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venerdì 31 gennaio 2020

Dio è il grande assente

“Cammino sinodale” in Germania: Dio è il grande assente

Cominciano ieri i lavori del “Cammino sinodale” in Germania.
Propongo ai lettori italiani questo ottimo editoriale apparso ieri sul giornale cattolico tedesco “Tagespost” a firma di Oliver Maksan È necessario vegliare e pregare perché la resistenza minima di pochi vescovi e di tanti credenti inascoltati e non rappresentati l’abbia vinta su queste spinte autoreferenziali della Chiesa tedesca.
Ecco l’articolo nella mia traduzione.
Cardinal Reinhard Marx ed il presidente del ZdK Thomas Sternberg
Cardinal Reinhard Marx ed il presidente del ZdK Thomas Sternberg
Il cammino sinodale non condurrà a nessun rinnovamento della Chiesa in Germania. Perché la diagnosi che fa è sbagliata. Pertanto la terapia non può essere giusta.
 Il cammino sinodale comincia a discutere. Questo permetterà alla Chiesa in Germania di fare ininterrottamente, nei prossimi due anni, ciò che maggiormente ama e in cui indubbiamente meglio riesce: occuparsi di se stessa. Si annunciano tempi gloriosi per i funzionari pastorali. Questioni strutturali, quali lezioni o meno trarre dall’abuso, giustizia di genere, morale sessuale al passo oi tempi: tutto questo sarà discusso e ridiscusso. Ci sarà un grande apprezzamento per il programma di riforma e una forte opposizione. Alla fine tutto sarà stato detto da tutti – e nulla sarà risolto. Che non mi si fraintenda: la riflessione fa sempre bene. E in un Paese in rapida scristianizzazione i vescovi e i laici in realtà avrebbero abbastanza di cui parlare.
L’autosecolarizzazione della chiesa ostacola il rinnovamento
 Ma la riflessione collettiva del Cammino sinodale non contribuirà molto a far guarire la Chiesa in Germania. Al contrario, il problema si aggraverà, perché la diagnosi è sbagliata e di conseguenza anche la terapia. Il mantra recita: nella crisi degli abusi la Chiesa ha fallito sistematicamente. Solo attraverso un cambiamento radicale della struttura e della dottrina diventeremo di nuovo credibili. Ma questo mantra non corrisponde alla realtà dei fatti. La gente se ne stava andando dalla Chiesa ben prima della crisi degli abusi. E per i protestanti è la stessa cosa. Non è l’abuso e la gestione di esso che ostacola il rinnovamento, ma l’autosecolarizzazione della Chiesa in mezzo a una società ipersecolare. Qui si vuol spegnere il fuoco con la benzina: non può finire bene. O qualcuno crede seriamente che la credibilità della predicazione della morte e della risurrezione di Gesù Cristo dipenda dal fatto che si risolva in modo corrispondente alla giustizia di genere la questione dell’ordinazione femminile?
Mons. Rudolf Voderholzer, vescovo di Ratisbona
Mons. Rudolf Voderholzer, vescovo di Ratisbona
Cosa succederebbe se la Chiesa, garantita da mille trattati con lo Stato, concordati, entrate derivanti dal tributo ecclesiastico, cominciasse a parlare di Dio invece di parlare di questioni strutturali indiscusse nella Chiesa mondiale? Per molti contemporanei parlare di Dio – anche se fosse il migliore e più innocuo amico dell’uomo – è ormai qualcosa di quasi patologico. Non hanno bisogno di un amico immaginario. La Chiesa è impotente di fronte a questo problema di ricezione e fa notare con ogni mezzo quanto sia utile alla società: asili nido, Caritas, assistenza ai rifugiati. Ma elemosinare il riconoscimento sociale non salverà la Chiesa.
Finalmente pensare a Dio e parlare di Lui con entusiasmo
 La salvezza sarebbe vicina se la Chiesa smettesse di guardarsi allo specchio e finalmente iniziasse a pensare a Dio e a parlare di Lui con entusiasmo. Ma chi negli ultimi giorni ha ascoltato i discorsi tenuti durante alcuni ricevimenti episcopali di Capodanno non può che meravigliarsi: Dio è il grande assente. Al suo posto: dettagli di pastorale, sostegno alla democrazia, alla politica per il clima e alla coesione sociale contro il populismo. La Chiesa vuole essere utile. La politica la ringrazia con pacche sulle spalle e sguardi amichevoli. Ma il Dio biblico, che supera ogni umana categoria di senso comune, che vuole rivoluzionare la vita del singolo come quella della comunità, è relegato in documenti di commissioni pastorali e in parole asettiche per la domenica. La Chiesa del futuro deve essere un ponte verso la trascendenza, un luogo dove sperimentare Dio. Pertanto: facciamola finita con messe eccessivamente pedagogiche, con catechesi e predicazione stanche. La Chiesa, pseudo-gigante istituzionale, è intrappolata in questa mondanità. È ora di liberarla.
 Alessandra Carboni Riehn

