San Michele Arcangelo schiaccia testa del diavolo (Photograph: INTERFOTO/Alamy)
 di Pierluigi Pavone
Abituati all’obnubilamento globale della ragione, non ci si stupisce più di nulla. Si vive con certo disincanto, leggendo sul The Guardian, dello shock emotivo di Sir Simon Woolley secondo cui l’immagine di Satana è “chiaramente un uomo di colore”. Cosa dire delle centinaia di firme che in Inghilterra chiedono che la medaglia venga ridisegnata?
O della scoperta nella medaglia, da parte di Bumi Thomas, di messaggi subliminali di “conquista, sottomissione e disumanizzazione delle persone di colore”, secondo la logica nazionalista e colonialista?
Non credo che tutto ciò renda onore alla sacrosanta lotta al dramma e assurdità del razzismo.
Sembra, che dietro queste manifestazioni ci sia ben altro del razzismo. Ci siano strutturate ideologie come evidenziato anche in un articolo di Corrispondenza Romana (leggi qui).

1.
Cosa dire?
Prima di tutto che la Patria – il dio dei romantici – è morta. Come si potrebbe oggi, parlare di patriottismo, se le nazioni stesse – ovvero il fine per cui esiste il senso della Patria – è venuto meno?
Secondo alcuni è un bene. Perché la fine del patriottismo dovrebbe coincidere con la fine di quelle volontà nazionaliste di potenza e razzismo, che hanno condannato la prima metà del Novecento all’autodistruzione dell’Europa, che nei secoli precedenti aveva “violentato” il resto del mondo trasformandolo in colonie. La nazione e la sovranità nazionale sarebbero, in quanto tali, la causa motrice della guerra e della intolleranza razziale.
Secondo altri, invece, i rapporti di causa/effetto dovrebbero essere capovolti: bisognava distruggere l’ordine nazionale per imporre principi di Internazionalismo e dissoluzione di ogni identità, della proprietà e della famiglia. Con la scusa della tolleranza globale. La nazione in questo caso diventa l’ostacolo da abbattere (con la guerra o con l’immigrazione incontrollata) per favorire poteri finanziari e culturali sovra-nazionali o a-nazionali.

2.
Comunque sia, è indubbio che ci troviamo in un mondo globale; che l’unico sistema economico capace di garantire il benessere materiale (meglio di tutti gli altri), sia quello del libero mercato.
È indubbio anche che le razze non esistono. Possiamo anche riconoscere che il processo di unificazione europea ha garantito l’assenza di conflitti tra i paesi che si erano “tanto odiati” – e non solo per razzismo – nel trentennio che va dal 1914 al 1945.
Possiamo anche riconoscere che in effetti il liberalismo inglese si interseca con un certo razzismo ideologico e messianico-secolare tipico dei secoli moderni.

3.
Quello che può essere messo in discussione semmai è se l’assenza di pace militare abbia legittimato la guerra finanziaria del debito pubblico, considerando il potere bancario che alcuni paesi europei esercitano non di rado contro altri paesi membri dell’Unione. O che la speculazione miete morti e disordini economico-sociali gravi quanto le guerre.
Può essere messo in discussione anche l’assioma che l’internazionalizzazione garantisca un mondo tollerante, pacifico, la cui unica preoccupazione debba essere quella di conciliare sviluppo e rispetto ambientale.

4.
Forse è morta (oltre alla Patria) anche la ragione.
Quello che, infatti, non solo può ma “deve” essere messo in discussione è se l’abbattimento delle statue o la revisione assurda dell’immagine di San Michele che schiaccia Satana – perché ricorderebbe il poliziotto americano nel gesto orribile compiuto contro Floyd – sia il frutto della tolleranza o sia una sua deformazione paradossale, che in extremis confermerebbe il razzismo stesso.
Riconoscersi in Satana schiacciato da San Michele, perché Satana in quanto angelo caduto è dipinto di colore scuro, non fa onore a nessun effettivo rispetto dell’uomo di colore.
Abbattere Cristo perché “uomo europeo” non rende ragione della libertà dell’indios di farsi cristiano, quello stesso indios che veniva riconosciuto “uomo” per diritto naturale dai giuristi spagnoli. Cattolici.

5.
Freud affermava che la bambina durante lo sviluppo sessuale consuma una inconscia invidia del pene maschile. La religione stessa sarebbe la nevrosi collettiva la cui prima rappresentazione (precedente ma presupposto della teologia monoteista) è il totem (simbolo fallico maschile).
Ora, che la donna contemporanea voglia rivedere questo assunto è cosa condivisibile. Però sul piano sociologico è avvenuto un fatto paradossale: si potrebbe discutere se un effetto (tra tanti) del femminismo sia stato la mascolinizzazione della donna, dietro la legittima rivendicazione di parità giuridica. Vale a dire, il femminismo per come si è sviluppato potrebbe – tristemente – confermare Freud e il presunto desiderio inconscio femminile: non di essere pari all’uomo restando pienamente donna,ma di avere il pene. Quindi di essere un uomo. Invece, la donna ha la stessa dignità dell’uomo, ha diritto allo stesso salario e alle stesse opportunità, ha diritto di essere tutelata e protetta da qualsiasi abuso o violenza. Perché donna. In quanto donna. Non nella misura in cui si rende maschio. Vale a dire, non è il maschio il criterio ultimo. Ma la dignità della donna, in quanto donna.

