È in corso da più di tre mesi a Bose, in Piemonte, la stessa regione da cui emigrarono in Argentina i nonni e il padre di Jorge Mario Bergoglio, una visita ispettiva ordinata da papa Francesco su “quanto riguarda l’esercizio dell’autorità” nel celebre monastero fondato nel 1968 da fr. Enzo Bianchi – tuttora ivi residente – e con suo successore e priore, dal 2017, fr. Luciano Manicardi.
La notizia dell’ispezione è stata data in dicembre dal sito ufficiale del monastero. Ma da allora niente più è trapelato sull’andamento dell’indagine.
L’unico articolo che ha sollevato il velo sui presumibili moventi dell’ispezione è uscito il 9 gennaio 2020 sul giornale on line della diocesi di Bergamo, firmato dal suo direttore mons. Alberto Carrara. Ma è stato poco dopo rimosso, senza spiegazioni.
Questo articolo fantasma è comunque riprodotto integralmente più sotto. Esso indica nei contrasti tra il fondatore e il successore una presumibile ragione – non l’unica – dell’invio dei tre “visitatori apostolici”, di cui tratteggia i profili.
Fr. Enzo Bianchi è un semplice monaco senza gli ordini sacri, come la quasi totalità dei circa ottanta membri – uomini e donne – della sua comunità monastica, con sede principale a Bose e con filiazioni a Gerusalemme, Assisi, Ostuni, Cellole di San Gimignano e Civitella San Paolo.
Nel 2014 papa Francesco lo ha nominato consultore del pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, anche a motivo dell’interconfessionalità della comunità da lui fondata, fatta di fratelli e sorelle di cinque nazioni, alcuni dei quali protestanti e ortodossi.
Uno dei più assidui visitatori di Bose, dove risiede per lunghi periodi, è l’arcivescovo emerito di Canterbury e primate della Chiesa anglicana Rowan Williams.
Fr. Enzo Bianchi è uno dei leader più influenti del cattolicesimo progressista, padre nobile della “scuola di Bologna”. È stato presidente dal 1978 al 2000 della Fondazione per le scienze religiose fondata a Bologna da don Giuseppe Dossetti, del cui consiglio di amministrazione è membro a vita.
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IL MONASTERO DI BOSE E I SUOI (PROBABILI) PROBLEMI
di Alberto Carrara
[Da “www.santalessandro.org” del 9 gennaio 2020, successivamente rimosso]
Papa Francesco: a Bose tre "visitatori apostolici"
Papa Francesco: a Bose tre "visitatori apostolici"
Al monastero di Bose è in corso, già dal 6 dicembre scorso, una "visita apostolica". Papa Francesco ha mandato suoi inviati per una indagine interna alla comunità. La notizia viene data dallo stesso sito ufficiale del monastero, il quale pubblica anche i nomi dei "visitatori", cioè le persone che la Santa Sede ha scelto per questo atto importante. Anzi: nel caso di Bose è lo stesso papa Francesco che ha preso l'iniziativa.
Uno è il padre León Arboleda Tamayo, benedettino, abate che presiede una delle famiglie benedettine, quella che si chiama congregazione benedettina sublacense-cassinese. Il secondo è il padre Amedeo Cencini, canossiano, consultore della congregazione vaticana per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica. La terza è madre Anne-Emmanuelle Devéche, trappista, abbadessa di Blauvac, villaggio che si trova nel Vaucluse, sud della Francia, il cui capoluogo è Avignone.
"I fratelli e le sorelle di Bose – dice il comunicato – esprimono sincera gratitudine al Santo Padre Francesco per questo segno di vicinanza e di sollecitudine paterna, che intende aiutarli, secondo quanto da Lui stesso scritto in occasione del 50° anniversario della fondazione, a 'meditare più intensamente sulla vostra chiamata e sulla vostra missione, affidandovi allo Spirito Santo per avere saldezza e coraggio nel proseguire con fiducia il cammino' e a 'perseverare nell'intuizione iniziale: la sobrietà della vostra vita sia testimonianza luminosa della radicalità evangelica; la vita fraterna nella carità sia un segno che siete una casa di comunione dove tutti possono essere accolti come Cristo in persona'. Essi accolgono con gioia questa opportunità preziosa di ascolto e di dialogo".
