Risposte alle obiezioni mosse da Saverio Gaeta [Parte 5]
Sesta obiezione e risposta - La questione Vlašić
Il francescano Tomislav Vlašić volle entrare in contatto con i "veggenti" pochi giorni dopo l'inizio delle "apparizioni" e fu viceparroco di Medjugorje per tre anni (a partire dall'agosto 1981).
Fautore di un cristianesimo profondamente intriso di New Age (come nel corso degli anni è venuto alla luce sempre più chiaramente), è stato ridotto allo stato laicale nel 2009, dopo essere stato accusato dalle autorità vaticane di "eresia e scisma", “divulgazione di dubbie dottrine, manipolazione delle coscienze, sospetto misticismo, disobbedienza ad ordini legittimamente impartiti e addebiti contra sextum [contro il sesto comandamento, nda] (cfr. circolare 939 dell'8 luglio 2008, della Curia di Mostar, pubblicata con il titolo Kanonski status vlč. fra Tomislava Vlašića, OFM, in "Službeni vjesnik", 2/2008, pp. 79-80 e decreto prot. N. 098714, firmato il 10 marzo 2009 dal Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori, padre José Rodriguez Carballo).
Saverio Gaeta scrive nel suo libro:
Una delle più abusate critiche da parte degli oppositori si incentra su questa controversa figura, associandola ancora oggi alle apparizioni di Medjugorje.
[Saverio Gaeta, Medjugorje. La vera storia, Edizioni San Paolo, 2020, p. 197]
In sostanza, Gaeta (come tutti i sostenitori di Medjugorje) sostiene che Vlašić non avesse rapporti particolarmente stretti con i veggenti e quindi non li potesse "formare" e influenzare. Secondo questa tesi, quando padre Tomislav si definiva "guida spirituale" dei veggenti, lo faceva arbitrariamente:
Si deve ricordare che fu padre Tomislav a qualificarsi arbitrariamente «colui che per Divina Provvidenza guida i veggenti di Medjugorje», nella lettera inviata il 13 aprile 1984 a Giovanni Paolo II...
[Ivi, p. 198]
La posizione da me espressa, e che ritengo robustamente argomentata e documentata, è invece opposta (inoltre, per vari motivi documentabili, appare verosimile che, intervenendo sul fenomeno appena nato, Vlašić sia stato decisivo nel determinare alcuni elementi divenuti centrali nel "messaggio" di Medjugorje, perfettamente coerenti con le sue idee, come il millenarismo e la specifica natura dei "segreti", di cui i "veggenti" hanno smesso di sottolineare la natura apocalittica proprio da quando, tra la fine degli anni Ottanta l'inizio degli anni Novanta, i rapporti con padre Tomislav si sono interrotti [cfr. M. Corvaglia, La verità su Medjugorje. Il grande inganno, Lindau, 2018, pp. 83-96; 226-231]).
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Sicuramente Vlašić si propose spontaneamente per la funzione di guida (in questo senso si autoproclamò, effettivamente) ma, di fatto, svolse realmente questo ruolo, in particolare nei confronti dei veggenti che, nel suo triennio di permanenza fissa a Medjugorje, vi risiedevano stabilmente (Vicka, al di là del piccolo Jakov) o comunque per diversi giorni a settimana (Marija, che, a 30 chilometri di distanza, a Mostar, completava la sua formazione di parrucchiera e in alcuni periodi si fermava a dormire in città da parenti).
Anche gli altri avevano comunque in lui un punto di riferimento, quando erano a Medjugorje. E' facile dimostrarlo.
Che Vlašić guidasse i "veggenti" era un dato di fatto condiviso da tutti gli autori medjugorjani dei primi anni (i francescani erzegovinesi padre Janko Bubalo e padre Svetozar Kraljević, padre René Laurentin, padre Robert Faricy, don Marijan Ljubić, don Luigi Bianchi, Gildo Spaziante, Mario Botta e Luigi Frigerio) [documentazione in Corvaglia, La verità su Medjugorje. Il grande inganno cit., p. 76 e nota 54 p. 149], ma non basta...
Era un dato di fatto espressamente ammesso anche dagli altri francescani di Medjugorje, dai "veggenti" stessi e perfino dalla Gospa (che naturalmente per me coincide con i "veggenti").
Infatti, nella Cronaca della apparizioni della parrocchia di Medjugorje, il francescano Slavko Barbarić così si esprime a proposito di Tomislav Vlašić, il 2 aprile 1984:
Ha guidato i veggenti, la parrocchia e i pellegrini.
[Kronika ukazanja (Cronaca delle apparizioni), vol. III, 2/4/1984, cit. in Službeni vjesnik (Bollettino Ufficiale della Diocesi di Mostar-Duvno), 2/2009, p.183. Testo originale: «Vodio je vidioce, župu i hodočasnike»]
La "veggente" Ivanka, intervistata nel luglio 1984 dal giornalista della «Domenica del Corriere» Gianfranco Fagiuoli, dice: "Padre Vlasic, il nostro assistente spirituale…" [Gianfranco Fagiuoli, La Madonna non mi ha mai sgridato, «La Domenica del Corriere», anno 86, n. 30, 28/7/1984, p. 32].