6.
Ora, in modo analogo, distruggere le statue di Cristo e fare petizioni su onorificenze diplomatiche, oltre che mostrare in realtà l’odio anti-cristiano in quanto tale e indipendente da qualsiasi razzismo o anti-razzismo (di eco giacobina mai morta), potrebbe paradossalmente confermare ideologicamente il razzismo stesso.
Essere Cristiani non comporta diventare bianchi. Lo stesso processo cattolico di inculturazione non ha mai distrutto intenzionalmente la cultura ospite, salvo condannare pratiche anti-umane come i sacrifici…di esseri umani (europei o americani che fossero).
La condanna di ogni forma di razzismo è sacrosanta. Trasformare questo in una ideologia di intolleranza di tutto ciò che “non è nero” o “che è bianco” per semplici criteri pittorici, a priori, è il primo tradimento della lotta al razzismo. Drammaticamente quasi una paradossale, inconscia legittimazione del razzismo stesso. Che invece è più che necessario abbattere. Senza altri fini. Senza altre ideologie.
Quell'odio immotivato contro san Junipero Serra
Col pretesto della causa anti-razzista hanno abbattuto la statua di Junipero Serra (1713-1784) il francescano che evangelizzò la California. Percorse centinaia di chilometri per battezzare ed evangelizzare gli indio, seppe "andare incontro ai tanti imparando a rispettare le loro usanze" come disse Papa Francesco proclamandolo santo

Abbattuta la statua di San Junipero Serra a San Francisco
C’è un popolo più spietato e sanguinario degli spagnoli? Ovvio che no. La leggenda nera antispagnola si è imposta ovunque tanto bene e con tale capillarità che non c’è bisogno di prove. E’ così e basta.
Ci sono indio e meticci in America Latina? Sì, e in grande abbondanza. Ci sono indio e meticci in America settentrionale? Pochissimi e rinchiusi nelle riserve. Epperò, siccome è noto che gli spagnoli sono stati i peggiori colonizzatori di sempre, siccome è altrettanto noto che la chiesa cattolica è quanto di più inumano, violento e sanguinario esista, bisogna affrettarsi ad abbattere le statue di fra’ Junipero Serra (1713-1784), il francescano minore apostolo della California. Perché? Per strano che posa sembrare in nome dei “black lives matter”, in difesa dei neri americani ridotti in schiavitù e fino a qualche decennio fa rigorosamente separati dalla comunità bianca. Trattati così dai francescani e dagli spagnoli? No, dai wasp (bianchi, anglosassoni, protestanti).
Tutte le maggiori città californiane hanno nomi di santi e angeli: Los Angeles, San Francisco, San Diego, Santa Barbara, Santa Fe, Sacramento, tanto per citarne alcune. Come mai nomi tanto strani? Per il genio di imprenditore missionario di Fray Junipero Serra. Siamo a metà del Settecento quando a Madrid con Carlo III di Borbone regna il dispotismo illuminato (gran bel nome, non c’è che dire!) che, per conto della luce della ragione, impone la soppressione della Compagnia di Gesù con l’incameramento dei rispettivi beni. Cacciati nel 1767 i gesuiti anche dalle missioni americane (nel giro di 24 ore i padri debbono sgomberare tutti i conventi), la corona incarica i francescani di prendere il loro posto.
Questo il contesto in cui il teologo Serra, nativo di Palma di Maiorca, con energia infaticabile e nonostante le tante sofferenze che gli procura una ferita alla gamba, percorre spesso a piedi centinaia di chilometri pur di battezzare e cresimare gli indio di quei territori. Fra’ Serra pianifica e in buona parte realizza il Camino real: una strada che percorre da nord a sud la costa californiana, con la fondazione di 21 conventi fortificati a più o meno un giorno di distanza l’uno dall’altro, in modo da consentire ai frati mutua protezione e collaborazione in difesa dagli indio che non di rado sono aggressivi (ne sanno qualcosa i calvinisti che li hanno sterminati?).
Ancora oggi i bei conventi edificati da Junipero e dai francescani sono lì a mostrare in che modo gli indio siano stati evangelizzati. Al centro dei conventi c’è, come ovvio, la chiesa, mentre addossate alle mura perimetrali  sono affiancate l’una all’altra varie botteghe dove gli indio imparano i mestieri più necessari. Se, in California, si vuole ammirare qualcosa di antico, bisogna visitare le cappelle e i conventi delle missioni francescane.
Serra e i francescani commettono genocidi? Come nel resto dell’America molti sono gli indio che muoiono per contagio epidemico. Serra è razzista? Come dice papa Francesco che lo ha dichiarato santo, fra’ Serra ha “saputo andare incontro a tanti imparando a rispettare le loro usanze e le loro caratteristiche” e ha “cercato di difendere la dignità della comunità nativa, proteggendola da quanti ne avevano abusato”. Ciononostante una statua di Fray Junipero è stata appena distrutta a San Francisco, mentre gli spagnoli dal canto loro hanno colorato di un bel rosso-sangue la statua di Palma di Maiorca. E’ tornato in modo prepotente l’odio verso la nostra storia e la nostra identità. L’odio che ha portato Gesù a morire in croce.
Angela Pellicciari
https://lanuovabq.it/it/quellodio-immotivato-contro-san-junipero-serra