Il fondatore Enzo Bianchi si è dimesso. Luciano Manicardi al suo posto
Ci sono alcuni elementi che fanno pensare a qualcosa di particolare. Intanto si tratta non di una visita ordinaria – che rientra nella routine delle comunità monastiche – ma di una visita straordinaria. Se la visita è straordinaria è pensabile che ci siano anche motivi straordinari che l'hanno resa necessaria.
Un motivo Io enuncia lo stesso comunicato:: Enzo Bianchi, il fondatore, si è dimesso e Luciano Manicardi, una delle figure più note della comunità, è stato eletto al suo posto. Il fondatore, però, rimane nella comunità. Situazione che non è quasi mai facile e che è spesso fonte di incertezze. Lo riconosce lo stesso comunicato che parla di "momento di un passaggio che non può non essere delicato e per certi aspetti problematico per quanto riguarda l'esercizio dell'autorità, la gestione del governo e il clima fraterno”. Questa frase era presente in una versione iniziale del comunicato ed è stata omessa nella versione ora on line [ma è stata poi reintrodotta – ndr].
Situazione nota: il fondatore che resta nella comunità che ha fondato finisce per essere come la statua dell’Imperatore [per l’esattezza: del Commendatore - ndr] per Don Giovanni. Non dovrebbe esserci, ma c’è. Non dovrebbe decidere, ma non si può decidere senza di lui. Soprattutto non si può cambiare senza di lui, perché fare qualche cosa di diverso da quello che ha fatto lui è come sconfessarlo e non si può sconfessare il fondatore.
Padre Amedeo Cencini, un "visitatore" un po' speciale
Così si capisce la composizione della commissione visitatrice. Due figure sono pacificamente normali: un monaco per i monaci e una monaca per le monache (a Bose esistono, come noto, due comunità, una maschile e una femminile). La figura che fa pensare a qualcosa di particolare nella situazione di Bose è il terzo, il padre Amedeo Cencini.
Questi ha fatto parlare di sé negli ultimi anni perché era stato nominato, a suo tempo, "visitatore apostolico" per la comunità religiosa di Villaregia. Questa comunità – comunità missionaria che ha la sua sede principale a Villaregia, nel delta del Po – aveva gravi e intricati problemi interni e padre Cencini si è dato da fare per sbrogliare la situazione. Pare che l'abbia fatto bene: la comunità di Villaregia, dopo gli scossoni piuttosto violenti della crisi, ha ripreso il suo cammino.
Ora lo stesso "visitatore" che si è conquistato i galloni sul campo delle comunità religiose difficili è stato mandato a Bose. L'osservatore esterno è portato a pensare che anche a Bose qualche problema c'è e, forse, vista la statura del visitatore, non si tratta di problemini di poco conto, perché se i problemi fossero di poco conto bastavano gli altri due visitatori.
Enzo Bianchi, il monastero, l'opinione pubblica
Problemi che sono dunque – vale la pensa sottolinearlo – interni alla comunità. E anche questa è una complicazione ulteriore. Enzo Bianchi, che è monaco, ha però vaste entrature in ambienti ecclesiastici, vescovi “in primis”. Ma soprattutto è molto altamente considerato dall'opinione pubblica in genere e quella laica in specie (da qualche tempo collabora stabilmente con “La Repubblica", dopo aver collaborato, negli anni passati con "La Stampa" e con diversi altri organi di informazione stampata e televisiva).
Sicché eventuali problemi dovuti alla sua figura sarebbero molto noti all'interno ma poco noti all'esterno. L'opinione pubblica faticherebbe a capire dei contrasti legati alla vita del monastero perché, per capire quei contrasti, bisognerebbe conoscere il monastero. Ma l'opinione pubblica conosce bene Enzo Bianchi, conosce molto meno bene i monaci, la loro vita di comunità, la loro preghiera, il loro lavoro, i ruoli e le relazioni complesse e talvolta complicate... cioè la realtà nascosta al mondo esterno dove quei contrasti si annidano. E quindi l'opinione pubblica rischia di non capire quei problemi e di derubricarli a banali beghe di frati e di suore.
Ma non è così, evidentemente. Tanto è vero che il papa stesso si è scomodato. E proprio perché non è così, c'è da augurarsi, da parte dell'opinione pubblica ecclesiale molto più che da parte di quella laica, che i contrasti si risolvano, possibilmente bene e possibilmente presto.
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