Dobbiamo "Auto-educarci" ripartendo da zero. Come si può ricostruire un’educazione autentica sulle macerie di quella falsa, o della contro-educazione a suo tempo ricevuta e introiettata? Ci vuole tanta "Umiltà" e l’aiuto di Dio di Francesco Lamendola
Che cosa si deve fare se, avendo ereditato una casa in campagna, si prende la decisione di andare a viverci, lasciando la propria casa di città? Per prima cosa si fa un sopralluogo alla nuova casa, che era di qualche zio o dei nonni, si prende visione della situazione, si valuta lo stato in cui si trova l’edificio. Si controlla se sia abitabile fin da subito, oppure no; se sia in stato di abbandono e di deperimento, o se sia stato tenuta con cura, e magari abitato fino a poco tempo prima; se i muri siano in buono stato, e così i pavimenti, il tetto, gli infissi; se non trasudi umidità dalle pareti e dal soffitto, se non ci sia qualche tubatura rotta, se le piastrelle dei pavimenti siano in ordine.
Poi si verifica se ci sono il forno e il frigorifero, se siano in buono stato o se vadano sostituiti; se gli scarichi dell’acqua, in cucina e in bagno, siano funzionanti; se i mobili siano utilizzabili, se le prese della corrente siano in ordine, se i vetri alle finestre siano intatti, se le lampadine siano al loro posto, se ci siano gli allacciamenti del gas e della luce, se ci sia il riscaldamento e quindi la fornitura di acqua calda.
Oggi a credere nei sani valori di sempre, quelli della nostra tradizione, sono ormai pochi, o comunque una minoranza, perché ovunque è penetrata la lebbra del consumismo e dello stile di vita americano, fatto di materialismo grossolano, di edonismo amorale e di arrivismo ad ogni costo: tutti i mass-media, tutto o quasi tutto il mondo della cultura ufficiale, gran parte delle istituzioni e della magistratura, per non parlare della chiesa stessa, in gran parte infiltrata e sottilmente conquistata da cardinali e vescovi massoni, eretici e traditori di Cristo, sono ormai acquisti alla anti-civiltà moderna, e si adoperano attivamente per diffondere fra i giovani una contro-educazione, facendo il deserto morale!
Non sarà male, infine, dare un’occhiata anche in cucina, in soffitta e nel garage, tanto più che, se la casa è rimasta disabitata per qualche mese o qualche anno, potrebbero averci fatto il nido degli animali, dei topi, o degli uccelli, o magari delle vespe. Se si hanno dei bambini, bisogna poi informarsi sulla scuola più vicina; bisogna vedere se ci sono i servizi indispensabili a una distanza non troppo grande, e se la strada che collega la casa al paese più vicino è facilmente transitabile. Se si trattasse d’una stradina in salita, tutta curve e tornanti, in mezzo a un bosco, bisogna considerare che d’inverno potrebbe essere ghiacciata, e quindi pericolosa; se negli ultimi chilometri non è asfaltata, che le piogge e la presenza di buche la renderanno scomoda; se l’ospedale o il pronto soccorso è troppo lontano, bisogna valutare se si possa correre il rischio di affrontare un’emergenza, magari di notte, coi genitori anziani o i bambini piccoli o la moglie incinta. Solo dopo aver fatto queste cose, e dopo aver provveduto con gli interventi necessari, che possono richiedere qualche giorno nel caso più fortunato, oppure qualche settimana o qualche mese, ci si può trasferire e restarci a viverci definitivamente, dopo aver sgombrato la vecchia casa. Ma se si tralascia di seguire queste minime norme di prudenza; se si pretende di andare a vivere nella casa di campagna in quattro e quattr’otto, senza aver controllato come stanno in realtà le cose, prendendo con leggerezza gli eventuali inconvenienti; e se si vuol condurre lo stesso tipo di vita che si faceva prima, avere le stesse comodità, e magari rendersi conto che salire le scale più volte al giorno è un problema per i familiari anziani, mentre prima c’era l’ascensore e l’appartamento era su un unico piano, allora ci si troverà impreparati ad affrontare problemi più o meno gravi, e bisognerà ringraziare solo la propria imprudenza e la propria leggerezza.
Noi tutti dobbiamo renderci conto che l’educazione ricevuta in eredità dalla società degli ultimi cinquant’anni deve essere sottoposta ad un’attenta verifica e, se necessario, deve essere azzerata, affinché si possa ripartire da zero a costruire una vera educazione, che, per mancanza di educatori, dovrà essere, necessariamente, una auto-educazione!
