Vivere in una bolla
Noi, in ogni età, viviamo attraverso l’effetto su di noi delle emozioni di massa e dei condizionamenti sociali dai quali è quasi impossibile distaccarci. Spesso le emozioni di massa sono quelle che sembrano nobilissime, migliori e più belle. Eppure, nel giro di un anno, cinque anni, un decennio, cinque decenni, la gente si chiederà, “come abbiamo potuto crederci?” Perché saranno occorsi eventi che avranno relegato quelle emozioni di massa nel cestino dei rifiuti della storia.
Doris Lessing, Prisons We Choose to Live Inside (1987)
Chi, da piccolo, non ha fatto le bolle di sapone? Prodotte in casa, o comprate in cartoleria e al mercato, quei cilindretti di liquido urticante che finivano sempre troppo presto. Su qualche scaffale d’armadio di casa ne abbiamo ancora, abbandonati dai piccoli che l’usavano; ormai disseccati dagli anni.
Perché le bolle di sapone non durano. Certo, è bello immaginarsi all’interno di uno di quei piccoli universi policromi, volare in alto spinti dal vento.
Ed ecco la seconda verità sulle bolle di sapone: non solo non durano, ma sono in balia di ogni refolo di brezza. Vanno volando, ma non dove vuoi tu.
Mi pare che anche noi talvolta viviamo dentro delle bolle. Pseudorealtà separate e fragili. Prendiamo per vere assurdità di ogni tipo: che non sono i nostri cromosomi o i genitali che ci definiscono uomo o donna, che siamo in mezzo ad una catastrofe climatica, che si è più felici senza legami. Basterebbero cinque minuti, basterebbe guardare fuori, per capire che non è così. Che è una bolla. Per accorgersi che il cielo è innaturalmente colorato, che le sagome di ciò che ci circonda sono distorte, che davanti a te c’è il tuo riflesso. Basterebbe essere seri con la realtà, per rifiutare ciò che, anche con le migliori intenzioni, ci viene spacciato come vero.
Le bolle venivano sospinte dal vento, e noi le seguivamo finché non colpivano qualche ostacolo. Un muro, un albero, qualcosa di solido, di reale. E lì scoppiavano. Chi si trova dentro una bolla, quando quella esplode, cade. Perché la bolla ti porta in alto, dove vuole, ma non riesce a tenerti al riparo dal vento e da ciò che è concreto per sempre. La bolla esplode, e quello che lascia sono spruzzi che si seccano, mani appiccicose, occhi che bruciano, e la delusione.
Pubblicato da Berlicche
Perché le bolle di sapone non durano. Certo, è bello immaginarsi all’interno di uno di quei piccoli universi policromi, volare in alto spinti dal vento.
Ed ecco la seconda verità sulle bolle di sapone: non solo non durano, ma sono in balia di ogni refolo di brezza. Vanno volando, ma non dove vuoi tu.
NOBILE: BUFALE ANTICRISTIANE SEMPREVERDI…GALILEO, LUTERO, GLI ARABI, ETC…
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, troll moltiplicantisi e naturalmente PorRastello tutto felice per la riapertura fruttuosa dei flussi di clandestini, Agostino Nobile stimolato da alcuni dei commenti apparsi in relazione al suo ultimo articolo, ci ha mandato una riflessione di grande interesse e attualità. E che può essere di grande aiuto a tutti, – a me per primo – per controbattere alcuni dei luoghi comuni sparsi a piene mani da un paio di secoli in qua. Buona lettura.
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Bufale anticristiane
Nonostante fior di apologeti abbiano smontato pezzo per pezzo decine di falsità anticattoliche, gran parte dei cattolici non conosce nemmeno il significato di apologetica. Per questo motivo voglio tornare, per l’ennesima volta e dopo aver pubblicato in Italia due libri a difesa della cattolicità, su alcune bufale condivise allegramente dai cristiani.
