Il termine cattolicesimo indica il complesso delle credenze e delle concezioni proprie della Chiesa cristiana, cioè di Cristo, che viene detta anche Chiesa cattolica.
Si potrebbe parlare quindi, più propriamente, di cristianesimo, esprimendo in maniera più immediata lo stesso complesso di credenze e concezioni: anzi, cristianesimo renderebbe meglio il fondamento di dette concezioni, che è Cristo.
Tuttavia, la stessa Chiesa ha insegnato e insegna che essa possiede quattro segni distintivi o marchi, che la contraddistinguono in maniera peculiare: Una, Santa, Cattolica, Apostolica.
Si potrebbe parlare quindi, più propriamente, di cristianesimo, esprimendo in maniera più immediata lo stesso complesso di credenze e concezioni: anzi, cristianesimo renderebbe meglio il fondamento di dette concezioni, che è Cristo.
Tuttavia, la stessa Chiesa ha insegnato e insegna che essa possiede quattro segni distintivi o marchi, che la contraddistinguono in maniera peculiare: Una, Santa, Cattolica, Apostolica.
Come si vede, tra questi segni distintivi non figura il termine “cristiana”, esso lo si trova solo a priori quando si parla di Chiesa, poiché questa denominazione equivale all’espressione “Chiesa di Cristo”; e questo perché il termine Chiesa, propriamente parlando, indica solo la Chiesa di Cristo, nonostante esso oggi venga usato secondo la sua accezione più generale: Chiesa = Ecclesia = Assemblea = Comunità; tale che vengono chiamate “chiese”, molto impropriamente, tutte le strutture religiose diverse, e spesso contrarie, dalla Chiesa cattolica, per il solo motivo che esse stesse si intendono come “chiese di Cristo”. Questa precisazione si rende necessaria perché lo stesso termine “chiese”, al plurale, non può indicare le “chiese di Cristo”, trattandosi di una contraddizione implicita: Cristo è solo Uno, e quindi di “Chiesa di Cristo” può essercene sola Una; diversamente si arriverebbe alla conclusione che sarebbero possibili le “chiese dei Cristi”; cosa assurda di per sé, ma di fatto corrispondente in qualche modo alla realtà attuale: ogni “chiesa” che si auto-denomina cristiana, ha una concezione sua propria sia di “chiesa”, sia di Cristo.
Questo ci permette di tornare più facilmente ai segni distintivi della Chiesa.
La Chiesa è Una perché è unica, come Uno e unico è Cristo che l’ha fondata; e a questo segno corrisponde conseguentemente il fatto che essa ha una Unità esclusiva, espressa dal fatto che ha un solo capo terreno al pari del solo Capo ultraterreno: non a caso il capo terreno della Chiesa è contraddistinto della denominazione di “vicario di Cristo”, ad indicare ad un tempo sia la sua unicità, sia la sua soprannaturalità, come dire che la Chiesa, pur fatta di uomini, è soprattutto e per sua stessa natura un organismo sovraumano, ed è a questa sovraumanità che devono ordinarsi gli uomini che la compongono a qualunque titolo. D’altronde, anche solo a parlare di Chiesa cristiana si capisce che la Chiesa intera deve essere ordinata a Cristo, da cui prende la sua stessa denominazione; ed è per questo che può esistere ed esiste solo Una Chiesa cristiana, essendo ogni altra diversa da quest’Una solamente una “ecclesia”: un’assemblea in senso generico e eminentemente umana.
La Chiesa è anche Santa, cioè essa possiede la santità a priori, per il semplice fatto che essa è opera del Santo, sia in termini di fondazione, sia in termini di permanenza. Tutti gli elementi che sono presenti in essa e che manifestano una connotazione umana e terrena sono in realtà proprii degli uomini che la compongono, i quali non possono prescindere dalla loro umanità, ma devono tendere a superarla e a risolverla nella santità. E’ per questo che la Chiesa si vuole formata, come di fatto essa è, da tre livelli di componenti: i componenti umani, che costituiscono la Chiesa Militante e che sono gli uomini in generale, tesi a perseguire la santità; i componenti umani che sono passati all’altra vita senza avere già conseguito la santità, che costituiscono la Chiesa Purgante e che riusciranno a raggiungere la santità dopo aver completato la loro purgazione dalle scorie del mero umano; i componenti umani che sono passati all’altra vita avendo già conseguito questa la santità, che costituiscono la Chiesa Trionfante e che godono quindi della beatitudine eterna e della visione beatifica di Dio. Ed è proprio questa denominazione di “Trionfante” che fa capire che la Chiesa tutta, che vive in terra ed è composta da uomini, ha un solo scopo: trionfare sul mondo e conseguire il Cielo.