E adesso parliamo della nostra educazione. Parliamo dell’educazione che la società odierna dà ai bambini, ai ragazzi, ai giovani, e sulla quale poi le persone adulte dovranno costruire la loro vita, fare le loro scelte, intrecciare le loro relazioni con se stesse e col mondo. Ignorare questo problema, come si tende a fare oggi, e dedicare pochi pensieri al fatto che la famiglia innanzitutto, poi la scuola, e, per i credenti, anche la chiesa, sono le agenzie educative preposte a dare a ciascuno la necessaria preparazione per affrontare la vita, significa comportarsi come colui che ha ereditato la casa dei nonni, in campagna, e vuole andarci a vivere seduta stante, senza verificare in che stato si trovi e senza considerare che, forse, sarà necessario restaurarla, ripulirla, apportarvi modifiche e miglioramenti, senza i quali rischierà poi di trovarsi in situazioni di grave disagio e, in caso di eventi naturali particolarmente forti, come trombe d’aria, esondazioni o terremoti, anche di vero e proprio pericolo. Ma noi, oggi, non prendiamo nessuna di queste precauzioni: pretendiamo di affrontare la vita senza essere preparati; non accettiamo che qualcuno ci voglia educare; percepiamo come un attentato alla nostra libertà, o alla libertà dei nostri figli, la pretesa di chiunque osi parlare di educazione, di formazione, di preparazione ai doveri e alle responsabilità dell’esistenza. Ed è logico: i nostri orecchi sono talmente abituati ad essere carezzati dalla musica dei diritti; siamo così assuefatti a sentirci dire da tutti, dai genitori, dai maestri, dai politici, dagli amministratori, perfino dai preti, che noi abbiamo diritto a questo e a quest’altro, che dobbiamo far valere i nostri diritti, che vedersi negare l’esercizio di un diritto è il più grave affronto che si possa subire, e al quale bisogna assolutamente reagire con la massima energia; e siamo talmente disabituati a sentir parlare di doveri, di responsabilità, di sacrifici per ottenere ciò che si desidera e per avere il rispetto di sé e degli altri, che pensare all’educazione come al compito fondamentale e al dovere essenziale della generazione adulta verso quella giovane, non ci è per nulla familiare, anzi diciamo pure che è l’ultimo dei nostri pensieri e delle nostre preoccupazioni. Per molti di noi è cosa molto, ma molto più importante, che nostro figlio abbia le scarpe firmate, che vada a scuola con lo zainetto ultimo modello e con il diario del tipo più trendy; che frequenti un corso d’inglese o di computer; che sia iscritto a una squadra di calcio o che vada in palestra almeno due volte a settimana. E le bambine, cosa farebbero senza corsi di danza o di pattinaggio artistico, e senza saper suonare il violino o il pianoforte? L’ideale più ambito, il sogno più meraviglioso sarebbe che facessero qualche provino come indossatrici di vestiti o di biancheria; che le notasse qualche fotografo di grido, qualche agenzia pubblicitaria; e che, appena varcata la soglia dell’adolescenza, ma eventualmente anche prima (perché formalizzarsi su un simile dettaglio?), comincino a partecipare a qualche sfilata, a qualche gara di bellezza balneare, tanto per abituarsi a essere disinvolte mentre gli sguardi maschili le ammirano con desiderio e quelli femminili le vorrebbero incenerire per l’invidia. Poi, se i nostri figli crescono senza una vera educazione; se non sanno comportarsi come si deve, se non sanno aspettare, se non rispettano le regole, se non sono capaci di prendersi la minima responsabilità, neanche quella di pulire la cassettina del gatto o dare il cibo ai pesciolini rossi, pazienza. L’importante è che i figli, maschi e femmine, o magari maschi che potrebbero diventare femmine, e femmine che vorrebbero diventare maschi, possano esplicitare liberamente la loro personalità; che possano realizzarsi, qualunque cosa ciò significhi; che inseguano i loro sogni (o magari quelli dei loro genitori), senza esser condizionati da troppi scrupoli o da un eccessivo senso del dovere. Come se i giovani corressero un tale pericolo, di questi tempi e in una simile atmosfera.
Una subdola ed illusoria dittatura dei diritti? Oggi i nostri orecchi sono talmente abituati ad essere carezzati dalla musica dei diritti; siamo così assuefatti a sentirci dire da tutti, dai genitori, dai maestri, dai politici, dagli amministratori, perfino dai preti, che noi abbiamo diritto a questo e a quest’altro, che dobbiamo far valere i nostri diritti, che vedersi negare l’esercizio di un diritto è il più grave affronto che si possa subire, e al quale bisogna assolutamente reagire con la massima energia! E i doveri?
