Paura e libertà limitata: cosa ci lascia il mito del Covid
Durante la pandemia da Covid-19 la politica si è inventata molti miti in funzione autoconsolatoria e di servizio al potere per limitare le libertà. Il primo è il mito della pandemia, con dati che ancora non tornano; e poi il mito dell’emergenza per rinsaldare il potere; il mito della scienza, degli esperti e dei virologi; il mito della paura alimentato dai media h24; il mito dell'"insieme si può" e il mito, nella Chiesa, per cui prima di essere buoni cristisani dobbiamo essere buoni cittadini.
Quando la ragione si stacca dalla fede cade nel mito. É uno dei grandi insegnamenti di Benedetto XVI. Per lui valeva anche il contrario: quando la fede si stacca dalla ragione cade nel mito. La caduta nel mito da parte della religione si chiama fideismo, la caduta nel mito da parte della ragione si chiama razionalismo: sono due religioni mitiche. Nel famoso discorso di Ratisbona del 2006 lo aveva spiegato molto bene. In questo nostro tempo notiamo che da un lato viene esaltata una religiosità mitica, come quella panteista, idolatrica e animista dei primitivi (si torni con la mente al sinodo dell’Amazzonia), e dall’altra la ragione politica si nutre di miti appunto politici. In ambedue i casi c’è un difetto di razionalità.
Durante la pandemia da Covid-19 la politica si è inventata molti miti in funzione autoconsolatoria oppure di servizio al potere politico. Sul mito dell’emergenza si può rinsaldare il potere e renderlo più pervasivo, proprio per contrastare l’emergenza. Il potere può aumentare il controllo, le libertà venire limitate con il consenso di tutti, le disposizioni autoritarie accolte perfino con soddisfazione e il potere se la gode.
Sul mito dell’emergenza si costruisce poi una mitologia: le conferenze stampa di Conte, il moralismo di Mattarella, i proni servizi giornalistici delle reti Rai, la retorica sentimentaloide della pubblicità dei grandi marchi “in attesa di riabbracciarci”, i “nuovi eroi”, le parate liturgiche delle task force e degli Stati generali, la raccolta fondi in tv per la protezione civile, ancora in atto anche se i presidi sono stati chiusi.
Il primo grande mito è stato senz’altro quello della stessa pandemia. La sua mortalità era inferiore al 4 per cento. Le numerose morti sono state dovute alla carenza di strutture sanitarie. Le vittime decedute con il Covid non sono morte per il Covid, ma per altre patologie o perché non erano disponibili posti di terapia intensiva. Il Covid stesso, quindi, è stato trasformato in un mito.
Un secondo mito è stato senz’altro quello della scienza e in particolare dei virologi. Nessuno di loro ci ha dato delle certezze, i loro pareri erano sempre discordanti, molti di loro hanno sfruttato l’occasione per apparire in tivù e vendere libri … ma nondimeno il governo si è sempre nascosto dietro il parere “degli scienziati”. La gente è stata convinta che “serve un vaccino”, i medici contrari vengono zittiti, arrivano i finanziamenti da Bill Gates e il processo dei trattamenti sanitari obbligatori (TSO) procede perché “lo dice la scienza”.
Così è capitato con il mito della paura. L’allarmismo eccessivo è spiegabile data le carenze sanitarie di cui sopra, ma non lo è se rapportato alla vera entità dell’epidemia nel nostro Paese. Le molte misure insensate (ricordiamo i 200 metri da casa?) hanno contribuito ad alimentarla. Le tv di Stato, occupate h24 a parlare di Covid, hanno fatto da volano a un diffuso sentimento di paura che anche ora che il problema è molto ridimensionato stenta a dissolversi. Molti anziani continuano a non andare nemmeno a Messa per questa persistente paura artificiale. I regimi si sono sempre avvalsi dei miti e della paura indotta.
Si è poi creato il mito che “insieme si può” e quindi sono state stigmatizzate le opinioni diverse, le manifestazioni pubbliche pur se nel rispetto delle regole, è stato congelato il Parlamento e le opposizioni critiche sono state accusate di non collaborare perché nell’emergenza si dovrebbe stare tutti uniti. Viene mitizzato un ipotetico nemico per condannare i fronti interni e accusarli di disfattismo. Le voci dissenzienti sono state tacitate e sono stati colpiti dal pubblico sospetto quanti dicevano che certe misure erano irrazionali e dannose.
