Parlando a braccio ai padri sinodali, il Papa ha chiesto perdono per le statuette pagane gettate nel Tevere. Che però i Carabinieri hanno recuperato e domenica potrebbero addirittura essere esposte nella messa conclusiva del Sinodo per l'Amazzonia. Un epilogo incredibile che segna il disastro degli uomini della comunicazione vaticana e copre di ridicolo la Santa Sede.
Primo: il Papa chiede perdono a quanti si sono sentiti offesi per le «statue della pachamama che sono state tolte dalla chiesa nella Traspontina, che erano lì senza intenzioni idolatriche e sono state buttate al Tevere». Secondo: le statue sono state recuperate e ora sono sane e salve in una caserma dei Carabinieri. Terzo: il Comandante dei Carabinieri sarà ben lieto di dare seguito a tutte le indicazioni e le iniziative al riguardo che verranno proposte dalla Santa Sede, «ad esempio, riferisce il comandante, “l’esposizione delle statue durante la Santa Messa di chiusura del Sinodo”». Quarto: su queste cose il Papa delega il segretario di Stato, cardinale Parolin, a decidere.
Sono questi i passaggi principali del breve discorso rivolto a braccio da papa Francesco ai padri sinodali ieri pomeriggio, 25 ottobre, e riportato integralmente in serata da un comunicato della Sala Stampa Vaticana.
Ogni commento potrebbe essere inutile, eppure di fronte a queste parole non si può non pensare a chi ha esposto il Papa, o lo ha istigato, a un intervento pubblico semplicemente surreale. Provo a spiegarmi: per sua stessa ammissione, papa Francesco non guarda la tv, non va su internet e dei giornali dà un’occhiata soltanto al Messaggero. Quindi, per quanto riguarda le informazioni, sulla Chiesa e sul mondo, dipende in tutto e per tutto da chi gli sta intorno. A cominciare da padre Antonio Spadaro - direttore della Civiltà Cattolica ed eminenza grigia del pontificato - e Andrea Tornielli, direttore editoriale dei media vaticani. Due nomi non casuali, visto che sulla vicenda delle statuette sono stati molto attivi, direi anche molto nervosi, fino a perdere il senso del ridicolo (la citazione a sproposito del santo cardinale Newman, da parte di Tornielli, e il paragone con taleban e Isis che distruggevano le statue, da parte di Spadaro, danno un’idea della condizione in cui versano).
Il fatto è che sulla vicenda delle statuette la comunicazione vaticana è andata in tilt e ha dimostrato tutta la sua inadeguatezza. Di fronte allo scandalo e alle domande suscitate dai riti nei Giardini vaticani e nella Chiesa di Santa Maria in Traspontina ci sono state risposte evasive, contraddittorie e, peggio, che negano anche l’evidenza: ancora ieri il Prefetto della Congregazione per la Comunicazione, Paolo Ruffini, insisteva sul fatto che nei Giardini vaticani non c’è stato alcun rito pagano e questo malgrado i video dicano esattamente il contrario a ogni persona di buon senso (vedi ad esempio questo breve spezzone: oppure questo).
E ora possiamo anche pensare che pur di non perdere la faccia, e raccontandogli la loro versione dei fatti, abbiano spinto il Papa a prendere questa posizione per tacitare i critici. Normalmente sono i collaboratori a fare da scudo al Papa, qui sta avvenendo il contrario. Questi signori si stanno prendendo una gravissima responsabilità.
