Su cattolici e partiti, l'ex presidente della CEI boccia l'idea di un nuovo partito dei cattolici, giudica ormai irrilevante il cattolicesimo democratico e senza prospettive il sinistrismo della CEI, iniziato con Galantino e proseguito con Bassetti. Infine invita al dialogo con Salvini. Un'analisi che mette a nudo le contraddizioni di certe scelte politiche dei vescovi.
Una serie di “zampate felpate” l’intervista del cardinale Camilo Ruini al Corriere di ieri, nel suo stile migliore. Una intervista a tutto campo, che ha toccato temi politici, ecclesiali e spirituali. Ad avere più eco è stato certamente il primo ambito, quello politico, anche se non vanno trascurati gli altri. Mentre esce il manifesto di un nuovo partito dei cattolici collocato nel solco del cattolicesimo democratico, o del “cattolicesimo politico di sinistra” come preferisce dire il cardinale per maggiore chiarezza, Aldo Cazzullo gli chiede se non abbia ragione Galli della Loggia a considerare questo richiamo politico ormai inconsistente, visto l’esito delle elezioni in Umbria.
Il cardinale non ha dubbi che questa storia politica abbia sempre meno rilevanza, ma invita ad essere cauti a parlare di “impegno diretto della Chiesa” a suo sostegno. In Umbria, tale impegno, secondo il cardinale, ha riguardato solo “quella parte di uomini di Chiesa che sono a loro volta orientati a sinistra”. Ecco la zampata, ma felpata: il cattolicesimo democratico è finito, ma bisogna stare attenti che questa fine non coinvolga anche la Chiesa. Meglio dire che coinvolgerà solo alcuni suoi uomini, quelli che per conto loro sono già orientati a sinistra.
Ma chi sono costoro? È da tempo, ossia dall’avvento alla segreteria della CEI di mons. Nunzio Galantino, che i vertici episcopali appoggiano in modo piuttosto evidente (e spesso imbarazzante) la sinistra al governo, dissuadono da mobilitazioni cattoliche di piazza che disturbino i manovratori, spingono talvolta apertamente e più spesso sotterraneamente per una nuova presenza cattolica che sia contro il “populismo” e contro il “sovranismo”, ossia che eriga un muro a destra. Mons. Galantino, pur essendo solo il segretario della CEI, aveva congelato e messo da parte il presidente, il cardinale Bagnasco, e quando il cardinale Bassetti sostituì quest’ultimo, anche la presidenza portò avanti quella linea, spingendosi anche molto oltre contro Salvini e il “salvinismo”. In terra umbra si saranno mossi altri prelati, ma a livello generale il messaggio è chiaro: attenti che l’inconsistenza della proposta cattolico-democratica non coinvolga anche la Chiesa italiana.
Come non allargare il riferimento al nuovo partito lanciato da Zamagni con il suo manifesto? La collocazione di quest’ultimo in quell’area che sta dimostrando la sua inconsistenza è fuori discussione. Ruini dissuade dal fare altri partiti popolari e margherite. Anzi rivendica, rispondendo ad un’altra domanda di Cazzullo, la validità della strategia da lui portata avanti nei sedici anni di presidenza della CEI: “influenzare gli schieramenti, in particolare il centro destra”. “Non mi sono pentito – dichiara il cardinale – Senza mitizzarla, quella strada ha portato dei frutti. Si è trattato di sottolineare contenuti molto importanti, non solo per i cattolici, e di chiedere alle forze politiche di impegnarsi su di essi, o almeno di non contrastarli”. Qui la zampata è feroce, ma anche questa volta non è mancato l’alleggerimento felpato. Feroce perché rivendica la validità di una linea completamente opposta a quella attuale, che viene quindi implicitamente bocciata, alleggerita perché ricorda che la linea aveva avuto adesioni anche nel centrosinistra e non solo nel centrodestra.
