IL PIANO A META'
Scontato, elitario, progressista: che flop il piano Colao
Come si fa a digerire un piano così ideologicamente allineato, prevedibilmente rispettoso della cultura elitaria e sofisticata dei quattordici supereroi che lo hanno prodotto? Le linee del progetto di Colao sono quelle della solita intellighenzia progressista, appiattita sui “valori” della sostenibilità ecologica, del genderismo, del controllo, del mito della lotta all’evasione, dell’organizzazione della vita delle famiglie, della retorica della violenza sulle donne, dell’istruzione centralizzata, dello Stato mamma che non rifiuta un bonus a nessuno. Una composta, canonica, protocollare e ovvia ripetizione dello scontato copione delle sofisticate élites del paese legale.
Spiace dover criticare il piano Colao per il rilancio del Paese reso noto ieri, perché in questo modo si dà una mano a Conte. Ma come si fa a digerire un piano così scontato e ideologicamente allineato, così prevedibilmente rispettoso della cultura elitaria e sofisticata dei quattordici supereroi che lo hanno prodotto? L’Italia ha bisogno di rilancio, ma ha anche bisogno di voltare pagina. Si pensava che il piano Colao guidasse il rilancio facendo voltare pagina al Paese proponendo una inversione a U coraggiosa, intraprendente, rivoluzionaria. Invece le linee del progetto sono quelle della solita intellighenzia cosiddetta progressista, appiattita sugli scontati “valori” della sostenibilità ecologica, del genderismo, del controllo (perfino del contante con la tassa sul bankomat), del mito della lotta all’evasione, dell’organizzazione della vita delle famiglie in funzione del lavoro anche femminile piuttosto che il contrario, della retorica della violenza sulle donne, dell’istruzione centralizzata e uniformata su scala nazionale, dello Stato mamma che non rifiuta un bonus a nessuno.
A leggere le cartelle del piano si rimane colpiti dal meticoloso rispetto del copione proprio delle élites di oggi, molto diverso da quello che segue la gente comune. L’italiano comune, al posto di Colao, avrebbe deciso per la flat tax, una drastica riduzione dell’imposizione fiscale che avrebbe ridotto anche l’evasione dato che il primo motivo dell’evasione è la spietata esosità del fisco. Avrebbe avvantaggiato le imprese e anche le famiglie e si sarebbe pagata da sola. Ecco un esempio di rilancio che avrebbe anche voltato pagina. Ma non c’è nulla di ciò nel piano Colao: defiscalizzazioni per il turismo o per ricompensare degli straordinari da covid, incentivazioni per tecnologie a bassa emissione e cosucce di questo genere.
Le imprese si aspettavano forse una forte riduzione del cuneo fiscale. È vero che nel piano se ne accenna, ma solo per accennarne, non per proporre soluzioni tecnicamente fattibili a riguardo. Si prevedono invece interventi piuttosto dispersivi che vanno dalla sanatoria fiscale, per il lavoro nero e per favorire i rientro dei capitali dall’estero, fino alla defiscalizzazioni per le start-up e i crediti a tasso ridotto. Difficile pensare che sulla base di questi aiuti le industrie italiane possano rimontare lo svantaggio con quelle estere che nei mesi scorsi non hanno mai chiuso.
L’italiano comune avrebbe deciso per una ristrutturazione dell’economia e del lavoro intorno alla famiglia, che durante l’epidemia ha sopportato il peso maggiore. Fisco, tariffe, stipendi, tempi di lavoro a misura di famiglia e non più a misura di individuo, mentre invece verranno ampliati i congedi parentali per ambedue i genitori e l’assegno unico per il figlio, se approvato, non risolverà granché. Poco per rilanciare, ma soprattutto per voltare pagina.
Il piano Colao dice che bisogna “agire subito”, invita a “trasformare l’emergenza in opportunità” e sostiene che “dobbiamo farlo tutti insieme”. Non c’era bisogno di supereroi per dire simili retoriche banalità. Del resto proporre il rinnovo dei contratti a termine e il rinvio del pagamento delle imposte di giugno e luglio non sono anche queste banalità? È vero che Conte non ci aveva pensato, ma ciò non suona lode per Colao bensì discredito per Conte. Gli italiani - questo è certo – ci avevano pensato, tanto la cosa è ovvia. E l’idea di continuare ad utilizzare lo smart-working? Nessuna scoperta: le imprese lo stanno già facendo perché hanno intravisto alcune convenienze. E lo scudo penale per proteggere gli imprenditori nel caso un dipendente si ammalasse di coronavirus? Qualsiasi italiano aveva pensato fin dall’inizio che non prevederlo era stata una sciocchezza. E il pagamento rapido dei fornitori della pubblica amministrazione? È da anni che tutti lo dicono. E la modifica delle regole degli appalti? Sarebbe una novità farlo ma dirlo è una scontatissima banalità.
L’italiano si poteva attendere un piano di rinnovamento e rilancio per la scuola, un guizzo di libertà rispetto alla struttura in assoluto più ingessata della nostra società. Ma nel piano Colao si parla di istruzione in termini tecnici e specialmente con riguardo all’aggiornamento della comunicazione in rete. Purtroppo si parla anche di istruzione a distanza, che secondo il piano dovrebbe venire potenziata. È vero che si auspica per l’università una sinergia tra pubblico e privato ma una formazione che superi questa dicotomia e investa protagonismi nella società civile non è nemmeno percepita. Una scuola viva e diversa, che permetta alle famiglie una vera libertà, che sfrutti la voglia di fare da sé, una scuola libera non ha nemmeno sfiorato la mente dei supereroi della task-force.
Ci sarà senz’altro chi si aspettava dal piano Colao un rispetto più rigoroso dell’ideologia dominante: misure forti contro il riscaldamento globale, bando assoluto degli idrocarburi, no alla proroga delle concessioni demaniali e così via. Io non mi aspettavo – devo dirlo – una sconfessione della ideologia dominante, una richiesta di politiche nataliste che per il rilancio economico sono fondamentali, uno stop all’aborto di Stato, risparmi su pratiche sanitarie disumane, la centralità della famiglia crocevia di tutti i problemi sociali. Dai supereroi di Colao non me lo aspettavo. Mi aspettavo proprio questa composta, canonica, protocollare, ovvia ripetizione dello scontato copione delle sofisticate élites del paese legale.
Stefano Fontana
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