Il caso Galilei è la bufala di battaglia (insieme all’inquisizione e alle crociate) utilizzata per denigrare la Chiesa. Ma, come confermano ormai da decine di anni gli storici più autorevoli, la Chiesa non è contro la scienza e, dunque, la ragione.
Per il cardinale Bellarmino, una delle figure più eminenti del caso Galilei, la teoria copernicana non è una minaccia per la fede: «Dico che quando ci fusse vera demostratione che il sole stia nel centro del mondo e la terra nel terzo cielo, e che il sole non circonda la terra, ma la terra circonda il sole allhora bisogneria andar con molta consideratione in esplicare le Scritture che paiono contrarie, e più tosto dire che non le intendiamo, che dire che sia falso quello che si dimostra […] io non crederò che ci sia tal dimostratione, finchè non mi sia mostrata».
La Chiesa che processò Galilei chiedeva le prove scientifiche della teoria copernicana (la rotazione terrestre intorno al Sole), ma lo Scienziato pisano non le aveva. Non a caso il filosofo agnostico Feyerabend, afferma che «la Chiesa dell’epoca di Galileo si attenne alla ragione più dello stesso Galileo». I più grandi scienziati e filosofi del Seicento, come Bacon, Mersenne, Gassendi, Cartesio e Pascal, criticarono la teoria copernicana in forme molto più incisive della Chiesa. Numerosi scienziati e filosofi pubblicarono attacchi contro Galileo, sulla base di ragioni filosofiche e astrologiche. Certamente alcuni teologi temevano per la fede (per questo fu processato) ma, come scriveva lo stesso Galileo, questi erano stati tratti in inganno dai colleghi invidiosi. Nella famosa Lettera a Cristina Galileo, scrive: «la mia religiosissima e santissima mente quanto più limpida apparirebbe quando fossero esposte in palese le calunnie, le frodi, gli stratagemmi e gli inganni, che diciotto anni fa furono usati in Roma per abbarbagliar la vista ai superiori!» Lo storico Stillman Drake, commenta: «Siccome i superiori erano i teologi, le frodi e gli stratagemmi con cui erano stati abbagliati dovevano provenire da altri, che La lettera a Cristina identifica coi professori di filosofia».
Galileo Galilei non fece nemmeno un giorno di carcere, non fu né torturato né, tanto meno, condannato al rogo. Dopo l’abiura, il 22 giugno 1633, fu accolto dall’arcivescovo di Siena, Ascanio Piccolomini, per poi ritornare nella sua villa ad Arcetri dove potè continuare le sue ricerche. Come pena doveva recitare una volta a settimana i sette salmi penitenziali durante tre anni, che fu presto commutata.
Non è vero, come dicono i detrattori, che la Chiesa ha ammesso l’errore giudiziario contro Galileo Galilei solo nel 1992, con papa Giovanni Paolo II. Nel 1820 il Sant’Uffizio ha solennemente sentenziato la compatibilità tra il sistema copernicano e la fede cristiana, mettendo così fine alla polemica ancora prima delle prove scientifiche. Le opere di Galilei sono ristampate nello Stato Pontificio dopo la sua morte, e quando nel 1851, grazie alle scoperte di Faucault, si dimostra la teoria copernicana, l’Università Cattolica è la prima ad introdurla nei propri corsi scientifici. Gli storici della scienza considerano la Chiesa come protagonista indiretta della nascita della scienza moderna. Dunque, non sono gli uomini di Chiesa che hanno rifiutato la scienza, ma alcuni uomini di scienza che hanno negato la spiritualità dell’uomo.
«Lontano da noi il pensiero che Dio abbia in odio la facoltà della ragione… Lontano da noi il credere che la fede ci impedisca di trovare o cercare la spiegazione razionale di quanto crediamo, dal momento che non potremmo neppure credere se non avessimo un’anima razionale» Sant’Agostino d’Ippona (354 – 430).
Il premio Nobel Max Planck (1858-1947), afferma: «Non è certo un caso che proprio i massimi pensatori di tutti i tempi siano stati anche nature profondamente religiose, benché non svelassero volentieri il sacrario delle loro anime».
