Mentre si sta consumando uno scontro epocale tra l' ala tradizionalista e quella progressista della Chiesa, Aldo Maria Valli, già vaticanista per la Rai, ha pubblicato un libro, L'ultima battaglia (Fede & Cultura, pp. 236, euro 19), che è allo stesso tempo un romanzo distopico e una fotografia inquietante della situazione attuale in Vaticano.
Nella Chiesa che lei descrive è proibito farsi il segno di croce, parlare di Paradiso, pregare la Madonna e dirsi cattolici. «È una realtà che abbiamo già sotto gli occhi. Oggi abbiamo un papa regnante che usa lo stesso linguaggio del mondo e sostiene le tesi del pensiero dominante. In più di un' occasione il papa ha evitato di impartire in pubblico la benedizione con la formula trinitaria per non urtare la sensibilità di non credenti e appartenenti ad altre confessioni. Tutto ciò è in palese contrasto con il comando evangelico di annunciare il messaggio di salvezza dai tetti. Si tratta di un tradimento della fede».
Lei nel libro immagina la nascita di un' Eurasia islamo-cristiana. Il nostro continente rischia una sostituzione sia etnica che religiosa? «Certamente sì. I due processi procedono di pari passo. Se poi si tiene conto degli aspetti demografici si vede a cosa andiamo incontro. Il dialogo sembra essere il nuovo dogma imperante. Ma dialogo in vista di che cosa? Anche in questo caso dobbiamo guardare al comando di Gesù: "Andate in tutto il mondo, predicate il Vangelo a ogni creatura". Qui invece vediamo il dialogo inteso come spogliazione progressiva del nostro patrimonio religioso e culturale».
Nel suo libro i preti possono sposarsi anche con altri uomini. Non considerare più irrinunciabile il loro celibato significa aprire la porta all' unione tra preti omosessuali? «Questa sembra la strada sulla quale intende avviarsi una certa Chiesa modernista. Ma si tratta di un suicidio. L'esempio viene dalle Chiese protestanti: si sono piegate al mondo, si sono identificate con il pensiero dominante, e il risultato qual è? L' irrilevanza. Ed è davvero incredibile che, pur avendo davanti questo esempio negativo, una certa parte della Chiesa cattolica voglia intraprendere questo percorso di autodissoluzione».
Ratzinger si è espresso a favore del celibato dei preti definendolo "irrinunciabile". A suo giudizio, sta assumendo il ruolo di antipapa?
«Che lo volesse o no, e certamente non lo voleva, presso una parte dei cattolici è ormai identificato come antipapa. Era inevitabile. La presenza di due papi porta con sé una serie di conseguenze devastanti. Chi è veramente un papa emerito? Che ruolo ha? Sulla questione specifica del celibato dei preti, così come su moltissime altre questioni, io sono d' accordo con Benedetto XVI, ma la presenza di un papa emerito la ritengo una sciagura per la Chiesa. Dà adito a contrasti, equivoci, contrapposizioni».
Il testo di Benedetto XVI è diventato un giallo. Dalle lettere postate dal cardinale Sarah risulta che Ratzinger fosse a conoscenza della forma in cui sarebbe stato pubblicato. Eppure il segretario del papa emerito ha chiesto di ritirare la sua firma dalla pubblicazione. È in corso un tentativo di far passare Ratzinger per rimbambito? «Mi sembra evidente che il cardinale Sarah si è comportato correttamente. D' altra parte, che interesse avrebbe avuto nel raggirare in qualche maniera il papa emerito? Il ritiro della firma è maturato evidentemente a causa di forti pressioni provenienti da Santa Marta (la residenza di Bergoglio, ndr). Il tentativo dello schieramento progressista è chiaro: dimostrare che il papa emerito è manipolabile e screditare Sarah in quanto cardinale papabile. Direi che l' operazione è riuscita, purtroppo».
Il caso è davvero chiuso, come ha detto Bergoglio a "Repubblica", o tra Francesco e Benedetto XVI c' è una frattura insanabile? «Il caso non è chiuso e non può essere chiuso. Credo che il discorso in generale sia da spostare dal caso specifico alla compresenza dei due Papi che si è dimostrata ingestibile. All' esterno ci presenteranno sempre due Papi che vanno d' amore e d' accordo ma non è così, perché sono due profili completamente diversi e quindi saremo sempre esposti a una divaricazione insanabile. Senza poi considerare l' aberrazione, per un papa, di avere come portavoce Scalfari».
