SUPER EX: NON SI PUÒ TACERE SU RUINI. FORSE NON NE POTEVA PIÙ…
Cari Stilumcuriali, Super Ex (Ex di Avvenire, Ex di Movimento per la Vita, Ex di catto-movimenti vari, ma non ancora ex cattolico, nonostante le tentazioni e le provocazioni messe in atto dalla maggior parte dei chierici) ci ha inviato questa notte una riflessione sull’intervista del cardinale Camillo Ruini, e sulle reazioni scomposte che le parole pacate e di buon senso del porporato hanno scatenato nella fazione piddina, cattocomunista e nuovo-ordinista-mondiale della Chiesa e fuori. Una riflessione secondo SC condivisibile al cento per cento. Le reazioni testimoniano solo della partigianeria e della microstatura umana dei protagonisti. Non senza qualche preoccupazione di tasca e di carriera…
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Con grande ritardo, ma non si può tacere sull’intervento del cardinal Ruini sul Corriere della sera di domenica.
Anzitutto perché ha sollevato un salutare vespaio, destando le ire funeste di alcuni (i soliti Melloni, Riotta…) e la speranza di altri.
La prima cosa da dire è che se Ruini ha parlato, è perché evidentemente non ne poteva più!
In questi anni in tanti gli abbiamo chiesto e richiesto di intervenire, e il cardinale ha sempre negato.
Forse per modestia, forse perché sa che la Chiesa di Bergoglio è fatta così: nessuno può parlare, tranne il capo e i suoi scherani.
I cardinali stessi non sono cardine di nulla: devono essere maggiordomi e yes man. Anche per questo sono scelti tra personaggi di secondissimo piano, se possibile culturalmente scadenti come il capo. Se poi hanno qualche scheletro nell’armadio, meglio: terranno la testa bassa!
Ma Ruini è Ruini: è stato un uomo chiave degli ultimi pontificati, e anche chi non lo ama non può non riconoscerne la intelligenza, la devozione alla chiesa, e la cultura. Una cultura, si badi bene, non fine a se stessa, ma indirizzata ad Deum, come dimostrano per esempio i suoi ultimi libri: Intervista su Dio e C’è un dopo? La morte e la speranza (si noti che in entrambi non si parla di politica, ma di Dio, di morte, di vita eterna: un tema ormai inconseuto per gli uomini di Chiesa in età bergogliana).
Ruini, si diceva, è intervenuto dopo tanto silenzio. Posso assicurare, per la mia piccola esperienza, che in passato ha fatto il pompiere, mai l’incendiario, destando le ire di chi non si capacitava del suo silenzio davanti a tanto sfacelo.
Ad essere precisi, era già sceso in campo, qualche tempo fa, con la Fondazione Magna di Gaetano Quagliariello ed Eugenia Roccella, il 17 aprile di quest’anno: di fronte al silenzio connivente della Chiesa sull’eutanasia, aveva così cercato, presentando il libro “Eluana non deve morire”, di ricordare la necessità di una battaglia culturale per la difesa della sacralità della vita.
Ovviamente il suo allarme era caduto nel dimenticatoio: oggi nessuno nella chiesa osa riprendere in mano i “principi non negoziabili”, per tema di urtare il capo (e il segretario di stato Parolin, che ogni tanto sembra smarcarsi leggermente, ma che dimostra costantemente la sua vicinanza al Pd).
Ebbene l’intervento di Ruini è stato in due direzioni. Una religiosa, che ovviamente al giornale interessa di meno, ma forse, a Ruini, di più (ha dichiarato che prega e spera che il papa nella prossima Esortazione apostolica post-sinodale non confermi l’apertura al matrimonio dei preti) ed una politica, chiedendo in sostanza di piantarla con la ridicola demonizzazione di Matteo Salvini portata avanti da Bergoglio, Spadaro e orchestrina gesuitica. Ruini non ha santificato il leader leghista: ha chiesto solo di non farne l’unico dannato, in epoca di ponti, chiusura dell’inferno, misericordia e comunione per tutti…
Subito vari giornalisti, compresi collaboratori del quotidiano Avvenire che in passato non avrebbero mai osato tanto, si sono scagliati contro il cardinale con assoluta veemenza. La vulgata vuole che Salvini sia il nuovo Hitler, e nessuno deve ridere di fronte a tanta sfrontata faziosità e ignoranza.
Non mi interessa qui riportare le invettive piene di odio di costoro, quanto notare che quando qualcuno ha coraggio, poi altri lo seguono.
