Gli autori di uno studio che ha sostenuto che le procedure di “gender-reassignment” (transizione di sesso, ndr) ha portato benefici per la salute mentale ha pubblicato una correzione ai loro risultati del 2019, ammettendo che coloro che si sono sottoposti ad una operazione chirurgica di “gender-reassignment” “hanno più probabilità di essere trattati per disturbi d’ansia”.

Lo riporta l’articolo di Paul Smeaton, pubblicato su Lifesitenews, che vi propongo alla vostra attenzione. 

 

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Gli autori di uno studio che ha sostenuto che le procedure di “gender-reassignment” (transizione di sesso, ndr) ha portato benefici per la salute mentale ha pubblicato una correzione ai loro risultati del 2019, ammettendo che coloro che si sono sottoposti ad una operazione chirurgica di “gender-reassignment” “hanno più probabilità di essere trattati per disturbi d’ansia”.

Lo studio, pubblicato il 4 ottobre 2019 sull’American Journal of Psychiatry, si proponeva di dimostrare che il trattamento di “gender-affirmation” (cioè di terapia confermativa della identità di genere percepita, ndr) migliora la salute mentale dei transgender. Lo studio ha utilizzato i dati del Registro della popolazione totale svedese, con informazioni provenienti da oltre 9,7 milioni di svedesi, pari a circa il 95 per cento del Paese.

I presunti risultati dello studio hanno portato i titoli dei media mainstream a proclamare cose come Benefici a lungo termine per la salute mentale dalla chirurgia che conferma il genere per gli individui transgender” (American Psychiatric Association), “L’intervento chirurgico di riassegnazione del sesso produce benefici a lungo termine per la salute mentale” (NBC News) e “La chirurgia transgender è legata a una migliore salute mentale a lungo termine, lo  dimostra uno studio” (ABC News).  

Ma il professore di sociologia dell’Università del Texas Mark Regneus ha sottolineato l’anno scorso che lo studio “non ha trovato alcun beneficio per la salute mentale a seguito degli interventi ormonali in questa popolazione”, e l’affermazione che la chirurgia di “gender-reassignment” ha aiutato la salute mentale si è basata sui risultati di sole tre persone – su un totale di 9,7 milioni di persone.

Gli autori dello studio hanno ora ammesso che “i risultati non hanno dimostrato alcun vantaggio della chirurgia in relazione alla successiva assistenza sanitaria legata all’umore o al disturbo d’ansia”.

Inoltre, gli autori fanno notare anche che le persone che soffrono di confusione di genere che si sottopongono ad un intervento chirurgico di “riassegnazione del sesso” hanno più probabilità di essere curate per i disturbi d’ansia rispetto a quelle che non si sottopongono a tale intervento.

“Gli individui con diagnosi di incongruenza di genere che hanno ricevuto un intervento chirurgico che conferma il genere hanno più probabilità di essere trattati per i disturbi d’ansia rispetto agli individui con diagnosi di incongruenza di genere che non hanno ricevuto un intervento chirurgico che conferma il genere”, si legge nella correzione.

Scrivendo al The Daily Signal, il dottor Ryan Anderson ha sottolineato che tali risultati sono coerenti con gli studi precedenti in questo settore.

“Non dovrebbe sorprenderci che i risultati di questo studio più recente – e la sua correzione – mostrino che le procedure di transizione ormonale e chirurgica non portano i benefici promessi”, ha scritto Anderson. 

Anche l’amministrazione Obama ha ammesso che i migliori studi non riportano miglioramenti dopo un intervento chirurgico di riassegnazione“.

Anderson ha citato una nota del 2016 del Centers for Medicare e Medicaid che affermava che “i quattro studi meglio progettati e condotti che hanno valutato la qualità della vita prima e dopo l’intervento chirurgico utilizzando studi psicometrici convalidati (anche se non specifici) non hanno dimostrato cambiamenti clinicamente significativi o differenze nei risultati dei test psicometrici dopo il GRS (chirurgia di riassegnazione di genere)”.

Anderson ha sottolineato che la stessa nota dell’epoca di Obama citava uno studio svedese del 2011 che aveva identificato un aumento significativo dei tassi di suicidio tra coloro che avevano subito un intervento chirurgico di “riassegnazione di genere”.

Una vasta letteratura scientifica indica che il rafforzamento della confusione di genere di un paziente spesso non riesce a prevenire danni emotivi significativi fino al tentato suicidio (con o senza intervento chirurgico), perché fissarsi sull'”affermazione del genere” tende a distrarre dall’esplorare altre questioni che possono essere la vera radice del disagio mentale o emotivo di un paziente.

“Date tutte queste preoccupazioni, perché la celebrazione mediatica dello studio? Perché il ‘consenso’ tra l’élite medica sul fatto che la transizione va a beneficio dei pazienti? Perché l’affermazione che è l’unico trattamento accettabile?” Si è chiesto Anderson.