Il Cardinale Ciappi, il teologo di papi, da Pio XII a Giovanni Paolo II (all’inizio del suo pontificato): “Il Terzo Segreto dice che la grande apostasia nella Chiesa inizia dal suo vertice. La conferma ufficiale del segreto de La Salette (1846): “La Chiesa subirà una terribile crisi. Essa sarà eclissata. Roma (il Vaticano) perderà la fede e diventare la sede dell’Anticristo “.
ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...
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venerdì 1 novembre 2019
L'anticamera dell’odio
E’ nata la Polizia dell’Amore
Senato approva mozione Segre con 151 sì e 98 astenuti
Per varo Commissione contro odio, razzismo e antisemitismo
(da incorniciare:
Mariagiovanna Maglie
@mgmaglie
Commissione contro l’odio : non vi fate fregare. Si dice contro razzismo e antisemitismo,e siamo tutti d’accordo. Ma quando si parla di nazionalismo, etnocentrismo, pregiudizi, stereotipi, che cosa significa? Difendiamo la libertà di espressione, no a censura di regime.
(L’iniziativa della sacra Segre è parte di una potente campagna internazionale):
Ce lo chiede l’Europa (dalla sinagoga)
infatti :
In USA, criticare Israele è “crimine d’odio”
Di Philip Giraldi
Dipartimento per l’Educazione del Presidente Trump ora afferma che protestare contro Israele è un “crimine d’odio”. Incredibilmente molti college e università si stanno piegando alle pressioni per limitare le attività del movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni.
Volete un esempio, in concreto, di cosa si può fare con il “contrasto all’odio, in tutte le sue forme”?
di Benedetto Ponti (docente di Diritto dell’informazione e Diritto dei media digitali presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Perugia @PontiBenedetto)
[….]
Nel documento di sintesi, tra i dati posti a supporto dell’esistenza di “stereotipi e false rappresentazioni”degli italiani, in particolare con riferimento agli immigrati, è riportata la seguente statistica:
Ora, come è già stato sottolineato, la prima affermazione (condivisa dal 48,7% degli intervistati) è un’opinione (che si può condividere, o meno, ma) perfettamente legittima, e non uno “stereotipo”, né una “falsa rappresentazione”. Tuttavia, se si può dire che quasi metà degli italiani la pensa in quel modo perché “odia” gli immigrati, e che d’altra parte l’odio va contrastato, ecco che la “strategia nazionale” potrà giustificare di tutto: la criminalizzazione di quell’opinione, ma anche (perché no?!) misure preferenziali per la assunzione di immigrati (per contrastare gli effetti dell’odio).
[…]
Non è lontano il giorno in cui affermare che gli italiani dovrebbero avere la precedenza nelle assunzioni potrà essere (legittimamente) censurato (perché una “falsa rappresentazione” conduce all’odio … e l’odio conduce alla paura, e la paura al lato oscuro).
Così, quando anche i più sprovveduti si saranno resi conto che le attuali politiche di gestione dell’immigrazione sono esclusivamente funzionali alle politiche di deflazione salariale imposte dalle logiche intrinseche dell’unione economica e monetaria …. purtroppo non potranno più esprimere il loro dissenso o —non sia mai!— la loro ostilità, oramai derubricati a rappresentazione fuorviante e falsa, anticamera dell’odio.
Una Commissione liberticida, l'antisemitismo non c'entra
Passa la "mozione Segre" per l'istituzione di una Commissione contro l'antisemitismo e l'odio. Perché il centrodestra si è astenuto? Perché la lotta all’antisemitismo appare lo specchietto per le allodole per allargare il novero dei punti di vista messi al bando e per censurare opinioni di vario tipo, tutte catalogate come "hate speech".
Divampano le polemiche sulla commissione Segre contro odio, razzismo e antisemitismo, nata due giorni fa al Senato con 151 voti a favore e 98 astensioni, quelle del centrodestra.
Nel testo che ha ottenuto il via libera dall’aula di Palazzo Madama si rintracciano contenuti potenzialmente lesivi della libertà d’espressione, laddove si amplia in modo generico la nozione di odio, includendovi molte manifestazioni del pensiero anche non lesive della dignità altrui ma semplicemente riconducibili nell’alveo del pluralismo delle idee. «Il Consiglio d’Europa –esordisce il documento - ha recentemente istituito la “No hate parliamentary alliance”, con lo scopo di prevenire e contrastare l’incitamento all’odio. Di questa rete fanno parte parlamentari di tutti i Paesi, che intendono impegnarsi a livello nazionale e internazionale contro l’odio in tutte le sue forme e in particolare contro lo hate speech; negli ultimi anni si sta assistendo ad una crescente spirale dei fenomeni di odio, intolleranza, razzismo, antisemitismo e neofascismo, che pervadono la scena pubblica accompagnandosi sia con atti e manifestazioni di esplicito odio e persecuzione contro singoli e intere comunità, sia con una capillare diffusione attraverso vari mezzi di comunicazione e in particolare sul web».
