Poniamo all’attenzione dei lettori di questo blog un brano preso da “Paradossi del cattolicesimo” di mons. Robert Hugh Benson, autore meglio conosciuto per “Il padrone del mondo”. Benson è stato un presbitero anglicano poi convertito al cattolicesimo ed uno scrittore e saggista. Il passo che vi presentiamo è ripreso dal capitolo IX intitolato “Mitezza e violenza”.
La Chiesa Cattolica, quindi, è e sarà sempre violenta ed intransigente, quando la questione riguardi i diritti di Dio. Essa, per esempio, è terribilmente spietata contro l’eresia, perché l’eresia non attacca questioni personali sulle quali la Carità possa cadere, ma un diritto Divino sul quale non può assolutamente cedere.
Ma, nello stesso tempo, avrà la massima benevolenza per l’eretico, poiché mille motivazioni e circostanze umane possono intervenire nel modificare le sue responsabilità. Ad una sua parola di pentimento, lo riammetterà senza indugio nello scrigno delle anime; ma non consentirà mai che la sua eresia venga accolta nello scrigno della propria sapienza. Cancellerà, premurosamente e senza far storie, il suo nome della lista nera dei ribelli; ma non il suo libro dalle pagine dell’Indice. Essa darà prova di mitezza verso l’eretico e di violenza verso il suo errore; perché lui è umano, ma la Verità della Chiesa è Divina.
La stupefacente incapacità in una certa parte del mondo di capire i rispettivi princìpi sui quali la Chiesa Cattolica agisce in questi due campi completamente separati, dipende dalla confusione del pensiero moderno riguardo alle realtà del Divino e dell’Umano. Il mondo giudica ragionevole che una nazione difenda i propri territori con la spada, e trova invece intollerante ed irragionevole che la Chiesa condanni, resistendo fino a versare il sangue, princìpi che per lei sono erronei o falsi. Essa, non c’è dubbio, esorta continuamente i suoi figli a cedere piuttosto che a resistere quando sono in giuoco interessi puramente materiali, perché la Carità permette, e qualche volta comanda, di accontentarsi del meno di quanto si avrebbe diritto di avere. E tuttavia resisterà sempre instancabilmente ed indomitamente quando si tratterà di difendere una verità ed un diritto Divino, non potendo in questo caso essere “caritatevole” per qualcosa che non è di sua proprietà. In questo caso, essa non esiterà a vendere il suo mantello e a comperare quella spada che, per quanto riguarda invece questioni puramente materiali, ripone nuovamente nel fodero. (…)
Nei diritti umani e nelle questioni personali [la Chiesa] rinuncerà ripetutamente a quanto possiede, muovendo in nome della Giustizia, tutt’al più, delle proteste e non altro; ed inciterà i suoi figli a fare altrettanto. Se il mondo non le consentirà di adornare i suoi oggetti sacri con pietre preziose si servirà di gemme di vetro, ed userà il cemento invece del marmo e l’orpello al posto dell’oro.
Ma non rinuncerà mai alle sue Processioni e proclamerà sempre la sua Regalità. Essa potrà anche apparire misera, spregevole e chiassosa come l’ingresso di Cristo in Gerusalemme; potrà anche concedere tutto quello che di se stessa il mondo le chiede; purché rimangano intatti i Suoi Diritti Divini.
Essa emanerà i suoi ordini anche se ad accoglierli dovessero restare in pochi, ripudierà i ribelli che polemizzano sulla sua autorità, e purificherà sempre le corti del suo Tempio, anche con quella sferza che gli uomini deridono. Essa cederà tutto ciò che è puramente umano, se il mondo pretenderà di averlo, e non si opporrà al malvagio, se si tratterà di se stessa. Ma ad una cosa non potrà mai rinunciare, una cosa che rivendicherà fino anche a giungere alla violenza ed alla “intransigenza”, una cosa che consiste in quella Regalità con la quale Dio stesso l’ha incoronata.
Di Sabino Paciolla
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