Riprendiamo infatti le parole del Papa: intanto le definisce «statue della pachamama». Leggiamo da Wkipedia: «Pachamama (anche Pacha Mama o Mama Pacha) significa in lingua quechua Madre terra. Si tratta di una divinità venerata dagli Inca e da altri popoli abitanti l'altipiano andino, quali gli Aymara e i Quechua. È la dea della terra, dell'agricoltura e della fertilità». Dunque, stando alle parole del Papa, si tratta di una divinità pagana, peraltro andina e non amazzonica. Come può essere usata in una chiesa «senza intenzioni idolatriche»? Di più, c’è anche il comunicato dei Carabinieri che così scrivono, a proposito delle statuette: «Sottratte da un altare laterale della predetta chiesa ove erano utilizzate per la preghiera dall’ ”Equipe Itinerante”, gruppo cattolico con sede in Sudamerica che prende parte al Sinodo sull’Amazzonia in atto in Vaticano». Utilizzate per la preghiera: e se lo scrivono i Carabinieri, che immaginiamo non partecipassero ai riti, devono averglielo detto i denuncianti, cioè i diretti interessati, quelli che appunto pregavano gli idoli.
Seconda questione: l’intervento dei Carabinieri. Paradossale che nel bel mezzo della polemica sulla sicurezza a Roma si debba scoprire che non si sa quanti uomini delle forze dell’ordine sono stati impegnati nella ricerca delle statuette nel Tevere (chissà se hanno usato anche i sommozzatori?) e, oltretutto, «le indagini proseguono». Ovviamente su richiesta dalla Santa Sede che, nei giorni in cui Aiuto alla Chiesa che Soffre presenta un rapporto drammatico sulle persecuzioni dei cristiani nel mondo, è in fibrillazione per la perdita di tre statue pagane.
Terza questione, il passaggio più assurdo: sarebbe il Comandante dei Carabinieri a suggerire l’esposizione delle statue in questione nella Messa conclusiva del Sinodo. Non ci sono neanche parole per commentare questa incredibile affermazione. E poi la delega della decisione al cardinale Parolin. Dopo tutto questo bel discorso, perché scaricare sul segretario di Stato una decisione che a questo punto, qualunque sia, sarà sbagliata? Un altro personaggio da eliminare?
Ci auguriamo almeno che il segretario di Stato abbia la lucidità e il coraggio per evitare uno scandalo dalle conseguenze imprevedibili.
Resta il fatto che i signori della comunicazione vaticana, complici anche tanti colleghi interessati a una certa agenda progressista, stanno favorendo un’immagine dissacrante del papato, dando anche l’idea con queste performance che il Vaticano sia una riedizione dello Stato libero di Bananas. E quali che siano le posizioni ecclesiali e teologiche, questo è un pessimo servizio alla Chiesa, oltre che al Pontefice che a parole si dice di voler difendere.
P.S.: Ritrovate le statuette della pachamama, c’è un altro mistero che deve essere risolto: nei Giardini vaticani il 4 ottobre aveva fatto la sua comparsa anche un priapo, che però da allora non si è più visto e di cui nessuno ha avuto più notizie. Sarebbe interessante sapere che fine ha fatto, i Carabinieri potrebbero indagare. Forse non devono andare neanche troppo lontano, magari è in qualche Palazzo vaticano.
Riccardo Cascioli
- THE POPE AND THE STATUETTES.... (ENGLISH VERSION)
- OGGI SI VOTA, SCONTRO SU VIRI PROBATI E RITO AMAZZONICO, di Nico Spuntoni
- DOSSIER: IL SINODO PER L'AMAZZONIA
https://lanuovabq.it/it/il-papa-e-le-statuette-una-situazione-surreale
Sul magazine cattolico First Things è apparso un articolo molto critico sulla situazione attuale nella Chiesa in cui l’autore, Douglas Farrow, intravvede il rischio della “grande apostasia”. I nostri tempi, scrive, sono tempi in cui l’eco-teologia nel bacino amazzonico e le teologie sessuali nelle viscere dell’Europa sviliscono il vangelo di Gesù Cristo. Farrow concorda con molti aspetti della critica che il cardinale Müller ha fatto al documento di lavoro – Instrumentum laboris – del Sinodo dell’Amazzonia e si spinge ancora più lontano vedendo nella Chiesa attuale il rischio di un’autocelebrazione che dimentica Cristo come suo centro e senso, sostituendo il Suo messaggio con messaggi che talvolta sfiorano il paganesimo e lo gnosticismo. Il card. Müller ha rilasciato un commento su questo articolo riprendendolo e approfondendo alcuni aspetti. Qui di seguito la dichiarazione completa apparsa su LifeSiteNews.
