Intervista / Padre Lanzetta: “Se Dio non fosse anche in una pandemia, non saprebbe più trarre il bene dal male”
Cari amici di Duc in altum, Aurelio Porfiri ha intervistato padre Serafino Maria Lanzetta, teologo, docente e autore di numerosi testi, soprattutto di ecclesiologia e apologetica. Al centro del dialogo il rapporto tra un evento storico come la pandemia e la volontà divina.
A.M.V.
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La pandemia è un castigo di Dio?
Partiamo dall’adagio popolare, secondo cui “non si muove foglia che Dio non voglia”, e chiediamoci: qual è il rapporto tra un evento storico in generale, in questo caso specifico una pandemia, e Dio? L’accadimento è legato alla Provvidenza oppure Dio è assente mentre gli eventi scorrono sotto i nostri occhi? Chiaramente Dio guida tutti gli eventi a un fine salvifico, quindi anche una pandemia. La vuole però non come fine, ma come mezzo per un fine di bene che è la purificazione dell’uomo, in vista della vita eterna, dai suoi peccati e dal male che lo abita. Dio non può mai volere il male come fine. Quello fisico, come ad esempio una pestilenza, è voluto/permesso come mezzo a un fine. Il male morale, invece, il peccato, è semplicemente permesso da Dio per un fine di bene. Se Dio non fosse all’opera anche in una pandemia, non saprebbe più trarre il bene dal male. La via sarebbe così aperta all’ateismo.
Ma ad alcuni questa idea dà fastidio, anche nella stessa Chiesa cattolica. Non è possibile, per loro, pensare che Dio possa assistere a eventi tragici e non intervenire, non fermarli. Cosa ne pensi?
Il problema è l’idea di Dio che si ha. Purtroppo per molti Dio è una sorta di “ambulanza” che deve soccorrerci quando siamo in pericolo, scampato il quale non si ha più bisogno di Lui. In questa logica Dio è un mezzo perché l’uomo sia felice e non invece Colui che è verità e amore al quale obbedire per avere la vita. Dio interviene anche quando permette che un evento tragico accada. Il suo parlare in quel caso è il dire di un Padre che scuote suo figlio dal torpore e lo invita al ravvedimento.
Il predicatore della Casa pontificia, il padre Raniero Cantalamessa, nella sua predica per il Venerdì Santo ha detto: “Forse che Dio Padre ha voluto lui la morte del suo Figlio sulla croce, al fine di ricavarne del bene? No, ha semplicemente permesso che la libertà umana facesse il suo corso, facendola però servire al suo piano, non a quello degli uomini. Questo vale anche per i mali naturali, terremoti ed epidemie. Non le suscita lui. Egli ha dato anche alla natura una sorta di libertà, qualitativamente diversa, certo, da quella morale dell’uomo, ma pur sempre una forma di libertà. Libertà di evolversi secondo le sue leggi di sviluppo. Non ha creato il mondo come un orologio programmato in anticipo in ogni suo minimo movimento. È quello che alcuni chiamano il caso, e che la Bibbia chiama invece sapienza di Dio”. Alcuni hanno criticato questa omelia, a te che sembra?
Dire che il Padre non ha permesso la morte del Figlio e che l’odio dissacrante facesse il suo corso al fine di redimerci significa di fatto negare che Dio ci abbia voluto salvare e oltretutto è abbandonare la morte sacrificale del Figlio al destino cieco della libertà dell’uomo a cui Dio si assoggetterebbe. È così vanificare il sacrificio salvifico di Gesù, di Colui che ha il potere di donare la sua vita e di riprenderla (cf. Gv 10,18). Pur di “giustificare” l’innocenza di Dio, lo si rende inerme dinanzi al male. Assente. Basterebbe comunque leggere il Catechismo della Chiesa cattolica (n. 312) per apprendere che dal male più esecrando, l’uccisione del Figlio, Dio ha tratto i beni più grandi, la glorificazione di Cristo e la redenzione degli uomini.
Attribuire poi alla natura una “libertà” che non sia l’obbedienza alle leggi fisiche iscritte in essa dal Creatore, dandole così un’autonomia ritenuta giusta, mi sembra in verità abbracciare l’idea ecologista e panteista che va per la maggiore. La natura diventa una dea che ci genera e si auto-genera, perfino combattendo contro quei cattivoni che non la rispettano. Dio è muto dinanzi al male mentre la natura combatte e reagirebbe con i virus! Allora, o questa natura è una divinità o siamo dinanzi a una forte contraddizione del pensiero debole.
Non ti sembra che questa idea del Dio buono o cattivo reintroduca un dualismo che fu coltivato da molte tendenze ereticali dei primi secoli, come il marcionismo?
Il fatto che Dio permetta un castigo non è assolutamente postulare un Dio cattivo contro un Dio buono. È invece la negazione del castigo di Dio che ci fa ripiombare nella vecchia eresia del marcionismo. Infatti, l’Antico Testamento (come d’altronde il Nuovo) è molto chiaro a proposito del castigo permesso da Dio per un fine di salvezza. Si pensi, tra tutti gli episodi, a Davide che a causa della sua superbia, e istigato dal diavolo, vuole fare comunque il censimento (cfr. 1Cro 21), provocando un castigo divino su tutto il suo popolo. Siccome non si può negare l’evidenza dell’Antico Testamento in questa materia, la via d’uscita sarebbe quella della misericordia e del perdono insegnati da Gesù. Eccoci a Marcione quindi: un Dio cattivo nell’Antico Testamento e un Dio buono nel Nuovo.
In tutto questo, qual è il ruolo della Beata Vergine Maria?
La Santissima Vergine è nostra madre, colei che prende a cuore le infermità dei suoi figli, soprattutto di quei figli più provati a causa della piaga del peccato in tutte le sue forme. Mentre desidera ardentemente che il figlio ritorni al Padre e quindi supplica e intercede per questo, come madre fascia le nostre ferite e allevia il nostro dolore. È “madre di misericordia”, come la invochiamo nella Salve Regina, e perciò è sempre pronta ad accoglierci nel suo cuore. Lì troviamo il conforto, la fede per vedere e giudicare con sapienza gli avvenimenti della nostra vita. Lì troviamo la speranza che ci infonde la pace anche nelle più terribili calamità.
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L’intervista è stata pubblicata in inglese nel sito altaredei.com
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