Ebbene: come quel tale che ha ricevuto in eredità una casa di campagna, e prima di andare ad abitarci si reca a fare un sopralluogo, per vedere in che condizioni si trovi, così noi tutti dobbiamo renderci conto che l’educazione ricevuta in eredità dalla società degli ultimi cinquant’anni deve essere sottoposta ad un’attenta verifica e, se necessario, deve essere azzerata, affinché si possa ripartire da zero a costruire una vera educazione, che, per mancanza di educatori, dovrà essere, necessariamente, una auto-educazione. Chi avrebbe dovuto educare, infatti, o non lo ha fatto, o lo ha fatto malissimo; nei casi peggiori, ha abbandonato i giovani alla televisione, al computer e ai giochi elettronici, o addirittura ha impartito una vera e propria contro-educazione, ossia una educazione alla rovescia. Tale è stata, per esempio, l’educazione data dalla scuola e dall’università negli anni a cavallo del 1968, col sei politico garantito anche ai somari, gli scioperi a ripetizione al posto dello studio e delle lezioni, l’ignoranza promossa per meriti ideologici, la dittatura del conformismo anticonformista, e la faziosità culturale e intellettuale eretta a sistema. Non parliamo di tutti: parliamo soprattutto delle ultime generazioni, le quali, senza loro colpa, si sono trovate a vivere nel momento in cui la crisi di civiltà che ora appare in piena evidenza, cominciava a rompere gi argini e a manifestarsi in forme sempre più eclatanti, fino a travolgere ogni residuo della buona educazione che i nostri nonni e, in parte, i nostri genitori (dipende dall’età che abbiamo) ci avevano trasmesso. Ma come si può far piazza pulita dell’educazione ricevuta? E come si può auto-educarsi, ricostruendo un’educazione autentica sulle macerie di quella falsa, o della contro-educazione a suo tempo ricevuta e introiettata? Non è una cosa affatto semplice; anzi, diciamo pure che un’impresa titanica, per certi aspetti quasi disperata. La buona educazione viene dai valori; e se essi, oggi, sono una merce sempre più rara, come si fa a trovarli, a riconoscerli, a viverli, a farli propri, ad amarli e servirli, se necessario fino al sacrificio di se stessi? E dove trovare le risorse di volontà, di energia, di coerenza, di abnegazione, se queste virtù non sono state coltivate a sufficienza, se la volontà è fiacca, lo spirito debole e la coscienza anestetizzata?
Oggi paghiamo i risultati dell'educazione data dalla scuola e dall’università negli anni a cavallo del 1968, col sei politico garantito anche ai somari, gli scioperi a ripetizione al posto dello studio e delle lezioni, l’ignoranza promossa per meriti ideologici, la dittatura del conformismo anticonformista, e la faziosità culturale e intellettuale eretta a sistema!
Naturalmente stiamo parlando di situazioni limite. Se non andiamo errati, ci sono ancora genitori come si deve, capaci di dare una giusta educazione ai loro figli; maestre e professori capaci d’insegnare e trasmettere non solo nozioni e tecniche, ma anche valori morali e spirituali; e sacerdoti capaci di parlare alle anime e di suscitare in esse il desiderio e l’amore sconfinato di Dio. Ciò detto, bisogna essere realisti e riconoscere che ormai la partita si gioca tutta sulla difensiva; che a credere nei sani valori di sempre, quelli della nostra tradizione, sono ormai pochi, o comunque una minoranza, perché ovunque è penetrata la lebbra del consumismo e dello stile di vita americano, fatto di materialismo grossolano, di edonismo amorale e di arrivismo ad ogni costo; e che tutti i mass-media, tutto o quasi tutto il mondo della cultura ufficiale, gran parte delle istituzioni e della magistratura, per non parlare della chiesa stessa, in gran parte infiltrata e sottilmente conquistata da cardinali e vescovi massoni, eretici e traditori di Cristo, sono ormai acquisti alla anti-civiltà moderna, e si adoperano attivamente per diffondere fra i giovani una contro-educazione, facendo il deserto morale con atti e con parole che offendono e distruggono quotidianamente quanto di sacro, di vero e di buono c’è al fondo di ogni creatura umana, fatta a immagine di Dio. Ed essendo questa la situazione complessiva in cui viviamo, non è pessimismo, ma semplice senso della realtà, chiamar le cose con il loro nome e riconoscere che le potenze delle tenebre hanno ormai conquistato quasi tutti i nodi vitali della nostra società e si accingono a dare l’ultima spallata a ciò che ancora si oppone loro, e che, per chi non è d’accordo con ciò che essi stanno attuando, sta suonando a raccolta la campana dell’ultima chiamata. La battaglia finale sta per cominciare, anzi è già cominciata; e chi ha intenzione di battersi deve battersi, ora o mai più. Questo è il tempo in cui chi è timido deve diventar coraggioso, chi è incerto deve farsi forza, chi è scoraggiato deve ritrovare la speranza, e chi è stanco deve drizzarsi in piedi e andare allo scontro senza lasciarla vedere. È evidente che tutto questo non è umanamente possibile; è evidente che, per avere una possibilità di successo, quello che si deve fare è una cosa sola: piegare le ginocchia in adorazione (nel gesto che il signor Bergoglio non fa mai), rivolgersi a Dio, affidarsi alla Madonna, porsi sotto la sua protezione, e implorare umilmente l’aiuto di Cristo. Ciò che bisogna dire, pregando e supplicando, è questo: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di Te; non son più degno d’essere chiamato figlio; trattami come l’ultimo dei tuoi servi.
Dobbiamo "Auto-educarci" ripartendo da zero. Come si può ricostruire un’educazione autentica sulle macerie di quella falsa, o della contro-educazione a suo tempo ricevuta e introiettata? Ci vuole tanta "Umiltà" e l’aiuto di Dio!
Dobbiamo auto-educarci ripartendo da zero
di Francesco Lamendola
continua su:
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.