Introduzione e traduzione a cura di Annarosa Rossetto.
Dichiarazione completa del cardinale Müller
[E’] Un articolo molto appropriato. Qui [a Roma], non si sa nulla. Nulla viene rilasciato all’esterno, tranne che c’è un’immensa pressione esercitata su coloro che pensano in modo ortodosso e cattolico. In quale situazione siamo se nemmeno i vescovi si rendono conto quando è stato attraversato il confine con l’antico paganesimo. Ecco chi sono i veri “conservatori” o “arci-reazionari”, quelli che interpretano questi termini nel senso proprio di Cristo, che è la fresca novità di Dio che non può essere superata.
Ad esempio, prima e durante il periodo di Sant’Ireneo di Lione – che ci ha regalato i suoi cinque libri “Contro le eresie” che sono di nuovo oggi di grande rilevanza – alcuni si sono “lasciati ingannare dalla cosiddetta Gnosi. Alcuni di quelli che l’hanno professata, hanno errato e si sono allontanati dal sentiero della Fede” (1 Tim 6:21). In precedenza Ireneo aveva trascorso un periodo di tempo a Roma e lì aveva combattuto contro le eresie cristiano-gnostiche. Nel 2 ° secolo, egli era il difensore più importante del Primato di Roma, ma questo non gli ha impedito di invitare di persona sia Papa Eleuterio che Papa Vittore I a scegliere approcci più saggi e più giusti.
“Pensare che uno sia migliore del proprio superiore sembra essere un orgoglio presuntuoso. Ma considerarsi migliori sotto certi aspetti non ha nulla a che fare con la presunzione, perché in questa vita non c’è nessuno che non abbia qualche carenza. Va anche notato che colui che ammonisce il suo superiore nell’amore di Dio non si ritiene quindi più in alto (vedere Ibid , II-II q. 33 a. 4 ad 4); ma, piuttosto, dà solo aiuto a colui che, trovandosi più in alto, è in maggior pericolo”, come dice Sant’Agostino (Epistola 211).”
Diciamo qualcosa anche riguardo all’attuale moda degli ignoranti di dividere la Chiesa in due campi – i nemici del Papa e gli amici del Papa – come se le relazioni personali-private con un particolare Papa fossero la base del Primato di Roma rispetto alla Dottrina della Fede e della Morale, e data la communio gerarchica dei vescovi con il Papa.
Il papato è di diritto divino e pertanto non si basa sul numero di follower su Facebook né sulla mutevole approvazione di giornalisti e opportunisti.
La chiara distinzione in San Paolo tra Fede in Dio e paganesimo non può essere aggirata: perché le persone “hanno cambiato la gloria dell’incorruttibile Dio con l’immagine e la figura dell’uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili. … hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore.” (Rom. 1:23 e seg.)
L’adorazione di Dio è la vera teologia della liberazione dalla paura, dal terrore e dall’incertezza che ci vengono dal mondo materiale e dai nostri simili. E solo con l’aiuto del Vangelo e della Grazia di Cristo una cultura può sviluppare la sua influenza positiva ed essere liberata dal potere del male.
Oggettivamente, l’idolatria e la superstizione sono i più grandi peccati di tutti, basati su una confusione tra il Creatore e la creatura (Tommaso d’Aquino, S. Th. II-II q. 94 a. 3.), che può essere superata solo dall’eresia di coloro che hanno già ricevuto la vera Fede attraverso l’annuncio della Chiesa, a differenza dei pagani che, senza la propria colpa, non conoscono ancora il Vangelo.