Tale che la Chiesa è Santa perché fondata dal Santo e perché ha lo scopo di santificarsi e ricongiungersi allo stesso Santo che l’ha fondata; ed è questo che fa capire che la Chiesa è Santa per natura intrinseca e che quindi la sua permanenza nel mondo può essere solo una permanenza staccata dal mondo stesso, tale che il destino caduco e mutevole del mondo non è cosa che le appartiene: ogni commistione con tale destino può essere possibile per la debolezza umana, ma non può intaccare la sua natura intrinseca e rimarrà sempre un elemento estraneo alla Chiesa e come tale destinato a perire.
La Chiesa è anche Apostolica, cioè essa mantiene tutte le caratteristiche che le erano proprie al momento della sua fondazione: realizzata da Cristo per mezzo, non di uomini qualsiasi, ma di uomini scelti da Lui stesso per la bisogna, da Lui istruiti ed educati, da Lui provati e da Lui sorretti, non solo all’inizio, ma fino alla fine, negli eredi di questi primi uomini che al pari di essi sono tutti chiamati da Cristo a continuare in terra l’apostolato, cioè la predicazione e l’applicazione dell’insegnamento e della volontà di Cristo stesso.
Tale Apostolicità della Chiesa, mentre conferma le caratteristiche del suo inizio, ribadisce l’immutabilità di tali caratteristiche, poiché, quanto più sono diversi e mutevoli gli uomini che ne assicurano la continuità, tanto più essi devono conformarsi ai loro predecessori, poiché in tal modo si conformano a Cristo stesso.
E come Cristo è immutabile, così è immutabile il Suo insegnamento e la Sua volontà, di modo che ogni erede degli Apostoli non può essere tale se non aderendo a tale immutabilità: gli uomini che si succedono sono solo degli strumenti temporali al servizio della perpetuità di Cristo e della Sua Chiesa. E’ per questo che non può darsi Chiesa di Cristo se non a partire da questa successione ininterrotta della continuità che dagli Apostoli arriva alla fine della vita della Chiesa. Continuità che è espressa dalla successione da ogni Apostolo ai loro successori, non solo in termini materiali ed umani, da uomo a uomo, ma anche e soprattutto in termini immateriali, morali e sovraumani; uomini che trasmettono un solo insegnamento, praticano un solo credo, predicano una sola morale, e si preoccupano di mantenere integro tutto questo per consegnarlo sempre integro ai loro successori; i quali sono tali solo in forza di questo ultimo elemento e non in forza della mera designazione. Se la trasmissione da uomo a uomo, che parte dagli Apostoli e da Cristo, e che arriva nuovamente a Cristo, non si realizza con la trasmissione di un unico credo, un’unica dottrina, un’unica morale, un’unica pratica religiosa, di fatto si giunge alla frantumazione dell’unicità e della santità della Chiesa: alla distruzione della Chiesa in termini umani. Questo significa che esistendo una sola Chiesa, essa può essere solo la Chiesa Una, Santa, Apostolica; ogni altro organismo che non sia questo non ha fondamento se non nella volontà umana, e quindi non è un organismo cristiano, cioè derivante e risalente a Cristo e teso a ricondurre a Cristo.
La Chiesa è anche Cattolica, cioè ha una connotazione universale, facilmente e inevitabilmente comprensibile sulla base di quanto detto prima. Non v’è dubbio che una creazione di Cristo non può essere che universale, sia perché è universale Cristo stesso, sia perché Cristo è l’artefice dello stesso universo, sia anche perché la volontà di Cristo è solo una ed espressa in e per un unico universo.
