padre Gaetán junto a Iñaki Gallego, cappellani
Qualche giorno fa leggevo un articolo della Catholic News Agency, vedi qui, un’intervista a don Cèsar Pluchinotta, sacerdote italo-argentino, uno dei cappellani in forza al Covid Hospital 1 di Roma, e mi veniva da pensare alla diversa percezione che in questi giorni oscurati dalla pandemia di Covid-19 il popolo di Dio ha della figura dei sacerdoti, di cosa secondo le nostre opinioni dovrebbero o non dovrebbero fare in questo frangente, delle chiese chiuse, insomma della “cattolicità in tempo di pandemia”.

Inutile dire che le ricette proposte sono le più variegate, tante quante sono le vare opinioni in questo momento riguardo alla gravità del momento attuale. La realtà posta sotto i miei occhi è disarmante. Tutti noi leggiamo del numero crescente di vite mietute dal virus, abbiamo negli occhi la colonna di feretri in uscita da Bergamo sotto scorta militare, eppure abbiamo anche sotto il naso uomini e donne di ogni età dediti alla spesa giornaliera “Perché, che vuoi fare? Le scorte le ho fatte ma bisogna uscire a comprare le cose di tutti i giorni”.
Questo modo di vivere “gli arresti domiciliari” coinvolge inevitabilmente la Chiesa, che, tanto per rispettare il tempo corrente, ancora una volta si divide in due fazioni, quella secondo la quale “mai Dio permetterà la trasmissione del virus attraverso l’Eucarestia” quindi le celebrazioni religiose senza fedeli sono sacrileghe, stiamo mettendo in dubbio l’onnipotenza divina; l’altra che trova folle ed altrettanto sacrilego sfidare Dio, mettendo a repentaglio la vita dei fedeli. A queste due visioni corrispondono, in maniera non proprio “matematica”, da un lato i fan dei sacerdoti “in prima linea”, categoria che annovera i cappellani sanitari certamente ma anche qualche sacerdote “ribelle” che ha continuato a distribuire l’eucarestia o a confessare “di nascosto”, a celebrare a porte chiuse con tutti i parrocchiani chiusi in chiesa con lui (Striscia la notizia docet), arrivando ad alcuni vescovi tra USA e Polonia che hanno apertamente protestato, invocando la memoria di processioni e celebrazioni per invocare la fine delle pestilenze; dall’altra parte i tanti sacerdoti che stanno celebrando, obbedienti, a porte chiuse, moltiplicando la propria presenza sui social media per raggiungere parrocchiani, amici, familiari, a distanza con la preghiera, la liturgia, il rosario e le altre pie devozioni.
Cosa ci dice questa situazione alquanto strana?