Presso la tomba di San Pietro, la religione cattolica deve sempre irradiare verità e chiarezza, perché questo apostolo [Pietro], e quelli che lo seguono (insieme a tutti i vescovi e fedeli), risponde alla domanda “chi pensi che io sia”: “Tu sei Cristo, il Figlio del Dio vivente”. (Mt 16:16). E questo non gli è stato dato da un dialogo con persone con idee simili o con se stesso, ma piuttosto attraverso la Rivelazione del Padre da parte del Figlio. The Fides Petri [la fede di Pietro] è il fondamento della Chiesa Cattolica. La Professione di Fede non deve essere sempre reinventata, adattata a volontà o reinterpretata come sembra necessario. La Fede è la potenza della Parola di Dio nel cuore della Chiesa e quindi non è il fossile di un pensiero umano obsoleto. La Rivelazione è in Cristo per sempre presente in tutta la sua pienezza nella Fede della Chiesa. Non possiamo esaurire questa fonte fino a quando non ritorna alla fine dei tempi. Ma non dobbiamo nemmeno volerla migliorare attraverso emendamenti umani apparentemente necessari. Sarebbe il peggior inquinamento ambientale che renderebbe il nostro pianeta inabitabile. Se la Parola Incarnata, Colui che era presso Dio ed è Dio, non dovrebbe più dimorare in mezzo a noi e dentro di noi, che posto ci sarebbe ancora per noi?
Di Annarosa Rossetto
VATICAN NEWS AUTOCENSURA IL TEOLOGO CHE AMMETTE: RITI PAGANI AL SINODO.
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, dietro le alte mura del Vaticano devono essere veramente nervosi. E tanto più nervosi devono essere gli spin doctor mediatici del Pontefice regnante, che dopo aver nominato ieri Maestro delle Cerimonie Pontificie il Comandante della stazione dei Carabinieri, che forse permetterà che le statue della Pachamama appaiono in San Pietro durante la messa di chiusura del Sinodo, si sono esercitati in un bel compitino di censure.
Verso chi? Verso Paul Gunther Süss, teologo cattolico tedesco, che vive e lavora in Brasile dal 1966, uno dei motori nascosti – ma neanche tanto – delle spinte in avanti del Sinodo, e un esempio vivente, insieme agli altri vescovi e prelati di origine tedesca, di come il Sinodo sia un prodotto largamente teutonico, un bell’esempio di colonizzazione culturale e ideologica.
Paul Süss era stato intervistato tempo fa da Vatican News. E aveva parlato liberamente. Ma soprattutto aveva detto, riferendosi alla cerimonia di prostrazioni varie nei giardini vaticani, davanti al Pontefice, e al seguito di altri riti a Santa Maria in Traspontina:
“Poi qualcuno ha scritto che era un rito pagano. Sì, e allora? Anche se quello era un rito pagano, è sempre un gesto di adorazione. Un rito ha sempre a che fare con l’adorazione. Il pagano non può essere liquidato come niente. Che cos’è il pagano? Nelle nostre città non siamo meno pagani che nella giungla. Dovreste pensarci”.
Sarà anche vero, ma in genere non ci prostriamo a sedere all’aria davanti al frigorifero o al televisore. Fingiamo di più.
Però capite bene che in quest’atmosfera, in cui Paolo Ruffini nega – nonostante video e fotografie – che qualcuno si sia prostrato nei giardini vaticani, e anzi rimprovera i giornalisti che fanno domande avventate; il Pontefice che fa ammettere dai carabinieri che le statue Pachamama salvate dalle acque sono state usate in chiesa per dei riti di preghiera; che le polemiche sulle derive pagane del Sinodo stanno montando al calor bianco; beh, che uno delle menti organizzatrici del Sinodo ammetta tranquillamente che sì, nei giardini vaticani sono state celebrate cerimonie pagane, potrebbe, se ci fossero ancora dei giornalisti curiosi a seguire i lavori creare qualche problema.
Così è scomparsa l’intervista, che però potete trovare su questa cache di Google, sostituita da un’altra. In calce ci sono anche i testi in tedesco. Buona lettura.
