(Paolo Deotto, Il Nuovo Arengario – Novembre 30, 2019) È strabiliante la monotonia dei progressisti full-time, dei difensori indomiti della democrazia contro il risorgente fascismo, dei professionisti dell’accoglienza di tutti, purché non siano italiani e cristiani. Sono noiosamente prevedibili, fanno da cinquant’anni sempre le stesse cose.
E così veniamo alla fiacca laico-liturgia, celebrata soprattutto nelle scuole, del “Non si deve fare il Presepio per rispetto a chi è di altra religione”. Un’idiozia che ormai da anni è entrata, con il panettone e lo shopping, a far parte del panorama del mese di dicembre.
Questi ripetitori a pappagallo confondono il rispetto con il calabrachismo e con l’annientamento della nostra civiltà (almeno, di quel che ne resta) e forse non considerano che anche loro resteranno annientati. Ma forse è quello che, in fondo in fondo, desiderano.
Guardate questa immagine, tratta da “Metropolis”, il famoso film del 1927, girato da Fritz Lang. Gli operai che entrano in fabbrica per il loro turno sono tutti uguali tra loro, e del tutto uguali a quelli che escono. E tutti sono a testa bassa. Non più individui, ma parti di un insieme omogeneo, dove è indifferente essere l’uno o l’altro. Esiste solo una folla inquadrata, e tutti fanno la stessa cosa.
Un incubo, vero? Certamente, ma per alcuni può essere un desiderio, più o meno cosciente, quello di affondare in un “insieme” omogeneo: spogliati di ogni responsabilità, di ogni individualità, tutto diventa più facile. Basta obbedire agli ordini e il “Potere” ti garantirà la sopravvivenza. Considerando poi che sono passati quasi cent’anni da “Metropolis” e il progresso nel frattempo ha galoppato, alle future amebe verrà garantito anche il modello più recente di Smartphone e la connessione internet più veloce. Insomma, la felicità…
Cosa c’entra tutto ciò con la guerra al Presepio? C’entra, eccome, perché scordarsi che la nostra civiltà è cristiana, e che non esiste una civiltà “non cristiana”, vuol dire porre le premesse perché la società si disfi. Come infatti vediamo che già accade, giorno per giorno.
Pensiamo a tante cose che per noi sono ovvie e di cui non potremmo fare a meno. Dall’istruzione, alla Sanità, alle organizzazioni caritative, di pubblico soccorso. Pensiamo alle meraviglie dell’arte, con cui l’Europa di un tempo, e in particolare l’Italia, hanno nutrito lo spirito di tutto il mondo. Pensiamo a modelli di socialità e partecipazione in cui ogni individuo poteva dare il meglio di sè stesso, per il progresso individuale e sociale. Eccetera eccetera. Bene, signori lottatori per la libertà e distruttori del Presepio, vi ricordate da dove sono nate tutte queste belle cose? Provate a studiare un po’ la Storia, a leggere da chi fu riportata la civiltà in un’Europa immersa nelle barbarie dopo la caduta dell’Impero Romano.
Il Presepio non è solo, come hanno detto alcuni politici di buona volontà “un messaggio di pace”. Il Presepio non si limita a “far parte della nostra cultura”. Tutte cose vere, ma parziali.
Il Presepio è la rappresentazione della nascita di Cristo, del Redentore. È l’inizio della Storia della Salvezza. È il riconoscimento del fatto, così ovvio che non dovrebbe esserci necessità di ricordarlo, che siamo cristiani e che i cristiani hanno ridato la luce al mondo, finché si sono ricordati di essere cristiani.
Togliamoci questi idioti complessi di inferiorità verso le altre “culture” e verso le altre “religioni”. Non esistono altre religioni. Esiste la Fede cristiana, come custodita dalla Tradizione cattolica, e poi esistono eresie, scismi e altre confusioni. Non esistono altre “civiltà”, perché la casa, se non è fondata sulla roccia che è Cristo, è destinata a crollare.
Perché mai contiamo gli anni dalla nascita di Cristo? Esattamente perché la Storia degli uomini ricomincia da quel momento. A quali altre “culture” dovremmo inchinarci? A quella dei maomettani, che ha prodotto società crudeli in cui la donna è trattata come un animale da riproduzione? A quella ebraica, che ancora oggi non riconosce la venuta del Messia? E lasciamo perdere tante altre credenze idolatriche e selvagge, anche se portate alla ribalta di recente da sacerdoti e vescovi traditori.
Il Presepio non si tocca. Senza la nascita di Cristo, che celebriamo ogni anno e che rappresentiamo con il Presepio, non esisterebbe nulla di umano e di civile. E infatti, vediamo bene che, quanto più si ripudia la Fede, tanto più la Società sta diventando disumana e incivile.
“Senza di me non potete fare nulla”. Lo ha detto Nostro Signore. Vale per tutti, anche per gli imbecilli che si affannano a vietare il Presepio…
RVC, LA CORTE DEL PAPA: STRUMENTALIZZANO ANCHE IL PRESEPE….
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Romana Vulneratus Curia ci ha mandato un piccolo commento estemporaneo sulla lettera apostolica che il Pontefice regnante ha reso nota ieri e che parla del presepe. Una lettera molto bella, e ricca di spunti di riflessione e certamente molto adatta ai tempi in cui stiamo vivendo, in cui un malinteso senso di “rispetto” porta delle persone, specialmente nelle scuole a decidere di cancellare una tradizione bellissima, e che certamente non ha mai fatto male a nessuno, anche se non cristiano. Cosa c’è di più innocuo, poetico ed evocatore di pensieri di pace che festeggiare una nascita? Ma sappiamo quali vermi si aggirino indisturbati in troppi cervelli, e specie fra gli insegnanti…Ma leggiamo RVC.
