ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 27 ottobre 2019

E tutto fa brodo?

PARADOSSI BUONISTI AMAZZONICI


Si deve accordare rifugio ai rei di crimini comuni? Chi siamo noi per affermare che le leggi africane e asiatiche sono incivili e che i suoi Paesi non hanno diritto di stabilire da se stessi in che modo punire i loro criminali? 
di Francesco Lamendola  

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Il quotidiano Il Gazzettino di Venezia, il 24 ottobre 2019, ha riferito il caso di un cittadino del Mali, richiedente asilo in Italia per ragioni umanitarie, in quanto se fosse rispedito al suo Paese subirebbe una punizione molto dura per i crimini che ha commesso. Trattandosi di un adultero e di un ladro, la legge del Mali prevede che debba subire cento bastonate per il primo reato, e il taglio della mano per il secondo. Orrore, barbarie!, insorgono le anime belle di casa nostra: come si può consegnare un essere umano a una sorte così dura, così disumana? 

E infatti la prima richiesta di asilo umanitario del cittadino del Mali era stata accolta dal Tribunale di Venezia, in vista della lacrimevole sorte che avrebbe atteso il poveretto in caso di espulsione dal nostro Paese. Ma poi qualcosa deve essere andata storta e la Corte d’Appello ha deciso di revocargli la concessione dello status di rifugiato internazionale. Al che il brav’uomo ha fatto prontamente ricorso presso la Corte di Cassazione, accedendo al terzo e ultimo grado di giudizio previsto dalla legge italiana: a spese di chi, provate a immaginarlo voi stessi; di certo non a spese sue, dato che il profugo maliano, come tutti gli altri clandestini entrati nel nostro territorio senza autorizzazione, non poteva di sicuro pagare né tre, né due e neppure una richieste di giudizio, di tasca propria. A questo punto la Corte di Cassazione ha ribaltato la sentenza della Corte d’Appello e ha stabilito che la sua richiesta di asilo per ragioni umanitarie merita di essere ripresa in esame dalle autorità competenti, visto il gravissimo rischio che l’uomo correrebbe, qualora gli venisse respinta. Il che è come dire che non lo si può espellere per nessuna ragione, a meno di voler gettare sul nostro Paese l’infamia indelebile di una così crudele decisione. Strana reazione, in verità, visto che ormai da anni ci sentiamo dire e ripetere in tutte le salse che noi europei, dai popoli del Sud della Terra, abbiamo soltanto da imparare; che, viceversa, abbiamo tutto da farci perdonare, il colonialismo, il neocolonialismo, lo sfruttamento finanziario di questi ultimi anni, perfino la distruzione degli ultimi animali selvaggi, l’elefante, il leone, il gorilla, destinati a cadere sotto le fucilate dei ricchi turisti occidentali o sotto il fuoco dei bracconieri locali, che poi rivendono le pelli o l’avorio sul ricco mercato dei collezionisti, sempre occidentali. Benissimo; le società africane sono il Paradiso in terra, l’apoteosi del Buon Selvaggio. Per non parlare di quella amazzonica, che, complice il Sinodo voluto da “papa” Francesco, sono assurte addirittura a modello virtuoso degno di lode e imitazione da parte del mondo intero: anche se in essi si praticano l’infanticidio, l’uccisione o il suicidio dei vecchi, e, fino a pochi ani fa, il cannibalismo e il rimpicciolimento delle teste da appendere come trofeo nella capanna dell’uccisore (come presso i Jivaros della Selva peruviana). E allora, se le società del Sud del mondo, e specialmente quelle primitive, sono pure e innocenti, e se noi da esse abbiamo tutto da imparare e nulla da insegnare, al punto che il vescovo Erwin Kräutler, personaggio chiave del Sinodo per l’Amazzonia, si è pubblicamente vantato di non aver mai convertito e battezzato neppure un indio, in una vita intera trascorsa in Brasile.

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Ma l'islam è una religione di pace? Oggi un Dio vale l’altro e tutto fa brodo! In fondo, è quel che ha messo nero su bianco il signor Bergoglio con il grande imam ad Abu Dhabi; è Dio stesso che vuole l’esistenza delle diverse religioni!