Dal che deriva che il disegno di Cristo, cioè di Dio, è un disegno che riguarda tutti gli uomini e conseguentemente tutto l’esistente, niente e nessuno escluso.
E’ possibile che allo stato odierno del mondo possano trovarsi diverse forme di culto relative a Dio, ma se tali forme di culto non risalgono a Dio stesso, possono essere solo delle forme di culto immaginate dall’uomo sulla base di una sorta di autonomia che non ha fondamento nella realtà, ma solo nell’immaginazione, appunto.
E siccome non può darsi Dio che non sia uno solo, non è possibile che possano esserci delle forme di culto diverse per un solo Dio. Possono esistere forme diverse di uno stesso e unico culto, in forza delle diversità tipiche degli stessi uomini che lo praticano; ma non possono esistere culti diversi, proprio perché, sulla base della diversità degli uomini, si tratterebbe di culti degli uomini e non dei culti di Dio. E anche qui: essendo Dio Uno, parlare di culti diversi di Dio significa parlare di culti diversi per diversi “dei”; cosa intrinsecamente impossibile.
Ora, se Dio è Uno, come è, dal punto di vista di Dio, per così dire, a Lui si deve il Suo culto e non altro, e quindi un solo culto; e siccome Dio, pur essendo Uno nella Sua sostanza, è Trino nella Sua persona: Padre, Figlio e Spirito Santo, si ha che, dal punto di vista umano, l’unico culto di Dio è il culto che l’uomo Gli rivolge rendendo culto a Cristo, perché è Cristo che per volontà del Padre e per mezzo dello Spirito Santo ha istituito per gli uomini l’unico culto che essi devono a Dio.
E diciamo “dal punto di vista umano” perché gli uomini, nel concepire Dio, non potendo prescindere dalle loro facoltà sensibile e razionale, hanno bisogno di un punto di appoggio tangibile e comprensibile da cui partire per arrivare fino a Dio. E questo punto d’appoggio, per la stessa volontà di Dio, è Cristo, che è Dio stesso incarnato per aiutare gli uomini a ricondursi a Lui. E nonostante la cosa possa apparire un po’ artificiosa, è gioco forza considerare che tale evento della incarnazione di Cristo ha una collocazione temporale recente, rispetto al tempo non definito dell’esistenza terrena ed umana, ed essa corrisponde così all’uomo o al tipo d’uomo recente, cioè all’uomo fatto in maniera tale da avere bisogno di elementi sempre più tangibili e razionali per capire se stesso e il senso della sua esistenza al mondo. Ed è per questo che l’incarnazione di Cristo è l’unico vero elemento atto a ricondurre gli uomini a Dio, non questi o quegli uomini, ma tutti gli uomini, a qualunque forma di culto oggi appartengano. Ed è per questo che la Chiesa voluta da Cristo, la Chiesa Una, Santa e Apostolica, è l’unica tramite la quale tutti gli uomini possono ricondursi a Dio, e, per dirla meglio, vista la loro attuale condizione esistenziale, che Cristo conosceva perfettamente, questa Chiesa è l’unica tramite la quale gli uomini, non solo possono, ma devono ricondursi a Dio.
Se così non facessero, deciderebbero di rinunciare al loro destino ultraterreno, rimarrebbero senza Dio e finirebbero la loro vita in una prospettiva senza luce, senza sbocco, senza soluzione, senza superamento del limite umano: una prospettiva che può definirsi in vario modo, ma che di certo è connotata dal fatto che, a fronte dell’anelito insito nella natura umana di desiderio e di bisogno di ritorno a Dio, l’uomo, ultimata la sua esperienza terrena, rimarrebbe schiacciato e annichilito dalla impossibilità di tale ritorno; continuerebbe a sapere che c’è, ma si sarebbe condannato da sé a non poterlo mai più realizzare.
Questo per indicare che la Chiesa è Cattolica, non per scelta di definizione, ma per la sua stessa natura: essa è la Chiesa universale; e come Dio è Uno, e come l’universo è uno, e come l’uomo è uno, nonostante le sue esteriori diversità, così la Chiesa è Una, Santa, Apostolica e, gioco forza, Cattolica.
