ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 13 maggio 2020

Verità scomode

A PROPOSITO...
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         In ordine all’esistenza ed alla presenza di Satana si narra che questi, costretto dal Signore a rivelare la propria identità, espresse la sua natura con un riflesso dell’indole, maliziosamente elevato: in girum imus nocte et consumimur igni (vaghiamo nelle tenebre e siamo dilaniati dal fuoco). La particolarità dell’espressione sta nel fatto che, riscrivendo ogni singola lettera da destra a sinistra, si ricompone la medesima frase scritta nel verso iniziale. I testi biblici ed il Vangelo in particolare parlano diffusamente del demonio e dell’inferno. Dio apre gli occhi alle verità scomode perché l’uomo comprenda il pericolo a cui va incontro nutrendosi di piaceri avvelenati, assecondando le sollecitazioni del maligno.


          Il demonio non può vedere i pensieri dell’uomo o l’intimo dell’anima, ma può operare presentando gli eventi esterni e le condizioni interne secondo la sua ottica, facendo apparire il male o le trasgressioni del tutto naturali o meno gravi di quanto siano. Spinge a fissare l’attenzione su tutto ciò che di piacevole alletta la natura per condurre al peccato. Opera fomentando interessi per l’appagamento dei sensi, suscitando recriminazioni ed inquietudini nelle anime che si sacrificano per il possesso dei beni spirituali. L’uomo, dotato di libero arbitrio, può scegliere di amare Dio o rifiutarLo; con il rifiuto sceglie la via della perdizione eterna e con quella scelta non appartiene più al Creatore ma al suo antagonista. Come è eterno il premio così è eterno il castigo.

         Quando si parla di eternità non si parla di una successione di momenti con un prima ed un poi. Nel soggetto condannato all’inferno c’è la condizione perfetta dell’esistenza perenne e sempre nel medesimo stato: si è dannati per sempre. Il tormento non conosce una pausa, un istante di sollievo. Queste Verità, che non si percepiscono, non si ascoltano e non si meditano, subito dopo la morte appariranno in tutta la loro chiarezza. Avvicinarsi alla Fonte della gioia, uniformandosi alla Gloria celeste, è nella interpretazione che l’anima ha del Bene Infinito, Bene che non sarà più oggetto delle sue necessità. Lontana dai disegni divini comprenderà tutta la profondità dell’Amore Sovrano da cui deve staccarsi.

         Non potrà più vederLo, amarLo e goderLo. Allora esploderà con le più turpi e abominevoli imprecazioni sfogando la propria rabbia; le reazioni aumenteranno i tormenti. Assorbita dal fuoco, dalle tenebre, dallo stridore dei denti, dall’orrore e da ogni altro male, il luogo dei tormenti sarà la sua perenne dimora. Maledirà il mondo, gli amici, i parenti, i complici dei suoi peccati. Tutto ciò non farà che ritorcersi sulla sua impotenza. Capirà di aver perso il Sommo Bene, il centro della sua felicità. Sentirà il bisogno di amarLo e di doverLo odiare, avvertirà lo slancio di possederLo e di doverLo fuggire. L’intensità del tormento, mille volte peggiore della morte, sarà conforme all’ingiunzione: «Via, lontano da Me, maledetti nel fuoco eterno» (Mt.25,41). Maledetta da Dio, esclusa della sua visione, l’anima comprenderà perfettamente ciò che già nell’Antico Testamento era stato profetizzato quando le pene raggiungeranno il culmine con la resurrezione dei corpi: «Il Signore Onnipotente li punirà nel giorno del Giudizio, immettendo fuoco e vermi nelle loro carni e piangeranno nel tormento per sempre» (Libro di Giuditta 16,17). Chi muore in peccato mortale è destinato all’inferno «ove sarà pianto e stridore di denti» (Mt.8,12). Il fuoco, con le qualità spirituali e soprannaturali come regola di giustizia, non è paragonabile al più tremendo dei fuochi sulla Terra. Il castigo eterno è caratterizzato dalla pena del danno e del senso; del danno con la privazione della visione di Dio e del senso con i tormenti dello spirito che angosceranno, come già detto, anche il corpo dopo il Giudizio universale. In quello stato l’intensità della pena sarà ancora più tremenda. Il peccato scava l’abisso che, non colmato dalla riparazione e dalla penitenza, diviene già sulla Terra l’anticamera dell’inferno. L’inferno può essere evitato con il ricorso assiduo al Tribunale della Misericordia accostandosi al confessionale. Pertanto tutti gli insegnamenti di Gesù proiettano la Misericordia sulle componenti che caratterizzano la vita presente e non quella futura.

