Per una strana associazione di idee, la lettura del documento sul Coronavirus pubblicato dalla Pontificia Accademia per la Vita ci ha ricordato la Settimana Enigmistica, il noto periodico di cruciverba, rebus e sciarade. Non per particolari asperità del testo vaticano, ma per una scritta che ha fatto bella mostra di sé per anni sulla testata del giornale del mitico Bartezzaghi, l’autore dei più complicati schemi di parole crociate: “il settimanale che vanta innumerevoli tentativi di imitazione.” La Chiesa è diventata un’imitazione del mondo contemporaneo, che cerca faticosamente di inseguire con modesti risultati. Tutte le idee dominanti della contemporaneità occidentale, nemica delle religioni e in particolare di quella cattolica, vengono accolte con ritardo dalla Chiesa, imitate tentando di smussarne gli angoli, in un inseguimento affannato e destinato alla sconfitta. La gente preferisce l’originale all’imitazione: vale per l’enigmistica, per le merci e anche per le idee.
Per questo, il documento pontificio ci è sembrato negativo, ma soprattutto inutile e imbarazzante per qualità. Appare ed è un fervorino in difesa dell’ambiente, una mediocre tesina ecologista che l’ufficio studi di Greta Thunberg o di qualsiasi associazione verde avrebbe potuto fornire ai buoni padri, come si dice “chiavi in mano”. Piacerà assai a certe Organizzazioni Non Governative, all’ONU e a tutti gli adepti della pseudo religione mondialista. Per fortuna, pochi credenti cattolici lo leggeranno. Chi lo ha fatto o lo farà ne trarrà soprattutto sbadigli, noia e un senso di invincibile inanità. E’ l’effetto delle imitazioni. Se poi il lettore è non credente, sarà felice di constatare che la Chiesa cattolica- una volta Madre e Maestra – non gli chiede di convertirsi alla fede in Dio, ma alla religione spuria dell’ambiente. Nessuna dimensione religiosa, nessun afflato spirituale, nessun tentativo di fornire una lettura “cattolica” della pandemia.
La Settimana Enigmistica e la Chiesa: cosa c'entra il settimanale del mitico Bartezzaghi con la chiesa di Paglia e Bergoglio e il documento sul Coronavirus pubblicato dalla Pontificia Accademia per la Vita ?
Scrive il professor Tommaso Scandroglio su Corrispondenza Romana: “la nota più stridente di questo documento è una nota che non si sente perché non c’è. Nelle 4.240 parole di cui è composto il documento non compaiono mai termini come Dio, Gesù, Chiesa, fede, carità, salvezza, peccato, preghiera e simili. La PAV legge la presente pandemia meramente sotto una prospettiva secolarizzata/temporale, non spirituale, immanente, non trascendente (tra l’altro, usando criteri discutibili con imbarazzante disinvoltura). Parla sì di conversione, ma non a Dio, bensì” al nostro senso di responsabilità”. Sociologia spicciola, d’imitazione, nello stile stanco che ci si aspetta da un’istituzione in crisi che, dinanzi al virus, non ha rivendicato alcun ruolo, né ha pronunciato alcuna parola diversa da quelle delle istituzioni politiche.
Il simbolo della neo Chiesa d’imitazione al tempo del Covid 19 – ahimè- è la drammatica foto di un’acquasantiera svuotata con l’igienizzante al posto dell’acqua benedetta. Meglio la Settimana Enigmistica dei suoi goffi imitatori, meglio il “distanziamento sociale “e le prescrizioni governative del silenzio e delle imitazioni dei preti. I critici del documento della PAV sottolineano diversi punti che, a loro avviso, fanno a pugni con il magistero e sembrano altrettanti pigri “copia e incolla” di tesi ambientaliste o mondialiste. Chi scrive non possiede la dottrina per rivolgere critiche di tipo teologico: del resto, sarebbe operazione difficile, in mancanza di qualsiasi tesi religiosa o spirituale, non diciamo cattolica.
Tuttavia, un brano ci ha profondamente amareggiato. Lo riportiamo integralmente. “Affioriamo da una notte dalle origini misteriose: chiamati ad essere oltre ogni scelta, presto arriviamo alla presunzione e alle lamentele, rivendicando come nostro quello che ci è stato solamente concesso. Troppo tardi abbiamo imparato ad accettare l’oscurità da cui veniamo e a cui, infine, torneremo”. Forse non siamo in grado di capire la prosa pontificia, ma per i credenti non c’è alcuna “notte dalle origini misteriose”, ma la luce della creazione divina. Può essere che la nostra scarsa cultura ci impedisca di comprendere il passaggio, ma rimaniamo esterrefatti dinanzi a un documento pontificio in cui si parla di “oscurità alla quale torneremo”. Saremo prevenuti e sforniti di strumenti culturali adeguati, ma ci sembra una impressionate professione di ateismo. Ci è tornato alla memoria il senso della vita secondo un’opera teatrale degli anni 20 del secolo scorso, Strano interludio di Eugene O’ Neill. Per la protagonista, Nina Leeds, “le nostre vite sono strani oscuri interludi sullo schermo elettrico di Dio Padre. “Our lives are strange, dark, interludes in the electrical display of God, the Father. “La vita, per gli estensori del documento pontificio, non sarebbe che un interludio, una parentesi tra due immensi nulla. Nell’opera di O’ Neill quanto meno si evoca Dio Padre. Gli istituti per l’ateismo di sovietica memoria non avrebbero saputo dire di peggio.
