Un funzionario vaticano ha salutato i risultati “positivi” dell’accordo provvisorio della Santa Sede con la Cina martedì, nel mentre articoli della stampa informano che una delegazione della Santa Sede si sta recando a Pechino per prorogare l’accordo.
Un articolo del Catholic News Agency (CNA) nella mia traduzione. 
Bandiera Cina e Vaticano
Un funzionario vaticano ha salutato i risultati “positivi” dell’accordo provvisorio della Santa Sede con la Cina martedì, nel mentre articoli della stampa informano che una delegazione della Santa Sede si sta recando a Pechino per prorogare l’accordo.

Un funzionario vaticano ha salutato i risultati “positivi” dell’accordo provvisorio della Santa Sede con la Cina martedì, nel mentre rapporti informano che una delegazione della Santa Sede si sta recando a Pechino per prorogare l’accordo.
In un articolo pubblicato sulla prima pagina del 30 settembre de L’Osservatore Romano, Andrea Tornielli ha detto che il patto iniziale biennale ha portato a nuove nomine episcopali approvate da Roma, alcune delle quali sono state anche ufficialmente riconosciute dal governo cinese. 
“Anche se i contatti sono stati bloccati negli ultimi mesi a causa della pandemia, i risultati sono stati positivi, anche se limitati, e suggeriscono di proseguire con l’applicazione dell’accordo per un altro determinato periodo di tempo”, ha scritto il direttore editoriale del Dicastero vaticano per la comunicazione nell’articolo, che è stato pubblicato sul sito del Notiziario Vaticano il 29 settembre.
In un articolo pubblicato lo stesso giorno dal quotidiano italiano La Stampa si diceva che una delegazione della Santa Sede sarebbe partita per Pechino “nei prossimi giorni” con l’obiettivo di rinnovare l’accordo.
I rappresentanti della Santa Sede e della Cina hanno firmato l’accordo provvisorio il 22 settembre 2018. Il testo, che non è mai stato reso pubblico, riguardava la nomina dei vescovi – una fonte di disaccordo di lunga data tra la Chiesa cattolica e il Partito comunista cinese.
L’accordo è entrato in vigore un mese dopo la sua approvazione e scadrà il 22 ottobre. All’inizio di questo mese il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, ha comunicato ai giornalisti che la Santa Sede intendeva rinnovare l’accordo, che ha adottato “ad experimentum”, ovvero in via provvisoria. 
Il cardinale Joseph Zen, vescovo in pensione di Hong Kong, ha detto alla CNA all’inizio di questo mese che il silenzio della Chiesa sulle violazioni dei diritti umani in Cina, nel tentativo di estendere l’accordo, avrebbe danneggiato gli sforzi per evangelizzare il Paese.
Egli ha detto: “Il clamoroso silenzio danneggerà l’opera di evangelizzazione”. Domani, quando la gente si riunirà per pianificare la nuova Cina, la Chiesa cattolica potrebbe non essere la benvenuta”.
L’articolo di Tornielli è apparso poco prima dell’arrivo a Roma del segretario di Stato americano Mike Pompeo per i colloqui con Parolin e l’arcivescovo Paul Gallagher, segretario vaticano per i rapporti con gli Stati.
In un’intervista esclusiva con la CNA il 25 settembre, Pompeo ha detto di voler discutere delle violazioni dei diritti umani in Cina, ed ha esortato i funzionari vaticani a parlare della persecuzione cinese dei gruppi religiosi.
Ha osservato che la situazione dei credenti religiosi è peggiorata da quando il presidente cinese Xi Jinping è salito al potere nel 2013.
“La Chiesa ha un’enorme autorità morale e noi vogliamo incoraggiarli ad usare questa autorità morale, per migliorare le condizioni dei credenti, certamente cattolici, ma credenti di tutte le fedi all’interno della Cina, e questa è la conversazione che faremo”, ha detto.
Nel suo articolo, Tornielli ha sottolineato che l’accordo non tocca le relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e la Cina, che Pechino ha interrotto nel 1951. Né riguardava “lo status giuridico della Chiesa cattolica cinese, né i rapporti tra il clero e le autorità del Paese”.
“L’Accordo provvisorio tratta esclusivamente il processo di nomina dei vescovi: una questione essenziale per la vita della Chiesa e per la necessaria comunione tra i pastori della Chiesa cattolica cinese con il vescovo di Roma e con i vescovi di tutto il mondo”, ha scritto. 