A voi non so, a me viene da pensare che non può esserci momento migliore di questo per capire che fintanto che penseremo le due cose come distinte e separate non riusciremo ad imparare una importante lezione. Abbiamo bisogno di entrambi gli aspetti: dell’azione e della contemplazione, del coraggio di fare e di quello di stare, ciascuno a seconda della situazione che vive. Senza questo necessario equilibrio non avremo imparato nulla. Non avremo imparato che i sacerdoti coraggiosi come don Cèsar, come don Fabio Stevenazzi – vocazione adulta che ha rimesso il camice bianco di medico di Pronto Soccorso per “fare la sua parte” a Busto Arsizio, con la benedizione di Mons. Delpini -, come l’anziano Fra’ Aquilino – missionario ottantaquattrenne, ammalato di tumore al pancreas, che assiste i morenti all’ospedale Giovanni XXIII della martoriata Bergamo -, come padre Iñaki Gallego – uno dei tanti cappellani ospedalieri di Madrid e di tutta la Spagna – , come Fr. John Anderson – in forze a New York -, come ogni singolo cappellano di cui neppure conosciamo i nomi ora (e forse mai li conosceremo) hanno bisogno dei tanti anonimi, sconosciuti, parroci di città e curati di campagna, diaconi e monsignori di curia, vescovi e cardinali che in questi giorni duri stanno alzando le loro invocazioni al Cielo perché questa terribile pandemia cessi, perché i bambini possano tornare a correre per le strade, i fanatici salutisti alle loro corse nei parchi, i nonni a godere la compagnia dei propri nipoti, i figli ai genitori, i genitori ai loro figli.
Mentre scrivo, ascoltando “L’isola che non c’è” – il Presidente del Consiglio Conte ha da poco annunciato ulteriori strette, sulla scia delle delibere del Governatore Lombardo Fontana – non posso fare a meno di pensare che la Quaresima 2020 non la dimenticheremo mai. Per la mia generazione, così lontana dalla Seconda Guerra Mondiale, resterà quel momento della vita che avrà costituito lo spartiacque tra chi eravamo e chi saremo da domani in poi. Nel frattempo cerchiamo di trovare un senso giornaliero a tutto questo, divisi tra l’istinto di fuggire – dove poi? – e la paralisi che ci tiene qui; tra l’istinto vitale umano, che non vuole cedere alla paura, e lo sconforto impaurito; tra quel “tutto andrà bene” ed un mesto “ma davvero andrà tutto bene?”.
È da questa mia incertezza che volgo gli occhi verso gli ospedali, le cappelle, le parrocchie, gli episcopi, le sagrestie, le case canoniche, a questi uomini che nell’operare e nel pregare mi accompagnano – ci accompagnano – rammentandoci che quel Dio silenzioso che spesso non riusciamo a decifrare oggi ci dice la Sua vicinanza attraverso di loro. Posso solo dire grazie e sperare, napoletanamente, “adda passa’ ‘a nuttata”, che questa notte oscura passi presto.