Ma già il 28 febbraio 1982 c'era stato questo messaggio della Gospa (Madonna) ai "veggenti":
Ringraziate molto Tomislav che vi guida così bene.
[René Laurentin, Messaggio e pedagogia di Maria a Medjugorje. Raccolta cronologica dei messaggi. Urgenza del ritorno a Dio, Queriniana, 1988, p. 165, messaggio tratto dal Diario di Vicka (terzo quaderno)]
Da notare che, guarda caso, la fonte del messaggio è proprio una delle "veggenti" più vicine a padre Tomislav Vlašić: Vicka.
Così come un'altra "veggente" ammetterà di aver dato dei messaggi falsi, richiesti da padre Vlašić. E fu proprio l'altra "veggente" a lui più vicina: Marija.
Vlašić infatti continuò a frequentare assiduamente Medjugorje per qualche anno, anche dopo il suo trasferimento nella vicina Vitina (1984). Nel 1987, però, "ritiratosi in un eremo per un periodo indeterminato" [«Eco di Medjugorje», n. 39, 19 aprile 1987, p. 2], si assentò per sette mesi.
Quando finalmente tornò, la veggente Marija, evidentemente molto legata a lui, era particolarmente contenta:
La visita di Tomislav è stata accolta con gioia da molti: Le gambe non mi reggevano dalla gioia, ha detto Marija.
[René Laurentin, Dernières nouvelles de Medjugorje, n. 7, O.E.I.L., dicembre 1988, p. 97]
L'anno successivo padre Tomislav Vlašić fonda in Italia, a Parma, insieme ad una sedicente mistica tedesca (Agnes Heupel), una comunità ("Regina della Pace, completamente tuoi, per Maria a Gesù"), nella quale entra anche Marija.
Questo è il racconto di Saverio Gaeta:
Inizialmente entrò in comunità anche la veggente Marija, che, in uno scritto datato 21 aprile 1988, affermò di essersi ritirata nel silenzio a febbraio e di aver pregato la Gospa di darle la luce: «La Gospa è venuta. Era contenta. Ha pregato su tutti noi e ha detto: "Figli cari, vi do un dono speciale: il dono della libertà affinché possiate decidervi a favore di Dio. Benedico la libera decisione di ognuno di voi"». Il 5 luglio successivo, la ragazza abbandonò l'esperienza e chiarì: «Non ho mai chiesto esplicitamente per me se dovevo far parte di quell'opera e non ho mai ricevuto alcuna istruzione dalla Vergine a proposito del gruppo, se non che ognuno deve essere libero di scegliere la propria vita», aggiungendo che «padre Tomislav mi ha suggerito insistentemente di scrivere come veggente una testimonianza che il mondo aspettava».
[Gaeta, Medjugorje. La vera storia cit., pp. 201-202]
Gaeta sottolinea quindi che "la frase attribuita alla Regina della Pace è chiarissima", perché la Madonna lascia liberi i veggenti di compiere le scelte che vogliono "a costo di sbagliare" [ivi, p. 202].
Dopo aggiunge:
Il resto è sempre in dipendenza del problema di fondo che, per citare ancora l'insospettabile Commissione vaticana, riguarda la struttura personale dei veggenti «spesso priva di un solido discernimento e di un coerente orientamento, anche perché è mancata loro una attendibile e continuativa guida spirituale, nel corso di questi quasi trent'anni. In altri termini, occorre riconoscere che, per lunghi anni, né i vescovi di Mostar-Duvno, né la comunità dei frati francescani di Medjugorje hanno stabilito con queste persone relazione di sufficiente frequentazione [...]». Tradotto dall' "ecclesialese", i ragazzi sono stati abbandonati a se stessi e hanno compiuto in buona fede errori e imprudenze.
[Ibidem]
La prima osservazione che farei è che insospettabile è chi da insospettabile si comporta (ma su questo rimando a Medjugorje: la contraddittoria commissione pontificia e l'equivoca posizione della Chiesa).
Rimanendo sul tema principale, penso che Saverio avrebbe dovuto esprimere più chiaramente che cos'è "il resto" a cui allude e, cioè, che cosa era scritto nella testimonianza che padre Tomislav - per ammissione della stessa Marija - le "ha suggerito insistentemente di scrivere".
Altrimenti, non si capisce quale sia l' "errore" per cui - a suo parere - Marija dovrebbe essere scusata, e la cui responsabilità, anzi, ricadrebbe, genericamente, sui francescani di Medjugorje e sul vescovo di Mostar (quest'ultimo invece con nome e cognome, essendo all'epoca Pavao Žanić).
Pagina pubblicata in data 10 luglio 2020. Seguirà la pubblicazione di ulteriori paragrafi.
di Marco Corvaglia
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