A breve si inaugurerà il cammino sinodale della Chiesa tedesca, in cui si discuterà di celibato dei preti, diaconato femminile, Comunione per i divorziati; 500 anni dopo Lutero, arrivano dalla Germania nuove volontà scismatiche? «La Germania sta giocando un ruolo centrale nel processo di auto-dissoluzione della Chiesa cattolica. Purtroppo l' anniversario della riforma luterana è stato usato in questa ottica di abbraccio mortale con il protestantesimo. Come nel caso di altre parole-talismano, quali dialogo e discernimento, la parola ecumenismo è oggi utilizzata per mettere in liquidazione la Chiesa cattolica».
Lei cominciò a manifestare perplessità sul magistero di Bergoglio dopo l' enciclica Amoris Laetitia. Poi fece una scelta coraggiosa: pubblicare il memoriale dell' ex nunzio Carlo Maria Viganò sugli scandali sessuali e di pedofilia nella Chiesa. Quali sono state le conseguenze per aver osato, da vaticanista, fare il controcanto rispetto al coro che incensava Bergoglio? «Ho vissuto un travaglio interiore, sul piano umano e professionale. Ma la scelta di dare credito a monsignor Viganò e di pubblicare il suo rapporto mi ha alla fine donato molta serenità. Mi sono sentito dalla parte giusta. E anche se non svolgo più il ruolo di vaticanista in Rai, sono contento di aver fatto quel passo. Ne ho guadagnato in libertà».
In un altro suo libro, "Come la Chiesa finì", lei racconta della fine della Chiesa portata avanti da una serie di Papi tutti di nome Francesco. Un' altra profezia? «Ho la netta impressione che una parte della Chiesa, anche ai vertici, stia lavorando per arrivare alla fine del cristianesimo, o per lo meno per approdare a un cristianesimo annacquato, ridotto a mero sentimentalismo. Sotto l' egida della "scelta pastorale" si sta distruggendo la dottrina, ed è chiaro che senza dottrina non può esserci alcuna pastorale. Siamo di fronte a vertici della Chiesa che lavorano perché la Chiesa sia messa in liquidazione e trasformata in qualcosa di diverso, magari in una stampella del mondialismo».
In generale, qual è la più grande contestazione da fare a Bergoglio? «In due parole ritengo che Francesco abbia introdotto nel magistero il relativismo, con la morale del caso per caso, che è il nemico mortale del pensiero cattolico, e l' idea che tutte le fedi alla fine si equivalgono. In più lo ha fatto attraverso l' uso dell' ambiguità, il che rende l' attacco ancora più insidioso».
Lei nel libro immagina la nascita di un' Eurasia islamo-cristiana. Il nostro continente rischia una sostituzione sia etnica che religiosa? «Certamente sì. I due processi procedono di pari passo. Se poi si tiene conto degli aspetti demografici si vede a cosa andiamo incontro. Il dialogo sembra essere il nuovo dogma imperante. Ma dialogo in vista di che cosa? Anche in questo caso dobbiamo guardare al comando di Gesù: "Andate in tutto il mondo, predicate il Vangelo a ogni creatura". Qui invece vediamo il dialogo inteso come spogliazione progressiva del nostro patrimonio religioso e culturale».
Nel suo libro i preti possono sposarsi anche con altri uomini. Non considerare più irrinunciabile il loro celibato significa aprire la porta all' unione tra preti omosessuali? «Questa sembra la strada sulla quale intende avviarsi una certa Chiesa modernista. Ma si tratta di un suicidio. L'esempio viene dalle Chiese protestanti: si sono piegate al mondo, si sono identificate con il pensiero dominante, e il risultato qual è? L' irrilevanza. Ed è davvero incredibile che, pur avendo davanti questo esempio negativo, una certa parte della Chiesa cattolica voglia intraprendere questo percorso di autodissoluzione».
Ratzinger si è espresso a favore del celibato dei preti definendolo "irrinunciabile". A suo giudizio, sta assumendo il ruolo di antipapa?
