Papa Francesco contro chi mangia troppo: perché quello del Pontefice è un affondo ipocrita
Padre perdonaci perché abbiamo peccato. Qui a Libero siamo (almeno in parte) persone semplici e di dispute teologiche ne seguiamo pochine. Abbiamo solo notato che, appena il Papa ha finito di parlare di cibo, a Matteo Salvini è venuta una colica, quindi vorremmo scaramanticamente allinearci ai nuovi dogmi sull' alimentazione con una certa celerità, per non rischiare di finire in corsia. Solo non capiamo: ma cos' ha di blasfemo la porchetta d' Ariccia? Perché scomunicare il capocollo? Ma soprattutto, perché devo aprire Twitter e trovare un comunicato del Vaticano che ci dice cosa dobbiamo ordinare a pranzo come un servizio di Bigodino.it?
Siamo tormentati da queste domande da ieri, ovvero da quando Francesco ha mandato il seguente messaggio alla Fao (agenzia dell' Onu che si occupa di cosa mettiamo nello stomaco): «A causa della malnutrizione, le patologie legate all' opulenza possono derivare da uno squilibrio "per eccesso", i cui effetti sono spesso diabete, malattie cardiovascolari e altre forme di malattie degenerative». Insomma dovete piantarla con le salsicce e seguire gli esempi virtuosi. Il prelato argentino, per esempio, è celebre anche per avere un rapporto con la tavola quasi ascetico. Quando è diventato Papa, i suoi confratelli hanno raccontato di quanto erano terribili le visite nella sua parrocchia, dove si trovavano per pranzo e cena solo minestre, tozzi di pane e acqua del rubinetto. Con tutto rispetto, vorremmo anche conoscere la ricetta di questa benedetta zuppa, perché non è che Bergoglio sia filiforme, anzi. Al di là delle cronache agiografiche, lo abbiamo spesso visto addentare pizze, lasagne e così via.
PECCATI
Detto ciò, la gola è un peccato e di conseguenza non vorremmo trascendere, solo un cretino potrebbe star qui a ironizzare sulla forma sferica di tanti cardinali, di preti voraci come squali-balena o di monsignori che non passano più dalla porta santa del Laterano. Qui parliamo di cose serie e applaudiamo quando il Pontefice ci dice che «i disturbi alimentari si possono combattere solo coltivando stili di vita ispirati ad una visione riconoscente di ciò che ci viene dato, cercando la temperanza, la moderazione, l' astinenza, il dominio di sé e la solidarietà».
Detto ciò, la gola è un peccato e di conseguenza non vorremmo trascendere, solo un cretino potrebbe star qui a ironizzare sulla forma sferica di tanti cardinali, di preti voraci come squali-balena o di monsignori che non passano più dalla porta santa del Laterano. Qui parliamo di cose serie e applaudiamo quando il Pontefice ci dice che «i disturbi alimentari si possono combattere solo coltivando stili di vita ispirati ad una visione riconoscente di ciò che ci viene dato, cercando la temperanza, la moderazione, l' astinenza, il dominio di sé e la solidarietà».
RICCHI E POVERI
Una cosa però va chiarita. Non si può accusare l' Occidente di tutto. Il vescovo di Roma ha scritto anche che il problema dell' obesità ormai riguarda anche i «Paesi a basso reddito, dove si continua a mangiare poco e male, copiando modelli alimentari delle aree sviluppate». In pratica, è colpa degli italiani pure se nei bassifondi di Città del Messico s' ingozzano di tacos e sono diventati grassi come preti (già, a Milano si dice così, "grassi come preti", chissà perché)? Che poi non è neanche vero, le nazioni più lardose del mondo sono quasi tutte ricche, partendo dagli Stati Uniti per arrivare alla Germania. Per il resto, c' è sicuramente un dramma in atto nelle isole del Pacifico, dove pare che la metà della popolazione soffra di obesità. Ma esiste una classifica degli Stati più ciccioni e tra i primi dieci non ne figura neanche uno che definiremmo povero. E soprattutto non si possono accusare i Paesi evoluti di tutto: o stanno affamando l' Africa o la stanno ingozzando.