di
 Stefania Marasco

UNA DONNA SCRIVE A STILUM: DOV’È LA CHIESA? DOVE I PASTORI?

Carissimi Stilumcuriali, ho ricevuto la lettera di una fedele, credo di Roma, e voglio condividerla con voi. Perché la sua voce è quella di tante persone che in questo momento difficile per il Paese hanno scoperto, con angoscia, di essere abbandonati. Nelle mani di un governo inadeguato e incapace, e che usa l’autoritarismo per nascondere la sua mancanza di autorevolezza, e che purtroppo i Pastori seguono pedissequamente, senza tutelare né le ragioni della Fede né quelle del gregge loro affidato. Nella lettera, scritta da una persona colta e professionalmente ben dotata, si elencano alcune delle ipotesi di soluzione ben fattibili che da parte della CEI si sarebbero potute percorrere, invece di adeguarsi supinamente ai diktat dell’esecutivo, e di che esecutivo…Buona lettura. 

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“Egregio Dr. Tosatti,non è l’epidemia che mi annichilisce, ma è la supina accondiscendenza da parte degli Ecclesiastici nell’assecondare i dettami dell’autorità civile in maniera ulteriormente restrittiva rispetto al dovuto, applicando le regole in modo più realista del re.

La Santa Messa è stata quindi frettolosamente equiparata al concetto di assembramento, così svilendola del suo altissimo e assoluto significato e rivestendola invece di pericolosità e fatto da evitare.
L’identificazione ideologica da parte degli Ecclesiastici fra atto pericoloso e Santa Messa, sebbene teoricamente indirizzata al “bene comune”,  ha fatto immediatamente breccia nelle menti dei fedeli, bisognosi di pastori per orientarsi in questo momento di prova, creando così un’epidemia peggiore di quella che stiamo vivendo, un’epidemia che uccide lo spirito degli uomini prima che i loro corpi.
La Santa Messa non è più pericolosa o meno necessaria dell’accesso alle Farmacie o ai negozi di alimentari, tanto meno è più pericolosa o meno necessaria dell’accesso alle Poste o ai Tabaccai.
L’averla quindi frettolosamente abolita per i fedeli, quasi ad affermare incondizionatamente una cooperazione assoluta nell’evitare ogni contagio tramite la sua celebrazione, costituisce un danno inenarrabile alla fede e alla religione perpetrato proprio dalla tiepidezza dei Pastori, più preoccupati per la salute del corpo che dello spirito. La mancanza di fede dei Pastori nel mantenere fermo quello che è il caposaldo della Chiesa è, questo sì, destabilizzante per lo spirito di tutti, credenti e non, in questo momento così grave per l’umanità tutta.
Cosa avrebbe impedito, all’esito di una maggiore fede e riflessione da parte degli Ecclesiastici, di applicare tecnicamente allo svolgimento delle Sante Messe lo stesso contingentamento applicato per usufruire dei beni materiali quali medicine, alimenti, poste e tabacchi?
Sarebbe bastato che i Parroci avessero raccolto in anticipo la richiesta dei parrocchiani a partecipare alle Celebrazioni Eucaristiche, potendoli poi smistare  nelle varie funzioni, eventualmente anche nei giorni successivi in caso di numerose richieste.
In questo momento così straordinario invece, gli unici che non si sono sprecati nel dispiegare energie e forze per accompagnare i fedeli, sono stati proprio gli Ecclesiastici. Cosa ha impedito loro di attivarsi oltre ogni misura così come stanno facendo i sanitari, le forze di polizia, i civili? Non sono più di loro chiamati a “inventarsi” modi per assistere i malati, i moribondi, i soli, i fedeli tutti? perchè il sopperire alla cura delle anime ha comportato la mera frettolosa abrogazione del Sacrificio Eucaristico?
Dov’è la Chiesa? Dove sono i Pastori?
Perchè nelle Diocesi non si prendono provvedimenti altrettanto straordinari come negli ospedali per accompagnare i fedeli? Perchè non si moltiplicano le Celebrazioni Eucaristiche?
Magari all’aperto, nelle piazze, rendendole fruibili dai balconi e finestre?
Perchè non si estende agli altri giorni della settimana la possibilità di adempiere al precetto festivo, anzicchè dispensare tout court?
Non sono convinta che si sia tenuti all’obbedienza, perlomeno i Vescovi non sono tenuti ad un ossequio così reverenziale verso indicazioni che sono esclusivamente di carattere civile o verso indicazioni che, se religiose, non intaccano la loro responsabilità primaria di Pastori. Nè i fedeli sono tenuti in coscienza a prestare ossequio, almeno interiore, a questa resa incondizionata alle leggi degli uomini anzicchè a quelle di Dio. Sarebbe bello che fossero tante le voci che si levino con zelo, con orgoglio di una ritrovata identità cristiana, in difesa di Cristo unico Salvatore del mondo.
La ringrazio per la Sua, di voce”.

Marco Tosatti

23 Marzo 2020 Pubblicato da  9 Commenti --


OM, CORONAVIRUS. LA CEI VUOLE UNA CHIESA “STATALIZZATA”.


Carissimi Stilumcuriali, il memorandum riservato ai vescovi che la Segreteria CEI ha stilato in merito di chiusura delle chiese e interdizione dei fedeli alla messa, che Stilum Curiae ha pubblicato in esclusiva, ha destato la curiosità del nostro Osservatore Marziano, che ha voluto inviarci – e lo ringraziamo molto – un commento. In cui si accenna anche a temi – finanziari – scabrosetti…Buona lettura. 

