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sabato 25 aprile 2020

Un “dio” che è tutt’uno con il mondo

ERNESTO BONAIUTI: IL PROFETA


Ernesto Buonaiuti il profeta del cattocomunismo. Buonaiuti fu il massimo esponente italiano del modernismo, ha teorizzato un cristianesimo che coincide con l’ansia di democrazia dei popoli: per un mondo integralmente socialista 
di Francesco Lamendola  


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Tutti sanno che il massimo esponente italiano del modernismo, e uno dei suoi  massimi esponenti a livello europeo, è stato Ernesto Buonaiuti (Roma,1881-ivi, 1946). Non tutti sanno, però, che egli è stato anche il vero profeta del catto-comunismo, poiché ha teorizzato un “cristianesimo” che coincide, in ultima analisi, con l’ansia di democrazia dei popoli nonché con il progetto di un mondo integralmente socialista, tanto da parlare di un prossimo venturo socialismo cristiano, o meglio, l’espressione è sua, di un cristianesimo socialista. 

Dunque Buonaiuti è il vero precursore del padre salesiano Giulio Girardi e del movimento cileno dei Cristiani per il Socialismo, collegato con la teologia della liberazione e sostenitore di Salvador Allende, poi esteso anche ad altri Paesi, fra i quali l’Italia, ove il primo congresso si tenne nel 1973. Tutta la (nefasta) predicazione di Buonaiuti, oggi presentato dalla cultura mainstream come una povera vittima perseguitata, e non solo quella laica ma anche, paradossalmente, quella che si dice cattolica, nonché come un profeta del Concilio troppo in anticipo sui tempi e perciò ingiustamente scomunicato, andava in quella direzione: si può anzi dire, sebbene ciò, per una serie di ragioni tattiche, sia stato poco evidenziato dagli studiosi, che tale aspetto è assolutamente centrale nella sua visione. Per lui il cristianesimo (non si parla nemmeno di cattolicesimo, perché egli dava l’ecumenismo per scontato e realizzato) non può che culminare nel socialismo, altrimenti non è vero cristianesimo.

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Ernesto Bonaiuti fu il vero profeta del catto-comunismo! Non credeva nella divinità di Cristo, né credeva in un Dio personale e trascendente, ma semmai in un “dio” che è tutt’uno con il mondo e con il progresso: come il Satana di Carducci, altro che il dio cristiano!

Va da sé che in questa visione, che fa della religione una semplice espressione politica della società, la Chiesa cattolica o è di troppo, o non le resta che fungere da veicolo dell’ideologia democratica e socialista; e stendiamo un velo sulla confusione fra democrazia e socialismo, che non sono esattamente la stessa cosa e lo si sarebbe visto, in Italia, a partire dalla fine della Seconda guerra mondiale, anzi da prima ancora, con la cosiddetta Resistenza e la guerra civile del 1943-45, nella quale decine di preti e di cattolici furono ammazzati dai gloriosi partigiani comunisti, imbevuti di socialismo e quindi di odio anti-religioso e niente affatto disposti a dividere i frutti della “liberazione” con i provvisori compagni di strada dei partiti e movimenti democratici, compresa la Democrazia Cristiana. E a proposito di democrazia cristiana, non quella di De Gasperi ma quella di Romolo Murri, è significativo che Buonaiuti, dopo la pubblicazione del Programma dei modernisti, e quindi dopo la Pascendi di Pio X, scrivesse a don Murri una Lettera aperta nella quale gli rimproverava addirittura di conservare una distinzione concettuale tra fattore sociale e fattore religioso, mentre le due cose, per lui, sono una sola; e non una declinazione indeterminata della politica, ma proprio il binomio democrazia e socialismo.