Una cosa però va chiarita. Non si può accusare l' Occidente di tutto. Il vescovo di Roma ha scritto anche che il problema dell' obesità ormai riguarda anche i «Paesi a basso reddito, dove si continua a mangiare poco e male, copiando modelli alimentari delle aree sviluppate». In pratica, è colpa degli italiani pure se nei bassifondi di Città del Messico s' ingozzano di tacos e sono diventati grassi come preti (già, a Milano si dice così, "grassi come preti", chissà perché)? Che poi non è neanche vero, le nazioni più lardose del mondo sono quasi tutte ricche, partendo dagli Stati Uniti per arrivare alla Germania. Per il resto, c' è sicuramente un dramma in atto nelle isole del Pacifico, dove pare che la metà della popolazione soffra di obesità. Ma esiste una classifica degli Stati più ciccioni e tra i primi dieci non ne figura neanche uno che definiremmo povero. E soprattutto non si possono accusare i Paesi evoluti di tutto: o stanno affamando l' Africa o la stanno ingozzando.
Poi qualcosa di vero c' è: anche nelle società opulente le classi agiate sono tendenzialmente più in forma di quelle meno fortunate. Probabilmente a causa di una miglior informazione sui rischi di una cattiva condotta alimentare. O forse perché ci si consola mangiando. Ma potremmo anche perdonare: lasciate che questi poveracci si facciano un piatto di pasta di troppo senza lanciargli anatemi.
di Lorenzo Mottola
E’ ancora cattolico il cardinale Betori?
Enzina Pasquali
L'indagine in Vaticano: con i soldi per i poveri "compravano palazzi"
Emergono ulteriori dettagli sull'indagine in corso in Vaticano: dubbi sull'uso dell'Obolo di San Pietro. E spunta l'"acquisto d'immobili"
Emergono ulteriori dettagli sull'indagine in corso in Vaticano: dubbi sull'uso dell'Obolo di San Pietro. E spunta l'"acquisto d'immobili"
Aria pesante dalle parti di piazza San Pietro, soprattutto per via di quello che sta venendo fuori attorno all'indagine avviata dagli organi interni.
E per le notizie che stanno rimbalzando di ora in ora.
Com'era già accaduto qualche anno fa, viene tirata in ballo pure la gestione dell'Obolo di San Pietro. La destinazione per quei soldi dovrebbe essere soprattutto una: le persone in difficoltà economica, quindi le "periferie economico-esistenziali", che sono tanto care al Papa della Chiesa cattolica. Jorge Mario Bergoglio ha fatto degli ultimi il centro della sua pastorale. Ma pare che anche questa volta la gestione di quel denaro, che non dipende dal vescovo di Roma, sia finita per essere attenzionata. Perché, nonostante l'Obolo di San Pietro, cioè liberalità inoltrate al Santo Padre, sia stato pensato per altri fini, potrebbe essere stato utilizzato per acquisizioni di edifici.
Vale la pena sottolineare come le presunte acquisizioni potrebbero essere state coperte anche mediante altre strade. Di sicuro c'è come un focus specifico dell'inchiesta sia stato posto proprio sull'utilizzo dei 650milioni di euro. Quelli che possono essere annoverati come extrabilancio e quelli in cui viene considerato anche l'Obolo. Il principale quesito, in questo momento, gira attorno a questi aspetti. Ma vanno operati dei distinguo.
