti e di altri interessi, proclamò con forza la verità oggettiva e il bene oggettivo dell’amore umano in cui si rivela la dignità della persona dell’uomo. Una società privata di questa verità e di questa dignità sull’uomo non sarà altro che una costruzione tecnica di affetti e interessi effimeri.
(…)
Sia il Beato Paolo VI che San Giovanni Paolo II il Grande hanno confessato con San Paolo: “Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre. Non lasciatevi trasportare da ogni tipo di insegnamento strano” (Ebrei 13:8-9).
L’insegnamento della Chiesa non ha bisogno di verbosità che di solito confonde, ma di parole piene della Parola di Dio – parole chiare e concise. Approfondire la comprensione della presenza del Verbo Divino nell’Humanae Vitae non significa cambiarne il contenuto. Coloro che lo cambiano non vedono nell’uomo la sua inestimabile dignità, ma solo qualcosa su cui fissare un prezzo, secondo le circostanze politiche, psicologiche e sociologiche.
Ecco perché io, convertita, non voglio un simil-cattolicesimo, ma una fede piena
Cari amici di Duc in altum, oggi vi voglio proporre una bella lettera che ho ricevuto da Mariasole, una giovane tornata al cattolicesimo nel senso pieno del termine dopo anni di quello che lei definisce, argutamente, “simil-cattolicesimo”. Una testimonianza sulla quale meditare, specie là dove afferma che le brutte chiese contemporanee e le liturgie sciatte o “creative” sono vissute con sofferenza da chi ha ritrovato la fede dopo una conversione.
A.M.V.
Gentile Aldo Maria Valli, è la prima volta che le scrivo. Ciò che mi ha mosso è stato il suo post nel quale spiega di avere un debole per i convertiti.
Ebbene, io sono una ragazza convertita e le posso raccontare la mia piccola testimonianza.
Sono nata in una famiglia cattolica che però non era praticante, nel senso che negli anni praticò sempre meno anche la Messa domenicale.
Io sono vissuta per anni in questo limbo che chiamo “simil-cattolicesimo”, dove si può unire, nel modo più naturale possibile, il diavolo e l’acqua santa, in una specie di mix di zucchero e sale che, come si sa, rende le patatine del fast food irresistibili dal punto di vista neurologico.
Il bispensiero cattolico per me non aveva confini fino a che il Signore mi ha ricordato che l’importante non era imbozzolarmi nello zucchero filato, ma diventare sale della terra, e così ho incominciato la mia nuova vita da convertita.
Per questo posso dirle per esperienza, caro dottor Valli, dato che lei credo sia sempre rimasto nel Signore, che il convertito non smette mai la sua conversione, nel senso che, a furia di convertirsi, diventa come una vite senza fine, ed ecco forse perché, come San Paolo, sono proprio i convertiti quelli più determinati.
I primi tempi andavo a confessarmi a Santa Maria Maggiore e, guardando la magnificenza di quel luogo santo, mi sono sentita davvero a casa e ho capito perché le nostre chiese sono così belle.
Dissi al confessore: “Io ora mi sento a casa, anche Santa Maria Maggiore è la mia casa, e capisco che chiunque abbia dato un contributo a questa bellezza, dal semplice muratore al Papa, l’ha sentita casa sua, perché noi siamo figli e questa è casa di nostro Padre. Ed ecco perché è venuta così bella. Se uno avesse i fondi, non si costruirebbe una casa bella, ricca, ricercata in ogni particolare?”.
Ecco, questa sensazione di “casa” (nella casa della verità, dell’amore e della bellezza, appunto, come dice il titolo del suo post) è molto forte in noi convertiti, perché prima eravamo tristi mendicanti che vivevano nelle luride, conformi, accecanti vie del mondo.
Ecco perché quando entro in una chiesa che sembra un’autorimessa, con le schitarrate nonsense, con la predica randomica, gli applausi e l’approccio da parroco one man show, fatico a ritrovarmi “a casa”: mi sembra di essere tornata là fuori, quando non avevo una Famiglia (cristiana).
Grazie per avermi letto.
Con grande stima
Mariasole
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