ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 15 settembre 2019

“Complementum Trinitatis”,

“Massimalismo mariologico” del messaggio delle Tre Fontane: « Sono Colei che Sono nella Trinità Divina »…


La Vergine SS. si presentò a Bruno in modo sorprendente: « Io Sono Colei che Sono nella Trinità Divina. Sono la Vergine della Rivelazione ». Quale sublimità e quale maestà in queste poche sillabe!

Dopo aver passato brevemente in rassegna gli avvenimenti che ebbero come protagonista il protestante Bruno Cornacchiola convertito dalla Vergine della Rivelazione, cerchiamo adesso di penetrare più a fondo nel significato e nel valore di queste eccezionali rivelazioni
« SONO COLEI CHE SONO NELLA TRINITÀ DIVINA »…
La Vergine SS. si presentò a Bruno in modo sorprendente: « Io Sono Colei che Sono nella Trinità Divina. Sono la Vergine della Rivelazione ». Quale sublimità e quale maestà in queste poche sillabe!
Se certamente è impossibile coglierne appieno la pregnanza e scandagliarne le profondità, non sarà infruttuoso provare a spigolare all’interno di questo originalissimo titolo mariano con alcune rapide considerazioni che gettino almeno un pò di luce sul mistero di Colei che è nella Trinità Divina.
Queste parole hanno una certa “assonanza” con l’autorivelazione di Dio sul monte Sinai[1], davanti alla quale qualche “spirito minimista” potrebbe restarne scandalizzato: ma, ricordiamolo, è proprio Colei di cui Dio guardò la profonda umiltà a parlare così di Sé stessa…
Un’auto-rivelazione, dunque, che fa unità con quella di Lourdes: « Io sono L’immacolata Concezione ». Le due “autopresentazioni” vanno accostate e lette insieme: in tal modo si chiarisce come il privilegio ricevuto dall’Immacolata della preservazione dal peccato originale e dell’arricchimento di grazia sovrabbondante sta alla radice della sua posizione nel seno della Trinità; non certo nel senso che Ella diventi una persona divina: pur permanendo persona umana, tuttavia, è permeata a tal punto dalla divinità da meritare un posto assolutamente privilegiato nella gloria.
Proviamo a riflettere, chiedendo aiuto a due grandi santi francescani. Il primo è nientemeno che san Francesco d’Assisi. Si deve infatti sapere che « tra gli Scritti di san Francesco, leggiamo questa mirabile antifona mariana: “Santa Maria Vergine, non vi è alcuna simile a te, nata nel mondo, tra le donne, figlia e ancella dell’altissimo Re, il Padre celeste,  Madre del santissimo Signore nostro Gesù CristoSposa dello Spirito Santo”.
In poche frasi, san Francesco d’Assisi, teologo mistico, presenta l’Immacolata nella sua unicità, espressa in luce trinitaria altissima, a richiamo ravvicinato dell’antica espressione dei Padri che consideravano e chiamavano Maria Santissima “complementum Trinitatis”, (complemento della Santissima Trinità), a richiamo, ancor più suggestivo, dell’espressione di santa Maria Maddalena de’ Pazzi (1566-1607), la celebre mistica carmelitana fiorentina, che definiva Maria Santissima “sazietà della Santissima Trinità”»[2].
Chi, recentemente, sulla scia di san Francesco ha lasciato un contributo prezioso nella riflessione sulle relazioni intercorrenti tra Maria e la Santissima Trinità è stato san Massimiliano Kolbe, il sacerdote francescano polacco, profeta e testimone della consacrazione illimitata all’Immacolata.
Nella speculazione sul mistero di Maria in rapporto alle Tre Divine Persone ebbe dei lampi di intuizione degni del grande mistico oltre che dell’insigne teologo:
« L’Immacolata mediante la concezione e il parto del Figlio di Dio entrò in parentela spirituale con le Persone della SS.ma Trinità. In relazione al Padre è figlia. La primogenita e unigenita figlia di Dio: tutti i giusti sono figli di Dio per grazia, ma l’Immacolata lo è in grado maggiore, per altro titolo, e lo sarebbe perfino se Cristo non avesse esteso questa grazia a tutti gli uomini. In relazione al Figlio è Sua vera Madre. Il dogma dell’unione ipostatica dice che la natura umana di Gesù Cristo dal primo istante della concezione fu unita alla Persona divina, senza cui non poteva esistere. Maria dunque ha generato Dio e l’uomo. È una dignità infinita, che supera quella di tutte le creature in Cielo e in terra. Per essa ha ricevuto la pienezza di grazia, è colmata di tutti i privilegi, coopera attivamente all’opera della Redenzione e distribuisce tutte le grazie divenendo per tutti Mediatrice. In relazione allo Spirito Santo è Sposa, poiché ha concepito per opera Sua, e così la chiamavano già i teologi medievali »[3].