Iniziato il “Cammino sinodale” in Germania – Padre Langendörfer: le decisioni potranno essere a livello del Santo Padre

Il segretario della Conferenza Episcopale tedesca, il gesuita padre Hans Langendörfer, ha detto: “La novità (…) è che questa assemblea può arrivare anche a decisioni riguardanti il livello romano: non al livello di un concilio, ma a livello del Santo Padre e della sua Curia.”
Padre Hans Langendörfer, gesuita, segretario della Conferenza Episcopale Tedesca
Padre Hans Langendörfer, gesuita, segretario della Conferenza Episcopale Tedesca
di Alessandra Carboni Riehn
 Il 27 gennaio scorso il gesuita Padre Hans Langendörfer, da 24 anni segretario della Conferenza episcopale tedesca, ha rilasciato un’intervista al quotidiano tedesco “Bonner Generalanzeiger” in cui traspaiono interessanti dettagli sul Cammino Sinodale, il consesso di vescovi e laici tedeschi (a maggioranza laicale) che ha iniziato i suoi lavori ieri, 30 gennaio 2020, a Francoforte.
La vulgata che si legge sulla stampa tedesca, e che ricalca le argomentazioni trite e ritrite degli ultimi 30 anni in Germania contro il cattolicesimo ortodosso (il cosiddetto “cattolicesimo di ferro”) è che lo scandalo degli abusi sessuali scoppiato verso il 2010 nella Chiesa cattolica sia il risultato del mancato adeguamento della Chiesa allo “Zeitgeist”, lo spirito del tempo. Per tale motivo si sarebbe reso irrinunciabile un processo di rinnovamento della Chiesa in Germania, cui appunto mirerebbe il Cammino sinodale.
Padre Langendörfer ne parla così: “Dopo la pubblicazione dello studio sugli abusi abbiamo visto molto chiaramente che nella Chiesa cattolica in Germania esiste tutta una serie di blocchi [nel senso di “temi bloccati, incastrati” – N.d.T.], che secondo gli studiosi hanno favorito i casi di abuso: tra questi la morale sessuale, la figura del sacerdote e l’accesso al sacerdozio.”
Nonostante le rassicurazioni regolarmente date alla stampa dal Cardinal Marx e dal presidente del Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi, molti sono i dubbi sollevati sulle vere intenzioni del Cammino sinodale, anche perché si sono alzate le voci di due vescovi (Vorderholzer da Ratisbona e Woelki da Colonia) a rammentare ai fratelli nell’episcopato e a tutto il sinodo nazionale che i temi erano già bell’e pronti ben prima che iniziassero i lavori di preparazione al Cammino sinodale. Movimenti tedeschi cosiddetti “di base”, come “Wir sind Kirche” (“Noi siamo la Chiesa”), lanciano appelli per la liberalizzazione della morale sessuale, la fine del celibato e l’ordinazione femminile da decenni. Sicuramente io ne sento parlare dall’inizio degli anni 90 del secolo scorso. Quindi è del tutto legittimo pensare, se si è informati sulla realtà ecclesiale tedesca, che il Cammino non sia una pura reazione a casi di abuso scoperti 10 anni fa.
Ad ogni modo, Padre Langendörfer parla di una “nuova via” che non può essere percorsa solo da chierici e vescovi – ecco il perché della grande partecipazione dei laici, che sono in maggioranza nel Cammino sinodale e sarebbero rappresentati dal Comitato centrale dei cattolici tedeschi, da sempre attestato su posizioni progressiste e fortemente politicizzate.
Interessante l’affermazione “Qui ci mettiamo in cammino su un percorso speciale, che non è noto in questa modalità al diritto canonico, il quale prevede determinate forme. Ci stiamo mettendo in cammino su un percorso nostro particolare, che riunisce laici e vescovi su un piano di parità” (…).