Le vite bianche non contano – White Lives Don’t Matter


William Engdahl ( https://www.globalresearch.ca/america-own-color-revolution/5716153 ) ci ha spiegato da dove provengono i soldi per Black MatterAntifaAct Blue e i partner associati all’organizzazione socialista per il rovesciamento del whiteness” (biancore) – la Ford Foundation, le fondazioni di SorosKellogg FoundationBen & Jerry’sHewlett FoundationRockefeller FoundationHeinz FoundationAppleDisneyNike.
Vedi anche:
È un errore riderne. L’intenzione razzista di cancellare la civiltà bianca è seria. È l’obiettivo principale dell’educazione americana, dei media e del ‘Project 1619′ del New York Times.
Non succede nulla ai criminali che distruggono la proprietà pubblica. L’establishment bianco ha ceduto loro il diritto di distruggere qualsiasi cosa dicano che li offenda, comprese le imprese.
L’establishment bianco funge da agente per Black Lives Matter. A New York City l’American Museum of Natural History ha chiesto al sindaco democratico di rimuovere la statua del presidente Theodore Roosevelt che adorna i gradini del museo (img a sx)
La statua raffigura Roosevelt a cavallo affiancato da un muscoloso e determinato americano nero e da un nativo americano. Si dice che la statua sia un’espressione della supremazia bianca, un’accusa che non ha senso. Perché un suprematista bianco vorrebbe che il suo monumento fosse contaminato dalla presenza di esseri inferiori a cui lui o lo scultore si sentono superiori? La rimozione della statua è giustificata come passo inclusivo. Ma la statua è inclusiva: le tre razze di quel tempo sono incluse. Rimuovere la statua è un atto di razzismo contro i bianchi.
E quello è lo scopo. I bianchi vengono umiliati perché resi invisibili. Nessuna statua a loro è permesso.
Ovunque vediamo striscioni che proclamano Black Lives Matter. L’esclusione del banner di altre vite non maledice il banner come razzista. Ma quando uno striscione proclama White Lives Matter e sorvola uno stadio di calcio britannico, questo è stato oggetto di indagini da parte della polizia come possibile offesa dell’ordine pubblico aggravata dal punto di vista razziale. Lo stendardo “razzista” era una risposta all’omicidio del giorno precedente di tre bianchi da parte di un immigrato libico invasore in un parco pubblico a Reading, in Inghilterra.
La squadra di calcio Burnley in gran parte bianca e il CEO bianco della squadra si sono “vergognati e sentiti in imbarazzati” a dir loro dalla dichiarazione razzista  White Lives Matter – https://www.bbc.com/sport/football/53145201 . Il CEO bianco del team ha dichiarato che lo stendardo ha incitato all’odio razziale – https://edition.cnn.com/2020/06/24/football/burnley-white-lives-matter-banner-wajid-khan-neil-hart-emile-heskey -spt-intl / index.html .
La squadra di calcio si è scusata per qualcosa che non ha fatto, ha denunciato il “banner offensivo” e ha dichiarato che la squadra “collaborerà pienamente con le autorità per identificare i responsabili e intraprendere le azioni appropriate“.

Sei una persona bianca e addormentata, come osi pensare che la tua vita sia importante. Saranno prese misure appropriate nei tuoi confronti.
La CNN ha detto che lo striscione White Lives Matter è una “nota discordante” per una squadra che si è inginocchiata in omaggio al potere nero e al posto dei loro nomi sulle loro maglie aveva “Black Lives Matter“, in memoria di George Floyd morto per  sovradosaggio di una droga pericolosa.
Che cosa sta succedendo? L’inclusione dei neri e l’esclusione dei bianchi?
Il messaggio conta solo per le vite dei neri?
Una razza ha un futuro quando non è in grado di riconoscere che è sotto attacco e al posto di autodifendersi si prostra?