«Che lo volesse o no, e certamente non lo voleva, presso una parte dei cattolici è ormai identificato come antipapa. Era inevitabile. La presenza di due papi porta con sé una serie di conseguenze devastanti. Chi è veramente un papa emerito? Che ruolo ha? Sulla questione specifica del celibato dei preti, così come su moltissime altre questioni, io sono d' accordo con Benedetto XVI, ma la presenza di un papa emerito la ritengo una sciagura per la Chiesa. Dà adito a contrasti, equivoci, contrapposizioni».
Il testo di Benedetto XVI è diventato un giallo. Dalle lettere postate dal cardinale Sarah risulta che Ratzinger fosse a conoscenza della forma in cui sarebbe stato pubblicato. Eppure il segretario del papa emerito ha chiesto di ritirare la sua firma dalla pubblicazione. È in corso un tentativo di far passare Ratzinger per rimbambito? «Mi sembra evidente che il cardinale Sarah si è comportato correttamente. D' altra parte, che interesse avrebbe avuto nel raggirare in qualche maniera il papa emerito? Il ritiro della firma è maturato evidentemente a causa di forti pressioni provenienti da Santa Marta (la residenza di Bergoglio, ndr). Il tentativo dello schieramento progressista è chiaro: dimostrare che il papa emerito è manipolabile e screditare Sarah in quanto cardinale papabile. Direi che l' operazione è riuscita, purtroppo».
Il caso è davvero chiuso, come ha detto Bergoglio a "Repubblica", o tra Francesco e Benedetto XVI c' è una frattura insanabile? «Il caso non è chiuso e non può essere chiuso. Credo che il discorso in generale sia da spostare dal caso specifico alla compresenza dei due Papi che si è dimostrata ingestibile. All' esterno ci presenteranno sempre due Papi che vanno d' amore e d' accordo ma non è così, perché sono due profili completamente diversi e quindi saremo sempre esposti a una divaricazione insanabile. Senza poi considerare l' aberrazione, per un papa, di avere come portavoce Scalfari».
A breve si inaugurerà il cammino sinodale della Chiesa tedesca, in cui si discuterà di celibato dei preti, diaconato femminile, Comunione per i divorziati; 500 anni dopo Lutero, arrivano dalla Germania nuove volontà scismatiche? «La Germania sta giocando un ruolo centrale nel processo di auto-dissoluzione della Chiesa cattolica. Purtroppo l' anniversario della riforma luterana è stato usato in questa ottica di abbraccio mortale con il protestantesimo. Come nel caso di altre parole-talismano, quali dialogo e discernimento, la parola ecumenismo è oggi utilizzata per mettere in liquidazione la Chiesa cattolica».
Lei cominciò a manifestare perplessità sul magistero di Bergoglio dopo l' enciclica Amoris Laetitia. Poi fece una scelta coraggiosa: pubblicare il memoriale dell' ex nunzio Carlo Maria Viganò sugli scandali sessuali e di pedofilia nella Chiesa. Quali sono state le conseguenze per aver osato, da vaticanista, fare il controcanto rispetto al coro che incensava Bergoglio? «Ho vissuto un travaglio interiore, sul piano umano e professionale. Ma la scelta di dare credito a monsignor Viganò e di pubblicare il suo rapporto mi ha alla fine donato molta serenità. Mi sono sentito dalla parte giusta. E anche se non svolgo più il ruolo di vaticanista in Rai, sono contento di aver fatto quel passo. Ne ho guadagnato in libertà».
In un altro suo libro, "Come la Chiesa finì", lei racconta della fine della Chiesa portata avanti da una serie di Papi tutti di nome Francesco. Un' altra profezia? «Ho la netta impressione che una parte della Chiesa, anche ai vertici, stia lavorando per arrivare alla fine del cristianesimo, o per lo meno per approdare a un cristianesimo annacquato, ridotto a mero sentimentalismo. Sotto l' egida della "scelta pastorale" si sta distruggendo la dottrina, ed è chiaro che senza dottrina non può esserci alcuna pastorale. Siamo di fronte a vertici della Chiesa che lavorano perché la Chiesa sia messa in liquidazione e trasformata in qualcosa di diverso, magari in una stampella del mondialismo».