Indicato quindi che la Chiesa è Cattolica, e che quindi è universale, è facile considerare che essa è pure mondiale, globale. E allora, quando si parla di mondialismo, di globalismo, ci si aspetterebbe che si parlasse di cattolicesimo o cattolicismo. Ed invece sembra che le cose non stiano così: si sente dire infatti, per esempio, che la Chiesa cattolica abbia abbracciato il mondialismo, si sia messa al servizio del mondialismo; come se fra cattolicesimo e mondialismo ci fosse una differenza, e nel caso in specie, una notevole differenza.
Quasi nessuno sembra notare che questa visione che contrappone la Chiesa al mondialismo è in sé contraddittoria: come può essere una cosa negativa il fatto che la Chiesa faccia sua la globalizzazione, che la Chiesa abbracci la mondializzazione? Non dovrebbe essere proprio della Chiesa operare in termini globalizzanti, mondializzanti?
Queste domande, di per sé legittime, scaturiscono dal fatto molto semplice che il cattolicesimo della Chiesa non corrisponde al mondialismo attuale: il cattolicesimo della Chiesa ha per fine la conduzione dell’uomo a Dio, e a tale fine subordina ogni azione e pensiero dell’uomo; il mondialismo attuale ha per fine la fissazione dell’uomo nei limiti dell’uomo stesso, e a tal fine subordina ogni azione e pensiero dell’uomo, compresa la sua conduzione a Dio e perfino il concetto di Dio e Dio stesso.
Non v’è dubbio, quindi, che quando si dice che la Chiesa ha abbracciato il mondialismo, le si rivolge un rimprovero, perché essa, per farlo deve necessariamente, volente o nolente, rinunciare al cattolicesimo, cioè rinunciare a se stessa; cosa che è invero paradossale e che è possibile a condizione che la Chiesa rinunci all’essere Una: riconoscendo una sua alterità; rinunci ad essere Santa: riconoscendo di non appartenere più al Santo; rinunci all’essere Apostolica: riconoscendo di non derivare più dagli Apostoli e quindi da Cristo. Ma tutto questo la Chiesa non può farlo, per il semplice motivo che in prima istanza essa non “si” appartiene, perché non è un organismo autodeterminatosi, non è una creatura di se stessa, ma è una creatura di Dio, è un organismo che esiste solo come espressione tangibile di Dio stesso.
Quello che è possibile è che tutto questo possa diventare il convincimento degli uomini di Chiesa, degli uomini che compongono la Chiesa, e quindi che possa accadere che questi uomini, rinchiusi in una sorta di autolimitazione e quasi affetti da una sorta di voglia di auto-castrazione, incomincino a mutilare loro stessi a partire dagli organi della sensibilità e della ragione: dalla percezione e dal raziocinio.
Ed è questo che in realtà è accaduto: paghi del compiacimento di sé, questi uomini di Chiesa e tanti uomini che compongono la Chiesa hanno trovato l’autolesionismo più soddisfacente del loro istinto di conservazione. Ma è ancora evidente che quando questo accade, l’uomo ha per ciò stesso perso il bene dell’intelletto: è impazzito; di una pazzia lucida e compiaciuta.
Quello che resta da capire è come il mondo intero abbia potuto muoversi lungo questo declino che lo ha portato al mondialismo, e cioè ad un’istanza che lo costringe tanto nell’umano da farlo sprofondare nel subumano. Per dirla in altri termini: dal piacere di muovere tutta la sua esistenza a partire dall’intelletto, al piacere di muoverla a partire dai bisogni corporali; dalla naturale subordinazione dell’istinto alla volontà, alla innaturale subordinazione del pensiero alla sensazione. Un uomo così ha perduto ogni connotazione umana a favore della connotazione animale, con l’aggravante che per l’animale questa è conforme alla sua natura, mentre per l’uomo non lo è; così che egli non vive più nel mondo guardandolo con gli occhi, che sono in alto rispetto al terreno, ma limitandosi a percepirlo con i piedi, che sono posati sul terreno; ed è questo che gli impedisce di riconoscere che intorno a lui c’è l’aria e sopra di lui c’è il cielo, e che gli fa credere di essere interamente uomo, non più allorché pensa, ma solo quando da essere pensante è diventato un mero tubo digerente.