Stando a quanto riportato sull'edizione odierna di Repubblica, intanto, le fattispecie individuate in via indiziaria non sono comunque poche: si va dal "peculato" alla "truffa", dall' "abuso d'ufficio" al "riciclaggio" e all' "autoriciclaggio". E cinque persone, com'è già noto da qualche settimana, sono state sospese dai loro incarichi. Tra di loro, c'è anche un monsignore. Ma l'occhio attento di chi sta sta provando a districare la matassa si è allerato per una cifra specifica: "500 milioni", si legge.
Potrebbero essere, magari in parte, quelli del vociferato palazzo di lusso a Londra o comunque potrebbero aver avuto a che fare con quelle che sempre il quotidiano sopracitato chiama "operazioni speculative". Le stesse, presunte, per cui ha avuto luogo un raid in "alcuni uffici" della Segreteria di Stato e dell'Autorità d'Informazione Finanziaria. Per via di una segnalazione che peraltro era partita dallo Ior. L'indagine, come sappiamo, è in corso. E ci vorrà del tempo per capirne di più.
Si vocifera come, però, un quantum derivante dall'insieme di denaro preso in oggetto sia stato messo in campo per "l'acquisto di immobili attraverso lo schemo di società offshore". Questo, almeno, è quanto si legge sulla fonte sopracitata. Saremmo, in caso, in prossimità di un altro scandalo. Di qualcosa che richiama alla mente Vatileaks. Poi sempre Repubblica aggiunge un dettaglio: un ausilio sarebbe arrivato dalla Credit Suisse, in cui sarebbe stato "versato il 77% del patrimonio gestito".
Certo è che i procuratori del Vaticano stanno lavorando mediante una vera e propria indagine per illuminare il quadro.
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/lindagine-vaticano-i-soldi-i-poveri-compravano-palazzi-1771157.html
La Banca Vaticana e il Procuratore del Vaticano combattono contro la Segreteria di Stato.
Terzo round nella guerra civile in Vaticano
La Banca Vaticana e il Procuratore del Vaticano combattono contro la Segreteria di Stato.
Il primo round è stato il raid del 1° ottobre nel Dipartimento Finanziario della Segreteria di Stato (Arcivescovo Peña Parra). È stato provocato dalla Banca Vaticana (Gian Franco Mammì), commissionato dall'ufficio del Procuratore del Vaticano (Gian Piero Milano e Alessandro Diddi) ed eseguito dalla Gendarmeria Vaticana di Enrico Giani.
Il secondo round è stato un article del 6 ottobre su IlMessagero.it che rifletteva la posizione della Segreteria di Stato. La Segreteria ha chiesto a Francesco la testa di Giani e l'ha ottenuta.
Il terzo round è un articolo del 17 ottobre su Espresso.it di Emiliano Fittipaldi che ha ottenuto l'ordine di ricerca della Procura e le intercettazioni telefoniche prodotte da Giani. L'articolo contiene poche nuove informazioni.
Si parla di “palesi irregolarità” nell'amministrazione dell'Obolo di San Pietro: appropriazione indebita, frode, abuso d'ufficio, riciclaggio di denaro, auto-riciclaggio, peculato, corruzione e favoreggiamento.
Gli accusati: Cardinale Becciu, Arcivescovo Edgar Peña Parra, MonsignorsiMauro Carlino e Alberto Perlasca, l'ignoto architetto Luciano Capaldo, Tommaso Di Ruzza.
Fittipaldi parla di un tentato investimento di 250 milioni di dollari in una piattaforma petrolifera Falcon in Angola e di un “complesso sistema di società” per nascondere gli investimenti immobiliari del Vaticano a Londra.
La ragione per questo astio? Probabilmente la Banca Vaticana è arrabbiata con la Segreteria di Stato perché (1) quest'ultima non si dovrebbe impegnare in operazioni finanziarie e (2) fa affari con la banca Credit Suisse, ignorando la Banca Vaticana.
Dov'è Francesco in tutto questo? Nessuno lo sa. Solo una cosa è chiara: è del tutto inetto.
Foto: © Mazur, CC BY-NC-SA, #newsCgpeanefjm
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.