Per il cardinale Ruini “non è questo il tempo per dar vita a un partito di cattolici” (con il che il nuovo tentativo targato Zamagni viene bocciato senza appello), perché mancano i presupposti. Tra questi il cardinale segnala solo il “pluralismo molto accentuato all’interno stesso della Chiesa”. Questa è la terza zampata, seguita subito dalla moderazione felpata: “e per la giusta ritrosia della Chiesa a coinvolgersi nella politica”.
Ai tempi di Ruini era ancora possibile indicare tre o quattro temi su cui i cattolici dovevano essere concordi: la vita, la famiglia, la libertà di educazione. Il pluralismo era già allora molto accentuato, cominciato nel 1974 con il referendum sul divorzio, ma non era ancora definitivo. Ora sembra invece essere completo, se nemmeno su quei temi vitali c’è accordo dentro la Chiesa. Il problema, secondo il cardinale, non è che la società italiana si sia sempre più scristianizzata, ma che la Chiesa abbia alla fine accettato tutto ciò come irreversibile: “È una strada oggi più faticosa di ieri, perché la scristianizzazione sta avanzando anche in Italia; ma non mi sembra una strada impossibile”.
L’ultima zampata “politica” dell’intervista è su Salvini. Il cardinale dice che non lo conosce, che quindi il suo discorso rischia di essere astratto, e che deve maturare (e questa è la correzione felpata) ma ha “notevoli prospettive davanti a sé” e la Chiesa dovrebbe dialogare con lui. La Chiesa del dialogo con Salvini non dialoga e il costo politico di tutto ciò è piuttosto alto. Perfino sul rosario in pubblico Ruini ha parole controcorrente: potrebbe essere “una maniera di affermare il ruolo della fede nello spazio pubblico” … anche se “poco felice”.
Il cardinale si dice contrario ai sacerdoti sposati chiesti dai Padri sinodali, afferma che non ci saranno scismi nella Chiesa ma, aggiungendo di sperare di “no con tutto il cuore”, lascia intendere di non dare la cosa per certa, ed infine, alla domanda finale sul pontificato di papa Francesco, parla della sua continuità con quello di Giovanni Paolo II, ma riesce a segnalare solo un tema di questa continuità, quello della povertà. Colpa delle interviste giornalistiche che vogliono risposte scarne?
Stefano Fontana
https://lanuovabq.it/it/le-zampate-felpate-di-ruini
IL PARTITO CATTOLICO DI ZAMAGNI (PRODI-SPADARO) UN ASSIST PER SALVINI…
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, l’Osservatore Vaticano è capitato per caso su un’intervista apparsa sul Corriere della Sera al prof. Stefano Zamagni, economista cattolico di sinistra, prodiano da sempre, e dal marzo 2019 presidente – guarda caso! – di un’Accademia Pontificia. Tema dell’intervista il possibile/eventuale/futuro partitella cattolico, nato dal fervore antileghista di un po’ di prelati, destinato, s mai nasce, a una vita grama, secondo noi. Ma vediamo che cosa ha colto il nostro Osservatore Vaticano.
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Osservatore Vaticano a Tosatti
Scusi dottor Tosatti, venerdì scorso leggevo su Stilum Curiae il commento a un articolo letto su La Verità, e centrato su una possibile ingerenza clericale vaticana sulla politica italiana. Mi stupivo e nutrivo perplessità leggendo la supponenza di questo staterello esemplare in nulla e fallito in quasi tutto.
Poi Spadaro ha subito smentito il suo coinvolgimento con un twitter che ha cercato di mettere tutti in silenzio.
Ma oggi (3 novembre ) la notizia riappare sotto nuove “mentite spoglie”, sul Corriere, che quasi quasi si direbbe si sia vergognato di pubblicarla.
Infatti l’ho trovata solo perché me lo hanno segnalato (essendo ben nascosta) ed in più la brava giornalista non è riuscita a dissimulare una certa ironica perplessità.
Lo ha fatto scegliendo le espressioni più emblematiche di una intervista (?) con il Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali (prof. Stefano Zamagni).
