Via all'assalto a papa Francesco
Manovra a tenaglia in Vaticano
Papa Francesco è un leader forte, quasi “imperiale” nel suo stile di leadership e dell’arte della diplomazia conosce una antica lezione: quando possibile, le grandi potenze non negoziano mai accordi decisivi nei momenti di debolezza. Il rifiuto del pontefice di incontrare Mike Pompeo, atteso nelle prossime ore a Roma in una visita diplomatica che lo porterà a incontrare esponenti governativi italiani e rappresentanti vaticani, risponde a questa necessità.
La Santa Sede sa che il Segretario di Stato di Washington è pronto ad arrivare sul territorio italiano per chiedere conto e ragione di molte questioni: uomo poco avvezzo alla fine arte diplomatica e portavoce dell’ideologia “America First” di Donald Trump, Pompeo l’aveva fatto notare in sede di negoziazione del viaggio. Prospettando un confronto decisivo sul dossier 5G col governo Conte e la richiesta di chiarimenti al Vaticano sul rinnovo dell’accordo con la Cina firmato nel 2018. Il contenimento globale di Pechino è una priorità politica per l’amministrazione Trump e Pompeo di questa strategia è fedele interprete. Difficile per la Santa Sede negoziare lucidamente con Washington le ragioni che spingono a un probabile rinnovo dopo esser stati investiti dalla buriana delle dimissioni di Angelo Becciu dal ruolo di prefetto della Congregazione delle cause dei santi e ai diritti e dalle prerogative del cardinalato, con conseguente rinuncia del porporato sassarese alla possibilità di partecipare a un futuro conclave.
Si poteva pensare che Pietro Parolin, segretario di Stato di Bergoglio che terrà l’incontro di vertice più importante con Pompeo, fosse per questo destinato a presentarsi davanti alla controparte a stelle e strisce immacolato e rinvigorito dalla risoluzione di uno scandalo quale quello che avrebbe coinvolto Becciu e la presunta gestione allegra dell’Obolo di San Pietro. Tuttavia, l’estemporaneità dell’esplosione del caso Becciu a pochi giorni dalla visita di Pompeo ha portato alla caduta di una figura chiave sull’asse Roma-Pechino: Angelo Becciu è stato il numero due del cardinale Pietro Parolin, che da segretario di Stato è stato il vero artefice dell’accordo con la Cina che tanto ha irritato gli Stati Uniti. Lo scorso 14 settembre, cinque giorni prima dell’attacco di Pompeo su “First Things” circa la perdita della leadership morale del Vaticano, Parolin aveva definito “buone” le possibilità che l’intesa con Pechino venga rinnovata. Becciu, della cui risposta confusa alle accuse bene ha scritto la Nuova Bussola Quotidiana, è colpito all’anello di congiunzione tra i due legami più stretti del Vaticano, quello con lo storico retroterra occidentale, con conseguenti vincoli politici-economici, e quello con la nuova frontiera dell’Impero di Mezzo.
Non è la prima volta che la visita di alti dignitari statunitensi a Roma coincide con l’apertura di fronti politici e giudiziari in Vaticano. Lo scandalo del palazzo londinese di Sloane Avenue in cui l’Obolo è stato coinvolto assieme al finanziere Raffaele Mincione esplose a poche ore dalla precedente visita di Pompeo in Italia, nello scorso autunno. Tale visita, scrive Start Mag, “era stata preceduta di ventiquattr’ore da una perquisizione della gendarmeria pontificia negli uffici della segreteria di Stato vaticana proprio nel quadro dell’inchiesta riguardante gli investimenti della Santa Sede a Londra”.
Su queste linee di faglia Pompeo, che può contare sui legami economici e informativi degli Usa con la finanza inglese, intende premere molto nelle trattative col Vaticano finalizzate a ritardare o annullare il rinnovo dell’accordo. Ma c’è di più. Forte del sostegno della Chiesa statunitense, Pompeo intende mettere in campo una strategia di massima pressione sulla Santa Sede mobilitando quella fetta di clero cattolico ostile all’accordo sino-vaticano.
Monsignor Carlo Maria Viganò, tra i massimi critici di Bergoglio, ha appoggiato gli avvertimenti di Pompeo al papato e criticato la segretezza degli accordi: “Non si comprende perché un accordo presentato come assolutamente limpido e privo di punti oscuri sia stato secretato e non possa esser letto nemmeno dal benemerito cardinale cinese, Joseph Zen”, ha dichiarato a Formiche. Lo stesso Zen, 88enne cardinale di Hong Kong, ha compiuto una visita di cinque giorni a Roma nel periodo della tempesta Becciu chiedendo invano di incontrare il Papa e criticando l’idea di scegliere come prossimo vescovo del Porto Profumato una figura gradita a Pechino nel quadro degli accordi tra Santa Sede e Repubblica popolare.
