IL PASTICCIO DELLE FINANZE VATICANE. NESSUNO SCONTO? IL PESCE PUZZA…
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, mentre sui giornali infuriano notizie sui presunti scandali finanziari vaticani; in attesa che, se ci sono, vengano rivelati possibili comportamenti scorretti, che finora non appaiono, (nessuno ha mai impedito al Vaticano di fare affari, a Londra, in Svizzera o Lussemburgo…); Osservatore Vaticano ci ha inviato un suo contributo di inquadramento generale-storico, per fare un po’ di chiarezza sui problemi di gestione della Santa Sede, e non farsi accecare dal polverone quotidiano…Buona lettura.
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Caro Tosatti, poiché vedo che i nostri colleghi riportano informazioni, ma non fanno sintesi, ti chiederei di permettermi di fare io una sintesi provocatoria dalle vicende di cui si stanno occupando i mezzi di informazione sulle finanze, traendo spunto non solo dalle mie conoscenze dirette, ma necessariamente anche da quelle di altri colleghi affidabili.
Dice il Papa che NON SI DEVONO FARE SCONTI A NESSUNO. Continua a dirlo, ma non a farlo, soprattutto con chi dovrebbe, da ben sei anni, se la situazione è così deteriorata dopo sei anni di gestione sua, la dichiarazione – NESSUNO SCONTO – deve valere per Lui. E’ il Vertice che non funziona. Noi a Napoli diciamo infatti che “il pesce puzza dalla testa”.
Questo “profumo di pesce” si intuì fin dall’inizio del pontificato, quando il Papa sembrò ignorare le carte (che includevano il Rapporto segreto della Commissione Herranz su Vatileaks) che Papa Benedetto gli trasmise nel famoso scatolone (plurifotografato). L’implicito invito era: – io ti lascio il posto, ma sappi chi e cosa c’è intorno a te e cosa va fatto subito -.
Quelle carte, che Bergoglio non sembra abbia letto, spiegavano fatti molto significativi sulla Curia, inclusi fatti in materia finanziaria.
Parte di questi documenti ricevuti da Benedetto, spiegavano da chi e perché era stata cambiata la Legge Antiriciclaggio di Benedetto XVI (datata 30 dicembre 2010); spiegavano tutti gli avvenimenti successivi (chiusura conti bancari, trasferimenti dei conti su banche estere, cambio del Consiglio Ior, Consiglio AIF, ecc. Ma soprattutto (ci viene detto) contenevano il Rapporto Moneyval che spiegava perchè la Segreteria di Stato cambiando la Legge Antiriciclaggio, aveva fatto “un passo indietro”).
Queste carte se anche non le avesse lette personalmente, dovrebbe averle fatte leggere a qualcuno per avere le necessarie spiegazioni.
Se invece le ha lette e trascurate, la cosa è ancor più grave, viste le conseguenze. Perciò NESSUNO SCONTO.
Poi il Pontefice mandò via il card Bertone e nominò il card. Parolin Segretario di Stato, ma gli tolse la delega alle attività finanziarie (che diede al card. Pell, chissà perché), separando Segreteria di Stato e attività finanziarie e creando i presupposti dello scandalo in corso.
Poi cominciò a fare nomine personalmente, non consultandosi apparentemente con nessuno competente: dal Prelato dello IOR (il famoso Ricca, di cui Sandro Magister raccontò una storia non edificante), fino a componenti del Cosea (poi inquisiti e condannati).
Continuò nominando personalmente il Vice Direttore generale dello Ior (Mattietti), che poco dopo venne licenziato e gli venne impedito persino l’accesso in Vaticano.
Cacciò (e fece minacciare dal card. Becciu) il Controllore dei Conti, Milone perché aveva capito che andava fatta un’indagine sui fatti che oggi son oggetto dello scandalo. Confermò il Presidente e il direttore dell’AIF (coinvolti nello scandalo) nei loro ruoli, per ben sei anni. Fece personalmente dimettere un Consigliere dello IOR (Salvatori) perché aveva messo in discussione decisioni finanziarie dubbie.
Non ascoltò il card. Pell che voleva fare una commissione di inchiesta per indagare operazioni sospette.
Insomma, ha preso sempre e solo lui le decisioni del dissesto. Nessuno sconto?
Se oggi, dopo 6 anni, ai vertici di comando della Curia ci son persone inadeguate, se ancora ci sono scandali che si moltiplicano, ebbene cari lettori, noi a Napoli diciamo che il pesce puzza dalla testa, lo sappiamo bene. Infatti quando il pesce puzza è la testa che tagliamo prima di cucinarlo. Perciò nessuno sconto?
Osservatore Vaticano.
Marco Tosatti
5 Ottobre 2019 13 Commenti --
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