Per questo va rilanciato l’articolo scritto da Mimmo Delle Foglie, già vicedirettore di Avvenire, direttore del Sir, guida della comunicazione del Comitato Scienza & Vita nel referendum sulla procreazione assistita e coordinatore generale del Family Day del 2007, scritto non per il suo quotidiano, Avvenire, chiuso a qualsiasi dialogo, ma per il giornale online on line Formiche.
Riporto solo un passaggio, fra i tanti che fanno onore a Mimmo, rimandando per chi vuole all’intervista completa: “Chi ha memoria ricorda che nei primi Anni Novanta fu proprio il quotidiano Avvenire, ispirato dalla Cei allora guidata da Ruini, a tentare di decifrare il fenomeno leghista che stava prendendo piede soprattutto nel Nord Est del Paese. Fu il quotidiano cattolico a mandare inviati soprattutto in Veneto per capire quanto stava avvenendo e perché in una regione bianca si stessero affermando parole d’ordine nuove che sembravano in contraddizione con la tradizione moderata e cattolica di quelle popolazioni. Avvenire sdoganò la Lega non trattandola come un esercito di barbari. Infatti i barbari scesero a Roma e non fecero i danni che tutta l’intellighenzia italiana, profondamente di sinistra, paventava. Altrettanto accadde con “l’impresentabile” Berlusconi, il cui successo sancito dalle urne non fu avversato, ma accettato come semplice e naturale espressione democratica e popolare…”.
Marco Tosatti
https://www.marcotosatti.com/2019/11/05/super-ex-non-si-puo-tacere-su-ruini-forse-non-ne-poteva-piu/
Il Vaticano è nel caos. E ora l’opposizione al Papa ha nome Camillo
L’intervento del cardinale Ruini sulla necessità che la Chiesa apra un dialogo con Matteo Salvini è il primo attacco in grande stile alla visione politica di papa Francesco rispetto al sovranismo illiberale e clericale. “Non condivido l’immagine tutta negativa di Salvini, che viene proposta in alcuni ambienti”, ha dichiarato Ruini con estrema nettezza al Corriere della sera. Soggiungendo: “Penso che abbia notevoli prospettive davanti sé e che però abbia bisogno di maturare sotto vari aspetti. Il dialogo con lui mi sembra pertanto doveroso”. L’uso del rosario? “Una maniera di affermare il ruolo della fede nello spazio pubblico”. Anche se, chiosa il porporato, un modo “poco felice”, che può apparire strumentale.
Ruini non è un cardinale qualsiasi in pensione. E’ stato il potente presidente dell’episcopato italiano per quasi un ventennio sotto Giovanni Paolo II eBenedetto XVI. Lo storico cattolico Pietro Scoppola sosteneva che la sua vera missione era di fare il “segretario di partito”. Lui stesso non ha mai negato il suo gusto per la politica. Ruini ancora oggi ispira rispetto e “parla alla pancia” di una parte dell’episcopato, commenta un dirigente vaticano.
Non è dunque da sottovalutare in alcun modo la sua decisione di scendere così pesantemente in campo contro le “linee guida” ideali di papa Bergoglio a proposito del sovranismo, che aizza la xenofobia e manipola i simboli religiosi. Per il codice tradizionale di comportamento delle gerarchie ecclesiastiche il suo posizionarsi contro la linea del Papa – incarnata in Italia nella Cei dal cardinale Bassetti, attuale presidente dell’episcopato – è impensabile.
Si immagini se al tempo del referendum per la procreazione assistita, quando Ruini aveva lanciato la Cei sulla linea dell’astensionismo (per fare fallire la consultazione) se un ex presidente della Cei avesse rilasciato un’intervista per sostenere l’esatto contrario. Impensabile. Così come fino a ieri sarebbe parso inimmaginabile che un cardinale italiano da un centinaio di metri dal palazzo apostolico lanciasse il guanto di sfida a Francesco, che ripetutamente ha messo in guardia da tutto ciò che puzza di totalitarismo, con una intervista in cui la parola “xenofobia” non appare mai e non viene mai affermato che non si può baciare la croce mentre si urla “la ruspa per i campi rom”.
La mossa di Ruini rafforza l’impressione che l’autunno del 2019 stia portando il pontificato di Bergoglio verso una stagione del caos. Lo scandalo degli investimenti spericolati vaticani per centinaia di milioni di euro. Le manovre finanziarie incoscienti (nella migliore delle eventualità). Le dimissioni poco chiare imposte al comandante della gendarmeria vaticana, Domenico Giani. Lo scontro tra l’ex Sostituto cardinale Giovanni Angelo Becciu e il Segretario di Stato cardinale Pietro Parolin, che definisce “piuttosto opaca” l’operazione immobiliare vaticana sulla piazza di Londra.
