I riti tribali dentro le mura vaticane. E fuori il popolo prega sconcertato
All'apertura del Sinodo nei giardini vaticani si celebrano imbarazzanti riti tribali alla "madre terra" sotto gli occhi del Papa. Intanto fuori i fedeli si interrogano sconcertati tra convegni, preghiere pubbliche e testimonianze controcorrente sull'Amazzonia.
Gli ultimi giorni della settimana passata sono stati densi di iniziative – e di preoccupazione – per non pochi cattolici. Domenica si apriva ufficialmente il Sinodo sull’Amazzonia, il cui Documento preparatorio, l’Instrumentum Laboris, ha provocato tante dichiarazioni, prese di posizione e avvertimenti da parte di teologi, cardinali – anche vicini al Pontefice regnante e studiosi – per alcune affermazioni giudicate addirittura eretiche, o apostatiche.
Il clima di inquietudine non si è certo placato di fronte alla cerimonia del 4 ottobre, in cui nei giardini vaticani, alla presenza del Pontefice si è svolta una celebrazione – che potete vedere qui – per certi versi imbarazzante; fra l’altro, al centro della cerimonia, nel “mandala”, un tappeto posato sull’erba, e sul quale erano poggiate statue e oggetti, faceva bella mostra anche un pupazzo maschile con il membro (sproporzionato rispetto alla figura intera) orgogliosamente eretto…
La preoccupazione dei cattolici di tutto il mondo per questo appuntamento, e per la situazione della Chiesa in generale, ha trovato espressione in una serie di appuntamenti e convegni, e in un momento molto particolare, la Preghiera pubblica per la Chiesa. Che si è svolta sabato pomeriggio al Largo Giovanni XXIII, al fondo di via della Conciliazione, con vista su San Pietro, e a cui hanno partecipato circa settecento persone giunte da tutta Italia. Un momento particolare, perché era stato organizzato da “cristiani della strada”, senza nessuna organizzazione alle spalle. E che oltre alla partecipazione in loco è stato seguito “spiritualmente” – da quanto è apparso sui social – da molte persone lontane. Era una preghiera per la Chiesa in passione; e questo concetto è stato affermato con chiarezza e vigore anche venerdì pomeriggio, in una tavola rotonda a Roma (trasmessa in streaming in tutto il mondo e con la platea che ha superato le 5.000 presenze), dal titolo: “La nostra Chiesa: riformata o deformata?”.
Erano presenti grossi nomi del cattolicesimo anglosassone (la conferenza, e le risposte erano tutte in inglese), fra cui John Henry Westen, fondatore di LifeSiteNews, Michael Matt, Michael Voris, Taylor Marshall, Roberto De Mattei, Jeanne Smits, José Antonio Ureta e chi scrive queste righe. Durante gli interventi i partecipanti hanno sottolineato diversi punti di criticità: dal documento di Abu Dhabi, che sembra porre tutte le religioni sullo stesso piano (“volute” da Dio) alla proposta dell’ordinazione femminile, all’attacco al celibato dei preti, alle infiltrazioni per distruggere la Chiesa dall’interno, e naturalmente alle proposte non cristiane presenti nel documento preparatorio del Sinodo.
E alla sparizione dei missionari tradizionali e degli ordini religiosi. John Henry Westen ha affermato sintetizzando, che essere preoccupati, e dirlo “non vuol dire che non si vuole bene a papa Francesco. In realtà non sarebbe amore glissare su tutte queste preoccupazioni monumentali e tacere su di esse, perché danneggiano lui più di tutti. Dovrà rispondere a Cristo nel Giudizio come tutti noi dovremo”. Sul documento di Abu Dhabi, che invece di essere corretto è stato diffuso da tutte le istituzioni cattoliche, è stato detto che la frase “La pluralità e diversità delle religioni, del colore, del genere e della razza e linguaggio sono volute da Dio nella Sua saggezza” è esplosiva: “Le implicazioni della frase sono evidenti: se Dio ha voluto… che esistano parecchie religioni , se ne può dedurre che tutte le religioni sono volontà divina e quindi ciascuno è libero di segliere la religione che più gli si attaglia”.