In forza della sua divina maternità, Maria SS. non solo entrò per sempre in una relazione profonda con le Tre Persone Divine ma addirittura costituì con Queste una “famiglia” contraendo una sorta di “parentela spirituale”, secondo il pensiero ardito di san Massimiliano.
E si potrebbe andare oltre. È ancora san Massimiliano a spiegare come la Vergine SS. sia immagine e riproduzione creata delle perfezioni e delle prerogative increate delle tre Persone divine, nella misura massima possibile a creatura umana.
A questo punto, l’intuizione più singolare di san Massimiliano Kolbe: lo Spirito Santo è Concezione Immacolata Increata e procede per spirazione dal Padre e dal Figlio. È una Concezione Increata, divina, “ab aeterno”, nel seno della SS. Trinità. La Vergine Maria, invece, è stata concepita immacolatamente nel tempo, in un momento stabilito; è creatura fatta dalla mani del Creatore: è, dunque, Immacolata Concezione Creata. Ella è, altresì, riflesso della maternità divina increata del Padre, il Quale è la Sorgente di ogni perfezione creata e, perciò, anche della maternità. Ella è, dunque, la Madre Divina Creata. Infine, può anche dirsi riproduzione della Figliolanza divina Increata del Verbo, Lei che è Figlia dell’Eterno Padre[4]. “Qui la testa gira”…, direbbe san Massimiliano!
Sono queste, oltre che misteri sublimi, realtà presenti in Colei che si è voluta definire, contro ogni sprezzante minimismo di chi la vuole, abbassare e degradare, Colei che è nella Trinità Divina. Sono realtà che, per poter essere afferrate, devono essere penetrate con la guida di una luce superiore che Dio concede alle anime e ai cuori semplici e puri.
Da queste riflessioni consegue che se il mistero di Maria Immacolata è così strettamente prossimo ed intimo con quello della SS. Trinità, vivere in comunione con Lei significa vivere in comunione con la santissima Trinità! Lei conduce le anime a Lei devote sin nel, senso della vita trinitaria; non si può separare la Madonna dal mistero di Dio Trino ed Uno. È Lei stessa che ce lo rivela. È una importante presa di coscienza per al quale diventa chiaro che è Lei la Scala e Porta del Cielo che conduce la vita cristiana alla perfezione e alla beatitudine celesti.
 Note:
[1] Spiega opportunamente in compianto padre Angelo M. Tentori, dei Servi di Maria:« L’espressione che usa è ardita, mai pronunciata così esplicitamente, a bruciapelo, ma non lascia adito a dubbi. Infatti dice: “Sono colei che sono nella Trinità divina”. Davanti a chi vuole abbassarla, Lei si innalza alla sua altezza vertiginosa. L’affermazione “Sono colei che sono”, solenne e forte, sembra riecheggiare addirittura l’autodefinizione di Dio sul monte Oreb »: padre A. M. Tentori, La Bella Signora, delle tre Fontane, p. 82.
[2] Padre S. M. Manelli, L’Immacolata Concezione. Novena, Casa Mariana Editrice, Frigento 2006, p. 32.
[3] Si tratta della sua ultima conferenza tenuta nel campo di concentramento di Auschwitz, una domenica
pomeriggio del luglio 1941, un mese prima della sua gloriosa morte nel bunker di quel campo infernale. E’ particolarmente significativo che l’ultimo discorso tenuto dal padre Kolbe prima della morte riguardasse proprio questo argomento e non altri più “pratici” ed urgenti… Ecco dov’erano la sua mente ed il suo cuore, nelle stratosfere celesti!
[4] Quella del grande san Massimiliano Kolbe potrebbe definirsi come una preziosa sintesi mistico-speculativa di tutta quello che insegna la Tradizione cattolica sulle reazioni tra Trinità Divina e Maria Immacolata con in più intuizioni tutte sue: « Il vertice dell’amore della creazione che torna a Dio è l’Immacolata… E in Lei avviene il miracolo dell’unione di Dio con la creazione. A Lei, come alla propria sposa, il Padre affida il Figlio, il Figlio discende nel Suo grembo verginale, divenendo Figlio di Lei, mentre lo Spirito Santo forma in Lei in modo prodigioso il corpo di Gesù e prende dimora nella Sua anima, La compenetra in modo così ineffabile… Dal momento in cui si è attuata tale unione, lo Spirito Santo non concede alcuna grazia, il Padre non fa scendere, attraverso il Figlio e lo Spirito, nell’anima la vita soprannaturale se non attraverso la Mediatrice di tutte le grazie, l’Immacolata, con il Suo assenso, con la Sua collaborazione. Ella riceve tutti i tesori di grazia in proprietà e li distribuisce a chi e nella misura che Ella stessa vuole »: san Massimiliano Kolbe, Scritti, ENMI, Roma 1997, n. 1310.

