A 20 ANNI DALLA MORTE
Kung Pin-mei, la lezione di un cardinale sulla Chiesa in Cina
Il 12 marzo di venti anni fa moriva il cardinale Ignazio Kung Pin-mei, che il regime comunista scarcerò nel 1985 dopo 30 anni di carcere. Non avrebbe mai permesso che la Chiesa in Cina fosse posta sotto un governo diverso da quello di Cristo e del Suo Vicario in terra, né tantomeno che si alleasse con un regime ateo. E oggi è il cardinale Zen a seguirne l'esempio.
Pubblichiamo ampi stralci dell'omelia tenuta sabato 7 marzo a Stamford dal cardinale Raymond Leo Burke per il 20° anniversario della morte (12 marzo 2000) del cardinale Ignazio Kung Pin-mei, una grande figura della Chiesa cinese. Vescovo di Shanghai dal 1950, fu arrestato per la sua fedeltà al Papa nel 1955 e in carcere rimase trenta anni. Nominato cardinale in pectore nel 1979 da san Giovanni Paolo II, poté ricevere ufficialmente la porpora nel 1991. (Qui il testo integrale in inglese)
(…) Mentre offro la Santa Messa per l’eterno riposo del nostro amato e venerato cardinale Kung, io prego in particolare per i fedeli perseguitati della Chiesa Cattolica Romana in Cina, per i quali il cardinale Kung è sempre stato un pastore totalmente fedele. Attraverso il lavoro della Fondazione Cardinale Kung, sacerdoti, suore, frati e fedeli laici della Chiesa sotterranea in Cina oggi conoscono l’offerta della Santa Messa e sono spiritualmente uniti a noi attraverso le loro preghiere.
(…) Noi offriamo oggi la Messa di Requiem per l’eterno riposo del cardinale Kung con la fede che Cristo - che il cardinale ha servito così fedelmente, specialmente durante i suoi lunghi anni di prigionia e attraverso la sofferenza della continua persecuzione per mano del governo comunista della sua terra natale -, innalzerà le sue spoglie mortali alla perfezione della vita eterna nell’Ultimo Giorno.
Nell’onorare il ricordo del cardinale Kung e nell’esprimere il nostro più profondo amore per lui come vero pastore del gregge, secondo il Cuore di Cristo Buon Pastore, non possiamo non pregare fervidamente affinché la fedeltà del suo amore per Cristo nella Chiesa possa ispirare i pastori del gregge di oggi, specialmente in Cina ma anche in tutto il mondo. Il cardinale Kung non avrebbe permesso che la Chiesa in Cina fosse posta sotto un governo diverso da quello di Cristo e del Suo Vicario sulla terra, il Papa. Lui sapeva che la verità e l’amore divini che Cristo mai cessa di comunicare ai Suoi fratelli e sorelle nella Chiesa passa solo attraverso la Tradizione Apostolica che tutti i fedeli, e, in modo preminente, il Romano Pontefice e i Vescovi in comunione con lui, insieme ai loro collaboratori, devono sempre favorire e difendere, a costo dell’indifferenza, del ridicolo, della persecuzione e perfino del martirio.
Oggi, come è avvenuto in passato, ci sono quelli che renderebbero la Chiesa un’entità nazionale, cioè che metterebbero la Chiesa, in un certo modo, sotto il governo della nazione o di un organo nazionale, anche un gruppo nazionale di Vescovi. All’interno della stessa Chiesa, ci sono quelli che sostengono che le conferenze nazionali o regionali dei Vescovi abbiano, ad esempio, autorità dottrinale. La dottrina, perciò, non riguarda più l’unica verità della fede ma si relativizza in base al pensiero della maggioranza dei Vescovi in una nazione o regione.