Chi, tra le religioni, è contro la ragione?
Martin Lutero: «La ragione è la prostituta del Diavolo». Per lo scismatico tedesco, l’uomo non può fare nulla per salvarsi perché predestinato. Ovvero, anche coloro che donano sé stessi a Dio, se predestinati (detto terra-terra, segnati dalla nascita) andranno all’inferno. Se questo è un ragionamento logico… Ma sono proprio i protestanti che hanno creato e diffuso la bufala che accusa la Chiesa di essere contro la ragione.
I musulmani, come sappiamo, considerano il Corano increato, dettato da Allah all’Arcangelo Gabriele. Dunque va accolto letteralmente, senza che la ragione, la logica e la coerenza possano, diciamo, metterci mano. Rodney Stark, ne La vittoria della ragione, scrive«Il cristianesimo fu la sola religione ad accogliere l’utilizzo della ragione e della logica come guida principale verso la verità religiosa».
È vero che gli arabi erano tolleranti e rappresentarono il faro della cultura nell’Europa oscurantista medievale? Lo affermano i libri di testo, media e, recentemente, ho dovuto sopportarlo guardando un documentario della BBC. Ma sentiamo chi ne sa più di noi, poiché hanno dato la vita allo studio e spesso conoscono alla perfezione l’arabo antico e moderno. Uno di questi è Francesco Gabrieli (1904 – 1996), orientalista, tra i massimi arabisti del Novecento. In una delle sue lettere private, scrive: «Dopo 70anni di studio degli arabi, sono tenuto a ripetere per loro lo “odi genus universum” di Petrarca, e con più ragione di lui.»
La civiltà moresca, era fondata sull’apartheid, dove ai non musulmani venivano negati i diritti più elementari vigenti allora in Europa. Per quanto riguarda l’islam “faro della cultura”, diciamo subito che i numeri considerati erroneamente “arabi”, sono indiani. Così come lo zero. La prima comparsa dello zero risale all’epoca dei Sumeri, circa 3 mila anni fa. Lo sviluppo dello zero in senso moderno va fatto risalire alla cultura Hindu, anche se, anche qui, erroneamente la paternità viene attribuita al matematico arabo Muhammad ibn Musa al Khwarizmi.
L’architettura islamica fu realizzata da architetti cristiani e ebrei. Nella penisola araba e negli altri paesi musulmani, non esistevano opere architettoniche che potessero minimamente competere con quelle realizzate nei paesi europei conquistati dall’Islam. Per fare un parallelo, diciamo che i Romani hanno lasciato numerose tracce della loro architettura nei luoghi conquistati, dall’Anatolia alla Britannia, dalla Pannonia ai paesi del nord Africa fino alla Mesopotania. Ma è a Roma e in tutta l’Italia che troviamo le maggiori testimonianze architettoniche, non in Pannonia o in Mesopotania. Non è possibile che i musulmani arabi costruissero l’Alhambra a Granada, mentre a casa propria avevano solo sabbia. Chi oggi va per lavoro o in vacanza nella penisola araba vedrà molte costruzioni recenti, ma poco o nulla che possa ricordare i 1400 anni di storia islamica.
In architettura l’arco a ferro di cavallo, definito impropriamente moresco, non è invenzione araba. Esistono fin dai tempi della Siria preislamica, dove nel IV secolo abbellivano il Battistero di Mar Ya’qub (San Giacomo) a Nisibis.
La storica medievista Régine Pernoud (1909–1998) conservatrice des Archives nationales et du musée de l’Histoire de France, profonda conoscitrice della storia medievale, nella sua opera “Medioevo, un secolare pregiudizio”, conferma che in architettura l’arco a ferro di cavallo esiteva in Spagna un secolo prima dell’invasione musulmana.