Già qui si opera una distinzione arbitraria di natura ideologica, accostando il neofascismo all’odio e all’intolleranza, ma senza fare alcun riferimento agli estremismi neocomunisti che pure richiamano alla memoria atrocità della storia come le foibe o gli orrori delle feroci dittature comuniste. Poi si argomenta in modo discutibile sul concetto di incitamento, «che – si legge - può comprendere vari tipi di condotte: quelle dirette a commettere atti di violenza, ma anche l’elogio di atti del passato come la “Shoah”; ma incitamento è anche sostenere azioni come l’espulsione di un determinato gruppo di persone dal Paese o la distribuzione di materiale offensivo contro determinati gruppi». Si tratta di un altro passaggio che di fatto comprime la libertà d’espressione perché affida a una commissione il compito di valutare l’offensività di determinate parole e quindi la delimitazione del concetto di hate speech, che finisce per assumere un’intonazione ideologica e di parte. Guai, infatti, consentire che la fissazione dei confini dell’odio risulti ispirata a criteri partigiani e faziosi, che contaminano l’idea stessa di neutralità e libertà d’informazione e il principio pluralista.
Si ammanta dunque di “salvaguardia dei diritti fondamentali delle persone” quello che invece appare come un tentativo arbitrario di imbavagliamento di alcune opinioni ugualmente meritevoli di cittadinanza nei circuiti mediatici. La lotta all’antisemitismo appare lo specchietto per le allodole per allargare in modo spropositato il novero dei punti di vista messi al bando e per censurare di fatto una costellazione assai ampia di interpretazioni della storia che potranno facilmente essere catalogate come hate speech. Mettere sullo stesso piano antifascismo e anticomunismo potrebbe non essere più consentito. Difendere la famiglia naturale potrebbe essere etichettato come pregiudizio, stereotipo o, peggio, omofobia. Difendere i confini nazionali potrebbe configurare sempre e comunque una violazione dei diritti umani. E via dicendo.
Viene dunque istituita «una Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza, costituita da 25 componenti in ragione della consistenza dei gruppi stessi» e si precisa che essa «ha compiti di osservazione, studio e iniziativa per l’indirizzo e controllo sui fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza nei confronti di persone o gruppi sociali sulla base di alcune caratteristiche quali l’etnia, la religione, la provenienza, l’orientamento sessuale, l’identità di genere o di altre particolari condizioni fisiche o psichiche».
Tra le funzioni della Commissione c’è inoltre quello di trasmettere «entro il 30 giugno di ogni anno, al Governo e alle Camere una relazione sull’attività svolta, recante in allegato i risultati delle indagini svolte, le conclusioni raggiunte e le proposte formulate». Tra i poteri del nuovo organismo c’è anche quello di «segnalare agli organi di stampa ed ai gestori dei siti internet casi di fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza nei confronti di persone o gruppi sociali sulla base di alcune caratteristiche, quali l’etnia, la religione, la provenienza, l’orientamento sessuale, l’identità di genere o di altre particolari condizioni fisiche o psichiche, richiedendo la rimozione dal web dei relativi contenuti ovvero la loro deindicizzazione dai motori di ricerca».
Il centrodestra ritiene che questa commissione voglia imbavagliare la libertà d’espressione e introdurre di fatto uno Stato di polizia. Esponenti di Fratelli d’Italia hanno addirittura accusato la maggioranza di voler mettere fuori legge il loro stesso partito. «Siamo contro razzismo, violenza, odio e antisemitismo senza se e senza ma», si è giustificato Salvini dopo la votazione. «Tuttavia non vorremmo che qualcuno a sinistra spacciasse per razzismo quello che per noi è convinzione e diritto ovvero il ‘prima gli italiani’».
In definitiva, si tratta di un testo discutibile, che istituisce una commissione della quale nessuno sentiva la necessità, visto che esistono già molteplici meccanismi giuridici e di autodisciplina (anche da parte delle piattaforme social) per combattere l’hate speech e tutelare i diritti delle persone, senza per questo criminalizzare le dichiarazioni e le opinioni sgradite a qualcuno. Affidare a un organismo politico, votato a maggioranza e quindi tendenzialmente di parte, la valutazione del linguaggio d’odio e l’individuazione dei casi di hate speech da punire è una vera minaccia per la libertà di parola nel nostro Paese.
Liliana Segre è uno dei nostri senatori a vita, ed è una degli ultimi sopravvissuti italiani dei lager nazisti. Nella sua attività di senatrice la Segre si è sempre battuta per la conservazione della memoria, e contro ogni legge discriminatoria. Come accade per quasi tutti gli esponenti politici ha ricevuto per questo approvazione e critiche, che però in alcuni casi sono arrivate all’insulto personale. Il che, nei confronti di una persona con il suo vissuto, è doppiamente riprovevole.
Gabriele Muccino e Luigi Marattin, finiscono in trending dopo aver twittato che per avere l’accesso ai social dev’essere obbligatorio un documento di identità. Molti replicano che si tratta di un provvedimento degno di una dittatura: tante persone sono infatti costrette all’anonimato non per avere libertà di insulto, ma semplicemente per essere libere di esprimere le proprie opinioni conservando il posto di lavoro.
Debora Billi per voi da Byoblu.
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