Sabato si è invece svolto il convegno – centrato sull’Amazzonia e sul suo Sinodo – organizzato dall'Istituto Plinio Corrêa de Oliveira (IPCO). Fra i tanti interventi di valore ne ricordiamo, in sintesi estrema, due. Che smentiscono i luoghi comuni purtroppo ben presenti nel documento preparatorio del Sinodo, e nella mentalità di molti degli organizzatori. Il primo è quello di un indio, Jonas Marcolino Macuxi. I Macuxi sono un’etnia amazzonica, e Joans ha raccontato che fino a dodici anni di età cacciava e pescava. I suoi genitori erano analfabeti. Ha studiato matematica e si è laureato in diritto. È oggi uno degli esponenti della Società di difesa degli indigeni uniti del Roraima settentrionale. I macuxi nella Raposa Serra do Sol sono circa 12.000. Jonas dice che “il 70% è contro la delimitazione della riserva (…). Siamo integrati, dal 1988 abbiamo l’energia elettrica, automobili, bus e viviamo in villaggi produttivi. La maggioranza assoluta degli indios dell’Amazzonia brasiliana chiede di progredire. Il problema è che ci sono alcuni che vorrebbero farci tornare ancora all’età della pietra”.
E Luiz Carlos Baldicero Molion, metereologo brasiliano, professore e ricercatore all’Universidad Federal de Alagoas, ha detto in buona sostanza che non esistono mutazioni climatiche o riscaldamento globale prodotti dall’uomo ma variazioni naturali del clima. Esistono argomenti fisici concreti che suggeriscono che il riscaldamento globale tra il 1916 e il 1945 è stato causato dall’attività solare (la maggiore degli ultimi 400 anni). Oppure che il riscaldamento del 1976-2005, attribuito a attività umane, è invece stato causato dalla riduzione della copertura nuvolosa del 5% e dalla grande frequenza di eventi come El Niño. Per i prossimi anni è presente una tendenza al raffreddamento (aumenta la copertura nuvolosa) dell’Oceano Pacifico, che è il fattore più importante per il clima globale. In Europa nei prossimi anni ci saranno inverni più lunghi. Molion ha poi negato quel luogo comune secondo cui l’Amazzonia è polmone verde del mondo. Secondo Molion l’Amazzonia non è essenziale per la distribuzione delle piogge in altre regioni lontane dall’America del Sud, perché l’Amazzonia non è fonte di umidità per l’atmosfera. La foresta consuma più ossigeno di quanto ne produca. La foresta non produce acqua, in realtà, ma ricicla l’acqua caduta in piogge precedenti.
Certo, è da verificare quante di queste verità – e dubbi – potranno farsi strada in un Sinodo così ideologicamente prefabbricato e precostituito. Probabilmente molto poche, e l’esperienza dei sinodi precedenti ci dice che quello che accade dietro le alte mura vaticane influenza ben poco i risultati futuri dell’evento, stabiliti prima ancora che i lavori abbiano inizio.
Marco Tosatti
-E IL PAPA "BLINDA" I LAVORI di Nico Spuntoni
http://www.lanuovabq.it/it/i-riti-tribali-dentro-le-mura-vaticane-e-fuori-il-popolo-prega-sconcertato
Il Sinodo e la Giornata della Bussola
Preghiera e testimonianza alle verità della Fede nella Chiesa e nel mondo. È la consegna che ci ha affidato il cardinale Burke nell'intervento pronunciato domenica alla Giornata della Bussola. Tutt'altra cosa quanto avviene invece (intorno) al Sinodo per l'Amazzonia, i cui padri - anche per la pressione dei media - sembrano più preoccupati di risolvere i problemi della Foresta.
