Il 29 settembre scorso, per commemorare la “Giornata Mondiale dei Migranti e dei Rifugiati”, subito dopo l’Angelus, “El Papa” ha inaugurato la scultura “Angels Unwares”, Angeli Inconsapevoli, in mezzo a piazza San Pietro. Il nome dato alla scultura è enigmatico. Rousseau ha difeso la tesi dell’uomo naturalmente buono, qui vediamo invece che l’uomo “immigrato” sarebbe perfino un angelo, cioè soprannaturalmente buono.
La scultura “rappresenta un gruppo di migranti di diverse culture e periodi storici”e in mezzo a loro spiccano due ali di Angelo. Il Papa ha voluto quest’opera artistica in Piazza San Pietro, affinché a tutti fosse ricordata la sfida evangelica dell’accoglienza; e ha inteso rifarsi a quanto si legge nella Lettera agli Ebrei: “Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo” (Eb. XIII, 2).
Beh, sono più di cinquant’anni che viviamo in tempi di “aggiornamento”; tempi in cui abbiamo visto chiaramente affermarsi una cultura della negazione dei fatti. Forse questo spiega perché l’ospitalità si sia trasformata in accoglienza. Tuttavia, tale cultura della negazione dei fatti non spiega come sarebbe possibile avere un Angelo di luce tra gli immigrati musulmani, indù, induisti, animisti, ecc. Gli angeli conoscono la Santissima Trinità, perché dovrebbero presentarsi in forma umana, come persone che negano la Trinità? Come può un angelo di luce assumere la forma di un musulmano, che nega quella stessa divinità di Gesù che egli adora? Nel caso delle altre religioni, gli unici angeli che possono presentarsi a noi in forma umana sono quelli decaduti.
La dottrina cattolica sull’“accoglienza” ci è stata insegnata dall’Apostolo dell’amore: San Giovanni, nella sua seconda lettera:
«Poiché molti sono i seduttori che sono apparsi nel mondo, i quali non riconoscono Gesù venuto nella carne. Ecco il seduttore è l’anticristo! Fate attenzione a voi stessi, perché non abbiate a perdere quello che avete conseguito, ma possiate ricevere una ricompensa piena. Chi va oltre e non si attiene alla dottrina del Cristo, non possiede Dio. Chi si attiene alla dottrina, possiede il Padre e il Figlio. Se qualcuno viene a voi e non porta questo insegnamento, non ricevetelo in casa e non salutatelo; poiché chi lo saluta partecipa alle sue opere perverse» (II Gv. I, 7-11).
Dovrebbe quindi essere sufficiente la definizione di “accoglienza” lasciataci dall’Apostolo dell’amore; definizione che invece, secondo il nuovissimo Vangelo di Francesco, sembra essere a dir poco xenofoba.
Ma torniamo a parlare della scultura… Uno dei suoi possibili significati è che si tratterebbe dell’immagine di ciò che Francesco ha detto il 4 giugno 2019 ad Abu Dabhi, parlando del logo del suo viaggio:
«Il logo di questo viaggio raffigura una colomba con un ramoscello di ulivo» … «È un’immagine che richiama il racconto del diluvio primordiale, presente in diverse tradizioni religiose. Secondo il racconto biblico, per preservare l’umanità dalla distruzione Dio chiede a Noè di entrare nell’arca con la sua famiglia. Anche noi oggi, nel nome di Dio, per salvaguardare la pace, abbiamo bisogno di entrare insieme, come un’unica famiglia, in un’arca che possa solcare i mari in tempesta del mondo: l’arca della fratellanza» [1].
In ogni caso, tutti i possibili significati convergono in una blasfema parodia del sacro [2]; basta considerare che, si tratti di una barca o dell’Arca di Noè, tale scultura degli “Angeli inconsapevoli” ha la pretesa di raffigura la stessa Chiesa.
Tutti sanno che la Chiesa viene simboleggiata da una barca, alludendo agli stessi Apostoli, che erano pescatori, e alla missione della Chiesa che è pescatrice di uomini e li raccoglie in salvo nella barca di Pietro. In questo senso, San Cipriano di Cartagine si rifà all’Arca di Noè, poiché come nessuno si salvò dal diluvio fuori dall’Arca, così nessuno si salva fuori dalla Chiesa: extra Ecclesia nulla salus [3]. Papa Francesco, invece, come abbiamo appena visto, vede nell’Arca di Noè l’immagine della “fratellanza”, rappresentata da questa scultura in piazza San Pietro, e per “salvaguardare la pace” bisogna entrare in questa nuova arca: così che si potrebbe affermare che per Francesco “extra fraternitas nulla pax”.
Per Papa Francesco, infatti, non si tratta più di salvezza ma, in coerenza con la Nouvelle Théologie, di vivere il soprannaturale contenuto nel naturale, di vivere da uomini naturalmente e soprannaturalmente buoni, da uomini che sono “angeli inconsapevoli”.
In tutta evidenza, non ci troviamo neanche nell’ermeneutica della riforma nella continuità, come pretendeva papa Ratzinger, ma in piena religione “noachita”, come bene ha spiegato Michel Laurigan nell’articolo “Vaticano II: dal ‘mito della sostituzione’ alla religione noachita”:
«Il nuovo fine della Chiesa sarà l’evangelizzazione dei popoli secondo quest’umanitarismo noachita, nonché l’unificazione di questi popoli. Il primato romano verrà ridefinito per facilitare l’unità dei Cristiani. Il noachismo sarà «la religione della morale naturale»!» [4].
Considerando l’affermazione del cardinale Joseph Ratzinger, secondo cui il pontificato di Papa Francesco è in continuità col suo, ne consegue che l’attuale Papa starebbe portando avanti la famosa riforma nella continuità, tale che oggi si comprende meglio che cosa intendesse a suo tempo papa Ratzinger per tradizione cattolica.
Fatta propria la religione noachita, qualunque cosa può considerarsi una fonte della rivelazione: immigrati, indios amazzonici, giudaismo e perfino la massoneria.
NOTE
1 - Il Papa: «Cattolici e musulmani insieme sull’arca della fratellanza» - http://www.famigliacristiana.it/articolo/sull-arca-della-fratellanza-per-salvare-il-pianeta.aspx
2 - Matteo Donadoni, in “Il barcone della nuovissima alleanza”
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV3187_Donadoni_Barcone_nuovissima_alleanza.html
vede nella scultura “Una blasfema parodia della biblica Arca dell’Alleanza”.
3 - San Cipriano di Cartagine: De catholicae Ecclesiae unitate, «6 - La sposa di Cristo non può tradire il suo sposo, perché è immacolata, è pura. Conosce un sola casa; custodisce nella sua purezza, la santità di un unico talamo. … Chi l’abbandona, non potrà avere il premio promesso da Cristo. Perché diventa uno straniero, uno sconsacrato, un nemico di Cristo. Non può avere Dio per Padre chi non ha la Chiesa per madre. E come nessuno poté scampare al diluvio senza cercar ricovero nell’arca di Noè, così nessuno potrà salvarsi senza far parte della Chiesa».
https://cooperatores-veritatis.org/2017/07/28/san-
cipriano-origine-delle-eresie-e-degli-scismi-testo-originale/
4 - Articolo pubblicato sul n° 46 di Le Sel de la terre, e ripreso dal sito Una Vox.
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV2828_Laurigan_Dalla_sostituzione_al_noachismo.html
di Gederson Falcometa
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