"Dio è Bellezza" e dove c’è Dio c’è la bellezza: come trovare la "vera bellezza" nelle "piccole cose" e farsene un trampolino per guadagnare quei "cieli di speranza" dei quali abbiamo tanto bisogno in quest’ora "così difficile"
di Francesco Lamendola
La bellezza salverà il mondo. La frase pronunciata dal principe Myškin ne L’Idiota, il personaggio in cui Dostoevskij ha voluto rappresentare il tipo umano più simile a Gesù Cristo che si possa incontrare nella vita d’ogni giorno in questo mondo moderno, fatto d’illusioni e di fango, dovrebbe essere custodita in fondo ai nostri cuori stanchi e amareggiati e ripetuta incessantemente, specie quando lo sconforto si fa sentire con maggiore gravezza, perché in essa è la chiave della nostra salvezza e del riscatto finale. Il volto della bellezza, unito al volto di Dio: perché Dio è Bellezza, e dove c’è Dio, c’è la bellezza, e dove c’è la vera bellezza lì c’è anche Dio.
Il problema è saper riconoscere la vera bellezza: perché non si tratta di una competenza tecnica, non è qualcosa che si acquisisca con la laurea in storia dell’arte, ma che ha strettamente a che fare con l’anima.
La bellezza salverà il mondo è la frase pronunciata dal principe Myškin ne L’Idiota, di Dostoevskij: in questo mondo moderno, fatto d’illusioni e di fango, dovrebbe essere custodita in fondo ai nostri cuori stanchi e amareggiati e ripetuta incessantemente!
Quando l’anima è assetata di verità è assetata pure di bellezza: le due cose vanno insieme, sono inseparabili. Chi cerca la verità cerca la bellezza, e chi cerca la bellezza cerca la verità: ed entrambi stanno cercando Dio, che lo sappiano o che non lo sappiano. Del resto, che importa se non lo sanno? È Lui che lo sa, perché è Lui che ci viene a cercare, da sempre; ma se noi non abbiamo alcuna nostalgia né della verità, né della bellezza, non potremo trovarlo, perché Lui non si fa trovare da chi non lo vuole trovare ma solo da chi lo sta cercando, consapevolmente o inconsapevolmente. In questo secondo caso, nella sua infinita sapienza Egli ci conduce per mano lungo le vie più impensate per condurci là dove alla fine ogni cuore puro, ogni anima bene intenzionata finisce per arrivare, sempre e infallibilmente: al cospetto di Lui. O per essere più precisi, a vederlo e riconoscerlo, poiché Egli è sempre stato davanti a noi, anzi è davanti a tutte le sue creature, ma chi non lo vuol vedere, chi lo nega, chi lo rifiuta, non lo vedrà mai e poi mai.
Dio è Bellezza, e dove c’è Dio, c’è la bellezza, e dove c’è la vera bellezza lì c’è anche Dio!
