ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 16 febbraio 2020

Gesù lo aveva predetto

CHIESA: QUALCOSA SI E' ROTTO !


«La vostra tristezza sarà mutata in gioia». Le analogie con l’atmosfera del Cenacolo? Come gli 11 apostoli anche noi oggi siamo turbati! Qualcosa si è rotto nella Chiesa visibile e una densa cappa di tristezza è scesa su di noi 
di Francesco Lamendola  

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Le analogie storiche e psicologiche fra l’atmosfera che regnava nel Cenacolo, la sera di Venerdì Santo, e quelle del momento storico che stiamo vivendo, sono tali e così evidenti da non richiedere, crediamo, particolari dimostrazioni. Lo stato d’animo dei cattolici credenti, oggi – parliamo sempre dei veri cattolici e non dei bergogliani, che cattolici non sono, semmai sono anticattolici dichiarati o sottintesi – somiglia molto a quello degli undici apostoli seduti intorno alla tavola e sempre più turbati e commossi, ma anche sconcertati, dalle parole che il divino Maestro rivolgeva loro, con un tono di solennità e, allo stesso tempo, con accenti così commossi, da lasciar intuire che quello non era un giorno come gli altri, e che presto sarebbe accaduto qualcosa che avrebbe segnato per sempre le loro esistenze e la loro stessa esperienza di fede. 


Altri particolari rafforzavano tale impressione: la lavanda dei piedi da parte del Maestro, che li aveva imbarazzati e quasi fatti arrossire per la forza sconvolgente della sua pedagogia (un maestro che lava i piedi ai suoi discepoli, uno ad uno: si è mai vista una cosa del genere?); l’allusione all’imminente tradimento di uno di loro, Giuda Iscariota, e la  predizione del rinnegamento di Pietro, che sarebbe avvenuto quella stessa notte, prima dell’alba; il testamento spirituale che Gesù aveva rivolto loro, preceduto da una fervidissima, toccante preghiera al Padre suo, per affidargli quelli che finora aveva custodito Egli stesso nella verità, e per chiedergli di confermarli in essa, dopo la sua partenza dal mondo, mediante l’invio del Consolatore, lo Spirito Santo.

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 «La vostra tristezza sarà mutata in gioia»!

E come allora gli undici apostoli, così noi oggi siamo turbati, commossi, confusi, quasi increduli di ciò che sta accadendo, nella Chiesa e fuori di essa; e come essi udivano il divino Maestro e non capivano il senso delle sue parole, così noi crediamo di essere ancora nel solco del Vangelo e invece ne siamo usciti, trascinati da cattivi pastori e sedotti dalle nostre passioni disordinate, ma con la suprema e infernale ipocrisia di fare finta che tutto sia come deve essere, che la Chiesa sia sempre la Sposa fedele di Gesù Cristo e che noi siamo realmente, sia pure con qualche umana debolezza, ciò che pretendiamo di essere: leali operai nella vigna del Signore. Una densa cappa di tristezza è scesa su di noi; e come sugli undici incombeva l’idea di un distacco imminente dal loro Maestro, che era ormai la ragione stessa della loro vita – sapevano bene, venendo a Gerusalemme per celebrare la Pasqua ebraica, che era come andare nella tana del leone, dato l’odio che avevano per Lui i sacerdoti e gli scribi -, così noi sentiamo, in questo principio del terzo millennio, che qualcosa si è rotto nella Chiesa visibile, che qualcosa è andato irreparabilmente perduto, e che pertanto grandi avvenimenti ci attendono, perché nulla potrà essere mai più come prima, e che per poter godere la gioia finale promessa da Gesù ai suoi seguaci sarà necessario attraversare il torbido fiume della sofferenza. Del resto, Gesù lo aveva predetto (Gv 14,30-31): Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco.

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Una densa cappa di tristezza è scesa su di noi; e come sugli undici incombeva l’idea di un distacco imminente dal loro Maestro, così noi sentiamo, in questo principio del terzo millennio, che qualcosa si è rotto nella Chiesa visibile!

Ebbene anche noi, oggi, sentiamo, e lo abbiamo intuito da cento e cento indizi, che sta venendo il Principe del mondo: e tale consapevolezza evoca in noi immagine spaventose, che ci fanno rabbrividire di paura, perché, pur sapendo che egli non può nulla né contro Cristo, né contro i seguaci di Cristo, sul piano spirituale, sappiamo tuttavia che dispone di ampi poteri sul piano materiale; e che se ha potuto far sì che Gesù venisse arrestato, processato, condannato, sbeffeggiato, flagellato, incoronato di spine e crocifisso, anche a noi, suoi umili seguaci, egli può fare del male, molto male, affondando i suoi artigli nelle nostre carni, oltre che infliggendoci sofferenze morali che probabilmente verranno da uomini che si dicono cristiani e perciò nostri fratelli, ma che in realtà sono già suoi, agiscono come servitori delle tenebre e saranno animati verso gli ultimi veri cattolici da una carica di odio tremenda, ispirata in essi dal loro tenebroso signore e padrone.

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Sta venendo il Principe del mondo? Perchè dal Vaticano II in poi la Chiesa ha quasi smesso di mettere in guardia contro quel pericolo; anzi, il clero è solito parlare come se non vi fosse alcun pericolo!