L’uomo moderno non vive più di quello che partorisce il suo cervello, ma di quello che produce il suo intestino.Ora, quando gli uomini di Chiesa e tanti uomini che compongono la Chiesa arrivano a ridursi in questa condizione, non servono più né alla Chiesa, né al mondo, né agli altri uomini, al punto che si può dire tranquillamente che essi, nell’ambito dell’intera economia esistenziale, non hanno più ragione di esistere: è quindi arrivato il momento che l’attuale mondo corrotto e il corrispondente uomo peccatore impenitente scompaiano, magari per lasciare il posto a nuovi cieli e a nuova terra, conformemente alla volontà di Dio.
Apocalisse: Cristo trionfante sul cavallo bianco
(Battistero di Padova)
Questo ci permette di tornare più facilmente ai segni distintivi della Chiesa.
La Chiesa è Una perché è unica, come Uno e unico è Cristo che l’ha fondata; e a questo segno corrisponde conseguentemente il fatto che essa ha una Unità esclusiva, espressa dal fatto che ha un solo capo terreno al pari del solo Capo ultraterreno: non a caso il capo terreno della Chiesa è contraddistinto della denominazione di “vicario di Cristo”, ad indicare ad un tempo sia la sua unicità, sia la sua soprannaturalità, come dire che la Chiesa, pur fatta di uomini, è soprattutto e per sua stessa natura un organismo sovraumano, ed è a questa sovraumanità che devono ordinarsi gli uomini che la compongono a qualunque titolo. D’altronde, anche solo a parlare di Chiesa cristiana si capisce che la Chiesa intera deve essere ordinata a Cristo, da cui prende la sua stessa denominazione; ed è per questo che può esistere ed esiste solo Una Chiesa cristiana, essendo ogni altra diversa da quest’Una solamente una “ecclesia”: un’assemblea in senso generico e eminentemente umana.
La Chiesa è anche Santa, cioè essa possiede la santità a priori, per il semplice fatto che essa è opera del Santo, sia in termini di fondazione, sia in termini di permanenza. Tutti gli elementi che sono presenti in essa e che manifestano una connotazione umana e terrena sono in realtà proprii degli uomini che la compongono, i quali non possono prescindere dalla loro umanità, ma devono tendere a superarla e a risolverla nella santità. E’ per questo che la Chiesa si vuole formata, come di fatto essa è, da tre livelli di componenti: i componenti umani, che costituiscono la Chiesa Militante e che sono gli uomini in generale, tesi a perseguire la santità; i componenti umani che sono passati all’altra vita senza avere già conseguito la santità, che costituiscono la Chiesa Purgante e che riusciranno a raggiungere la santità dopo aver completato la loro purgazione dalle scorie del mero umano; i componenti umani che sono passati all’altra vita avendo già conseguito questa la santità, che costituiscono la Chiesa Trionfante e che godono quindi della beatitudine eterna e della visione beatifica di Dio. Ed è proprio questa denominazione di “Trionfante” che fa capire che la Chiesa tutta, che vive in terra ed è composta da uomini, ha un solo scopo: trionfare sul mondo e conseguire il Cielo.
Tale che la Chiesa è Santa perché fondata dal Santo e perché ha lo scopo di santificarsi e ricongiungersi allo stesso Santo che l’ha fondata; ed è questo che fa capire che la Chiesa è Santa per natura intrinseca e che quindi la sua permanenza nel mondo può essere solo una permanenza staccata dal mondo stesso, tale che il destino caduco e mutevole del mondo non è cosa che le appartiene: ogni commistione con tale destino può essere possibile per la debolezza umana, ma non può intaccare la sua natura intrinseca e rimarrà sempre un elemento estraneo alla Chiesa e come tale destinato a perire.