Ci è toccato di vivere in un momento storico tremendo. Una gentile lettrice osserva che siamo costretti a vivere in una fogna. Brutale, ma vero. E aggiunge: questa è l’ora della nostra Passione, è il nostro Venerdì Santo. Vero anche questo. Ma diciamo la verità: non l’avevamo sempre saputo che il mondo è questo? E che alla fine i nodi vengono al pettine e ciascuno è costretto a fare la sua scelta, perché non si possono servire due padroni? Non l’avevamo sempre saputo che se non si è per Lui, si è contro di Lui, e se si vive secondo la carne, come piace al mondo, si è figli del mondo, di questo mondo di tenebre il cui Principe sta stringendo i tempi, sapendo che la sua ora si avvicina; mentre se si vuol essere con Lui bisogna vivere secondo lo spirito, e in tal modo dispiacere al mondo? Non l’avevamo sempre saputo, perché è Gesù stesso a ricordarcelo, che bisogna santificare la propria vita, ed essere perfetti, come perfetto è il Padre nostro nei Cieli? Ora, chi si sforza di essere perfetto, chi cerca di santificare la propria vita, è inviso al mondo, e il mondo lo odia, perché riconosce in lui un suo nemico: perciò abbiamo sempre saputo anche che per piacere a Dio bisogna soffrire le persecuzioni. Ecco: se dovessimo indicare un elemento fra tutti (e sono tanti!) che meglio d’ogni altro evidenzia in che cosa il Concilio Vaticano II ha segnato un vero e proprio tradimento nei confronti del Vangelo di Gesù Cristo, indicheremmo proprio questo: ha voluto dare a intendere ai fedeli che si possono servire due padroni; che si può andare d’accordo con Dio e col mondo; che non c’è alcuna contraddizione di fondo e anzi, addirittura, che il buon cristiano è colui che dialoga col mondo, che ne accetta la prospettiva, che scende a continui compromessi con esso, in nome di valori ingannevoli come la pace e la fratellanza: laddove nessuna vera pace è possibile se ci s’inchina al Principe del mondo, e nessuna fratellanza si realizza se non quella che riceverà il suggello della dannazione eterna. E a questa falsa dottrina siamo stati portati per gradi, con l’astuzia e la frode, e con la falsa liturgia d’una falsa riforma che ha tolto o annacquato tutti i riferimenti alla trascendenza, alla spiritualità, all’assolutezza di Dio. Gli orrori presenti, il papa che bestemmia, il clero che buffoneggia e loda il peccato, il culto degli idoli intronizzati nelle chiese, non sono che il logico punto d’arrivo di questa deliberata inversione.
Il Concilio Vaticano II ha segnato un vero e proprio tradimento nei confronti del Vangelo di Gesù Cristo: ha voluto dare a intendere ai fedeli che si possono servire due padroni; che si può andare d’accordo con Dio e col mondo; che non c’è alcuna contraddizione di fondo e anzi, addirittura, che il buon cristiano è colui che dialoga col mondo!
E dunque, la Bellezza. Ma non la bellezza nella sua dimensione puramente formale, tecnica ed estetica; non la bellezza di una perfezione tutta esteriore, fatta di linee, di forme, di colori, di suoni; non la bellezza di corpi senz’anima, di una materia celebrata in se stessa: no, non questa. I corpi invecchiano e muoiono, la materia è destinata a dissolversi e chi si aggrappa a queste cose, chi le celebra fine a se stesse, è destinato a perire, così come esse periscono; per dire meglio: è destinato a vivere morendo, a vivere la vita come un’unica agonia. Ma noi siamo stati fatti per la vita, non per la morte; e il nostro Dio è un Dio di vita e non di morte. Perciò non dobbiamo aggrapparci alle cose che moriranno, ma dobbiamo vedere nelle cose la dimensione spirituale ed eterna, che non morirà mai, perché è quella che ci accompagna verso Dio. La bellezza che salva è quella dello spirito e non quella della carne: come dice il Maestro, è lo spirito che dà la vita, mentre la carne non giova a nulla. Ma è inevitabile che gli uomini carnali cerchino la bellezza carnale, e gli uomini spirituali, la bellezza spirituale. Attraverso la bellezza spirituale, è Dio stesso che ci parla e suggerisce ai nostri cuori Parole di Vita eterna; attraverso la bellezza carnale, è il Principe del mondo che ci lusinga e si sforza di sedurci. La bellezza della carne è appariscente, ma ingannevole: chi se ne lascia irretire disprezza le pietre preziose per andare a raccogliere le ghiande in mezzo al fango, ridotto egli stesso al livello di un maiale. Essa fa appello alle nostre debolezze ed esalta i nostri vizi: non illumina, non riscalda, non alleggerisce, non porta la pace, ma ci sprofonda sempre di più nella palude della concupiscenza. Il mondo moderno ha talmente celebrato, diffuso, imposto gli idoli della bellezza carnale, da aver quasi eclissato perfino il ricordo della bellezza spirituale, la Bellezza vera, non soggetta alle passioni né votata alla corruzione, ma sempre integra, fresca, giovane nella sua innocenza. E dunque nostra cura sarà quella di rientrare in noi stessi, sottrarci all’assedio della falsa bellezza carnale, che è una delle maggiori cause della nostra deriva e della nostra infelicità, e di riscoprire la bellezza dello spirito, iniziando dalle cose più semplici nella vita d’ogni giorno. Perché la legge è questa: per vedere la luce, bisogna espellere da sé le tenebre; chi vive immerso nella dimensione carnale, non vedrà le cose dello spirito; e chi brama unicamente la bellezza grossolana che solletica i sensi e accende le passioni, non potrà mai riconoscere la vera bellezza, che rischiara l’intelletto, riscalda e purifica il cuore e dona la pace dello spirito.