Ci domandiamo: è cambiata la ragione sociale della Chiesa cattolica? Perché si dà il caso che un certo Gesù Cristo abbia così istruito i suoi Apostoli (Marco, 16, 15-16): Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura.  Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E che la loro risposta sia stata questa (idem, 16, 20): Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano. Non ci risulta che san Pietro e san Paolo abbiano portato a spalla le divinità pagane dentro, né che si siano gettati carponi, col culo in aria, ad adorare i demoni del paganesimo; e a voi? Ma ecco che ci è scappata fuori di bocca una parola che dopo il Concilio e l’introduzione dell’ecumenismo è diventata antipatica ed è caduta in disuso: la parola paganesimo. Come dice ottimamente padre Paulo Suess, stretto collaboratore di Kräutler, rispondendo a chi gli chiedeva un chiarimento sulle cerimonie pagane che hanno accompagnato il Sinodo: E con questo? Anche se fosse stato un rito pagano, è comunque un culto in onore di DioUn rito ha sempre qualcosa a che fare con il culto di Dio. Non si può liquidare il culto pagano come nulla fosse. Che cos’è pagano? Nelle grandi nostre città non siamo meno pagani di quelli della giungla. Si dovrebbe riflettere su questo. E suor Inés Azucena Zambrano Jara, alla conferenza stampa del 25 ottobre, ha sostenuto che Bergoglio, facendosi benedire (?) da due stregoni amazzonici, ha compiuto un gesto di evangelizzazione. Evidentemente, un Dio vale l’altro e tutto fa brodo. In fondo, è quel che ha messo nero su bianco il signor Bergoglio con il grande imam ad Abu Dhabi; è Dio stesso che vuole l’esistenza delle diverse religioni. Ora, se le società europee sono migliori di quella europea, e se i popoli tribali sono migliori di quelli civilizzati, perché mai bisognerebbe preservare i loro figli dalle leggi dei rispettivi Paesi; perché mai bisognerebbe tenerli in Italia, invece di rimandarli donde sono venuti, quando appare evidente che si tratta solo di rei di crimini comuni, e lasciare che vadano presso i loro connazionali, a rendere conto delle loro azioni e a sottoporsi al giudizio dei loro tribunali? Non è questo un segno di presunzione etnocentrica, una manifestazione di razzismo, in quanto basata sul presupposto che le nostre leggi sono più umane, e quindi più giuste e civili, di quelle dei Paesi da cui tali soggetti provengono?

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I principi, specie quelli di matrice illuminista, hanno questo di terribile: che non tengono conto della realtà!

Nel caso del gentiluomo maliano adultero e ladro, la legge alla quale non lo si vuole consegnare è la Sahri’a, la legge islamica adottata quale legge civile oltre che religiosa. Eppure, da anni i nostri progressisti e i nostri intellettuali di sinistra, per non parlare dei preti fautori del dialogo a tutto campo e del clero inclusivo e accogliente, votato alla causa della legittimazione dell’immigrazione selvaggia, sono impegnati a spiegarci che l’Islam è una religione di pace; che il terrorismo islamico, addirittura, non esiste (parola di Bergoglio, l’indomani dello sgozzamento di un prete francese in una chiesa della Normandia, durante la Messa, al momento dell’elevazione per mano di due giovani islamici); che l’accoglienza dei migranti islamici è un alto fattore di civiltà anche per noi, che ci avvantaggeremo dalla convivenza con persone dall’educazione così raffinata e dalle idee così larghe e pacifiche in fatto di tolleranza religiosa e civile. Infatti, è notizia di due giorni fa che ventisette cristiani libanesi, sorpresi a pregare (non a celebrare la Messa: a pregare!) in una casa privata, sono stati arrestati dalla polizia politica del Regno saudita, tradotti in carcere come delinquenti e immediatamente espulsi dal Paese, nel quale non è ammessa alcun’altra religione che l’islamica. Pertanto, non voler rimandare al suo Paese quel gentiluomo maliano, entrato abusivamente in Italia, equivale a un atto di disprezzo e di superiorità da parte nostra: è l’equivalente di uno schiaffo in pieno viso a tutti i governanti e allo stesso popolo del Mali, e di tanti altri Stati islamici dell’Africa e dell’Asia. Infatti, la legge italiana prevede che non si possa estradare un cittadino straniero se, facendolo, lo si espone alla morte o alla violazione dei diritti fondamentali della persona. In particolare la Corte d’Appello di Milano, Quinta Sezione Penale, con sentenza del 18 febbraio 2019, ha negato l’estradizione di un cittadino cinese, accusato nel suo Paese di corruzione, e più precisamente di essersi appropriato indebitamente di fondi universitari (figuriamoci se noi dovessimo condannare a morte tutti i nostri connazionali che commettono il reato di corruzione…), stabilendo che
per poter concedere l’estradizione quando il fatto è punibile con la pena di morte secondo la legge dello Stato estero, è necessario che “l’autorità giudiziaria accerti che è stata adottata una decisione irrevocabile che irroga una pena diversa dalla pena di morte o, se questa è stata inflitta, è stata commutata in  una pena diversa”, fermo restando il rispetto dei diritti fondamentali della persona.

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Come e perchè l'Italia è diventata il paradiso dei delinquenti di mezzo mondo e l'inferno delle nostre forze dell'ordine, oltre che della popolazione onesta e che paga le tasse!

Si deve accordare rifugio ai rei di crimini comuni?

di Francesco Lamendola


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