Rodney Stark, nella sua ricerca Gli eserciti di Dio, a questo proposito, scrive: «Anche la tanto celebrata architettura araba risulta alla fine una creazione di architetti di cultura dhimmi, che adattarono alle esigenze islamiche i modelli tipici dell’arte persiana e bizantina. Quando il califfo ‘Abd-al-Malik fece erigere a Gerusalemme la grande moschea della Roccia, riconosciuta come uno dei capolavori dell’architettura islamica, egli ingaggiò architetti e artigiani bizantini, il che spiega perché l’edificio ricordi tanto la chiesa del Santo Sepolcro. […] Come afferma Jonathan Bloom, indiscussa autorità nel campo dell’arte e dell’architettura islamica “la Moschea della Roccia rappresenta esattamente un esempio di quella che oggi definiamo arte islamica, vale a dire un’opera d’arte non necessariamente creata da musulmani […] ma piuttosto realizzata in paesi in cui la maggior parte degli abitanti – o gli abitanti più influenti – era musulmana”». Esempi simili abbondano in altri campi, come nella matematica, scienza, ingegneria e filosofia. Donald R. Hill, scrive lo storico e sociologo Stark «ha rilevato che ben poche conquiste possono farsi risalire agli arabi, ammettendo che anche la maggior parte di tali contributi provenne dalle popolazioni conquistate. Lo stesso Ibn Sīnā, Avicenna, che l’Encyclopedia Britannica presenta come “il più autorevole tra tutti i filosofi e scienziati musulmani” era un persiano» come anche molti famosi eruditi erano cristiani, ebrei e persiani. «Ciò che forse indusse in errore molti storici fu il fatto che alla maggior parte dei grandi rappresentanti della “scienza araba” vennero dati nomi arabi e che le loro opere furono pubblicate in arabo, in quanto lingua “ufficiale” del califfato».
Come vediamo la storia, pur di infondere complessi d’inferiorità alla cattolicità, è stata corrotta minuziosamente in tutte le forme dai protestanti, dai compagni di merenda massoni e dagli arabi che non disdegnano di prezzolare a suon di migliaia di dollari professori universitari e pseudostorici occidentali.
Agostino Nobile
Ps: Alcuni brevi passi li ho ripresi dai miei libri apologetici “Anticristo Superstar” e “Quello che i cattolici devono sapere – Almeno per evitare una fine ridicola”.
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https://www.marcotosatti.com/2019/09/17/nobile-bufale-anticristiane-sempreverdi-galileo-lutero-gli-arabi-etc/
UNA DOMANDA AI PLUTOCRATI PUBBLICI
Poiché questo video mi è stato rimbalzato da almeno cento lettori – quasi che non l’avessi visto prima – lo posto qui per acquietarli. E per porre una domanda ai plutocrati pubblici, che noi contribuenti paghiamo da 7 mila a 20 mila euro al mese, giudici, Palamare , CSM, funzionari del Colle, sottosegretari eccetera.
Vedete, ricchi. Quello che il negro vandalizza, sapendo di poterlo fare impunemente – è un tram lungo che circola in sede propria in una città del Nord. Il tram è molto capiente perché è destinato a portare lavoratori. La-vo-ra-tori. Quella gente che, tra mille difficoltà, sparizioni di imprese industriali, burocrazia pubblica che ostacola invece di aiutare; fra i suicidi di imprenditori, e nonostante la riduzione dei salari imposta dall’euro per mantenerci competitivi, sta producendo ricchezza reale ed esportando abbastanza da pagare le pesantissime tasse che ingrassano i vostri stipendi, e per giunta vi consentono di trasferire al Sud 50 miliardi l’anno.
Orbene, plutocrati: come fate a pensare che questi lavoratori, questo tessuto industriale residuale, possa continuare a “funzionare” nella “competizione globale” in modo da pagarvi gli stipendioni cui siete abituati, se riempito di negri subsahariani?