In generale, qual è la più grande contestazione da fare a Bergoglio? «In due parole ritengo che Francesco abbia introdotto nel magistero il relativismo, con la morale del caso per caso, che è il nemico mortale del pensiero cattolico, e l' idea che tutte le fedi alla fine si equivalgono. In più lo ha fatto attraverso l' uso dell' ambiguità, il che rende l' attacco ancora più insidioso».
di Gianluca Veneziani
LIBRO CONTROVERSO
Papa Francesco e Ratzinger, il retroscena di Socci: "Bergoglio furente ha ordinato di togliere la firma"
Antonio Socci torna a parlare del tema che più sta tenendo banco: il ritiro della firma di Ratzinger dal libro che mette in difficoltà Papa Francesco: "Attendibili fonti interne al Vaticano ricostruiscono così la vicenda - scrive il giornalista sul suo profilo Facebook -. Il libro "Dal profondo dei nostri cuori" è chiaramente di Benedetto XVI e del card. Sarah (come peraltro dimostrano inequivocabilmente le lettere fra i due rese note da Sarah). Tutto era deciso e concordato di comune accordo fin dall'inizio.
Fino a quando, e qui viene al punto, "è stata anticipata la parte in difesa del celibato ecclesiastico - in Vaticano è scoppiato il finimondo perché Bergoglio era furente. Infatti quel pronunciamento così autorevole di Benedetto XVI impedisce a lui di picconare il celibato ecclesiastico come avrebbe avuto intenzione di fare nella prossima Esortazione postsinodale. Allora lui in persona ha convocato mons. Gaenswein, che è segretario di Benedetto XVI, ma anche prefetto della Casa pontificia di Bergoglio e - furioso - gli ha ordinato di far togliere il nome di Benedetto XVI dalla copertina di quel libro (non potendo pretendere di cambiare i testi del libro)". Bergoglio, secondo Socci, pretendeva una sconfessione piena e totale. Per questo la prima notizia filtrata parlava di fonti "vicine a Benedetto XVI" secondo le quali Benedetto non aveva scritto un libro a quattro mani con Sarah, né approvava la copertina (cioè la sua firma al volume).
"Questo però non era vero e Benedetto XVI non poteva accettare di dire il falso accusando così implicitamente il card. Sarah di averlo coinvolto senza il suo consenso". Così è stata adottata questa soluzione di compromesso: nelle edizioni del libro successive alla prima l'autore del libro sarà il card. Sarah "Con il contributo di Benedetto XVI".
Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev
16 Gennaio 2020
Papa Benedetto parlerà ancora. Ecco la strategia di Ratzinger
Benedetto XVI, nonostante la rinuncia, continua a dire la sua in modo pubblico. Il motivo è rintracciabile in una "guerra teologica" combattuta in Germania
Benedetto XVI, nonostante la rinuncia, continua a dire la sua in modo pubblico. Il motivo è rintracciabile in una "guerra teologica" combattuta in Germania
Il sospetto diffuso è questo: Benedetto XVI interviene nel dibattito pubblico quando "non può tacere". Una lettura che però si presta a facili strumentalizzazioni contro l'operato del Papa regnante.
E allora diviene necessario ponderare bene ogni considerazione al riguardo. Di sicuro c'è come Joseph Ratzinger, dalla rinuncia di sette anni fa in poi, abbia detto la sua in numerose circostanze. Un atteggiamento che non è mai stato condiviso da chi si dice certo che l'emerito abbia pronunciato una specie di promessa di silenzio, che in realtà non è mai stata enunciata.
Lo ha ricordato anche Il Foglio nell'edizione odierna, riportando una delle frasi mediante cui il "mite teologo" bavarese ha salutato per sempre il soglio di Pietro:"Io continuerò ad accompagnare il cammino della Chiesa con la preghiera e la riflessione, con quella dedizione al Signore e alla sua Sposa che ho cercato di vivere fino ad ora ogni giorno e che vorrei vivere sempre" . La parola "silenzio", a ben vedere, non è presente nel virgolettato. Figurarsi una promessa di tacere.
