ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 22 agosto 2020

Sotto un'altra bandiera

La simbologia segreta dietro la mascherina. Ecco cosa non ci dicono...

ENZO PENNETTA


Diego Fusaro
https://www.youtube.com/watch?v=fVCl1fIri7M
Ti conosco, mascherina!


Non si contano le volte che, uscito di casa per andare dal fornaio o dal fruttivendolo, sono dovuto tornare sui miei passi a prendere la mascherina dimenticata. Un’amnesia così sistematica non è solo il frutto dell’età e di una mente svagata, ma anche l’indizio di una schietta inimicizia, che rivendico perché la ritengo ben fondata.
Indosso disciplinatamente la mascherina, senza fare tante storie, quando e dove so che le norme vigenti mi impongono di farlo. Ho rinunciato da tempo ad avere un’opinione sulla sua utilità, perché in questa materia – cioè nel campo della “religione del Covid” – ho scelto di abbracciare un pacifico agnosticismo. Nulla ne so, poco ne capisco, e dagli “esperti” ho sentito dire talmente tante cose in contrasto tra di loro e spesso smentite dai fatti che dare un “ragionevole assenso” alla posizione dell’uno piuttosto che a quella dell’altro mi sembra arduo. Mi pare che stiamo messi un po’ come nella chiesa di Corinto descritta da Paolo: “io sono di Galli”, “io sono di Zangrillo”, “ed io di Crisanti” … ognuno si sceglie l’esperto del cuore e giura in verba magistri. Un paio di settimane fa un mio amico, già primario ospedaliero di lungo corso e della cui onestà e competenza sono personalmente certo, ha fatto un’intervista in cui è espresso molto chiaramente e il suo giudizio ha per me un gran peso, appunto perché lo conosco, ma più in là non saprei andare. Del resto il mio contributo alla causa sarebbe pressoché nullo, perché la maggior parte delle cose che dicono di fare o di non fare io le facevo già anche prima del Covid, e persino durante il confinamento il mio modo di vivere non è dovuto cambiare quasi per niente, salvo che per lo stolto divieto di andare a passeggio oltre i duecento metri da casa. Non vado mai da nessuna parte, non mi “assembro” mai, cammino in campagna da solo, le mani me le lavo … certo il momento del coglione può capitare a tutti, però francamente non mi sembra di essere né partiolarmente a rischio né rischioso per gli altri.
Rivendico tuttavia non il diritto ma il dovere di detestare la mascherina, pur indossandola senza fare capricci, perché in gioco c’è un bene di cui invece qualcosa so. Il volto coperto è, in quanto tale, un obbrobrio (e tale resta anche quando è necessario coprirlo, per difenderlo o per difendersene). Il volto infatti è la cosa più importante che abbiamo (per non dire la sola) nella relazione con gli altri. Il volto è fatto per essere visibile a tutti, per essere riconosciuto da alcuni e per essere amato almeno da qualcuno. Ogni pratica religiosa o culturale che imponga di coprire o mascherare il volto dell’uomo (o piuttosto della donna), cioè di negarlo alla relazione con gli altri, è contro la dignità della persona umana e non andrebbe tollerata nello spazio pubblico di una società libera e civile. Chi gira a volto coperto o mascherato di sua spontanea volontà è infatti da considerarsi un potenziale malfattore o, quantomeno, un soggetto ostile agli altri.
Ora invece siamo tutti mascherati e può darsi che sia necessario, non lo nego, ma resti chiaro che è una triste necessità. Io provo una viva ripugnanza quando vedo alla televisione consessi di persone mascherate (che siano cerimonie pubbliche, convegni, feste o altro non importa) perché so che non è così che gli esseri umani dovrebbero stare insieme. Vorrei non perdere mai il senso di tale ripugnanza. Vorrei non abituarmi mai a vedere la gente mascherata. Per questo disapprovo totalmente l’operazione, che invece ha preso immediatamente piede, di “normalizzare”, anzi di “estetizzare” la mascherina, facendone un capo di abbigliamento. È “chirurgica” la mascherina? Che resti tale, e sappia di sala operatoria o almeno di pronto soccorso, luoghi dove nessuno vorrebbe andare.
La mascherina non è un vestito: non più di quanto lo sia un pannolone o un catetere. La si indossi, ordinatamente e senza fare capricci, ogni volta che l’autorità legittima lo impone, ma lo si faccia con il fastidio (e la pazienza) con cui si accetta una protesi. E sia, ai nostri occhi, brutta quanto un pannolone o un catetere. Si portano, se è necessario, certo che si portano: ma chi non preferirebbe pisciare per conto suo?
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