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Caro Tosatti, qui su Marte ci è giunto, con un po’ di ritardo, il documento CEI che lei ha pubblicato in anteprima interstellare. Abbiamo adottato anche noi alcune misure di sicurezza con i nostri agenti marziani che stanno sulla terra, e li terremo in quarantena…
Anzi ieri il Consiglio Generale Marziano ha espresso soddisfazione per aver, a suo tempo, scoraggiato i viaggi spaziali Marte-Terra, altrimenti avremmo rischiato anche noi il contagio.
Ma torniamo al documento Cei; che, devo dire, non mi ha affatto meravigliato. Come una impresa vede in questi momenti crollare le sue attività, le sue vendite, i suoi ricavi e si pone il problema di come ridurre proporzionatamente i costi, così deve fare la vostra povera Chiesa, ridotta ormai ad essere più una bottega che altro.
Inoltre la Cei, che sembra voler occuparsi più di traffico di corpi di immigrati che di anime, è ovvio che rischia il default. Il default dottrinale e spirituale lo ha già fatto, senza preoccuparsene; quello materiale – finanziario, sembra metterla in ansia ben di più. Così gioca la carta della “nazionalizzazione” della Chiesa.
Questo documento pertanto, secondo me, spiega almeno un paio di cose.
  • Anzitutto come ho accennato sopra, questo documento fa trasparire, senza mezzi termini, la richiesta di “nazionalizzazione”, da parte dello Stato italiano, dell’anima sostanziale della chiesa bergogliana, cioè della parte “etico-sociale” della Chiesa cattolica. Aver chiesto ed ottenuto l’estensione delle misure di sostegno (ex decreto legge) alle imprese italiane (cassa integrazione e tutte le tutele) anche alle imprese del cosiddetto “terzo settore parareligioso” ed Enti religiosi, Caritas varie, non lascia dubbi.
Il governo italiano deve da oggi, non solo non richiedere il pagamento di imposte sui valori immobiliari miliardari che generano flussi di danaro che solo l’APSA conosce, oppure sui tanti redditi “sommersi” che non hanno nulla a che vedere con – opere di religione -; ma deve anche sostenere i disoccupati delle Ong – Pro emigranti, i preti disoccupati e le loro famiglie, le strutture di accoglienza para religiosa (ed i pellegrinaggi & Co.).
Eccetera. Detta “nazionalizzazione” di fatto non ha bisogno di spiegazioni. Solo temo per la fine delle mie amate suorine di clausura, che il Governo non sosterrà, probabilmente. Così finiscono le suore, quelle sante, che passano il tempo a tener su il mondo pregando ininterrottamente.
  • In tal modo si evidenziano non solo le due Chiese profetizzate da padre Meinvielle, quella della Propaganda (Bergoglio) e quella della Verità (Ratzinger e Sarah), ma persino all’interno della prima delle due chiese (quella della Propaganda) un’ulteriore separazione tra la “Chiesa della Propaganda nazionalizzata” e la Chiesa della Propaganda libera di autoestinguersi.
  • In sintesi abbiamo oggi, grazie alla contingenza virus, ben tre Chiese. Facile poi immaginare che la terza Chiesa (quella della Propaganda libera) si frammenterà in mille Chiese–sette, come avvenne nel XVIII secolo con l’avvento dei protestanti negli Usa.
Solo una nota di precisazione sul suo commento sulle imposte (ICI), che Conte non richiederebbe. La storia, ci dicono i nostri agenti segreti in Vaticano, è più complessa. Nel 2005 (ci dicono) il Partito Radicale di Pannella e Bonino fece una serie di denunce alla UE, contro lo Stato italiano, per “aiuti di stato” allo Stato della Città del Vaticano.
In pratica l’accusa era che lo Stato italiano non solo concedeva l’“estensione” trappola dell‘8 per mille sul totale dei redditi che non indicavano la preferenza, ma non tassava immobili e redditi presunti sulle attività degli Enti Religiosi che generano reddito (attività alberghiere, pensioni, scuole, ecc.). Inoltre, sempre secondo l’accusa, poi non affrontava neanche il tema della cosiddetta necessaria “doppia imposizione” dei cittadini italiani che lavorano in Vaticano e ivi non pagano le tasse.
Ma in Italia, dove vivono e spendono, usufruiscono dei servizi sociali pagati dai contribuenti italiani ecc., che fanno? Sarà per questo che le automobili che entrano ed escono dalla Città del Vaticano, sono della classe Land Rover o Porsche?
Ma Tosatti, lei non ha capito ancora perché mons.Carlo Maria Viganò è stato allontanato (inviato come Nunzio negli USA) quando ha scoperto e denunciato il malaffare che imperversava all’interno delle mura?
Sempre il nostro agente sostiene che mentre papa Ratzinger aveva stabilito di attuare, con la dovuta trasparenza, l’adempimento di queste norme, con il suo successore il problema si è risolto con la beatificazione di Pannella e della Bonino. Ormai le tre Chiese sono operative. Che aspettarsi ancora?
OM
Marco Tosatti
22 Marzo 2020 Pubblicato da  41 Commenti --