La Chiesa è anche Apostolica, cioè essa mantiene tutte le caratteristiche che le erano proprie al momento della sua fondazione: realizzata da Cristo per mezzo, non di uomini qualsiasi, ma di uomini scelti da Lui stesso per la bisogna, da Lui istruiti ed educati, da Lui provati e da Lui sorretti, non solo all’inizio, ma fino alla fine, negli eredi di questi primi uomini che al pari di essi sono tutti chiamati da Cristo a continuare in terra l’apostolato, cioè la predicazione e l’applicazione dell’insegnamento e della volontà di Cristo stesso.
Tale Apostolicità della Chiesa, mentre conferma le caratteristiche del suo inizio, ribadisce l’immutabilità di tali caratteristiche, poiché, quanto più sono diversi e mutevoli gli uomini che ne assicurano la continuità, tanto più essi devono conformarsi ai loro predecessori, poiché in tal modo si conformano a Cristo stesso.
E come Cristo è immutabile, così è immutabile il Suo insegnamento e la Sua volontà, di modo che ogni erede degli Apostoli non può essere tale se non aderendo a tale immutabilità: gli uomini che si succedono sono solo degli strumenti temporali al servizio della perpetuità di Cristo e della Sua Chiesa. E’ per questo che non può darsi Chiesa di Cristo se non a partire da questa successione ininterrotta della continuità che dagli Apostoli arriva alla fine della vita della Chiesa. Continuità che è espressa dalla successione da ogni Apostolo ai loro successori, non solo in termini materiali ed umani, da uomo a uomo, ma anche e soprattutto in termini immateriali, morali e sovraumani; uomini che trasmettono un solo insegnamento, praticano un solo credo, predicano una sola morale, e si preoccupano di mantenere integro tutto questo per consegnarlo sempre integro ai loro successori; i quali sono tali solo in forza di questo ultimo elemento e non in forza della mera designazione. Se la trasmissione da uomo a uomo, che parte dagli Apostoli e da Cristo, e che arriva nuovamente a Cristo, non si realizza con la trasmissione di un unico credo, un’unica dottrina, un’unica morale, un’unica pratica religiosa, di fatto si giunge alla frantumazione dell’unicità e della santità della Chiesa: alla distruzione della Chiesa in termini umani. Questo significa che esistendo una sola Chiesa, essa può essere solo la Chiesa Una, Santa, Apostolica; ogni altro organismo che non sia questo non ha fondamento se non nella volontà umana, e quindi non è un organismo cristiano, cioè derivante e risalente a Cristo e teso a ricondurre a Cristo.
La Chiesa è anche Cattolica, cioè ha una connotazione universale, facilmente e inevitabilmente comprensibile sulla base di quanto detto prima. Non v’è dubbio che una creazione di Cristo non può essere che universale, sia perché è universale Cristo stesso, sia perché Cristo è l’artefice dello stesso universo, sia anche perché la volontà di Cristo è solo una ed espressa in e per un unico universo.
Dal che deriva che il disegno di Cristo, cioè di Dio, è un disegno che riguarda tutti gli uomini e conseguentemente tutto l’esistente, niente e nessuno escluso.
E’ possibile che allo stato odierno del mondo possano trovarsi diverse forme di culto relative a Dio, ma se tali forme di culto non risalgono a Dio stesso, possono essere solo delle forme di culto immaginate dall’uomo sulla base di una sorta di autonomia che non ha fondamento nella realtà, ma solo nell’immaginazione, appunto.
E siccome non può darsi Dio che non sia uno solo, non è possibile che possano esserci delle forme di culto diverse per un solo Dio. Possono esistere forme diverse di uno stesso e unico culto, in forza delle diversità tipiche degli stessi uomini che lo praticano; ma non possono esistere culti diversi, proprio perché, sulla base della diversità degli uomini, si tratterebbe di culti degli uomini e non dei culti di Dio. E anche qui: essendo Dio Uno, parlare di culti diversi di Dio significa parlare di culti diversi per diversi “dei”; cosa intrinsecamente impossibile.