Questa Accademia non è conosciuta al pubblico non perché sia “pontificia” o ispirata a scienze sociali cattoliche, ma perché invita a venire a insegnarci “verità” scientifiche noti malthusiani- ambientalisti e gnostici, appartenenti ad ambienti politici di Obama e Clinton (tipo Jeffrey Sachs, Paul Erlich,,.).
Il titolo dell’articolo in questione (Corriere di oggi, ,ieri per chi legge, pag. 10) è: “Zamagni: serve una alleanza dei cattolici, ecco il manifesto”.
Io non conosco Zamagni e non mi permetto di far critiche alla persona, ma quando sento parlare di una alleanza politica dei cattolici, comincio a sentir puzza di bruciato. Vediamo quali dichiarazioni di Zamagni ha scelto la collega del Corriere,
Prima dichiarazione: “Non basta riformare, occorre trasformare”.
Ma riformare vuole dire dare una forma nuova, normalmente attraverso una trasformazione, Trasformare vuol dire dare una nuova forma, normalmente attraverso riforme, Ammetto di non aver capito cosa propone, ma è ancora presto,
Seconda dichiarazione: Non è ancora un partito, ma un progetto “neo-umanista per una presenza pubblica ispirata cristianamente”.
Ma neo-umanesimo è espressione preoccupante, soprattutto se dichiarata dal Presidente dalla Pontificia Accademia.
Sta pensando ad un neoumanesimo civile centrato su una utopistica responsabilità sociale e sulla filantropia redistributiva, quello evocato dal Premier Conte? Non a quello cattolico convinto che non si possa umanizzare senza prima convertire? Il vero umanesimo cristiano si fonda sulla natura umana fatta di spirito, intelletto e corpo. Allora perché parla di neo – umanesimo? lo vuole tentare senza spirito o senza intelletto?
Questo manifesto vorrebbe poi una politica che deve: “svolgere un ruolo fondamentale per rigenerare la vita pubblica”. Davvero?
Quando non si hanno idee si inventano suggestive utopie (ma costui è Presidente della Pontificia Accademia del Papa), e vabbè, andiamo avanti.
Poi sempre questo manifesto chiede “un pensiero forte”. Cosa è? Quale è questo pensiero forte? il ritorno alla fraternità francescana, in versione anticapitalistica, inclusiva e fondata sulla relazionalità? Con il bene comune che prevale su quello della persona umana?
Che magari sostiene la decrescita economica e della popolazione? Infine, ci mancava proprio, il manifesto vuole anche: “la transizione ecologica”. Quella del gesuita (arieccoci!) Gael Giraud, dove la finanza e l’ecologia si alleano per il futuro di Greta e coetanei?
Producendo auto elettriche, ma ecologiche, in Cina e disoccupazione in Italia? Senza spiegarci quale è la temperatura ideale del pianeta? Sapete che il Nobel Rubbia è membro della Pontificia Accademia delle scienze e quando sente dire ‘ste cose scoppia a ridere?
Ma attenzione! “Non è una nuova DC…” dice il Presidente della Pontificia Accademia, spiegando poi che se le proposte piaceranno, partirà la ricerca dei soldi (crowdfunding).
Ma “perchè non abbiamo finanziatori occulti o rubli dalla Russia”. Beh chieda a qualche istituzione vaticana no? Poi, detto da un settantasettenne allievo di Romano Prodi, il sospetto che voglia fare non una nuova, ma la vecchia DC, diventa forte, Certo antileghista, antisalviniana, antisovranista…
Chissà perché Spadaro ha smentito con un Tweet la notizia de La Verità? Questa intervista sembra proprio fatta a sua immagine e somiglianza.
Ma la stoccata ironica finale la brava giornalista la da’ alla conclusione: il professore promette “un partito di teste pensanti capace di utilizzare il potenziale di intelletto tenuto in disparte negli ultimi 25 anni”.