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Cos’hanno a che fare con Gesù Cristo, cos’hanno a che fare con la Chiesa cattolica, quella vera naturalmente e non quella dei falsi vescovi che portano in processione, a spalla, gli idoli sanguinari del paganesimo? E tutto questo ci riporta alla domanda fondamentale: credono in Dio, tutti costoro? Crede in Dio, il signor Bergoglio? Ci credono i Sosa, i Bianchi, i Kasper, i Paglia, i Martin? E ci credevano i modernisti, i Tyrrell, i Loisy, i Buonaiuti? La risposta è: dipende da cosa s’intende per “dio”. Se lo s’intende come lo intende tutta la religiosità occidentale, cioè un Dio personale e trascendente, allora la risposta è sicuramente no!

Che il socialismo avrebbe fatto furori nel corso del XX secolo e incantato milioni di cattolici, ma poi sarebbe ingloriosamente tramontato, afflosciandosi su se stesso per le sue carenze intrinseche e non, come il fascismo, perché militarmente distrutto da forze esterne, questo non è mai balenato all’intelligenza del Buonaiuti, che pure viene oggi tanto apprezzato come valente storico dalla cultura di sinistra, sopravvissuta a quel crollo inglorioso e fatta ancor più arrogante dalla sua cattiva coscienza; e non è un caso che il suo discepolo più “illustre”, come storico delle religioni, sia stato il vetero-marxista Ambrogio Donini, uno che considera tutto il cristianesimo, Incarnazione e Resurrezione comprese, come un mito puro e semplice, nato in Palestina come riflesso delle fervide attese di giustizia e di riscatto sociale da parte del popolo oppresso. E che la democrazia stessa, una volta giunta al potere, potesse diventare una nuova forma di Pensiero Unico e quindi di totalitarismo; che potesse, per esempio, segregare in casa, da un giorno all’altro, con il pretesto di una pandemia inesistente, decine  di milioni di persone; sguinzagliare le forze dell’ordine contro i cittadini rei di uscire di casa senza valide ragioni e intanto scarcerare i peggiori boss della mafia; sospendere di fatto la vita del Parlamento; rinviare le elezioni a tempo indeterminato; assumere decisioni di portata internazionale alle spalle e contro la volontà del popolo; infine decide la vaccinazione di massa obbligatoria per venire incontro ai desiderata delle multinazionali farmaceutiche: anche di ciò non vi è alcun presentimento in questo prete scomunicato che dà per scontata la democrazia quale salvifico destino dei popoli e, addirittura, come logica e compiuta espressione del sentimento religioso.

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Bergoglio erede e nuova icona del mondo social-comunista? Il socialismo ha incantato milioni di cattolici, ma poi è ingloriosamente tramontato, afflosciandosi su se stesso e cadendo col "Muro di Berlino"! Buonaiuti è oggi tanto apprezzato da una cultura di sinistra, sopravvissuta a quel "Crollo inglorioso" e fattasi ancor più arrogante (con questa "Neochiesa Amazzonica") dalla loro cattiva coscienza!

