La rivoluzione arcobaleno in marcia tocca tutti i dominii, tutte le sfere della società occidentale. Una di queste, e non delle minori, è più che ricettiva alle tappe forzate con cui la gaystapo investe coscienziosamente e fermamente l’intero universo: ed è proprio l’antropocentrica Chiesa conciliare. Nella sua sete di apertura al mondo, amata dall’umanità contemporanea che pratica gli usi e i costumi trans gender, essa è diventata l’alleata oggettiva della cultura gay e delle rivendicazioni omosessualiste; e tanto peggio se per far questo bisogna rivoluzionare la morale divina, visto che da alcuni decenni rompere con la tradizione cattolica è una sua prerogativa.
Nel documento intitolato Cosa è l’uomo (Salmo 8, 5), un itinerario di antropologia biblica, pubblicato lunedì 16 dicembre 2019, la Pontificia Commissione Biblica, su richiesta di Papa Francesco, ha spiegato a News Va che si tratta di “uno studio sistematico sulla visione antropologica delle Scritture, dalla Genesi all’Apocalisse”.
Secondo il Padre gesuita Pietro Bovati, membro della Commissione, i testi sacri contengono dei princípii di riflessione sulle grandi questioni contemporanee, il cui “punto di partenza è lontano e rinvia anche alla domanda che viene dal Concilio Vaticano II, in particolare nella Gaudium et spes, sulla relazione della Chiesa col mondo, in cui ci si interroga giustamente sulla società, la realtà dell’uomo, e si vede emergere la questione fondamentale sul senso della vita, sulla storia degli uomini, su ciò che è in fondo questa creatura di Dio fatta a Sua immagine e avente – si spera – un destino meraviglioso. Questo interrogativo, che è antico, ha assunto oggi le dimensioni di un’interrogazione molto acuta”.
Un’interrogazione a cui il Vaticano bergogliano ha dato come risposta un’apertura nei confronti delle mode dei Nostri Tempi postmoderni. Infatti, nel documento citato, la Pontificia Commissione Biblica spiega che Sodoma fu distrutta, non a causa dei costumi omosessuali onnipresenti nella città, ma perché gli abitanti non erano accoglienti con gli stranieri.
La Pontificia Commissione non esita a scrivere che l’episodio di Sodoma «mette in luce un peccato che consiste nella mancanza di ospitalità, con ostilità e violenze nei confronti dello straniero, comportamento giudicato molto grave e suscettibile di essere sanzionato con la più grande severità, perché il rifiuto della diversità, dello straniero in stato di bisogno e senza difesa è l’inizio della segregazione sociale, avente in sé una violenza mortifera che merita una pena adeguata.»
Al di là del ridicolo anacronismo che emerge da questa pseudoscientifica spiegazione biblica, ancorata alle ideologie postmoderne e al linguaggio della non-discriminazione, dell’antirazzismo e dell’inclusione, questa esegesi si oppone ai commenti tradizionali su questo episodio del Vecchio Testamento.
D’altronde, le lobby lgbt non si sono meravigliati e hanno applaudito lo studio e la novità rivoluzionaria che esso diffonde. Il sito gay Neg.zone lo commenta così:
«Anche se non tutti considerano questo studio compilato dalla Pontificia Commissione Biblica, su ordine di Papa Francesco, come un vero e proprio sdoganamento, una parte significativa di questo documento si riferisce a Sodoma, e la sua interpretazione è stata vista dai sovranisti come un attacco ai “porti chiusi”. La Commissione ritiene infatti che Sodoma venne distrutta non perché si era opposta alla moralità sessuale voluta da Dio, ma perché, parlando di “peccati contro natura”, la città è stata distrutta perché inospitale.»
E così, grazie a questa Commissione vaticana – e sarebbe meglio dire a causa di questa Commissione vaticana – la cultura gay può ritagliarsi un posto da regina in mezzo alle mentalità conciliari che si allontanano sempre più dalle loro radici cattoliche.
Nella logica del relativismo e dell’indifferentismo dottrinale, religioso, disciplinare, morale, sessuale, che vanno per la maggiore in una Chiesa conciliare che mette al centro della sua vita l’Individuo-Re, padrone delle sue scelte, e che afferma il suo “io” a scapito della realtà naturale, e tollera i costumi marginali divenuti dei valori positivi postmoderni, ecco che la rivoluzionaria bandiera arcobaleno sventola sulla Roma bergogliana.
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