Testo tedesco della prima intervista:
Mario Galgano – Vatikanstadt
Die Kritik an den Riten und Symbolen der Indigenen bei der Amazonien-Synode ist auch bei den Synodenvätern angekommen. In verschiedenen Medien wurden einige Elemente bei Veranstaltungen und Gottesdienste zur Synode als heidnisch bezeichnet. Der Experte für Indigenen-Kulturen, Paolo Suess, erläutert uns, dass man den Kontext verstehen und respektieren sollte:
16/10/2019
Synodenvater Merkel: Ökologische Bekehrung notwendig
„Wir Europäer haben ja beispielsweise einen anderen Umgang mit der Zeit. Das ist ja für uns in der Liturgie ganz wichtig. Wenn wir an Deutschland denken, dann ist es ja so, dass wenn die Sonntagsmesse mehr als eine Stunde dauert, dann schauen alle auf die Uhr, weil dann der Sonntagsbraten nicht rechtzeitig fertig wird. Bei den Indigenen geht der Ritus über Stunden und das ist dann nicht ein stilles Sitzen. Da wird getanzt, gesungen und gesprochen. Das ist sehr lebendig. Das müssen wir nicht kopieren. Wir müssen aber verstehen, dass auch die Zeit ein kulturelles Element ist und es gibt Völker, die viel Zeit haben.“
“ Die Indigenen haben viel Zeit für ihre Kinder, die wir Europäer gar nicht mehr haben wollen ”
Gerade dieses Element sei etwas, das die Europäer von den Indigenen aufnehmen sollten.
„Die Indigenen haben viel Zeit für ihre Kinder, die wir Europäer gar nicht mehr haben wollen. Wir lagern sie aus, schicken sie in Kindergarten. Die Schulen sollen dann alles machen, was wir Zuhause gar nicht mehr wahrnehmen wollen. Damit ist die Erziehung gemeint.“
Statt kritisch gegenüber Symbolen der Indigenen zu sein, müsse man auf deren Werte achten.
„Das Zeitverständnis ist verschieden, aber vor allem welche Werte wichtig sind. Ich denke eben an die Kinder, da lohnt es sich, die Zeit zu investieren.“
“ Große Probleme gelten weltweit ”
Man solle allgemein unvoreingenommen gegenüber der Amazonien-Synode sein, so der Ratschlag des Synoden-Teilnehmers Suess, der als eingeladener Experte an der Bischofsversammlung teilnimmt.
„Sagen Sie nicht von vornherein, dass da nichts geht, was man von der Synode hört. Große Probleme gelten weltweit. Was die Synode über die eucharistische Präsenz beschließt, betrifft die Frage, was für uns die eucharistische Präsenz bedeutet. Der Kardinal von Wien, Christoph Schönborn, sagte, dass es in seiner Stadt zu viele Gottesdienste an den Sonntagen gibt. Das ist für sie ein Segen. Aber sie müssen dann doch überdenken, was denn für sie Eucharistie bedeutet.“
Die eucharistische Präsenz sei deshalb in einem solchen Kontext eine Selbstverständlichkeit, die dann aber meist damit zu kämpfen habe, dass ihr kein großer Wert mehr beigemessen werde. Man müsse somit zunächst hören, was die Synode herausbringe und vielleicht könne dies auch ein Gewinn für Gläubigen in Europa sein, so Suess.
„Es ist ja hier durch einige bestimmte Medien spürbar eine Anti-Stimmung gegen die Synode. Als bei dem Eröffnungsritus der Papst im Petersdom uns und die Indigenen abgeholt hatte, war da ein Kanu-Boot zu sehen. Da schrieb dann einer, das sei doch ein heidnischer Ritus. Ja und? Selbst wenn das ein heidnischer Ritus gewesen wäre, dann handelt es sich trotzdem um einen Gottesdienst. Ein Ritus hat immer etwas mit Gottesdienst zu tun. Das heidnische kann man nicht abtun als nichts. Was ist heidnisch? In unseren Großstädten sind wir nicht weniger heidnischer als da im Urwald. Das soll man sich mal überlegen.“
(vatican news)
Ed ecco la seconda, in cui la parte in neretto non appare…
Die Kultur in den europäischen Großstädten ist mindestens ebenso „heidnisch“ geworden wie der Vorwurf, dass die Indigenen heidnisch seien und damit die katholische Kirche bedrohen würden. Das sagt im Live-Gespräch mit Radio Vatikan der Indigenen-Experte und deutsche Geistliche Paolo Suess, der seit mehreren Jahrzehnten im Amazonas-Gebiet in Brasilien tätig ist.