Scriveva Fausto Parente, autore della voce dedicata al Buonaiuti nel Dizionario Biografico della Treccani 197 (volume 15), che era stato preceduto da un più ampio saggio monografico, sempre dall’Istituto della Enciclopedia Italiana (Roma, 1971, pp. 27-31):
Nel mondo contemporaneo, l’“attesa impaziente di ulteriori eventi”, cioè la stessa esperienza religiosa, ha, però, assunto, secondo Buonaiuti, una propria forma ed un proprio significato ben precisi è diventata l’aspirazione alla realizzazione della democrazia. Questa aspirazione è, tuttavia, involta da molteplici scorie materialistiche, come lo era l’escatologia ebraica dei tempi di Gesù: da queste scorie essa va liberata per riportarla alla sua vera essenza religiosa, così come Gesù aveva fatto per l’escatologia del suo tempo. Nel “Programma” [cioè il “Programma dei modernsti. Risposta  all’enciclica di Pio X ‘Pascendi dominci gregis’” del 1911, attribuito al Buonaiuti e ad Umberto Fracassini] egli aveva scritto: “La Chiesa deve sentire la nostalgia di quelle correnti, ancora inconsapevolmente religiose, che alimentano l‘ascensione della democrazia… deve lealmente riconoscere che, nella democrazia, si prepara… un’affermazione più alta della cattolicità” poiché “allora la democrazia sentirà la nostalgia della Chiesa, in cui è la continuazione del messaggio cristiano, da cui essa, la democrazia, trae le sue remote ma autentiche origini” e, nell’articolo su “La religiosità secondo il pragmatismo”, ancor più esplicitamente afferma che “la democrazia è oggi la vera forma della cattolicità”.
Di conseguenza, in un articolo pubblicato (con lo pseudonimo di Paolo Vinci) su “Nova et Vetera”, in ”Neotomismo e pragmatismo religioso”, “Lettera aperta a don Romolo Murri”, riprendendo e sviluppando la critica al Murri già formulata nel suo primo scritto, gli rimprovera di non aver saputo uscire dall’ambito della mentalità scolastica col  suo mantenere ancora distinti e separati il fattore sociale e quello religioso. Sono questi i temi e i motivi dominanti della “Lettere di un prete modernista”, pubblicate a Roma il 10 aprile 1908 e riconosciute come proprie dal Buonaiuti solo nell’”Autobiografia” [cioè nel Pellegrino di Roma, pubblicato solo un anno prima della more, nel 1945 e perciò quasi quarant’anni dopo] ove le definisce “raccolta di frammenti e di testi rielaborati”. Nella prefazione alla seconda edizione il Niccoli – evidentemente sulla base di affermazioni del Buonaiuti stesso – dice che esse furono opera sua “ad eccezione delle prime due  nelle quali l’opera del Buonaiuti si limitò a rielaborare un testo altrui”. Ciò sembra indirettamente confermato dal fatto che, nella denuncia del Verdesi, il Turchi è indicato come un possibile collaboratore nella redazione di questo scritto.

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Papa San PioX autere dell'Enciclica Pascendi

In esse le posizioni del Buonauti appaiono decisamente radicalizzate e portate alle conseguenze estreme. L’identificazione tra “sentimento religioso” e “speranza rinnovatrice sociale” è affermata in maniera ancora più risoluta: “Noi giungemmo alla conseguenza che il pensiero dogmatico è una labile superstruttura in confronto alla religiosità iniziale, la quale… è semplicemente una speranza intensa ed operosa nel miglioramento di noi e della collettività”. Infatti, “poiché la religiosità sarà individualistica, come quella dei mistici, o socialista, come quella dei cristiani primitivi, “la democrazia cristiana è morta e sepolta” e sta sorgendo “il socialismo cristiano o, meglio, il cristianesimo socialista. Una concezione cioè insieme sociale e religiosa che afferma risolutamente la identità del sentimento religioso e della speranza rinnovatrice sociale”. Ma anche la critica delle concezioni che sono alla base del cristianesimo non appare più in alcuna maniera attenuata o mitigata: “Per tutto ciò che riguarda i principi teorici fondamentali del cattolicesimo, dottrina dell’immortalità dell’anima, dell’esistenza di un Dio personale, della divinità di Cristo, noi scorgiamo in esse delle attitudini pragmatiche, prive di qualsiasi valore astratto e oggettivo, e solo esprimenti disposizioni particolari della psiche religiosa”. “Il Loisy è il vero profeta della cristianità futura”.
Nelle “Lettere di un prete modernista”, come ed ad osservare Luigi Salvatorelli, “il passo decisivo è compiuto… Quivi, in base ad una concezione nettamente pragmatica, dei dogmi e della stessa personalità di Dio si nega il valore oggettivo; la religione è concepita semplicemente come l’aspirazione verso il miglioramento sociale umano; il divino è la vita e la vita empirica”; “colà – come, alcuni anni più tardi, dirà Giorgio Levi Della Vida – l’immanente aveva cacciato il trascendente e Iddio si rivelava nel progressivo attuarsi dell’ideale etico dell’umanità”.

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Romolo Murri  
Ernesto Buonaiuti, il profeta del cattocomunismo

  
di Francesco Lamendola
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