La Madonna col Bambino all'esterno di Palazzo Pontoni, in via Piave a Udine: come trovare la "vera bellezza" nelle "piccole cose" e farsene un trampolino per guadagnare quei "cieli di speranza" dei quali abbiamo tanto bisogno in quest’ora "così difficile"!
Ma dove si può trovare la bellezza, in quest’epoca dominata dalla bruttezza, dalla deformità, dal grottesco, e come farne l’ancora di salvezza per la propria anima contro lo spietato processo di ottundimento, appiattimento, desensibilizzazione cui tutti siamo esposti, ogni giorno, senza neppure rendercene conto? Prima di tutto è necessario espellere la bruttezza dalle proprie abitudini di vita. Se ci si porta dietro, perfino durante un’escursione in montagna, le cuffie per ascoltare musica rock duro; se si lascia acceso il televisore tutto il giorno, perfino quando non c’è nessuno nella stanza, permettendo alle voci e ai suoni volgari e demenziali della pubblicità di raggiungere il nostro udito e scivolare come serpi velenose nel nostro inconscio; se si dedica il proprio tempo libero a guardare film violenti, grondanti sangue, o a leggere fumetti dell’orrore, popolati da vampiri e lupi mannari, o ancora se s’indulge nella pornografia, comunque essa venga chiamata (magari “arte moderna”) e ci si abitua a vedere nel corpo umano null’altro che una macchina atta a suscitare emozioni violente e a risvegliare istinti brutali, allora è ben certo che la vera bellezza non ci si rivelerà mai, perché per vederla bisogna avere lo sguardo puro e l’anima trasparente. La seconda cosa da fare è ricominciare a guardarsi intorno per scorgere non le cose secondarie, frivole, inutili, ma le cose essenziali. Può darsi che in un enorme centro commerciale, vero tempio della diabolica religione chiamata consumismo, la sola cosa che meriti attenzioni, perché la sola veramente bella, non si trova nella merce costosa esposta nelle vetrine scintillanti o negli abiti alla moda sfoggiati dalla gente, ma nel povero fiore di campo sbocciato nel parcheggio, perforando l’asfalto e aprendosi la strada in cerca di luce e calore; oppure nel tramonto fiammeggiante che incendia il cielo a occidente, quando usciamo carichi di pacchi e di pacchetti, e per un attimo, mentre cerchiamo in tasca le chiavi dell’automobile, andiamo quasi a sbattere davanti a uno splendore così mozzafiato, da non trovar neanche le parole per esprimere la struggente emozione che di colpo ci divampa nel profondo.
Kierkegaard ha mostrato che non c’è continuità, ma rottura fra la vita estetica e la vita etica, e poi fra la vita etica e quella religiosa; e nondimeno, ha mostrato anche che esiste una relazione dialettica fra esse, e che bisogna passare per l’una per poter accedere all’altra.
Eppure la bellezza salverà il mondo
di Francesco Lamendola
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