Mario Galgano – Vatikanstadt
Die Kritik an den Riten und Symbolen der Indigenen bei der Amazonien-Synode ist auch bei den Synodenvätern angekommen. In verschiedenen Medien wurden einige Elemente bei Veranstaltungen und Gottesdienste zur Synode als heidnisch bezeichnet. Der Experte für Indigenen-Kulturen, Paolo Suess, erläutert uns, dass man den Kontext verstehen und respektieren sollte:
16/10/2019
Synodenvater Merkel: Ökologische Bekehrung notwendig
„Wir Europäer haben ja beispielsweise einen anderen Umgang mit der Zeit. Das ist ja für uns in der Liturgie ganz wichtig. Wenn wir an Deutschland denken, dann ist es ja so, dass wenn die Sonntagsmesse mehr als eine Stunde dauert, dann schauen alle auf die Uhr, weil dann der Sonntagsbraten nicht rechtzeitig fertig wird. Bei den Indigenen geht der Ritus über Stunden und das ist dann nicht ein stilles Sitzen. Da wird getanzt, gesungen und gesprochen. Das ist sehr lebendig. Das müssen wir nicht kopieren. Wir müssen aber verstehen, dass auch die Zeit ein kulturelles Element ist und es gibt Völker, die viel Zeit haben.“
“ Die Indigenen haben viel Zeit für ihre Kinder, die wir Europäer gar nicht mehr haben wollen ”
Gerade dieses Element sei etwas, das die Europäer von den Indigenen aufnehmen sollten.
Die Indigenen haben viel Zeit für ihre Kinder, die wir Europäer gar nicht mehr haben wollen. Wir lagern sie aus, schicken sie in Kindergarten. Die Schulen sollen dann alles machen, was wir Zuhause gar nicht mehr wahrnehmen wollen. Damit ist die Erziehung gemeint.“
Statt kritisch gegenüber Symbolen der Indigenen zu sein, müsse man auf deren Werte achten.
Das Zeitverständnis ist verschieden, aber vor allem welche Werte wichtig sind. Ich denke eben an die Kinder, da lohnt es sich, die Zeit zu investieren.“
Große Probleme gelten weltweit ”
Man solle allgemein unvoreingenommen gegenüber der Amazonien-Synode sein, so der Ratschlag des Synoden-Teilnehmers Suess, der als eingeladener Experte an der Bischofsversammlung teilnimmt.
Sagen Sie nicht von vornherein, dass da nichts geht, was man von der Synode hört. Große Probleme gelten weltweit. Was die Synode über die eucharistische Präsenz beschließt, betrifft die Frage, was für uns die eucharistische Präsenz bedeutet. Der Kardinal von Wien, Christoph Schönborn, sagte, dass es in seiner Stadt zu viele Gottesdienste an den Sonntagen gibt. Das ist für sie ein Segen. Aber sie müssen dann doch überdenken, was denn für sie Eucharistie bedeutet.“
Die eucharistische Präsenz sei deshalb in einem solchen Kontext eine Selbstverständlichkeit, die dann aber meist damit zu kämpfen habe, dass ihr kein großer Wert mehr beigemessen werde. Man müsse somit zunächst hören, was die Synode herausbringe und vielleicht könne dies auch ein Gewinn für Gläubigen in Europa sein, so Suess.
Marco Tosatti
26 Ottobre 2019 7 Commenti --
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