Rapito da tanta bontà, atterrato dalla carità assoluta che esprime, riporto le parole di “Francesco”:
“Quando senza amore e senza rispetto si divorano popoli e culture, non è il fuoco di Dio, ma del mondo”.
“Quante volte il dono di Dio non è stato offerto ma imposto, quante volte c’è stata colonizzazione anziché evangelizzazione.
Dio ci preservi dall’avidità dei nuovi colonialismi.
“Il fuoco di Dio è calore che attira e raccoglie in unità. Si alimenta con la condivisione, non coi guadagni. Il fuoco divoratore, invece, divampa quando si vogliono portare avanti solo le proprie idee, fare il proprio gruppo, bruciare le diversità per omologare tutti e tutto”.
Conquistato da queste parole di El Papa, e nello spirito profetico indicato dai parafernalia itifallici amazzonici offerti dagli sciamani alla venerazione di vescovi, Papa e fedeli rapiti, voglio qui denunciare l’ odioso caso di colonizzazione anziché evangelizzazione che noi abbiamo subito. Ecco la prova a carico:
Qui una pregevole statua di Priapo, risalente al secondo secolo a. C., è stata mutilata orrendamente del suo attributo.
L’hanno fatto – senza alcun dubbio – cristiani che invece di evangelizzare, hanno colonizzato. Cristiani brutalmente ignari della necessità d’inculturare la fede nelle tradizioni locali. Cristiani che hanno portato il fuoco “del mondo” e non di Dio.
Cristiani che – si ha orrore a ricordarlo – hanno “voluto portare avanti solo le proprie idee”; fare il proprio gruppo; bruciare le diversità per omologare tutto e tutti.
Tutto questo va condannato senza se e senza ma. Perché – bisogna ammetterlo – è con questi metodi, che quei cristiani insensibili e prevaricatori delle altrui culture hanno diffuso la fede nel Cristo Eucaristico. Per fortuna questo è finito: da tempo, ma adesso in modo definitivo per disposizione di “Francesco”.
L’avessero capito 2 mila anni fa, quegli ebrei che finirono crocifissi, decapitati, stirati in graticola o nell’olio bollente per “portare avanti soltanto le proprie idee”, pensate quante ci saremmo risparmiati: cattedrali e vetrate, gregoriano e barocco, apparizioni della Vergine a pastorelli e suorine, fra cui quella – assurda della Virgen Morena de Guadalupe al misero azteco, apparizione che indebitamente fu interpretata come benedizione dal Cielo dello sradicamento della bellissima tradizione azteca di strappare i cuori, e autorizzò la colonizzazione come evangelizzazione; ci saremmo risparmiati santi noiosissimi, stigmatizzati, intercessori, miracoli; Lepanto, i Rosari, la vittoria sotto Vienna, Riforma e Controriforma, non avremmo né Don Bosco e né la Cappella Sistina – però nemmeno “papa Francesco”, il che sarebbe non ultimo beneficio della non-colonizzazione.
El Papa europeista che non ha mai detto una parola per il popolo greco schiacciato, El Papa che tace sulle migliaia di cristiani che vengono massacrati in Africa, che non dà alcuna solidarietà alle vittime siriane cristiane, ci indica la via: l’UE, la BCE, l’ONU, le ONG che ci scaricano migliaia di immigrati, le leggi per i diritti umani LGBT, hanno superato in bontà il Cristo e i suoi santi. Non ce n’è più bisogno. Il cristianesimo è superato: non era tollerante e accogliente come la Rakete, era inquinante e non credeva a Greta.
Dunque i sudamericani stacchino il quadro della Virgen de Guadalupe e tornino alle tradizioni e culture itifalliche, nonché ai riti con cui i sacerdoti aztechi preoccupati che il Sole on sorgesse, lo facevano sorgere ogni mattina: antesignani indubbi di Greta, ansiosissimi per il Clima che cambia per colpa nostra.