Ora, se Dio è Uno, come è, dal punto di vista di Dio, per così dire, a Lui si deve il Suo culto e non altro, e quindi un solo culto; e siccome Dio, pur essendo Uno nella Sua sostanza, è Trino nella Sua persona: Padre, Figlio e Spirito Santo, si ha che, dal punto di vista umano, l’unico culto di Dio è il culto che l’uomo Gli rivolge rendendo culto a Cristo, perché è Cristo che per volontà del Padre e per mezzo dello Spirito Santo ha istituito per gli uomini l’unico culto che essi devono a Dio.
E diciamo “dal punto di vista umano” perché gli uomini, nel concepire Dio, non potendo prescindere dalle loro facoltà sensibile e razionale, hanno bisogno di un punto di appoggio tangibile e comprensibile da cui partire per arrivare fino a Dio. E questo punto d’appoggio, per la stessa volontà di Dio, è Cristo, che è Dio stesso incarnato per aiutare gli uomini a ricondursi a Lui. E nonostante la cosa possa apparire un po’ artificiosa, è gioco forza considerare che tale evento della incarnazione di Cristo ha una collocazione temporale recente, rispetto al tempo non definito dell’esistenza terrena ed umana, ed essa corrisponde così all’uomo o al tipo d’uomo recente, cioè all’uomo fatto in maniera tale da avere bisogno di elementi sempre più tangibili e razionali per capire se stesso e il senso della sua esistenza al mondo. Ed è per questo che l’incarnazione di Cristo è l’unico vero elemento atto a ricondurre gli uomini a Dio, non questi o quegli uomini, ma tutti gli uomini, a qualunque forma di culto oggi appartengano. Ed è per questo che la Chiesa voluta da Cristo, la Chiesa Una, Santa e Apostolica, è l’unica tramite la quale tutti gli uomini possono ricondursi a Dio, e, per dirla meglio, vista la loro attuale condizione esistenziale, che Cristo conosceva perfettamente, questa Chiesa è l’unica tramite la quale gli uomini, non solo possono, ma devono ricondursi a Dio.
Se così non facessero, deciderebbero di rinunciare al loro destino ultraterreno, rimarrebbero senza Dio e finirebbero la loro vita in una prospettiva senza luce, senza sbocco, senza soluzione, senza superamento del limite umano: una prospettiva che può definirsi in vario modo, ma che di certo è connotata dal fatto che, a fronte dell’anelito insito nella natura umana di desiderio e di bisogno di ritorno a Dio, l’uomo, ultimata la sua esperienza terrena, rimarrebbe schiacciato e annichilito dalla impossibilità di tale ritorno; continuerebbe a sapere che c’è, ma si sarebbe condannato da sé a non poterlo mai più realizzare.
Questo per indicare che la Chiesa è Cattolica, non per scelta di definizione, ma per la sua stessa natura: essa è la Chiesa universale; e come Dio è Uno, e come l’universo è uno, e come l’uomo è uno, nonostante le sue esteriori diversità, così la Chiesa è Una, Santa, Apostolica e, gioco forza, Cattolica.
Indicato quindi che la Chiesa è Cattolica, e che quindi è universale, è facile considerare che essa è pure mondiale, globale. E allora, quando si parla di mondialismo, di globalismo, ci si aspetterebbe che si parlasse di cattolicesimo o cattolicismo. Ed invece sembra che le cose non stiano così: si sente dire infatti, per esempio, che la Chiesa cattolica abbia abbracciato il mondialismo, si sia messa al servizio del mondialismo; come se fra cattolicesimo e mondialismo ci fosse una differenza, e nel caso in specie, una notevole differenza.
Quasi nessuno sembra notare che questa visione che contrappone la Chiesa al mondialismo è in sé contraddittoria: come può essere una cosa negativa il fatto che la Chiesa faccia sua la globalizzazione, che la Chiesa abbracci la mondializzazione? Non dovrebbe essere proprio della Chiesa operare in termini globalizzanti, mondializzanti?
Queste domande, di per sé legittime, scaturiscono dal fatto molto semplice che il cattolicesimo della Chiesa non corrisponde al mondialismo attuale: il cattolicesimo della Chiesa ha per fine la conduzione dell’uomo a Dio, e a tale fine subordina ogni azione e pensiero dell’uomo; il mondialismo attuale ha per fine la fissazione dell’uomo nei limiti dell’uomo stesso, e a tal fine subordina ogni azione e pensiero dell’uomo, compresa la sua conduzione a Dio e perfino il concetto di Dio e Dio stesso.