Aggiungiamo a questo il fatto che Pompeo giungerà a Roma dopo una nuova apertura di Trump ai cattolici statunitensi a poche settimane dalle elezioni, concretizzata con la nomina a Giudice della Corte Suprema della 48enne cattolica Amy Barrett, e si può capire quanto la massima pressione di Pompeo possa aver irritato papa Francesco. Il quale ha deciso di glissare e evitare il confronto decisivo, in attesa di chiarimenti politici: la Chiesa ragiona nell’ottica di decenni, Pompeo ha un orizzonte temporale ben più immediato nel voto presidenziale del prossimo 3 novembre. Dopo il quale, indipendentemente dall’esito, intende lasciare in eredità alla prossima amministrazione un irreversibile contenimento anti cinese a cui sta lavorando da diversi anni. A questa strategia il Vaticano, oramai è chiaro, non intende in alcun modo conformarsi: gli “imperi paralleli”, Santa Sede e Stati Uniti, dopo il viaggio romano dell’ex capo della Cia potrebbero prendere strade ancor più divergenti.
28 SETTEMBRE 2020
"Un papato impantanato nella gestione di sfide a cui era stato chiamato dal Conclave nel 2013", questa l'analisi di Pierluigi Consorti al vertice dell'associazione dei canonisti degli atenei italiani, alla luce del "licenziamento" del cardinale Angelo Becciu accusato di aver dirottato i fondi del Vaticano. Pierluigi Consorti processa il settennato bergogliano. "Dei cantieri di riforma avviati continua a non vedersi la fine - spiega il titolare della cattedra di Diritto canonico all'Università di Pisa al quotidiano Il Giorno -, a partire dall'attesa, nuova costituzione sulla riorganizzazione dei dicasteri della Santa Sede. Al contempo la trasparenza e la moralità nelle operazioni finanziari dentro le mura leonine faticano a farsi prassi".
Secondo Consorti dopo 7 anni di pontificato "era lecito attendersi qualche provvedimento concreto in più. Il Papa sembra aver la bicicletta giusta per pedalare fino alla meta, ma il terreno è ancora troppo fangoso. Paga una diffusa mentalità clericale da principi della Chiesa, non da servitori del Vangelo".
Inutili dunque i moniti di Bergoglio sulle sulle alte sfere ecclesiastiche "Nel caso Becciu ciò che più sconcerta", afferma Consorti "non è tanto la sua ammissione di parte degli addebiti a lui contestati quanto piuttosto il fatto che non si sia posto problemi a indirizzare 100mila euro dal conto della Segreteria di Stato alla sua diocesi di origine e di conseguenza alla coop del fratello. Quel che in ambito laicale suona come un conflitto d'interessi per troppi uomini di Chiesa è un modo di agire normale". Quanto alle rimostranze di Becciu che contesta di non aver ricevuto alcun avviso di garanzia nonostante l'accusa di peculato e che ora chiede un giusto processo, Consorti risponde: "Ne ha diritto, l'ordinamento vaticano riconosce a tutti questo principio (..)La tendenza a lavare i panni sporchi in famiglia lontano dai riflettori è dura a morire. Qui, però, non si parla di procedimenti dell'ex Sant' Uffizio sull'osservanza della dottrina. Nella procedura penale non sono ammesse scorciatoie".
OM A BECCIU: FACCIO UN’OFFERTA CHE NON SI PUÒ RIFIUTARE…
Carissimi Stilumcuriali, Osservatore Marziano ha deciso di schierarsi: ed è dalla parte dell’ex Prefetto per la Cause dei Santi, nonché ex Sostituto della Segreteria di Stato, il cardinale dimezzato Giovanni Angelo Becciu. Gli fa un’offerta di quelle che non si possono rifiutare…leggete un po’.
§§§
Cara ex eminenza reverendissima, si “penta”, faccia “il pentito”.
Abbiamo letto i giornali terrestri in questi giorni e ci siamo documentati, grazie ai nostri servizi. Lei dovrebbe compiacersi ed invece si direbbe che si sta rammaricando.
Dovrebbe gioire ed invece si direbbe che sta soffrendo.
Lei è riuscito, dopo sette anni di tentativi falliti da più parti, a far emergere i veri obiettivi strategici del papa: portare in default la Chiesa distruggendo la sua credibilità e la sua autorità morale.
Lei è riuscito a far mostrare il vero volto di questo pontefice e non esulta?
Non ci sono riusciti i servizi segreti di Trump, non ci sono riusciti i servizi del Mossad, non ci sono riusciti i cardinali tradizionalisti americani, ecc..
Lei, ex eminenza Becciu, lei ci è riuscito, lei è nella storia. Ora però ci entri e ci stia eroicamente, non piagnucolando.
Noi riteniamo che lei debba uscire da questa vicenda ed entrare nella storia a testa alt (se non ha compiuto illeciti, come lei afferma).
Le spiego perché.
Quello che le è accaduto in questi giorni, in questo pontificato, poteva accadere solo ad una persona perbene o ad uno sciocco, e lei sciocco non è.
Per un altro tipo di persona sarebbe scattata la difesa delle famose lobby vaticane, la solidarietà del malaffare, quella della complicità, ecc. invece nulla.
