Un articolo di Anne Bernet che ci parla della Madonna di Fatima pubblicato sulla rivista L’Homme nouveau, nella traduzione di Elisa Brighenti.
Non è sorprendente che, mentre siamo sollecitati da ogni parte da stimoli disparati, spesso lodevoli e giusti, ma che sono orientati solamente al conforto materiale, necessario, certamente, ma di valore inferiore, lo siamo così poco quando si tratta di opere di misericordia spirituale? Se è ovviamente necessario nutrire coloro che hanno fame e vestire quelli che hanno freddo, non è anche necessario provvedere alle necessità molto più tragiche delle anime che si perdono, o anche di quelle che gemono nel Purgatorio? Aspettando preghiere, voti, messe sempre più rare?
Perché se la Madonna voleva così tanto la consacrazione della Russia al suo cuore immacolato, era, impedendole di diffondere i suoi errori, allo scopo di impedire a molte anime di sprofondare nel materialismo, nell’ateismo e perdersi per sempre. Per quanto spiacevole possa sembrare, è proprio del rischio di andare all’inferno che la Madonna è venuta a parlarci a Fatima. E poiché i tre bambini veggenti avevano visto, inorriditi, quel mare di fiamme in cui i dannati lottavano, con corpi simili a carboni ardenti, torturati dai demoni, essi non avrebbero mai preso alla leggera né la loro salvezza né quella degli altri.
Questa verità è al centro del piccolo libro “François e Jacinthe, i pastori di Fatima”, che Jean-François de Louvencourt pubblica nella collezione Parole de Vie, edita da Le Livre ouvert (65 pagine 6 €).
Da un punto di vista laico, niente di più stupefacente e scandaloso della storia di questi due poveri giovani, presi a pochi mesi di distanza, in seguito a terribili sofferenze sopportate con costanza esemplare, e, per quanto riguarda Giacinta, una solitudine e un abbandono per spezzare il cuore. In che modo la Beata Vergine poteva accettare di vedere tali miserie, tanta tortura, inflitte a due bambini che diceva di amare?
Perché essi le avevano liberamente accettate, perché avevano, consapevolmente e con un eroismo molto al di sopra di quello della maggior parte degli adulti, acconsentito a divenire a loro volta, distesi sotto la croce con Cristo, vittime dell’Amore, per partecipare al loro livello alla redenzione del mondo, strappando le anime dall’inferno. Certamente, non è chiesto a tutti e, un po’ vigliaccamente, tutti siamo tentati di dire “tanto meglio!”, di farne a meno, ma ad ogni contrarietà, ad ogni piccolo o grande dolore, sarebbe opportuno, lamentandosi e piangendo un po’ ‘meno, dire anche noi: “Mio Dio, è per i peccatori. È per strapparli via dall’inferno. ”
E questo non è niente, come ricorda un opuscolo, L’inferno esiste (Tqui, 70 p, 10 €.). “Il più grande trucco del diavolo è far credere alle persone che non esiste”. Bisogna ammettere che ha funzionato molto bene per un secolo o due. Per esserne convinti, è sufficiente partecipare, salvo alcune eccezioni, ai funerali: non si affronta mai la questione né del Purgatorio né dell’Inferno. Ognuno è salvato ora, senza fermarsi ai suoi meriti personali né alla confessione e all’espiazione delle colpe. Dio non è buono e misericordioso?
Come sottolinea padre Patrick de Laubier, questo insegnamento falsamente consolante è in realtà pericoloso per la fede e la salvezza delle anime che non vengono più messe in guardia contro le trappole di un nemico a cui nemmeno alcuni uomini di chiesa sembrano più credere. Eppure!
Attraverso alcuni commenti sobri e saggi, Padre de Laubier si offre di riflettere su ciascuno degli estratti delle visioni di Santa Francesca Romana, Santa Teresa d’Avila, Santa Faustina, Beata Anna-Caterina Emmerich, Suor Lucia di Fatima, che videro la realtà dell’inferno di fuoco e l’orrore indicibile dei suoi tormenti. Non si tratta di terrorizzare, come spesso si afferma, ma di avvertimento.
Mentre c’è ancora tempo.
Ed è la più grande misericordia che ci sia possibile esercitare
Di Elisa Brighenti
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