Il documento pontificio sul Coronavirus ci è sembrato inutile e imbarazzante per qualità. Appare ed è un fervorino in difesa dell’ambiente, una mediocre tesina ecologista che l’ufficio studi di Greta Thunberg o di qualsiasi associazione verde avrebbe potuto fornire ai buoni padri, come si dice “chiavi in mano”!
Tralasciamo le lunghe tirate sull’origine del Coronavirus, che sarebbe un frutto maligno della “depredazione della Terra”, per affrontare il quale occorre “una strategia globale coordinata” e una “sfida etica multidimensionale”. Aria fritta, ma musica per le orecchie del potere dominante. Nella pandemia, concede l’Accademia, “l’uomo fa esperienza della propria fragilità”, ma nessun accenno vi è al male, all’idea di peccato. Dio proprio non c’entra, o, per dirla alla buona, ne resta fuori. Nella più ottimistica delle ipotesi, la neo Chiesa è deista, non più cattolica; ossia, crede- o meglio accetta – l’idea massonica di un Dio lontano, disinteressato all’uomo e al mondo. E’ Creatore – forse – ma il suo lavoro è finito: tocca all’uomo. Ha ragione chi osserva che se si assume l’uomo come prospettiva unica, si finisce per assimilare le ideologie più diffuse. Una è senz’altro il “senzafrontierismo”, giacché, si lamenta la PAV, “Il virus non conosce frontiere, ma i paesi hanno sigillato i propri confini”. Applausi per l’Organizzazione Mondiale della Sanità – abortista e malthusiana – e nessun accenno al fatto che un eventuale vaccino sarà in mano a potentati privati.
Nessuno stupore. Abbiamo smesso da tempo di cercare sostantivi come sconcerto, incredulità o simili, con riferimento alle prese di posizione della Chiesa di Francesco (non di Gesù, ma del chimico argentino) Diciamo di più: l’unico significato del termine “cattolico” è quello letterale: universale, nel senso di mondialista, globale. Imitazione, comunque. Nella Cosmopoli in perenne ebollizione, la Chiesa è sempre in ritardo, corre affannosamente non per ribadire il suo messaggio, modellandolo ai tempi, ma per diventare parte della Grande Cancellazione. Tutto ciò che proponeva a credere non è più vero – o almeno è messo da parte- chiede perdono per ciò che ha detto e fatto nei secoli e nei millenni. Ammette dunque di essere vissuta nell’errore: chi garantisce che oggi sia finalmente illuminata dalla luce del Progresso?
Per tornare al documento della PAV, colpisce anche la sciatteria di linguaggio, la scarsezza o l’assenza di riferimenti biblici e filosofici, una certa circospezione, l’attenzione che si intravvede nel non andare “fuori dalle righe”, non disturbare i manovratori del mondo, ovvero l’ambizione di esserne un sostegno. Non sappiamo chi siano gli autori materiali del testo – del resto importa ciò che è detto, non chi l’ha detto –ma la sensazione è che si tratti di pallidi intellettualini conformisti, di quelli che Giosuè Carducci, in Davanti San Guido, chiamava manzoniani (il conformismo del suo tempo) che tirano quattro paghe per il lesso. Che dire di un testo cattolico del più alto livello in cui si legge che [il virus è] “un sintomo del malessere della nostra terra e della nostra incapacità di occuparci di essa; (…) Saremo in grado di risanare la frattura con il nostro mondo naturale, che troppo spesso ha trasformato le nostre soggettività assertive in minaccia al creato, agli altri? “Le “soggettività assertive” dell’Accademia si lagnano della deforestazione e di altri fenomeni negativi legati alla depredazione dell’ambiente. Perfetto, ma qual è la risposta cattolica, qual è- se c’è- la posizione di Dio secondo dottrina, scrittura, tradizione? Dovrebbe essere quello il tentativo di dare risposta alla domanda di senso che si chiede a un’agenzia veritativa come la Chiesa, attraverso la sua istituzione accademica intitolata alla vita.
Urge un’analisi degli eventi Coronavirus alla luce della fede e della scrittura. Operazioni per le quali la fede occorre possederla e ancor più avere il coraggio di mostrarla. La neo chiesa è diventata un prodotto tra gli altri sugli scaffali del supermercato globale. Il genere merceologico “religione” non tira, in Occidente. Non resta che vendere un prodotto adulterato ma gradito ai padroni del supermercato: un pizzico di ambientalismo, una forte dose di immigrazionismo, globalismo e solidarietà “quanto basta”, mantecare con il perdono per il passato, quindi servire su un letto di permissivismo sessuale ed esistenziale, l’ingrediente destinato a sorprendere l’acquirente per la sua novità!
La Settimana Enigmistica e la Chiesa
di Roberto Pecchioli
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