Ma la Chiesa è governata solo da Cristo, che è il suo Sposo, il suo Capo e Pastore, secondo la costituzione che Lui le ha divinamente dato durante il Suo ministero pubblico e attraverso la Sua salvifica Passione, Morte, Risurrezione e Ascensione. La Chiesa è patriottica, secondo la legge divina scritta in ogni cuore, perché insegna ai suoi membri ad adorare solo Dio e a mettere in pratica l’adorazione divina mediante l’obbedienza alla legge morale, incluso l’onore dovuto ai propri genitori e alla propria patria. La Chiesa è patriottica, ma non esiste una Chiesa patriottica nel senso che la Chiesa sia un’entità della nazione e si sottometta al governo della nazione. Quando l’allora Vescovo Kung fu portato davanti alla folla a Shangai, alcuni mesi dopo il suo arresto l’8 settembre 1955, per fare una professione pubblica dei suoi cosiddetti crimini, lui proclamò semplicemente: «Viva Cristo Re. Viva il Papa»[1].
In modo simile, come il cardinale Kung capì così bene, la Chiesa non può stringere alleanze con un governo ateo nei suoi princìpi fondanti e che, di fatto, si auto-adora. Con un tale governo, la Chiesa può continuare solo a dare una ferma testimonianza della fede e accettare inevitabili sofferenze e perfino il martirio per mano di coloro che vorrebbero sradicare dalla nazione qualsiasi segno di fede in Dio. Anche mentre preghiamo per l’eterno riposo del cardinale Kung, sappiamo che lui non smette di amare e pregare per la sua patria e, soprattutto, per i suoi fratelli e sorelle cattolici in Cina.
In modo particolare, noi affidiamo al suo amore e alle sue preghiere il suo fratello cardinale Joseph Zen Ze-kiun, un vero pastore oggi per i cattolici in Cina che rimangono fedeli a Cristo e che subiscono la persecuzione del governo comunista ateo della Cina. Il cardinale Zen, insieme a così tanti confessori della fede, come il cardinale Kung e i martiri per la fede, lungo i 70 anni della Repubblica Popolare Cinese e della sua incessante persecuzione della Chiesa Cattolica Romana, ha capito la verità professata dal cardinale Kung, quando gli venne offerta la libertà in cambio del rinnegamento dell’autorità del Santo Padre e con l’offerta di guidare una chiesa indipendente in Cina:
«Io sono un Vescovo Cattolico Romano. Se denunciassi il Santo Padre, non solo non sarei un Vescovo, non sarei nemmeno un cattolico. Potete tagliarmi la testa, ma non potete mai portarmi via i miei doveri»[2].
Grazie a Dio, il cardinale Zen e tanti cattolici in Cina comprendono la loro identità in Cristo e sono disposti a soffrire, per essere fedeli a Lui, per adempiere i loro doveri di puro e gratuito amore di Dio e del loro prossimo.
Eleviamo ora i nostri cuori, in unione con il Cuore Immacolato di Maria, Nostra Signora di Sheshan, Regina della Cina, con il glorioso e trafitto Cuore di Gesù, aperto per noi nel Sacrificio Eucaristico attraverso cui Lui rende sacramentalmente presente per noi il Suo Sacrificio sul Calvario. Eleviamo, con i nostri cuori, preghiere per l’eterno riposo del cardinale Ignazio Kung Pin-mei e per la Chiesa in Cina, per la quale lui ha dato la sua vita. Affidiamo l’anima del cardinale Kung e le anime di tanti fratelli e sorelle sofferenti in Cina alla fonte inestinguibile di Divina Misericordia e Amore, che è il Cuore Eucaristico di Gesù. Viva Cristo Re! Viva la Madonna di Sheshan! Viva il Vicario di Cristo in terra!
[1] “Biography of Cardinal Kung,” www.cardinalkungfoundation.org, p. 2
[2] Ibidem
Raymond L. Burke
https://lanuovabq.it/it/kung-pin-mei-la-lezione-di-un-cardinale-sulla-chiesa-in-cina
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