Ma Prodi, suo padrino, negli ultimi 25 anni ha fatto tutto lui! E’ stato due volte Presidente del Consiglio, Presidente della Commissione Europea, ha fondato l’Ulivo, è stato Presidente del comitato nazionale per il PD! Ma dove è questo potenziale di intelletto che in 25 anni è stato tenuto in disparte? Se Crozza legge e riflette, ci fa una serata interafacendo dialogare il Presidente Zamagni con il Papa Bergoglio, e fa boom di ascolti, ma il partito, che “non è una nuova DC”, Spadaro se lo scorda.
Con questo articolo Salvini sale oltre il 40%.
OM
Marco Tosatti
4 Novembre 2019 22 Commenti --
Padre Zanotelli contro Ruini: "Salvini esprime estrema destra"
Padre Alex Zanotelli e il fronte dei consacrati progressisti replicano al cardinal Ruini, chiudendo dal dialogo con Salvini e con il popolo leghista
Padre Alex Zanotelli e il fronte dei consacrati progressisti replicano al cardinal Ruini, chiudendo dal dialogo con Salvini e con il popolo leghista
Il cardinale Camillo Ruini ha aperto al dialogo con Matteo Salvini, ma i cosiddetti "preti di strada" non sono affatto concordi sulla necessità di costruire un canale di comunicazione tra la Chiesa cattolica e il leader del Carroccio.
L'ex vertice della Cei ha alimentato una discussione che negli ambienti ecclesiastici è animata da una serie di posizioni diverse. Si tratta di uno scambio dialettico che va avanti da tempo, almeno dalle passate elezioni politiche. Il punto di vista di padre Alex Zanotelli è noto. Poco dopo l'emersione delle dichiarazioni del porporato italiano, il comboniano ha voluto replicare senza tentennamenti: "Salvini ha manifestato chiarissimamente chi è - ha detto ieri Zanotelli all'Adnkronos - ". E ancora, sempre riferendosi all'ex ministro dell'Interno: "Esprime un'estrema destra di cui bisognerebbe solo avere paura. Come si fa a dialogare con lui? Sono esterrefatto dalle parole del cardinal Ruini". Per questo consacrato non vi è alcuna possibilità di reciproca comprensione: da una parte vanno collocati coloro che, rispettando quelli che molti ecclesiastici reputano essere precetti del Vangelo, predicano accoglienza nei confronti dei migranti, mentre dall'altra deve essere posto il fronte dei porti chiusi. Zanotelli sembra esserne certo.
Tanto che il prete di strada arriva a comparare le questioni bioetiche, quelle relative ai "valori non negoziabili", con il tema della gestione aperturista dei fenomeni migratori: "Ai vescovi dico 'vi battete per l'aborto? Bene, è vita! Allora battetevi anche per tutte le altre vite, per chi rischia la pelle attraversando il marè. Perché questa è umanità". Siamo alle solite, insomma. Una parte di Chiesa cattolica continua a distinguere i due piani. Un'altra parte, quella composta per lo più da esponenti progressisti, pensa che la "cultura dello scarto" interessi pure coloro che migrano. Vale anche la pena evidenziare come Alex Zanotelli si sia detto stupito delle considerazioni esposte dal cardinal Camillo Ruini. Ma il padre comboniano non è il solo a voler tenere una distanza. Il vescovo di Mazara del Vallo Domenico Mogavero, che è a sua volta conosciuto per le idee sull'immigrazione, ha dichiarato quanto segue a Il Corriere della Sera: "Non penso che il popolo di Salvini sia il popolo cattolico. Anche se è fatto di cattolici. Si professa tale, ma non lo è. Sia per il rapporto con i migranti, sia nel dialogo con le altre religioni. Non basta brandire rosari e croci per definirsi cattolici". La visione del mondo che i leghisti perseguono sui migranti, quindi, rappresenta un distinguo non valicabile.
Nonostante le statistiche e le rilevazioni sondaggistiche abbiamo raccontato di come Matteo Salvini abbia attecchito, e molto, sull'elettorato cattolico, certi emisferi ecclesiastici non sembrano voler prendere in considerazione l'eventualità di un dialogo. Le parole del cardinal Camillo Ruini, viste le reazioni di queste ore, sembrano aver colto nel segno.
Giuseppe Aloisi
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