A dire di Padre Langendörfer, d’altronde, questo percorso condurrebbe non a uscire dalla Chiesa ma a entrarvi in profondità.
L’intervistatore domanda quanto sarebbero vincolanti i risultati del Cammino, e la risposta è singolare. Dopo aver affermato che saranno vincolanti i risultati dei forum tematici riguardanti la Chiesa particolare tedesca, applicabili dalle singole diocesi, Padre Langendörfer afferma che “La novità, però, è che questa assemblea può arrivare anche a decisioni riguardanti il livello romano: non al livello di un concilio, ma a livello del Santo Padre e della sua Curia.”. E aggiunge: “Riteniamo inaccettabile che, per tutti i temi su cui si decide ora e in futuro a Roma, le decisioni siano prese in gran parte senza partecipazione delle Chiese locali.”. Pur confermando che non ci si aspetta che Roma debba attuare quanto deciso in Germania, il segretario della Conferenza Episcopale tedesca non esita a dichiarare: “Ma vogliamo certamente definire intuizioni e convinzioni di cui ci aspettiamo che a Roma si tenga conto”.
Quanto al tema del sacerdozio femminile, alla domanda dell’intervistatore Padre Langendörfer risponde parlando di “gestione intelligente delle aspettative”: aspettarsi troppo non sarebbe intelligente, aspettarsi troppo poco (non cercando decisioni vincolanti) anche. Il Cammino sinodale necessiterebbe di un “discernimento degli spiriti” e dovrebbe “sempre partire dalle realtà. Deve sempre partire dalla situazione pastorale data, da un punto di vista tanto spirituale quanto teologico. Non è vietato parlare di sacerdozio femminile.”
Con questa affermazione sembra di vedere negata a priori la verità del magistero proclamato nel 1994 da Giovanni Paolo II, così come la ricerca di un ammorbidimento della posizione della Chiesa quanto a contraccezione, convivenza prematrimoniale, indissolubilità del matrimonio, pratiche autoerotiche e omosessualità. Una tale posizione sembrerebbe rifiutare in toto il Catechismo della Chiesa Cattolica e tutto l’insegnamento di Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
L’intervista si conclude come era iniziata, con frasi sempre ben sfumate e mai interpretabili in maniera univoca: “Vorrei che i temi su cui stiamo lavorando, che non saranno certamente discussi senza fatica, non continuassero ad avere un effetto bloccante. Sarei felice se la fede vissuta e la possibilità di conquistare più persone per la fede potessero fare ulteriori progressi grazie al ‘Cammino sinodale’.”
Quello che lascia perplessi in tutto il processo di preparazione di questo “Cammino sinodale” è la sensazione di déjà vu che si prova a leggere i singoli interventi, le interviste di vescovi più o meno progressisti, gli instrumenta laboris preparati per il Cammino stesso e le frasi ben tarate di laici, vescovi e cardinali relativamente a questo fenomeno nuovo nella storia recente della Chiesa, che ha già più volte fatto sorgere il sospetto di uno scisma a venire.
Desidero dare qui la mia testimonianza: vivo in Germania dal 1994 e nei blocchi tematici di cui il Cammino sinodale intende occuparsi nei prossimi due anni non trovo nulla di nuovo. Sono richieste più o meno ripetutamente sentite già da un quarto di secolo almeno. Mi pare di capire che l’interpretazione forzata dei casi di abuso come una conseguenza di “clericalismo”, sessualità repressa, mancata modernità e chiusura su se stessi di alcuni ambienti, sia strumentale al tentativo di saltare sul carro della modernità e finalmente trasformare la chiesa cattolica tedesca in una chiesa protestante. Col che non si porrebbe più il problema dell’ecumenismo: due chiese equivalenti non avrebbero più problema a celebrare insieme l’eucaristia. Lo stesso modus operandi del Sinodo sull’Amazzonia, in cui si è usata la situazione di pochissime comunità sperdute nella giungla per aprire al sacerdozio uxorato, sarà usato per aprire uno spiraglio che consenta di applicare l’abolizione del celibato sacerdotale anche nelle giungle urbane di città europee ormai scristianizzate…