         Una di queste componenti l’anima la sperimenta quando cade in peccato, perché al rimorso segue la perdita della pace, della gioia, della serenità. Solo con la confessione si torna ad assaporare l’amicizia con Dio e l’efficacia delle cose elevate. Dicevamo che Satana non dà tregua alle anime, opera instancabilmente, stimola convincimenti sull’impossibilità di seguire fedelmente gli insegnamenti della Chiesa, facendo apparire la vita cristiana carica di rinunce, sacrifici sfibranti e sofferenze. Scoraggia dal perseverare per la via stretta suscitando convincimenti sull’inutilità dei richiami evangelici che impongono umiltà, privazioni e obbedienze. Sperimenta attacchi che, avendo avuto successo in passato, fanno ripiombare nello scoraggiamento rendendo difficile la fedeltà al Vangelo o irraggiungibile la perfezione cristiana. Tenta di intralciare le opere di pietà ad iniziare dalla preghiera, inducendo i più virtuosi a desistere dall’unione con Cristo, tempestando il loro raccoglimento di assilli, problemi, iniziative mondane, distrazioni ed agitazione per compromettere l’esercizio delle virtù. Al senso di impotenza e allo scoraggiamento nel perseguire la volontà di Dio deve subentrare la fiducia instancabile nella preghiera che, con la serenità di spirito, sottrae l’anima agli attacchi del maligno ed alle tentazioni. Bisogna distinguere gli influssi di Dio, che portano pace, luce e tranquillità, dai pensieri e dai sentimenti con i quali il diavolo suggestiona forzando la volontà ad agire in preda al pessimismo e contro le rette ispirazioni. Con il raccoglimento in Cristo l’anima fortificata si sottrae alle insidie ponendosi al servizio di Dio con l’intento di compiacerLo. Dio non desidera che l’uomo si danni a condizione che questi si faccia possedere e dominare dalla Sua Potestà. Egli è il nostro bene, è comprensivo con le colpe di fragilità ma condanna con intransigenza i peccati deliberati che distruggono la vita spirituale. Non tollera la categoria dei tiepidi e dei freddi. I tiepidi sono coloro che non avvertono lo slancio della donazione con l’immedesimazione all’amore e alla dedizione a Dio. I freddi sono i distaccati che non hanno mai messo mano all’aratro, perché insensibili alle necessità dell’anima, incuranti della conoscenza pratica dei doveri verso Dio. Gesù ha dato tutti i mezzi per sfuggire alle pene immutabili ed eterne.

         Bisogna guardarsi dal peccato mortale. L’occultamento del Vangelo, la disgregazione della vita religiosa, il pervertimento della Dottrina hanno portato l’annientamento della Fede, la distruzione della civiltà cristiana e la morte dell’uomo. Bisogna astenersi dall’offuscare la Clemenza Divina considerando l’Eterno una sorta di Padre bonaccione ed accomodante che chiude volentieri gli occhi quando si impugnano le Sue regole. Invita ad astenersi dall’insolenza e dall’ingiuria, poiché il Giudizio sarà terribile per chi dall’alto della Cattedra romana semina illusioni, propaga menzogne ed eresie mortificando, con l’indole sarcastica, la venerazione a Maria, gli sgranarosari e gli “sfaccendati” reclusi negli Ordini contemplativi dediti alla vita di preghiera e penitenza per liberare il mondo dalle opere del maligno. Nell’epicentro della ribellione clericale è manifesta l’operosità di Satana che attraverso i pronunciamenti apostolici occulta l’inferno, le realtà soprannaturali, il giudizio di condanna, la seconda morte (quella eterna). Nell’affanno crescente della morte la Giustizia Divina oscura l’orizzonte: «La mano del Signore si fece sentire sulla città con terrore molto grande, colpendo gli abitanti e provocando loro bubboni» (Sam.5,9). Le nazioni che in passato hanno decretato l’espulsione di Cristo dalla vita dei popoli sono state colpite e ridotte ad un cumulo di macerie. Quelle stesse nazioni, opulente e dissolute, che si sono vendute ai poteri occulti, fanno oggi i conti con l’orrore di un male che rinsalda i legami con lo smarrimento che non allenta la resistenza alla Potestà di Cristo. Sui popoli si è abbattuta l’ira di Dio e, con il male fisico più spaventoso, si è giunti alla resa dei conti. Al degrado vertiginoso si è unita l’ilarità e l’incoscienza del mondo sacerdotale colpito a morte dall’alito del supremo che, dalle sacre mura, ha comandato di elevare preci al dio non cristiano profanando anche la festività dell’Annunciazione (25/03/2020). «Perciò l’inferno ha dilatato il suo seno ed ha aperto la sua bocca smisurata e vi cadranno i forti, il popolo e gli uomini eminenti e gloriosi» (Is.5,14) .

http://www.presenzadivina.it/321-05.pdf

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