E – scontro su scontro – la contrapposizione frontale tra l’autorità anti-riciclaggio vaticana (Aif) e la magistratura inquirente di Oltretevere, che indaga sul direttore dell’Aif Tommaso Di Ruzza, a cui i colleghi dell’autority hanno espresso totale fiducia.
Nel frattempo una manina ha aperto i cassetti e ha fatto uscire fuori un documento segreto del Consiglio per l’Economia, che denuncia un deficit insostenibile per la Santa Sede. Letteralmente: “Il deficit, ricorrente e strutturale, ha raggiunto livelli preoccupanti e rischia di condurre a un default in mancanza di interventi urgenti”. Seguono altri documenti su pagine oscure delle finanze di Oltretevere.
E arriviamo all’ultima (per ora) rivelazione. Tocca il caso Orlandi. L’ex nunzio Carlo Maria Viganò sente improvvisamente l’impulso di comunicare urbi et orbi che, appena scomparsa Emanuela Orlandi, uno sconosciuto chiamò in Vaticano lasciando una comunicazione sensazionale: Emanuela era stata rapita e la “sua liberazione era collegata a una richiesta, il cui adempimento non necessariamente dipendeva dalla volontà della Santa Sede. Si trattava di un messaggio formulato in termini precisi e ben costruito”.
Viganò, nell’intervista al blog di una giornalista amico, butta là: “(La trascrizione della telefonata) deve essere nell’archivio della Segreteria di Stato e non so se fu mai dato agli inquirenti italiani. Mi meraviglierei che non fosse stato fatto”. E chi in alto loco vaticano vuole capire, capisca… Ma la cosa più singolare è che, interrogato sulle richieste dei rapitori, l’ex nunzio affermi: “Purtroppo la memoria non mi assiste sul contenuto preciso di quel documento”.
L’opinione pubblica non è così ingenua. Se ha sollevato perplessità la risposta di papa Bergoglio alla giornalista messicana Valentina Alazraki, quando ha detto di non ricordare se nell’incontro con Viganò dopo la sua elezione si parlò o meno del caso McCarrick, è totalmente incredibile che Viganò, con tutto il clamore che il caso Orlandi sollevò a livello nazionale e internazionale, non si ricordi quale tipo di riscatto avessero chiesto i supposti rapitori.
Il panorama è questo. Gruppi e clan si muovono disordinatamente in questo secondo tempo del pontificato bergogliano. Spira nei corridoi un vento di insinuazioni. L’intento di alcuni è far vedere che il governo funziona male. Che sia vero o no, nemmeno conta. L’importante è spargere la sensazione. In questo clima Ruini lancia un altro tosto avvertimento a Francesco: “Spero e prego che il Papa non confermi” le richieste dei vescovi amazzonici di istituire preti sposati, scegliendoli dai diaconi permanenti. “E’ una scelta sbagliata”. Da oggi l’opposizione ecclesiale-politica italiana al pontefice ha il suo punto di riferimento.
Papa Francesco presto sostituito? Voci sul clamoroso ribaltone in Vaticano: c'è già il nome del successore
I malumori generati da Papa Francesco in Vaticano si fanno sempre più insistenti, soprattutto dopo il Sinodo sull'Amazzonia. In occasione del quale Bergoglio ha proposto l'abolizione dell'obbligo del celibato per i diaconi. E cosìItalia Oggi ipotizza che ci sia una fronda pronta a sostituire Francesco con un'altra nota personalità all'interno del Vaticano: si tratta di Pietro Parolin, segretario di Stato.
Nel mirino l'operazione trasparenza voluta da Papa Francesco. Un'iniziativa che - per Italia Oggi - è dovuta anche alla fiducia "a pelle" che Bergoglio troppo spesso manifesta verso gli altri e che ha inevitabilmente prodotto le nomine non sempre adeguate di questo Pontificato. Basta pensare agli scandali legati ai fondi dell'Obolo di San Pietro. Soldi provenienti da offerte caritatevoli e destinati a scopi molto meno benevoli. Non solo, perché il cardinale Parolin conosce bene la Cina e i cinesi con cui ha dialogato. Conosce altrettanto bene anche il Sudest asiatico dove ha mediato l'accordo tra Santa Sede e Vietnam. Insomma, per Italia Oggi sarebbe lui l'uomo giusto, in grado di rammendare tanti strappi e tanta confusione del Pontificato di Francesco.
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