Rileggiamo il sedicesimo capitolo del Vangelo secondo san Giovanni: 
1 Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. 2 Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. 3 E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. 4 Ma io vi ho detto queste cose perché, quando giungerà la loro ora, ricordiate che ve ne ho parlato.
Non ve le ho dette dal principio, perché ero con voi.
Ora però vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: Dove vai?  Anzi, perché vi ho detto queste cose, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò. E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio. Quanto al peccato, perché non credono in me; 10 quanto alla giustizia, perché vado dal Padre e non mi vedrete più; 11 quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato.
12 Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13 Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. 14 Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà. 15 Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà.

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16 Ancora un poco e non mi vedrete; un po' ancora e mi vedrete». 17 Dissero allora alcuni dei suoi discepoli tra loro: «Che cos'è questo che ci dice: Ancora un poco e non mi vedrete, e un po' ancora e mi vedrete, e questo: Perché vado al Padre?». 18 Dicevano perciò: «Che cos'è mai questo "un poco" di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire». 19 Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «Andate indagando tra voi perché ho detto: Ancora un poco e non mi vedrete e un po' ancora e mi vedrete? 20 In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia.
21 La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell'afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo. 22 Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e 23 nessuno vi potrà togliere la vostra gioia. In quel giorno non mi domanderete più nulla.
In verità, in verità vi dico: Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. 24 Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena.
25 Queste cose vi ho dette in similitudini; ma verrà l'ora in cui non vi parlerò più in similitudini, ma apertamente vi parlerò del Padre. 26 In quel giorno chiederete nel mio nome e io non vi dico che pregherò il Padre per voi: 27 il Padre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato, e avete creduto che io sono venuto da Dio. 28 Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre». 29 Gli dicono i suoi discepoli: «Ecco, adesso parli chiaramente e non fai più uso di similitudini. 30 Ora conosciamo che sai tutto e non hai bisogno che alcuno t'interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio». 31 Rispose loro Gesù: «Adesso credete? 32 Ecco, verrà l'ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto proprio e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me.
33 Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!».

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Le analogie storiche e psicologiche fra l’atmosfera che regnava nel Cenacolo, la sera di Venerdì Santo, e quelle del momento storico che stiamo vivendo, sono tali e così evidenti da non richiedere, crediamo, particolari dimostrazioni!

Con squisita tenerezza e con premura paterna, proprio come un buon pastore verso le sue pecorelle, Gesù si china sulla tristezza dei suoi discepoli e li esorta a non abbattersi, a non scoraggiarsi, perché proprio la sua partenza dal mondo renderà possibile, per loro, la discesa dello Spirito Santo, che li illuminerà e li fortificherà, sostenendoli in tutte le prove che li attendono allorché si metteranno ad annunciare il suo Vangelo. Fa persino la delicata similitudine della donna che deve partorire e che durante il travaglio soffre e ha paura, ma poi quando il bambino è nato prova una tale felicità da non ricordare nemmeno le sofferenze passate. E nessuno, dice, vi potrà togliere la vostra gioia.
Subito dopo viene l’annuncio del loro prossimo abbandono. Mentre i discepoli dichiarano di non aver più alcun dubbio e di credere interamente in Lui, Gesù li smentisce, dicendo loro: Adesso credete? Ecco, verrà l'ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto proprio e mi lascerete solo. È un invito a non lasciarsi prendere dai facili entusiasmi, dagli slanci emotivi, presumendo di avere forze sufficienti per resistere alle tentazioni; invece, come li aveva ammoniti poco prima, quando aveva fatto la similitudine della vite e dei tralci, Gesù aveva affermato molto recisamente: Rimanete in me e io in voi, perché da soli non potete fare niente (Gv. 15,5). Solo rimanendo in Lui si può fruttificare, come il tralcio che rimane unito alla vite: la vite è Gesù Cristo e il Padre celeste è l’agricoltore, che taglia e getta via i tralci secchi e pota amorevolmente quelli sani, affinché diano ancora più uva; un’immagine, quest’ultima, che ci ricorda come per il cristiano non esiste il momento di sedersi sugli allori e di godersi lo stato raggiunto, ma che la santificazione è un processo continuo, di cui deve essere intessuta la sua vita quotidiana. A san Pietro, che poc’anzi gli aveva chiesto (Gv. 13,37): Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te, Gesù aveva risposto (id., 38) Tu darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte. Ritorna il concetto fondamentale di tutto il Vangelo: senza Gesù, gli uomini non è che possano fare poco: non possono fare niente (cfr. Gv. 15,5). San Pietro, nel cortile del Sommo Sacerdote, si scorderà di tale ammonimento, ricevuto solo poche ore prima dalla viva voce del Signore; se ne scorderà perché, in cuor suo, è rimasto scandalizzato dalla facilità con cui i nemici di Cristo hanno potuto mettergli le mani addosso e trascinarlo via, prigioniero, come un volgare malfattore. Non è per paura che Pietro rinnegherà Gesù Cristo, giurando e spergiurando di non conoscerlo neppure: non aveva forse estratto la spada, sul Monte degli ulivi, per difenderlo con le sue stesse mani, a rischio della sua vita? Non per paura, ma per sfiducia: com’era possibile che il Figlio di Dio si lasciasse prendere così, legare e portare al supplizio come un agnello?

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San  Pietro ammonì tutti i fratelli nella fede (1 Pt. 5,8): Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come un leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. 


«La vostra tristezza sarà mutata in gioia»

di Francesco Lamendola

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