Ho molto riflettuto, nei precedenti paragrafi, sulla differenza fra servire la Chiesa e servire il sistema ecclesiastico. Io credo, che il nodo del clericalismo sia tutto in questa differenza. Il vero clericalismo è quello di coloro che servono il sistema, quindi esso non è soltanto un qualcosa che troviamo fra i sacerdoti, ma lo troviamo anche fra i laici, fra coloro che cercano soltanto il proprio vantaggio personale e quindi cercano di alimentare un sistema che quel vantaggio favorisce.
Ricordate che esiste una lotta tremenda fra coloro che cercano di servire la Chiesa e coloro che invece si trovano a servire il sistema, una lotta che decide non soltanto del loro destino eterno, ma indirettamente anche del nostro. Certamente, la Chiesa ha bisogno anche di un sistema che la faccia funzionare. Io non voglio essere naif, capisco benissimo che serve un meccanismo che permetta alla Chiesa di essere attiva nel mondo. Ma il problema sorge quando questo meccanismo diviene lo scopo ultimo dell’attività ecclesiale.
Se lo scopo del clero, è quello di proteggere i confratelli nel sacerdozio, forse c’è qualcosa che non va. Poi, ci sono tanti meccanismi interni che noi ovviamente non vediamo, stando fuori. O forse li vediamo, se studiamo attentamente le dinamiche ecclesiali. Ma questi meccanismi interni, non devono divenire lo scopo ultimo della vocazione sacerdotale, non possiamo pensare ai sacerdoti come a dei protettori di una casta. Certamente, ci troviamo anche in un tempo di crisi del sacerdozio, una crisi che ormai non può più essere negata.
Allora, la domanda fondamentale che ci troviamo a fare riguardo il clericalismo, questa corona di spine nella vita della Chiesa, è: questo sacerdote sta proteggendo la Chiesa o sta proteggendo un sistema? Perché la Chiesa e il sistema ecclesiale, ricordatevelo, non sempre coincidono. Ecco, dalla risposta a questa domanda possiamo veramente capire in quale modo poter riparare questa vera tragedia nella vita di tutti i fedeli.
di Aurelio Porfiri
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