E’ solo scattata la sospettabile difesa del papa solo, innocente e contrastato, la sospettabile difesa da parte di Repubblica. Che conferma i nostri sospetti.
Ora tocca a lei reagire, non con difese e accuse, ma con “pezzi di carta”.
Personaggi che hanno fatto molto, molto peggio di lei (e lei lo sa bene, cara ex eminenza) e che conosciamo bene, sono ancora alla corte vaticana onorati e serviti.
Forse perché hanno dossier? Piccoli piccoli? “Segretucci di staterello”?
Non mi dica ex eminenza che lei non ne ha.
Anche lei negli ultimi anni ha avuto il brivido del “potere ingiusto”, anche lei ha cacciato, o fatto cacciare, o permesso che cacciassero, con infamia, tante persone che in qualche modo rappresentavano un ostacolo a quel sistema di potere curiale di cui lei è stato prima complice e poi vittima.
Qui su Marte non ci interessa, in questo momento, conoscere la consistenza delle accuse che le vengono mosse, tantomeno ci interessa fare un processo alle sue intenzioni. Ci interessa il risultato finale: scoprire la verità su chi è e che intenzioni ha il gesuita argentino, “s-miracolosamente” pontefice.
Su Marte abbiam deciso di offrirle una grande opportunità di riscatto: fare il “pentito”.
Lei ha permesso (involontariamente, inconsapevolmente, o altro) di portare allo scoperto le intenzioni del sue ex capo: mandare la Chiesa in default.
Basta leggere Repubblica in questi giorni per capire quanto ciò sia vero.
Perciò noi siam pronti a sostenerla. Si penta per questi anni di sudditanza, tiri fuori i dossier da Vatileaks I a Vatileaks II, nonché quelli che spiegano la rinuncia di Benedetto XVI e la nomina forzata del successore….
E noi faremo in modo che lei abbia ogni forma di protezione e la cittadinanza onoraria su Marte.
Con pensione, rivalutabile, a vita…
OM
Marco Tosatti
28 Settembre 2020 11 Commenti
Vaticano, svolta nelle finanze: ecco la "riforma" di Bergoglio
Dopo aver dimissionato il cardinale Angelo Becciu, il Papa ha deciso di togliere ogni risorsa economica alla Segreteria di Stato vaticana. Il ruolo di Galantino
Dopo aver dimissionato il cardinale Angelo Becciu, il Papa ha deciso di togliere ogni risorsa economica alla Segreteria di Stato vaticana. Il ruolo di Galantino
Le dimissioni, o meglio il dimissionamento, del cardinale Angelo Becciu sono l’ultimo, ennesimo terremoto in Vaticano.
Papa Francesco, come raccontato, ha costretto il porporato a fare un passo indietro a causa dei nuovi sviluppi dell’indagine della magistratura vaticana sul famigerato palazzo di Londra, acquistato da Becciu nel 2012 per una cifra pari a duecento milioni di euro.
Secondo l’accusa, il cardinale – mentre era Sostituto alla Segretaria di Stato del Vaticano – si sarebbe servito dei fondi dell’Obolo di San Pietro per l’acquisto dell’immobile londinese. Ma non solo: Becciu è stato anche accusato di aver dirottato altri fondi destinati ai poveri per alcuni favori alla propria famiglia.
Accuse che l’ex cardinale ha ricacciato al mittente con vigore. Negli scorsi giorni, infatti, il porporato si è sfogato al Corriere della Sera attaccando il Pontefice: "Mi sono convinto che sia tutta una bufala. E più ripenso alle accuse che mi sono state rivolte, meno capisco dove ho sbagliato. E, se ho sbagliato, quale sarebbe la gravità dei fatti tale da giustificare il provvedimento preso nei miei confronti dal Santo Padre". E ancora: "Sono stato trattato come il peggiore dei pedofili, messo alla gogna mediatica in tutto il mondo. A questo punto non so neanche se la magistratura vaticana mi convocherà per processarmi: il Papa mi ha già condannato, senza che potessi difendermi. E il marchio di infamia mi rimarrà addosso…".
Papa Francesco è comunque irremovibile: ha preteso le dimissioni di Becciu ed è tutto fuorché intenzionato a cambiare idea. Anche perché il Santo Padre, ora, può mettere in atto una sorta di riforma per ridisegnare gli equilibri in Vaticano. E così, dopo aver dimissionato il cardinale nonché prefetto della Congregazione dei Santi, ora metterà mano all’annosa questione della gestione delle finanze vaticane.
Una delle novità più importanti, come riportato da Il Sole 24 Ore e da Repubblica, dovrebbe interessare l’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica (Apsa), l’organismo della Santa Sede che si occupa della gestione del suo patrimonio economico, attualmente guidato dal monsignor Nunzio Galantino. L’obiettivo di Bergoglio è quello di riunire tutta la liquidità – "si parla di almeno cinque miliardi di euro", racconta ancora Il Sole – in un unico fondo sotto la gestione dell’Apsa e del nuovo prefetto dell'Economia, gesuita Guerrero Alves, uomo fidato - alla pari del vescovo Galantino - di Papa Francesco.
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