E noi torniamo alle nostre, di tradizioni.. Sia restituito a Priapo l’ammenicolo che gli fu tolto da cristiani che volevano portare avanti solo le proprie idee.
Senso del ridicolo ultima difesa?
Ma perché, mi sono detto, gli atti e le parole di Bergoglio a me suscitano più il riso che l’indignazione? Piaccia o no, René Guénon già invitava a non lasciarsi sfuggire, nella società odierna, “tutto quel che presenta carattere di “contraffazione” o di “parodia”, “carattere” che “costituisce in se stesso un marchio molto espressivo dell’origine di tutta la deviazione moderna, e della quale mette in luce la natura veramente “satanica”.
Questo nome indica “lo spirito che nega”.
E di fatto, “è forse il mondo moderno diverso dalla pura e semplice negazione di ogni verità tradizionale? Senonché questo spirito di negazione è anche allo stesso tempo, e in qualche modo per necessità, uno spirito di menzogna: esso si nasconde sotto ogni forma di travestimenti” perché “imita a modo suo, alterandole e falsificandole, le cose stesse a cui vuole opporsi”, affinché “il disordine assuma le apparenze di un falso ordine, dissimuli la negazione di ogni principio sotto l’affermazione dei principi falsi e così via”, “nient’altro che simulacro e caricatura”: eppure “quanto facilmente le soperchierie, anche le più grossolane, riescono ad imporsi alla folla, e com’è difficile riuscire a disingannarla”.
E non aveva ancora visto, Guénon, le sfilate grottesche e beffarde dl Gay Pride, non poteva immaginare ancora una società che dichiarasse “diritti umani” aborto e suicidio assistito, l’utero in affitto per ricchi finocchi, o i “venerdì” gretini, l’influsso onnipresente di tv e pop e rap, e il conformismo totalitario imperante nell’opinione pubblica, che si fa poliziotta dei dissidenti ed esige leggi penali contro ogni critica, ridefinita “crimine d’odio”. Si limita a citare “gli pseudo-riti ‘civili’ e ‘laici’ tanto diffusi in questi anni, che mirano a fornire alle “masse” un surrogato dei veri riti religiosi, o “le stravaganze del sedicente naturismo, il cui scopo è di far credere che lo “stato di natura” si confonde con l’animalità”: e già trova incredibile che “che coloro che ne sentono non diciamo il pericolo, ma il ridicolo, siano così rari da rappresentare vere e proprie eccezioni”.
Questo istupidimento generale così massiccio e invincibile – vera apostasia dalla ragione che precede, e ha reso possibile, l’apostasia dalla fede – pone un tema capitale. Influenzati da Benson e Solov’ev, siamo indotti ad aspettarci un Anticristo intelligentissimo, geniale, fascinoso e carismatico, umanamente super-dotato. Ma un “padrone del mondo” così sarebbe immediatamente antipatico alle masse. Guénon ricorda giustamente che le tradizioni canoniche lo indicano invece come deforme, “insistono sulle dissimmetrie corporee”, metafora delle intellettuali e spirituali. E a proposito del “cosiddetto Regno dell’Anticristo: qualunque idea si possa averne, è comunque colui che concentrerà e sintetizzerà in se stesso tutte le potenze della contro-tradizione, sia che lo si concepisca come un individuo che come una collettività, e in certo senso potrà essere l’uno e l’altra […] per esprimere il falso a livello così estremo egli dovrà essere, per così dire, completamente ‘falsato’ da tutti i punti di vista, l’incarnazione stessa della falsità […] L’Anticristo non puo’ non essere difforme, una caricatura della tradizione; e chi dice caricatura dice difformità”, “artificiale, meccanico”.
Più avanti, si pone il problema: “in quale misura coloro che rappresentano più completamente la contro-tradizione [nei tempi ultimi] sono effettivamente coscienti della funzione svolta e in quale misura, al contrario, essi non sono che strumenti di una volontà che li supera e che di conseguenza ignorano”: e si risponde che “da questo punto di vista l’Anticristo sarà certamente il più illuso di tutti gli esseri”.