Il cardinale Burke e suor Rosalina
«Pregare con tutto il cuore e dare testimonianza alle verità della Fede nella Chiesa e nel mondo». Questa è la consegna che ci ha lasciati il cardinale Raymond L. Burke alla Giornata della Bussola, che abbiamo vissuto domenica alla Comunità Shalom-Regina della Pace di Palazzolo sull’Oglio (Bs). Ed è anche ciò che è stato concretamente vissuto domenica: dalla Santa Messa che ha dato il via alla Giornata agli incontri pomeridiani con Vittorio Messori, suor Maria Gloria Riva, Franco Serafini, Diego Manetti e suor Rosalina Ravasio, fondatrice della Comunità Shalom; dalla lezione dello stesso cardinale Burke alla testimonianza offerta dai ragazzi della Comunità, completamente coinvolti nell’organizzazione dei vari momenti. Senza dimenticare ovviamente il numeroso popolo (un migliaio le presenze) che ha affollato l’area dell’incontro. Un popolo mosso dall’amore alla Verità, il cui stare insieme è riflesso della Bellezza che rende evidente la presenza di Gesù.
Poteva suonare strano proporre un incontro del genere nel cuore della Lombardia, incontro che sembrava astrarsi dai temi di attualità anche nella Chiesa, vista la coincidenza con l’apertura a Roma del controverso Sinodo dell’Amazzonia. Eppure crediamo che proprio la nostra Giornata della Bussola sia stata il giudizio più chiaro sulla realtà della Chiesa e del mondo. “Fino ai confini della terra” era il tema che avevamo scelto, a sottolineare l’ansia missionaria che ci anima, il desiderio di arrivare a tutti per comunicare la fede. Un desiderio che, tra l’altro, si traduce per noi anche nel lavoro per mettere online nelle prossime settimane una versione in inglese e una in spagnolo della Nuova Bussola Quotidiana (a Palazzolo abbiamo presentato un’anteprima).
È una missione fondata sull’annuncio che è all’origine della Chiesa, la certezza che Gesù Cristo è l’unico Salvatore, che la Resurrezione di Gesù ha cambiato la storia e continua a cambiarla attraverso la vita di chi Lo segue. Che Gesù ci salva, e salva tutto di noi, è evidente ad esempio nei ragazzi della Comunità Shalom, ma lo era anche nei volti e nei gesti di chi ha partecipato alla Giornata della Bussola.
Un’aria completamente diversa da quella che si respira attorno al Sinodo, dove molti degli interventi di queste settimane ci consegnano una concezione di Chiesa che deve risolvere i problemi del mondo, a cominciare da quelli della foresta amazzonica. Un compito per il quale, nella migliore delle ipotesi, Gesù è una delle tante opzioni possibili, quando non qualcosa di superfluo, come la sconcertante cerimonia pagana di venerdì scorso nei Giardini Vaticani ha dimostrato. Una Chiesa i cui pastori si mostrano orgogliosi su internet perché i gadget del Sinodo sono in materiale riciclato e senza plastica. Si tratta di una Chiesa ridotta
ad organizzazione politica, ad agenzia dell’Onu.
«Non perdiamo tempo ed energia lamentandoci delle difficoltà che affrontiamo, ma dedichiamoci con rinnovato vigore alla missione», ci ha detto ancora il cardinale Burke. Questo è quello che conta, perché a Milano come nella Foresta amazzonica è Gesù ciò che il cuore di ogni uomo desidera; ed è questo incontro che cambia la vita e come conseguenza cambia la realtà intorno, le relazioni con gli altri uomini e il rapporto con la natura.
La Giornata della Bussola non è stata una bella parentesi, ad interrompere una realtà quotidiana confusa e avvilente. È stata la possibilità di confortarci a vicenda nella fede, a sostenerci nel compito che ci è affidato, a rilanciarci con più decisione nella missione per portare Gesù al mondo. «Non dobbiamo mai lamentarci o cadere nell’autocommiserazione – ha detto il cardinale Burke commentando il Vangelo del giorno -. Dopo aver fatto tutto quello di cui siamo capaci per affrontare il male, dobbiamo lasciare il resto nelle mani di Dio e andare avanti con gioia, come dice san Paolo, essendo lieti «nelle sofferenze» e nel dare «compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella [nostra] carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa».
Riccardo Cascioli
http://www.lanuovabq.it/it/il-sinodo-e-la-giornata-della-bussola
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