15 SETTEMBRE: MEMORIA DI NOSTRA SIGNORA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA ADDOLORATA.

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[. Meditazioni sopra i dolori della SS. Vergine Madre di Dio proposte alla devozione dei fedeli da un sacerdote passionista. Roma, Santuario della Scala Santa, 1938]

44.Viaggio al Calvario.

La condanna a morte di Gesù fu pronunziata dal Preside Romano il giorno della Parasceve di Pasqua, che quell'anno cumulava con la Parasceve consueta cioè col Venerdì: era quasi l'ora sesta, cioè si era ancora prima del meriggio. I Giudei si avvidero che il tempo stringeva, poiché a calata di sole era per cominciare la grande solennità della Pasqua: rimandare l'esecuzione di Gesù a dopo le feste, non c'era nemmeno da pensare, ché il volubile Pilato avrebbe potuto cambiar parere: bisognava dunque profittare dell'ore disponibili. Si prega il Preside a non differire, tanto più che vi erano da giustiziare due altri condannati per delitti comuni. Tanto meglio; accomunandoli con Gesù sarebbe per lui il colmo dell'infamia. Pensato, sugerito, ottenuto l'intento, si approntarono tre croci: sulle spalle di Gesù si adatta la più pesante, e in tutta fretta si muove il triste corteo verso il luogo infame delle esecuzioni capitali, detto il luogo del cranio, o Calvario. Precede un centurione, scortano i rei quattro soldati, guidano il tutto i capi della Sinagoga, seguono donne piangenti, e discreta folla di curiosi.
Maria con le compagne vedono muovere il corteo, non si mescolano però con alcun gruppo, ma guidate dall'animoso Giovanni prendono altra via.
E qui considera, anima mia, lo stato d'animo della Vergine Madre. Tutto ciò ch'ella vede ed ode in questa lugubre circostanza è per lei fonte di vivissimo dolore, considerando sino a qual segno è odiato il suo benedetto Figliolo, l'innocente Gesù. Non si vede l'ora di averlo morto: non si guarda, pur di ottenere l'orribile intento, né a santità di giorno, né a ricorrenza sì ricordevole, né a culto divino, né a rispetto di religione! Lo si vuol morto l'innocente Gesù, ma in maniera che apparisca a tutti reo come i due delinquenti menati a morte con lui. Le ricorda la Vergine le parole d'Isaia: «Ed egli fu accomunato tra gli scellerati!». Et eum iniquis reputatus est!», e vedendole ora appuntino verificate, pur sentendosi crescer la fede nella divinità dell'umiliato Gesù, prova anche tutta l'acerbità e l'amarezza per tanta umana malizia. E quei ministri della religione, gli Scribi, i Farisei, i sacerdoti, che immemori della vigilia di Pasqua, non trovano occupazione più interessante per loro, che venire a dirigere la più orrenda ingiustizia, ad accrescer la pena dell'Innocente menato al supplizio con i loro sarcasmi ed insulti! Quale travolgimento del senso morale! Non sono costoro che per tema di contaminarsi, da non poter poi con buona coscienza mangiar la Pasqua, non hanno avuto l'ardire di entrare nel pretorio del pagano Pilato? Ed ora dove sono andati tanti scrupoli, tanti riguardi alla legge?