Un altro mito che si è creato è quello degli esperti. Il governo si è attorniato di pletorici gruppi di esperti non solo per fronteggiare il virus dal punto di vista sanitario ma anche per decidere cosa fare dopo il virus. Sono stati addirittura convocati gli Stati Generali e la situazione è diventata ridicola. In questo modo i ritardi e le evidenti incompetenze sono state nascoste sotto il mito dei Supereroi Supercompetenti Superpagati.
Tutti questi miti sono stati fatti propri anche dalla Chiesa cattolica, che non ha saputo dire parole di verità e che anzi si è perfino rivelata più rigida nell’applicare i comportamenti richiesti dai nuovi miti. La Chiesa esperta in mitologia che impedisce di inginocchiarsi in chiesa anche se il governo non lo chiede. Sono state accettate le incongruenze, le astruse e contraddittorie disposizioni dei funzionari dei ministeri (perché se in una chiesa ci possono stare 70 persone, in caso di funerale possono starcene solo 15?), le restrizioni assurde (perché non più di 200 persone alle messe al chiuso se in molte cattedrali ce ne stanno molte di più?). La ragione politica diventata mito ha prodotto una mitologia religiosa dura a morire: i parchi giochi sono ormai pieni di gente e di bambini senza protezione, ma in chiesa si assiste a misurazione della febbre, distanza, sedie fissate a terra con lo scotch perché non si possano spostare, e dopo il missa est, gli “addetti al servizio d’ordine” vengono a prenderti per portarti fuori.
Nella Chiesa si è diffuso il mito che il primo modo di essere un buon cristiano è di essere un buon cittadino e che essere un buon cittadino vuol dire eseguire senza discutere le decisioni – spesso assurde oltre che incostituzionali e contrarie al Concordato – del governo in carica.
Stefano Fontana
https://lanuovabq.it/it/paura-e-liberta-limitata-cosa-ci-lascia-il-mito-del-covid
IL TWEET DI CONTE A CYRUS
Ribelle e perversa: perché Miley è l'icona del vaccino?
Testimonial della "Global Goal: Unite for Our Future” promossa dalla Ue, Miley Cyrus ha twittato a Conte che «aspettiamo con ansia l'impegno sui nuovi fondi per l'accesso al vaccino per tutti». Diversi capi di Stato le hanno risposto, ma se si guarda al curriculum esoterico-abortista e ai riferimenti al diavolo, sorge il dubbio sull’affidabilità dello sponsor ad una campagna delicata come quella contro la pandemia. Perché, fra migliaia di personaggi famosi, scegliere proprio lei?
Quando Conte ha risposto al tweet di Miley Cyrus, l'ex "stellina" di Disney Channel, ora fra le più note e controverse pop star del mondo, per dirle che si sarebbe impegnato nella lotta a favore del “vaccino per tutti”, la polemica si è accesa sul fatto che il premier si è rivolto alla cantante come fosse un’esperta di salute mondiale su un tema delicatissimo come quello del Covid-19. «Insieme ce la faremo, Miley», ha scritto Conte.
Chi lo ha difeso ha invece sottolineato che la Cyrus è solo un testimonial della campagna "Global Goal: Unite for Our Future” promossa dalla Ue, motivo per cui lei ha twittato che «aspettiamo con ansia l'impegno sui nuovi fondi per permettere l'accesso ai trattamenti e vaccino per tutti». Alla Cyrus ha risposto anche il presidente spagnolo Pedro Sancez, perché «il nostro è un grande impegno, Miley».
Quel che è singolare è che la star, nei suoi tweet ai capi di Stato, unisce la lotta al coronavirus a quella dei Black Lives Matter, facendo intendere che l’oggetto della preoccupazione devono essere le comunità più fragili: «L'Italia e il mondo sono uniti in solidarietà con Black Lives Matter negli Usa. Dobbiamo restare uniti per contrastare il Covid-19 e il suo sproporzionato impatto sulle comunità emarginate, soprattutto quelle di colore».
Ma non vogliamo qui discutere cosa ci sia davvero dietro il movimento che si definisce contro la discriminazione razziale e nemmeno parlare della dubbia efficacia e dei problemi che potrebbe creare un vaccino contro il Covid-19 messo a punto in pochi mesi (ne abbiamo già scritto qui), ma chiederci come mai una pop star di questo genere sia stata scelta come sponsor di una campagna delicata che ha bisogno di testimonial affidabili. Si potrebbe pensare che la cantante creda fermamente nel progetto vaccinale, oppure che lo faccia solo per soldi o per accrescere la sua fama. Sono tutte ipotesi realistiche ma conoscendo le sue convinzioni sorge appunto la domanda sul perché sia sta reclutata proprio lei.
