Rivoluzione Francese – Decapitazione di Luigi XVI (21 Gennaio 1793)
1.
Si attribuisce al Re Sole la frase “Lo Stato sono Io”. Che sia attendibile storicamente o meno, restituisce una verità politica. Il potere positivo, quello sovrano, era assoluto. Vale a dire sciolto, non vincolato a e da nessuna mediazione e da nessun “contrappeso” democratico. Il Re, la cui legittimazione ultima era Dio, deteneva l’autorità somma della legge.
Ora, questa autorità, e di conseguenza la legge civile che ne scaturiva, era assoluta rispetto alla comunità politica: alle leggi positive, nel senso latino appunto di poste dal Potere legittimo, (da qui l’identificazione tra Sovrano e Stato stesso).
Tuttavia questa autorità non era “illimitata”. Non era cioè assoluta in senso totale e onnicomprensivo. Aveva due grandissimi e limpidissimi limiti. La Legge morale naturale e la Legge divina.
Si riconosceva infatti che il cittadino era sottoposto alla legge positiva. Ma la legge positiva non poteva contraddire né la legge naturale né la legge di Dio.
L’assolutismo del Re era, allora, relativo per così dire. Limitato. Proprio Luigi XIV, tra le altre cose, fallì nel suo intento di creare una Chiesa nazionale di Francia, per ferma opposizione del Papa.
All’interno dello Stato il suo potere era concentrato nelle sue mani, ma lui era legittimato da una fonte esterna allo Stato e indipendente da lui stesso. In più non poteva venir meno alla legge morale naturale alla quale partecipano tutti gli uomini.
 2.
Neanche un secolo dopo la morte del Re Sole, questo potere fu decapitato.
In nome di un principio opposto: lo Stato… siamo Noi!
La circostanza storica degli Stati Generali nel 1789, i privilegi feudali, la questione della tasse, la Bastiglia, ecc. costituiscono importanti circostanze. Circostanze, in cui però venne attuata un’idea plasmata nei due secoli precedenti.
Le circostanze furono articolate e complesse. Ma pur sempre circostanze: cause sociali, giuridiche ed economiche, che furono “solo” le cause prossime.
I marxisti si accontentano di queste perché vedono – con estrema miopia – semplicemente la struttura economica e credono che l’uomo abbia un’essenza sociale, plasmata dai rapporti di forza tra lavoro e proprietà privata.
I liberali, dal canto loro, condividendo la stessa matrice materialistica, esaltano gli effetti positivi della Rivoluzione per la grande borghesia, che non a caso, imporrà il proprio ordine in Europa e nel mondo. In nome di quei principi sovversivi.
 3.
Tuttavia, ad essere decapitato non fu “semplicemente” un Re. E neppure il Re. Ad essere decapitato fu Dio, come fonte ultima del potere. La sostituzione umanista e massonica della religione di Dio con la religione dell’uomo non doveva essere affermata solo sul piano teologico, ma anche antropologico e politico. L’altare (quello cattolico del Santo Sacrificio) sarebbe stato attaccato successivamente. Nel 1789 ci si concentrò sul Trono.
E Dio fu sostituito con l’uomo. Formalmente col popolo. Praticamente con la classe borghese che tra Inghilterra, Scozia e Francia aveva forgiato nelle logge segrete quelle idee. Anzi, quell’unica idea.
L’uomo divino doveva creare da se stesso il diritto e la legge. Nessuna autorità altra dall’uomo.
In questa rivendicazione (gnostica) avveniva implicitamente uno sviluppo che avrebbe determinato – per via democratica – il totalitarismo.
 4.
Siamo abituati a valutare “totalitario” solo quel Regime in cui uno solo, da se stesso, impone il suo potere. È una visione parziale.
Totalitario è qualsiasi regime in cui la fonte ultima del potere, quale che sia la sua forma (monarchica o repubblicana ad esempio), è interna allo Stato.
Decapitando il Re e sostituendo Dio con l’uomo, il popolo sovrano non rivendicava solo di essere la legittimazione ultima del potere: il parlamento, cioè, come l’organo fondamentale di rappresentanza del popolo e la Costituzione che quello stesso parlamento redige e si auto-conferisce. Poco importa, in quest’ottica, se sia esso un parlamento che riconosce un ordinamento monarchico (come avvenne in Inghilterra come Guglielmo d’Orange alla fine del 1600), oppure se si tratti di un parlamento che riconosce un ordinamento repubblicano. Decapitando il Re e sostituendo Dio con l’uomo, il popolo sovrano rivendicava anche un potere illimitato.
Molto più assoluto di quello del Re Sole.
 5.
È vero che ora la forma del potere era monarchico-parlamentare o più coerentemente repubblicana. Infatti, così scelsero i rivoluzionari americani dopo il 1776, avendo possibilità di creare un ordine nuovo dal nulla e in un altro Continente, a partire da colonie che si erano proclamate indipendenti.
Ma la vera partita non era la forma del potere con la tripartizione in potere legislativo, esecutivo, giudiziario, secondo i principi illuministici.
La vera partita era la fonte del potere. Per questa fu fatta la Rivoluzione. Questa è l’essenza della Rivoluzione. Ecco perché non sono assolutamente sufficienti le cause sociali.
Il popolo, l’uomo, rivendicava un potere che avrebbe sì esercitato per procedura democratica, ma che era, nei suoi principi, illimitato. Svincolato, cioè, sia dalla legge naturale sia dalla legge di Dio.
In questo modo quel potere non era più assoluto, quanto alla procedura di fare le leggi civili. Ma era illimitato quanto ai vincoli esterni.
Cosicché oggi noi assistiamo a un parlamento che per voto parlamentare può approvare qualsiasi legge. L’importante è la procedura democratica.
Ma di per sé, una legge può tranquillamente contraddire la legge morale naturale e la legge di Dio.
Se così non fosse, nessuna legge sul gender o sull’aborto sarebbe legittima. Diventa legittima nella misura in cui un parlamento eletto dal popolo vota quella legge. Senza limite alcuno.
Perché il popolo divino (l’uomo divino) ha rivendicato il potere illimitato e totalitario di creare valori, norme, criteri di bene e male.
Persino oltre Dio. Perché Dio (l’unico vero, cioè quello di Gesù Cristo e professato dalla Chiesa di Roma) agisce secondo ragione ed è Verità.
Il potere rivoluzionario invece va oltre persino il bene e il male, disattendendo persino il semplice dato di ragione e la più banale evidenza.
Ancora una volta, se così non fosse, nessuna legge sul gender o sull’aborto potrebbe mai avere motivo di esistere.
di Pierluigi Pavone