I cattolici al tempo del coronavirus / 16


Cari amici di Duc in altum, eccoci a una nuova puntata della serie I cattolici al tempo del coronavirus. Ringrazio tutti voi che mi scrivete. Mandate testimonianze e commenti alla mia pagina Facebook.
A.M.V.
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Quel vescovo vestito di bianco
Caro Aldo Maria, anche se non condivido alcune tue posizioni (ritengo che ti fai tirare per la giacca da qualche gruppo “tradizionalista” che non mira al bene della Chiesa), ti seguo con interesse da tanto tempo e ti scrivo perché dopo aver visto il papa camminare solitario in via del Corso, a Roma, non ho potuto non pensare alla terza parte del segreto di Fatima, al vescovo vestito di bianco che, con passo vacillante, cammina nella città piena di cadaveri.
Circa la consacrazione richiesta dalla Madonna, noi ci siamo concentrati sulla sola Russia, ma la Cina, in fondo, è espressione dello stesso comunismo totalitario e anticristiano. Anche la Cina sparge i suoi errori e perseguita i cristiani. La conversione della Russia non potrebbe dunque riguardare anche la Cina? E allora perché il papa non consacra la Cina al Cuore Immacolato di Maria?
Lettera firmata
Roma
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Con la mano sinistra?
Caro Valli, mi sembra che papa Francesco, quando ha pregato davanti al Crocifisso, nella chiesa di San Marcello a Roma, abbia fatto il segno della croce con la mano sinistra. Il filmato diffuso dal Vaticano non è molto chiaro, ma, guardando e riguardando, sembra proprio che la mano sia la sinistra (vedi qui). Se è così, si può sapere perché?
Mi chiedo inoltre perché il papa sia rimasto seduto e non si sia inginocchiato. So che ha qualche difficoltà, però in altre occasioni, per esempio quando ha baciato i piedi dei leader del Sud Sudan (vedi qui), non solo si è inginocchiato, ma si è addirittura prostrato. La sala stampa della Santa Sede potrebbe rispondere alle mie domande?
Lettera firmata
Milano
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Quale obbedienza?
In questi giorni di pianto e dolore ripenso alle parole di Gesù: “Dare a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio”. Che significa? Di certo il primo insegnamento che ci viene dato è che in quanto cristiani siamo chiamati a riconoscere ciò che è di Dio e ciò che è di Cesare, il che implica che nel momento in cui io, cristiano, rendo culto a Dio nulla può essere opposto da parte di Cesare.
A causa del coronavirus la gerarchia cattolica ha fatto propri i divieti dello Stato lasciando il popolo nello sgomento. Il popolo chiede che il Cristo possa essere ridonato, perché è farmaco d’immortalità, è medicina che guarisce le anime e i corpi. Ma nessuno ascolta. Si invoca l’obbedienza e si dice che dobbiamo vivere questo momento come purificazione. Ma così si vuol mettere a tacere la sofferenza del popolo. Non voglio dire no all’obbedienza. Voglio ricordare che la prima obbedienza è a Cristo. Il concetto di obbedienza non può essere usato per mettere a tacere la volontà di Dio che si manifesta anche mediante la voce del popolo fedele.
Molte volte il sensus fidei è stato la salvezza della Chiesa. Lo Spirito agisce su tutto il Corpo Mistico, con tutto il Corpo Mistico. La santità è di tutto il Corpo Mistico. I vescovi, la gerarchia, sono chiamati a tenerne conto.
Dio ci ama e vuole realmente che siamo salvi, guariti. Ma attende che noi glielo permettiamo. “Il Signore ha bisogno di noi, ecco, di noi, uomini. Dobbiamo sapere che dipende, è nelle nostre mani, il destino del mondo, perché è nelle nostre mani la vita della Chiesa, la vita del Cristo” (don Divo Barsotti).
Lettera firmata
Roma
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Riconoscere i segni
Caro Valli, le espongo una sequenza di fatti.
Nel settembre 2018 il Vaticano stipula con la Cina un accordo che letteralmente svende i cattolici al regime comunista, accettando l’autorità dello Stato sulla regolamentazione delle cose di Chiesa. A nulla valgono gli accorati appelli del cardinal Zen, figura carismatica della Chiesa cinese, che inutilmente si rivolge per mesi e mesi a Francesco affinché ritorni sui suoi passi.
Un anno dopo, nel novembre 2019, avviene nei giardini vaticani una profanazione immortalata da foto che hanno girato in rete e tutti possono vedere: viene officiato un rito di adorazione alla Pachamama, divinità pagana del Sudamerica, in presenza di Bergoglio che acconsente così alla violazione esplicita del primo comandamento: “Non avrai altro Dio all’infuori di me”.