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Caro Tosatti, stamani leggendo i giornali -ci son cascato come un pollo- leggendo solo il titolo: <IL PAPA E IL VALORE DEL PRESEPIO: FATELO NELLE CASE E NELLE SCUOLE >. Mi son detto, bene; in Avvento almeno questo.
E mi son preparato a perdonare tutte le altre discutibili esternazioni, solo per questo richiamo al presepio, che rappresenta il più grande avvenimento nella storia dell’umanità, l’Incarnazione di Dio stesso, la nascita del Salvatore.
Poi ho letto il resto dell’articolo (Corriere, 2 dicembre, pag. 21).
L’articolista spiega che il Papa, riferendosi al senso autentico del presepio, gli dedica una lettera apostolica, che mons. Fisichella (magari aiutato da GG.Vecchi) spiega che il Pontefice l’ha scritta, sul presepe, <sottraendolo alla retorica identitaria sovranista>.
Poi riprende alcune considerazioni di mons. Rino Fisichella che spiega che “il presepio appartiene a tutti (ma no !?) e non può essere strumentalizzato”! (Si riferiva forse a Salvini?). Infine dice che il Papa spiega che <dal presepio Gesù proclama, con mite potenza, l’appello alla condivisione con gli ultimi, dove nessuno sia escluso o emarginato. Anzi, i poveri sono privilegiati>.
Amici miei di Stilum Curiae, non ci viene neppure risparmiata la strumentalizzazione del presepio, in Avvento.
Chissà che cosa staranno preparando per l’Immacolata.
Magari una lettera apostolica sul -Sacerdozio femminile?
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Ecco, qui sotto pubblichiamo il testo della lettera apostolica. Che, come vi dicevamo, è davvero bella. L’ho esaminata attentamente, ma non sono riuscito a scovare neanche un anatema piccolo piccolo sulla retorica identitaria. Che magari esiste solo nella testa di mons. Fisichella, desideroso da buon prelato di corte di compiacere il Sovrano, e che trova un valido alleato in qualche giornalista immigrazionista anche lui affannato nel non dispiacere la Corte. Che tristezza…
estratto da:
PEZZO GROSSO SU EUROPA E CHIESA: COSÌ NON PUÒ ANDARE AVANTI.
2 Dicembre 2019 26 Commenti --Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, e soprattutto miei diletti troll, medaglie sul mio petto vetusto e conferma quotidiana del senso di quello che stiamo facendo, Pezzo Grosso ha usato la prima domenica di Avvento per meditare sulla situazione dell’Europa, e della Chiesa. E ne è uscita una riflessione pensosa e a mio parere altamente condivisibile, per pacatezza, lucidità e saggezza. Buona lettura.
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PG a Tosatti. RIFLESSIONE PER LA PRIMA DOMENICA DI AVVENTO.
Curiosamente lo strumento economico è utilizzato nello stesso momento storico, sia per obiettivi politici che morali. Tanto che si potrebbe azzardare che si vuole cancellare politica e morale con lo strumento economico. Lo strumento economico viene utilizzato, come una minaccia di una guerra, per fare l’Europa; spaventando i paesi, come l’Italia, per convincerla a sacrificarsi al bene comune europeo. Sempre lo strumento economico (povertà, migrazioni, ambiente) viene utilizzato, da questa Chiesa, per relativizzare la morale cattolica, giudicata dagli innovatori troppo dogmatica.
Ma chi vuole imporre questi cambiamenti sono leader privi della statura per adempiere al compito.
Così ci ritroviamo degli “utili incapaci” a promuovere l’Europa e a candidarsi a gestirla.
Ma ci ritroviamo anche degli utili incapaci ad opporsi a questo progetto.
Certo non ha la statura necessaria e sufficiente il leader francese che non si è ancora capito se risponda a un Grand’oriente o all’Oriente islamico.
Non ha certo questa statura il leader tedesco che dopo lo scoppio della crisi finanziaria del 2007 sta in piedi solo grazie alla debolezza dell’euro.
Inutile fare commenti sulla statura dei leader italiani avvicendatisi dal 2011 a oggi, non solo incapaci ma anche manifestamente desiderosi di aver ruoli politici di potere nella utopistica Europa, per la quale han venduto l’anima e danneggiato l’Italia.
Ma incapaci, purtroppo, li abbiamo visti anche opporsi a questo progetto europeo, creando condizioni di non credibilità per chi non lo condivide, tanto che oggi fare opposizione è divenuto più problematico che governare.
Questa Europa fa di tutto per farsi avversare. Ma gli oppositori, come i fautori, faticano a capire il perché. Così non può andare avanti.
Troviamo anche qualcosa di simile in chi cerca di cambiare la morale della Chiesa cattolica. La confondente “mutazione genetica” dell’autorità morale della Chiesa cattolica la vede da una parte entusiasta di convertirsi a valori laico-luterani, dall’altra parte la vede demonizzare il capitalismo, proprio quello luterano-calvinista.
L’autorità morale dovrebbe preoccuparsi di insegnare a costruire un mondo migliore aiutando, anzitutto, l’uomo a liberarsi dal peccato, convertendolo.
Invece fa il contrario in nome della misericordia e della giustizia.
Ma offre una spiegazione parziale e limitata della giustizia indicandola nella ridistribuzione forzate delle risorse economiche, fingendo di non sapere che “questa” giustizia non può soddisfare le esigenze di dignità della creatura umana.
Confonde misericordia con “Chiesa in uscita” a dialogare fra pari. Ma le prime due opere di misericordia spirituale sono: – ammonire i peccatori – e – insegnare agli ignoranti. Non consistono nel dare ragione a chi ha torto, nel confondere e nel creare il dubbio.
Così non può andare avanti.
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