Non v’è dubbio, quindi, che quando si dice che la Chiesa ha abbracciato il mondialismo, le si rivolge un rimprovero, perché essa, per farlo deve necessariamente, volente o nolente, rinunciare al cattolicesimo, cioè rinunciare a se stessa; cosa che è invero paradossale e che è possibile a condizione che la Chiesa rinunci all’essere Una: riconoscendo una sua alterità; rinunci ad essere Santa: riconoscendo di non appartenere più al Santo; rinunci all’essere Apostolica: riconoscendo di non derivare più dagli Apostoli e quindi da Cristo. Ma tutto questo la Chiesa non può farlo, per il semplice motivo che in prima istanza essa non “si” appartiene, perché non è un organismo autodeterminatosi, non è una creatura di se stessa, ma è una creatura di Dio, è un organismo che esiste solo come espressione tangibile di Dio stesso.
Quello che è possibile è che tutto questo possa diventare il convincimento degli uomini di Chiesa, degli uomini che compongono la Chiesa, e quindi che possa accadere che questi uomini, rinchiusi in una sorta di autolimitazione e quasi affetti da una sorta di voglia di auto-castrazione, incomincino a mutilare loro stessi a partire dagli organi della sensibilità e della ragione: dalla percezione e dal raziocinio.
Ed è questo che in realtà è accaduto: paghi del compiacimento di sé, questi uomini di Chiesa e tanti uomini che compongono la Chiesa hanno trovato l’autolesionismo più soddisfacente del loro istinto di conservazione. Ma è ancora evidente che quando questo accade, l’uomo ha per ciò stesso perso il bene dell’intelletto: è impazzito; di una pazzia lucida e compiaciuta.
Quello che resta da capire è come il mondo intero abbia potuto muoversi lungo questo declino che lo ha portato al mondialismo, e cioè ad un’istanza che lo costringe tanto nell’umano da farlo sprofondare nel subumano. Per dirla in altri termini: dal piacere di muovere tutta la sua esistenza a partire dall’intelletto, al piacere di muoverla a partire dai bisogni corporali; dalla naturale subordinazione dell’istinto alla volontà, alla innaturale subordinazione del pensiero alla sensazione. Un uomo così ha perduto ogni connotazione umana a favore della connotazione animale, con l’aggravante che per l’animale questa è conforme alla sua natura, mentre per l’uomo non lo è; così che egli non vive più nel mondo guardandolo con gli occhi, che sono in alto rispetto al terreno, ma limitandosi a percepirlo con i piedi, che sono posati sul terreno; ed è questo che gli impedisce di riconoscere che intorno a lui c’è l’aria e sopra di lui c’è il cielo, e che gli fa credere di essere interamente uomo, non più allorché pensa, ma solo quando da essere pensante è diventato un mero tubo digerente.
L’uomo moderno non vive più di quello che partorisce il suo cervello, ma di quello che produce il suo intestino.Ora, quando gli uomini di Chiesa e tanti uomini che compongono la Chiesa arrivano a ridursi in questa condizione, non servono più né alla Chiesa, né al mondo, né agli altri uomini, al punto che si può dire tranquillamente che essi, nell’ambito dell’intera economia esistenziale, non hanno più ragione di esistere: è quindi arrivato il momento che l’attuale mondo corrotto e il corrispondente uomo peccatore impenitente scompaiano, magari per lasciare il posto a nuovi cieli e a nuova terra, conformemente alla volontà di Dio.
Apocalisse: Cristo trionfante sul cavallo bianco
(Battistero di Padova)
di Giovanni Servodio
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV3498_Servodio_Dal_Cattolicesimo_al_mondialismo.html
Video di Marco Cosmo del 10° Toro. Le false vie spirituali che hanno distrutto l’Occidente. Tra mistica del denaro e spiritualità esotiche? Per le società occidentali la risposta non può venire dall’imitazione di modelli estranei alla loro Tradizione
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