Che cosa vedo io da tempo, e sempre più spesso?
Ancora nel 1999 guidavo un gruppo di cresimandi e restai allibita e rattristata al sentire i giovani e meno giovani più impegnati della parrocchia parlare di non voler “essere succubi di Roma”, ridacchiare e prendersi beffe di Giovanni Paolo II, allora già gravemente malato. Da quando vivo in Germania trovo difficoltà enormi a trovare un prete “ortodosso”: ovvero che non dia la comunione ai protestanti a lui noti in chiesa, né ai divorziati di cui conosce la storia, che parli apertamente contro l’aborto, che faccia una pastorale giovanile degna di questo nome e non kitsch o inutilmente modernista. A questo si aggiunge, negli ultimi tempi, la crescente usanza di benedire coppie omosessuali ad hoc in cerimonie “semimatrimoniali” con famiglia, amici e parenti. Tutto questo è già standard. Mia figlia va al liceo in una scuola benedettina e si è dovuta sorbire a 15 anni un’intera mattinata di educazione sessuale organizzata dall’Ufficio della sanità comunale della mia città, in cui si dettagliava in lungo e in largo l’uso dei contraccettivi, ivi inclusi come extrema ratio la pillola del giorno dopo e l’aborto. Quanti genitori cattolici hanno protestato? Nessuno tranne me, che ho scritto all’abate e sono andata a parlargli.
Le chiese tedesche sono vuote da decenni ormai, e sempre meno persone partecipano alla vita comunitaria. I seminari sono deserti. Gli abbandoni (formali o di fatto) dei fedeli sono ormai un salasso annuale angosciante (anche se la Chiesa Cattolica sembra preoccuparsi più degli abbandoni ufficiali, perché significano un calo delle entrate da tributo ecclesiastico, e dal 2012 scomunica chi smetta di pagare tale tributo). Questo non succede solo dal 2010. Certo la crisi degli abusi ha dato a molti la spinta finale per lasciare una chiesa ormai trasformata in una ONG ben nutrita, ridotta a espletare normali e interscambiabili funzioni di partito politico o di assistenza sociale, in cui si è perso ogni riferimento a Dio, alla trascendenza, ai sacramenti (in particolare al sacramento della Penitenza).
La crisi viene da lontano. Tuttavia, a sentire parlare certi sedicenti cattolici, ci si domanda davvero che cosa ancora li spinga a impegnarsi in una Chiesa che è diventata incunabolo di lotte di potere, cattiverie e mezze verità.


Via Sinodale in Germania: donne servono la Comunione ai "vescovi"


Il cardinale di Monaco (Germania), Reinhard Marx, ha aperto la Via Sinodale il 30 gennaio, presiedendo una Eucarestia in stile Protestante.
Gran parte dei vescovi e dei sacerdoti presenti era seduto in abiti borghesi, coi cappotti sulle panche.

Tra loro, c'erano i vescovi Ackermann (Trier), Schick (Bamberg), Feige (Magdeburg), Fürst (Stuttgart), Bode (Osnabrück) - tutti duri anti-Cattolici.

Marx ha distribuito la Comunione. Al suo fianco, c'erano una donna con un cappotto rosso e una suora in nero, che servivano il calice ai presenti, inclusi vescovi e sacerdoti (video sotto).

#newsDucgbcvhvy

https://gloria.tv/post/JCw3HoCDX7bp1jkeQCDuSHnbS

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