Naturalmente, Guénon non è il Vangelo; ma non lo sono nemmeno Solo’vev e Benson, e le loro sono narrative di fantasia cristiane. Terrei almeno presente l’ipotesi inversa: che l’Anticristo sia stupido. E ridicolo.
Dopo la cerimonia pagana nei giardini vaticani. Adesso riparare!
A proposito della sconcertante cerimonia che si è tenuta nei giardini vaticani il 4 ottobre, nel giorno di san Francesco, si è parlato di “orgia panteista”, di “sincretismo religioso”, di “delirio”. Il tutto con l’aggravante di aver utilizzato san Francesco.
Verissimo. Ma io mi permetto umilmente di aggiungere che è stata anche una profanazione. Certamente i giardini vaticani non sono, o per lo meno non lo sono interamente, terra consacrata. Però fanno parte della città in cui vive il papa, e da qualche anno anche il papa emerito. Sono a due passi dalla basilica che custodisce la memoria del primo degli apostoli e quello che è considerato il suo sepolcro. Si trovano a pochi passi dalle residenze dei due papi e dalla replica della grotta di Lourdes, dove Benedetto XVI si reca a pregare. I giardini sono stati frequentati da numerosi pontefici, che hanno passeggiato lungo i viali e lì hanno pregato e recitato il Santo Rosario, come ancora oggi fa papa Benedetto. Si trovano nell’area della sepoltura di cristiani dei primi secoli e ospitano numerosi simboli religiosi, come la statua di san Michele Arcangelo e quella di Nostra Signora di Aparecida, tanto per fare due esempi tra i più recenti.
Aver dunque realizzato quella cerimonia marcatamente pagana nei giardini vaticani, lo si può ben dire, equivale a qualcosa di sacrilego, un’azione empia che offende tutti i credenti e va riparata.
Molti lettori e amici mi hanno fatto notare che sulla tovaglia stesa su un prato, oggetto di adorazione durante la cerimonia, c’era la statuetta di una sorta di Priapo, e in effetti le immagini non lasciano dubbi. Non che la cosa renda più grave quella che è stata a tutti gli effetti una cerimonia di carattere idolatrico, ma la voglio annotare perché mi pongo una domanda: i cattolici che vi hanno partecipato come hanno potuto prostrarsi davanti alla tovaglia e ai simboli deposti sopra? Con quale spirito l’hanno fatto? Che cos’hanno pensato in quel momento? A chi veramente si sono rivolti con le loro “preghiere”? Chi hanno adorato?
Insomma, per dirla fuori dai denti: il dubbio che la cerimonia abbia avuto anche contenuti satanici, secondo me, ci sta tutto.
In una Chiesa cattolica che spesso invita a considerare superfluo o addirittura sconsigliabile l’inginocchiarsi in adorazione, il 4 ottobre abbiamo visto persone prostrarsi ripetutamente verso una tovaglia deposta su un prato e ricoperta di simboli, quanto meno, assai ambigui e, almeno in un caso, osceni.
Non so se quegli ecclesiastici che hanno partecipato al “rito” sanno che cosa sia il sacrilegio. Di sicuro hanno tradito il Sacro e il Santo che è Gesù Cristo, retrocedendo al paganesimo superstizioso e falso. È l’effetto del relativismo religioso penetrato ormai nella Chiesa.
Ho letto che le offerte degli indigeni alla Pachamama, la madre terra, comprendono il feto di un lama, con spargimento del sangue sul terreno, o di foglie di coca. La prossima volta avremo anche questi rituali? Se si vuole “inculturare” la fede, perché non spingersi fino in fondo?
Ma, ripeto, adesso occorre riparare. Tra i signori cardinali c’è qualcuno disposto a farlo?
Aldo Maria Valli
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