Così Gesù con la croce in ispalla, va solo al Calvario: son è accompagnati, che da nemici carnefici, curiosi, donne che piangono per puro sentimentto naturale. Ci sono i due rei che portano la croce bestemmiando l'umana e la divina giustizia; verrà più tardi il Cireneo che piglierà la croce di Gesù soltanto perché costretto: ecco tutto!... Ecco un quadro della tragedia umana di ogni giorno! Maria, che lo intende meglio d'ogni altro, pena e soffre più per gli acciecati uomini, che per Figlio suo, che con tanto zelo per la nostra salute aveva detto: «Chi vuole venire dietro a me, pigli la sua croce ogni giorno e mi segua!». Chi si cura di ascoltare l'invito di Gesù? Oh quanti Cristiani in pratica si diportano come nemici della croce di Cristo. Ed io come mi conduco? Sono amico, o nemico della croce del mio Signore? Se si tratta della figura decorativa della croce, o sì, mi piace! Non mi dispiace nemmeno il culto esteriore alla Ss.ma Croce, almeno quando non costa nulla. Ma la croce mia vera, la tribolazione quotidiana che Dio mi manda per farmi somigliare al Figlio suo, oh questa non mi va, la sfuggo, cerco di sgravarmene le spalle.
O Vergine dolorosissima che seguiste con tanto eroismo Gesù al Calvario; che tanto soffriste per il cieco formalismo de' Giudei; allontanate da me il loro velenoso fermento, affinché col sodo continuo esercizio delle virtù cristiane segua accanto a voi Gesù che va a morire per me con la croce in ispalla.
Mi guarderò come da vera peste dal formalismo farisaico che cola il moscerino e ingoia il camello: ma mi formerò sempre una soda costante coscienza cristiana secondo gl'insegnamenti del Vangelo.

ESEMPIO. A Sant'Andrea Bobola, Gesuita Polacco, la provvidenza assegnò un compito arduo più che forze umane non valgono a portare a termine. Vi è il caso di dire, un Calvario non solo alto, ma scosceso, ripido, malagevole per ogni verso. La sua vita fu una serie non interrotta di difficoltà senza misura, ed una superata, eccone un'altra più difficile, sino all'apostolato spinoso, senza umane soddisfazioni, sino al martirio atroce e lungo, sino ad una morte somigliante a quella di Gesù Crocifisso. Ed il Santo sempre intrepido, mai scoraggiato, sempre lieto e tranquillo, tutto superò, sino alla corona di Martire. Gli dava animo e coraggio il suo ardente amore a Gesù, la sua fervida devozione a Maria santissima. Chi vuole portare con gioia la sua croce quotidiana, sia devoto vero di Maria Addolorata.

PREGHIERA. Stanco e sfiduciato sotto il peso della, tribolazione che da ogni parte mi circonda, e cresce ogni giorno più, a voi ricorro o Maria, Consolatrice degli afflitti, da voi imploro balsamo spirituale che mi rianimi, per la vostra intercessione mi aspetto dalla divina bontà un accrescimento di speranza che mi conforti, un soffio di carità, che mi accenda e sproni a percorrere la via dolorosa, che la misericordia del Padre mi apra innanzi per giungere all'eterna felicità. Voi, o Maria, che troppo bene conosceste la tribolazione, abbiate compassione di me, ed ottenetemi la grazia che desidero. Così sia.

OSSEQUIO. In tutte le angustie, dubbi e perplessità che vi si presentano, ricordate Maria Addolorata, invocate il suo valido patrocinio. 

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