Sono, infatti, note le sue performance animalesche, per cui di fronte a platee di bambini/adolescenti usa falli giganti fingendo atti sessuali o ponendoseli addosso mentre in testa tiene i capelli legati a mo di corna sataniche. La pop star non è solo volgare fino alla nausea ma richiama spesso simboli satanici, ad esempio vestendosi da angelo nero (Lucifero) o mostrato in continuazione la lingua di fronte anche ai suoi fan più piccoli, come fa Kali (imitata con i gomiti piegati e mani verso l'alto come nella foto sopra), il demone indiano della distruzione a cui ancora oggi vengono sacrificati bambini (qui la notizia di uno di 4 anni decapitato per ricevere beneficio dal demone). La lingua, che lei ha detto di mostrare come segno di ribellione o in riferimento al suo sentirsi come un serpente, appare anche in un tatuaggio della cantante insieme a quello di un teschio, di un triangolo e della parola “bad” (“male”). C’è poi un “Om”, simbolo sacro nell'induismo insieme alla parola "karma" e all’occhio del diavolo.
Oltre all’immagine della cantante mentre mangia una torta con su scritto "aborto" e alle parole sulla rabbia della terra per cui lei non vuole fare figli o a quelle seguite al suo divorzio anche perché odiava la parola “moglie”, fece il giro del mondo la notizia di un’intervista, poi scomparsa dal web, che la Cyrus rilasciò ad una radio svedese dicendo che «Satana è un giovane simpatico ma poco capito» e che «il mio legame con lui è più forte di quello che ho con il mio padre naturale». Nell’intervista avrebbe anche detto che «a volte anche lui [Satana] può essere un po’ cattivo. Può essere pervertito. Ma è naturale. Sono solo i maniaci religiosi che hanno un problema con le cose naturali (per lei sinonimo di istintive, ndr)». Non si sa appunto se l’intervista fosse reale, ma lei non l’ha mai smentita. Qualcosa di analogo lo troviamo nella confessione di una sua fan a cui la cantante avrebbe detto che se uno vuole diventare famoso deve smettere di pregare Dio o chiedere regali di Natale a Babbo Natale, deve invece rivolgersi al Nemico di Dio. Ma anche questa notizia non è stata confermata né smentita.
Quello che invece è noto è quanto riportato dall'attuale fidanzato della pop star, Cody Simpson, che ha appena girato un video diretto da lei sulle note della canzone “Captain’s dance with the devil” (“La danza del capitano con il diavolo) il cui testo recita: «…E le nuvole sono nere come l’inferno…Questo giovane sta per morire/ Se ne va a fare la danza del diavolo…È partito per compiere l’opera del diavolo/ Se ne va per fare il lavoro del diavolo/ Ma per lui è un favore ad un amico/ Se ne va per imparare l'arte del diavolo/ Ma per lui è l'unica libertà per un uomo». Nel video Simpson compare travestito da donna davanti ad un tavolino con sopra dei tarocchi, delle pozioni e dei teschi.
Intervistato da Elle, il giovane ha chiarito che il video è stato diretto durante la quarantena dalla Cyrus «usando i nostri effetti personali». Quando poi il giornale ha chiesto al cantante se «esplorare nuovi generi» fosse stato importante, lui ha risposto che «si tratta di qualcosa che ho imparato molto da lei (dalla Cyrus che si definisce “pansessuale”, ndr). È qualcosa a cui era interessata da molto tempo per cui mi aveva educato alla cultura drag (queen)». Quando poi gli si domanda come mai nel video si affronta il tema della dipendenza dalla droga, il giovane chiarisce che «abbiamo esplorato il tema di un capitano che soffre la mascolinità convenzionale…per rompere quei limiti, rompere quelle barriere ed esplorare la psicologia di qualcuno che vuole la libertà di fare ciò che vuole».
Se è vero che tanti indizi non fanno sempre una prova, viene quantomeno il dubbio sul fatto che il pallino di Cyrus sia la salute e il benessere della popolazione del pianeta. Forse si è esposta per soldi o per fama e c’è da sperare che sia così. Se infatti credesse davvero nei vaccini ci sarebbe da preoccuparsi visti i suoi legami con chi, più di tutto, persegue la perdizione. Non sappiamo quale fra queste sia la ragione che ha mosso la cantante, ma resta appunto inquietante la scelta di chi ha voluto come paladina della vaccinazione al coronavirus una donna che ha sta facendo dell’istigazione alla ribellione e dello scandalo di milioni di anime la sua vocazione.
Benedetta Frigerio
https://lanuovabq.it/it/ribelle-e-perversa-perche-miley-e-licona-del-vaccino
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