Nel dicembre 2019, durante un’omelia tenuta in lingua spagnola, Francesco definisce la Madonna “una che si è meticciata” e dichiara esplicitamente che tutti gli attributi dati a Maria dalla Chiesa sono sentimentalismi, mentre solo “mujer y discipula” (donna e discepola) sono appellativi adeguati. Così facendo, durante la Messa ha bestemmiato contro Maria Madre di Dio, secondo il dogma mariano della Theotokos.
Nel giorno di Capodanno 2020, che guarda caso il calendario liturgico cristiano consacra a Santa Maria Madre di Dio (altro che “mujer y discipula“!), proprio una fedele cinese cerca di parlare con Francesco e riceve in cambio alcuni schiaffi sulle mani, accompagnati da uno sguardo iroso che tutti hanno potuto vedere.
Passano pochi giorni e dalla Cina parte una pandemia che mette il mondo in ginocchio, mentre i vescovi sospendono le Messe con concorso di pubblico.
“Avete occhi, e non vedete. Avete orecchi, e non sentite?” (Marco 8, 18)
“Quando si fa sera, voi dite: Bel tempo, perché il cielo rosseggia! e la mattina dite: Oggi tempesta, perché il cielo rosseggia cupo! L’aspetto del cielo lo sapete dunque discernere, e i segni dei tempi non riuscite a discernerli?” (Matteo 16, 2-3)
Si preghi il Rosario per la fine del flagello, rivolgendosi a Maria Santa Madre di Dio.
Lettera firmata
Roma
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Liberi tutti?
Caro Valli, qui dalle mie parti, sia in parrocchia sia tra gli amici del movimento di cui faccio parte, dopo la nota della Penitenzieria apostolica sul sacramento della riconciliazione in situazioni di emergenza, si sta scatenando il ”liberi tutti”. Visto che c’è il coronavirus, si dice, anche se non si è malati, anche se esiste ancora la possibilità di trovare confessori, per essere assolti basta chiudersi nella propria cameretta e fare dei bei pensierini di “pentimento”. C’era da prevederlo.
Lettera firmata
Milano
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E poi sono arrivati i carabinieri
Caro Valli, ho partecipato a una Santa Messa celebrata dal nostro parroco nella cappella privata di casa sua. Oltre al celebrante, eravamo in quattro: io, mio marito, un seminarista e un invalido domiciliato lì. A un certo punto sono arrivate due pattuglie, una di carabinieri e una di guardia finanza. Entrati senza suonare e senza presentarsi, i militari (sei in tutto, in borghese) ci hanno chiesto le generalità e parlato di denuncia. Ci hanno anche detto che chi non abitava lì doveva andarsene subito. Il parroco ha informato prefetto e vescovo. Io ho scritto al presidente della regione autonoma Friuli Venezia-Giulia.
Anna Lisa Gortani
Tolmezzo (Udine)
Coronavirus: un messaggio di Alexander Tschugguel
Alexander Tschugguel, il militante cattolico austriaco ricoverato in ospedale per coronavirus, ci ha inviato questo messaggio che pubblichiamo condividendolo e unendoci alle sue sofferenze e alle sue preghiere.
Cari amici e sostenitori,
Grazie infinite per tutta la vostra preghiera e il vostro incoraggiamento negli ultimi giorni. Sono ora nel 15 ° giorno della mia malattia e lentamente in via di guarigione. Il virus colpisce molto più del previsto e colpisce tutte le età. Ora dobbiamo imparare ad affrontarlo, il che significa capire che Dio richiede da noi sacrificio. E in questa Quaresima richiede più del solito. Oggi dobbiamo molto contenerci, saper rinunciare a tante cose e fare penitenza per tutte le cose cattive del mondo e specialmente per tutte le cose brutte che sono accadute all’interno della Chiesa. Dio, nella sua immensa Provvidenza, ci ha imposto questi limiti e dobbiamo vederli come una croce da portare. Soprattutto per coloro per i quali il virus è stato letale. Per tutte le famiglie che vengono distrutte, per tutti i bambini abortiti, per la distruzione delle nostre Patrie. Per tutta questa sofferenza, ora dobbiamo sacrificare la nostra libertà, la nostra prosperità e la nostra solita vita. Facciamolo insieme come credenti. Possiamo essere certi che Dio non ci deluderà mai.
Non appena starò bene, farò un video a riguardo e racconterò come ci si sente con questo virus e cosa ti provoca.
Un caloroso saluto e che Dio ci benedica,
Alexander Tschugguel