Il fatto che in Vaticano si stia ragionando di una riforma della figura del pontefice emerito ben si presta ad alimentare le analisi di chi, in questo presunto dualismo papale, intravede una certa dose di confusione. Ma il quadro dipendente dalla "cooabitazione" è davvero così confusionario? Quando il papa emerito ha inoltrato un messaggio per i funerali del cardinale Meisner - quello della "barca", ossia la Chiesa cattolica, che "sta per capovolgersi", più di qualcuno ha pensato che Benedetto XVI volesse accusare Francesco di aver messo a rischio la tenuta dell'imbarcazione. Solo che Joseph Ratzinger ha usato quella metafora in più circostanze, anche nel corso del suo pontificato, aggiungendo come "Il Signore" non permetta mai che la barca affondi davvero. Certo, Meisner era uno dei firmatari dei dubia su Amoris Laetitia, ma da qui a sostenere che Benedetto XVI volesse contrapporsi a Jorge Mario Bergoglio ce ne passa. Anche nel libro scritto a quattro mani con Sarah viene rimarcata la subordinazione filiale al vescovo di Roma. E Ratzinger, in questi anni, ha scritto in modo chiaro che il Papa è uno solo. Di esempi se ne potrebbero fare molti. Quello più esemplificativo, come ha ripercorso anche la fonte sopracitata, riguarda la "lettera tagliata". Una costante, cercando una motivazione sintetica in grado di spiegare i perché dietro l'interventismo emerito, esiste.
Come spiegato in questo articolo su IlGiornale.it, e sempre da Il Foglio nella giornata odierna, a Ratzinger sembra interessare soprattutto che la corrente teologico-progressista, la stessa che si è sempre contrapposta al conservatorismo ratzingeriano, che è emanzione ed espressione diretta del pontificato di San Giovanni Paolo II, prenda il sopravvento. Bisogna insomma tornare alla acredini del Concilio Vaticano II. La Germania è, tra quelle ecclesiastiche, la patria della diatriba teologica. Non è un mistero che i teologi più influenti di questi ultimi decenni siano due e siano entrambi tedeschi: Walter Kasper e Joseph Ratzinger. Il papa emerito è intervenuto pure quando si è trattato di difendere i "suoi", nel senso dei consacrati tedeschi conservatori: il cardinale Mueller, per esempio, che per Benedetto XVI ha "difeso la tradizione". Mueller, com'è noto, non è stato confermato da Papa Francesco come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Difendere i "suoi", quindi, ma anche ancorarsi al Depositum Fidei, tanto dal punto di vista dogmatico quanto da quello delle regole ritenute sempre valide, si veda il celibato, quando si tratta di evitare che la diga teologica costruita durante due pontificati venga meno. Come potrebbe accadere a causa del "concilio interno" dell'episcopato teutonico, che è in corso e che potrebbe sconvolgere parte della prassi ecclesiastica, con aperture più o meno palesi sulla ordinazione di uomini sposati o con la modifica, del tutto territoriale, di alcune certezze catechetiche.
Alla fine del 2019 è emerso pure come Benedetto XVI volesse coadiuvare la nascita di una fondazione tesa allo sviluppo del giornalismo cattolico. Dove? In Germania ovviamente. Per i tradizionalisti Papa Francesco è uno degli strumenti che i progressisti, tedeschi o no, utilizzano per far passare certi messaggi. Per Ratzinger Bergoglio è il Papa della Chiesa cattolica, che deve restare una e non troppo simile a quella protestante, che è la strada verso cui il cardinale Marx ed altri sembrano procedere. E questo, in fin dei conti, è il motivo principale per cui Benedetto usa "rompere il silenzio".
Reti unificate: Acies Ordinata a Monaco 18 gennaio 2020
Siamo lieti di pubblicare, congiuntamente al sito della Fondazione Lepanto, curatore dell’iniziativa, di Corrispondenza romana, degli amici di Chiesa e post concilio, del Blog di Marco Tosatti, di Aldo Maria Valli, di cronicasdepapafrancisco.. ed altri, l’evento che si sta svolgendo oggi a Monaco dell’Acies Ordinata, come già avvenne per febbraio e settembre 2019, vedi qui https://www.youtube.com/watch?v=X45Zu... Qui https://cooperatores-veritatis.org/20... la pagina per seguire i testi e le foto..
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