Negri e maghrebini che ogni giorno spadroneggiano nei mezzi pubblici, aggrediscono il personale, i ferrovieri, i poliziotti, i passeggeri (lavoratori) sapendosi coperti da voi ed impunibili. No, non avete da temere che si ribellino i lavoratori produttivi del Nord; no, loro si contentano al massimo di partecipare ad un raduno a Pontida, urlare, consolarsi di essere in tanti, e – raggiunto lo sfogo masturbatorio – tornano a lavorare la mattina dopo. O almeno ci provano, africani permettendo. Ma verrà il momento in cui i negri da voi esentati da pene saranno troppi, e i lavoratori non “funzioneranno” più. Il sistema industriale e imprenditoriale del Nord – espressione geografica – cesserà di essere altamente competitivo, perderà colpi. L’ingolfamento di negri e maghrebini ostili al lavoro, e estranei al minimo di civiltà necessario, finirà per aver la meglio sul sistema produttivo. Anzi già risente della recessione tedesca, e presto – molto presto – il vostro governo si troverà con due-tre milioni di disoccupati in più, ossia con altrettanti contribuenti in meno.
Con tutta la buona volontà di servi, non ce la faranno, i lavoratori, a ricavare i miliardi necessari per pagare a voi i milioni.
Non vi conviene pensarci prima? Lo dico anzitutto a voi esimii magistrati, che ripetutamente e tenacemente rilasciate questi negri clandestini recidivi.
Conosco la vostra scusa, giudici: “Non facciamo che applicare la legge”, delle conseguenze si occupi il governo. E no, non è così. Avete occupato il potere esecutivo, e quindi dovete trovare una soluzione esecutiva al problema. O almeno porvelo seriamente al CSM oggi esclusivamente impegnato nelle spartizioni fra le sue correnti: si riconosca per quello che è, il governo reale, e disponga come gestire l’immigrazione di massa in modo che non distrugga il sistema produttivo provocando miseria – e la conseguente riduzione dei grossi emolumenti pubblici. Spetta a voi.
Voi che – è la prova della vostra occupazione del potere esecutivo – comandate completamente le forze dell’ordine: forze che – si vede benissimo – quando un negro violento pesta e stupra, devono temere più voi – i giudici – del criminale, perché sanno già che mentre voi rimandate il negro recidivo ai “domiciliari”, o libero per “lievità de reato”, il poliziotto si sa sotto la spada di Damocle della vostra incriminazione per “uso eccessivo della violenza” (necessaria) e fargli affrontare il processo con le spese connesse, e fargli perdere il posto e il magro stipendio di sopravvivenza.
Non è certo un caso se nelle forze dell’Ordine il numero dei suicidi è il doppio della popolazione generale, quasi 50 all’anno, e sta aumentando vertiginosamente. Non c’è mestiere più frustrante che dover temere continuamente voi, il loro padrone “legale” e pregiudizialmente ostile, e la “giustizia” quando devono affrontare per strada un criminale sapendo già che lo rimetterete in libertà, e loro devono badare anzitutto a non finire loro sotto i rigori della “legge”. Se le forze armate dell’ordine lasciano a casa l’arma d’ordinanza, per non farsela rubare e non dover essere nella necessità di usarla, è perché temono voi.
Potete infischiarvene di queste vite perdute in divisa. Ma siete sicuri che i negri, esaltati dall’impunità che godono qui (che nei loro paesi, dove la polizia li bastona e li brutalizza, non si sognano nemmeno) non finiranno per mettere in avaria il sistema produttivo? Quello che, direttamente, ricava euro con cui – tassandoli – siete pagati gli emolumenti da 7 a 20 mila euro mensili? Non vi conviene pensarci?
In realtà, contrariamente alla visione comune, riguardo al Caso Galileo, Galileo aveva torto e la Chiesa Cattolica ragione come è dimostrato rigorosamente, in base alla logica e alla scienza attuale, in un libro recentemente pubblicato:
RispondiEliminaPace C. M., IL CASO GALILEO: Perché Galileo aveva torto e la Chiesa Cattolica ragione, Youcanprint, Lecce 2020
cfr. https://www.youcanprint.it/religione-generale/il-caso-galileo-perch-galileo-aveva-torto-e-la-chiesa-cattolica-ragione-9788831658669.html