“L’obiettivo dell’Accordo Provvisorio, quindi, non è mai stato puramente diplomatico e tanto meno politico, ma è sempre stato genuinamente pastorale. Il suo obiettivo è quello di permettere ai fedeli cattolici di avere vescovi in piena comunione con il Successore di Pietro che siano allo stesso tempo riconosciuti dalle autorità della Repubblica Popolare Cinese”.
Quando CNA ha chiesto a Zen se vedeva una qualche prospettiva che i negoziati vaticani con l’attuale governo comunista avrebbero portato a miglioramenti per la Chiesa locale, ha detto semplicemente “No”.
“C’è una scelta tra aiutare il governo a distruggere la Chiesa o resistere al governo per mantenere la nostra Fede?” ha chiesto.
Di Sabino Paciolla

VIGANÒ, IL RUOLO DEI GESUITI: “CORRUPTIO OPTIMI PESSIMA”.

29 Settembre 2020 Pubblicato da  28 Commenti


Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, nei giorni scorsi l’arcivescovo Carlo Maria Viganò, come ricorderete, ha pubblicato un’intervista a Formiche.net. Quello che state per leggere è un approfondimento di maggiore ampiezza dei temi trattati in quell’intervista. Buona lettura. 
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San Gregorio Magno
Cercare nell’azione recente della Compagnia di Gesù una qualche coerenza con ciò che essa fu nelle intenzioni di Sant’Ignazio di Loyola è opera ardua se non impossibile, al punto da rendere improvvida, col senno di poi, la ricostituzione dell’Ordine nel 1814 dopo la sua soppressione decisa da Clemente XIV nel 1773. Non stupisce che, nel processo di dissoluzione e di autodemolizione cui è sottoposto l’intero corpo ecclesiale, il contributo dei Gesuiti sia stato – e permanga tuttora – determinante; non a caso, dal 2013, anche il più alto Soglio è occupato da un gesuita, Jorge Mario Bergoglio, pur in deroga alla Regola ignaziana che vieta ai membri della Compagnia di Gesù di assumere incarichi nella Gerarchia.
            Nel contesto geopolitico internazionale il ruolo dell’Italia può apparire per certi versi marginale: in realtà l’Italia è un laboratorio nel quale sono compiuti quegli esperimenti di ingegneria sociale che l’agenda globalista intende estendere a tutti i governi nell’arco dei prossimi dieci anni. E questo avviene sia in campo politico ed economico, sia in campo religioso. Si comprende quindi perché La Civiltà Cattolica e il suo onnipresente direttore padre Antonio Spadaro, s.j. si siano spesi in scomposti endorsement tanto della Sinistra italiana quanto di quella globale, ivi compreso il Partito Democratico in America e il Partito Comunista in Cina. D’altra parte, la vicinanza ideologica della Compagnia di Gesù a movimenti rivoluzionari di sinistra risale ai prodromi del Sessantotto, di cui il Vaticano II pose le basi ideologiche e che trovarono nella Teologia della Liberazione la loro massima espressione, dopo aver espunto dai documenti preparatori del Concilio la condanna del Comunismo. È significativo che molti dei protagonisti di quella infausta stagione dell’America Latina, dopo l’indulgenza e le moderate sanzioni comminate dalla Santa Sede negli ultimi decenni, siano stati riabilitati e promossi da un Gesuita argentino.
            Vedere Prodi e Gentiloni assieme a padre Spadaro per la presentazione del saggio “Nell’anima della Cina” (qui) non deve sorprendere: essi sono l’espressione di quel deprecabile “cattolicesimo adulto” che ignora la doverosa coerenza dei Cattolici in politica auspicata da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI, ma che tiene insieme l’eterogeneo bestiario del progressismo in nome dell’ambientalismo malthusiano, dell’accoglienza indiscriminata degli immigrati, della teoria gender e dell’indifferentismo religioso sancito dalla Dichiarazione di Abu Dhabi. Il Convegno di Assisi – Economy of Francesco – e la prossima Enciclica Fratelli tutti confermeranno l’impronta antropocentrica e la svolta green della chiesa bergogliana, che alla proclamazione coraggiosa e “politicamente scorretta” del Vangelo a tutte le nazioni ha preferito le più facili istanze ambientaliste e immigrazioniste dell’agenda globalista, drammaticamente rischiose per la nostra civiltà occidentale. E Trump lo ha fin troppo ben capito.
            A Prodi e Gentiloni in Italia – e potremmo dire anche al Premier Conte, vista la sua provenienza e la sua formazione – sul versante americano fanno pendant personaggi sedicenti cattolici come Joe Biden, Nancy Pelosi e Andrew Cuomo: tutti orgogliosamente sostenitori dell’aborto e dell’indottrinamento gender, e tutti fieramente favorevoli ai movimenti Antifa Black Lives Matter, che stanno mettendo a ferro e a fuoco intere città americane. Un’analisi equanime e onesta degli sponsor internazionali di questi partiti, di questi movimenti “spontanei” e del progressismo cattolico rivela un inquietante fil rouge riconducibile a quei cosiddetti filantropi che manovrano le sorti politiche ed economiche del pianeta con finanziamenti ingentissimi. È di questi giorni la notizia che i Gesuiti in America sono state destinatari di contributi per quasi due milioni di dollari (in quattro anni) da parte di George Soros; e sembra che lo stesso Accordo tra Santa Sede e Regime Comunista Cinese sia stato agevolato da cospicue elargizioni annue di Pechino alle disastrate casse vaticane. L’aver assecondato supinamente il lockdown sospendendo le celebrazioni e chiudendo le chiese in tutto il mondo ha comportato un danno economico collaterale non indifferente, per il quale le donazioni cinesi e il business dell’accoglienza rappresentano una palese compensazione.
            Gli Stati Uniti vedono i vertici ed i centri di influenza culturale della Chiesa Cattolica americana schierata spudoratamente a favore del candidato democratico e in genere di tutto l’apparato che in questi decenni si è andato consolidando all’interno dell’amministrazione pubblica. Il deep state, nemico giurato di Trump, è affiancato da una deep church che non risparmia critiche e accuse al Presidente in carica, mentre ammicca indecorosamente a Biden e ai BLM, seguendo pedissequamente la narrazione imposta dal mainstream. Poco importa che Trump sia dichiaratamente pro-life e che difenda quei principi non negoziabili cui hanno rinunciato i democratici: l’importante è trasformare la Chiesa Cattolica nel braccio spirituale del Nuovo Ordine Mondiale, al fine di avere un imprimatur da parte della massima autorità morale al mondo. Cosa impossibile con Benedetto XVI.
            Bene ha fatto il Segretario di Stato Pompeo a censurare il rinnovo dell’Accordo segreto stipulato tra Bergoglio e Xi Jinping! La sua lucida denuncia porta alla luce l’aberrante atteggiamento vaticano, il tradimento della missione della Chiesa, l’abbandono della Comunità cattolica cinese per bieco calcolo politico, l’allineamento al pensiero unico. Né stupisce la piccata reazione dei Gesuiti e del progressismo cattolico, ad iniziare da Avvenire. Se Bergoglio può impunemente affermare che «Trump non è cristiano», evocando i fantasmi del Nazismo e del populismo, per quale motivo il Segretario di Stato americano, con un obiettivo più che lecito di sicurezza internazionale, non avrebbe il diritto di esprimere il suo giudizio sulle connivenze della Santa Sede nei riguardi della più feroce – ma anche più potente ed influente che mai – dittatura comunista? Per quale motivo il Vaticano, che tace dinanzi all’appoggio dell’aborto da parte dei democratici e alla violazione dei più elementari diritti in Cina, considera un’indebita ingerenza quella dell’amministrazione Trump in un Accordo che ha evidenti ripercussioni negli equilibri politici internazionali? Desta quantomeno stupore che la parresia auspicata a parole nel confronto politico sia contraddetta nei fatti da quanti vedono portati alla luce i loro piani scellerati. E non si comprende perché un Accordo presentato come assolutamente limpido e privo di punti oscuri sia stato secretato e non possa esser letto nemmeno dal benemerito Cardinale cinese, Joseph Zen. D’altra parte, se pensiamo che tra le personalità che si occuparono dell’elaborazione dell’Accordo tra la Santa Sede e il Partito Comunista Cinese vi fu l’allora Cardinale McCarrick, su incarico di Bergoglio (qui), si comprende anche il motivo per cui gli atti del processo canonico che ha portato alla riduzione allo stato laicale del potente Prelato rimangano coperti dal segreto: in entrambi i casi un’operazione di trasparenza e di verità è urgente e dovuta, perché sono in gioco l’onore e l’autorevolezza morale della Chiesa Cattolica dinanzi al mondo.
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo