L’ATTACCO DI POMPEO AL PAPA. SECONDO OM VUOLE DIRE CHE GLI USA….
Carissimi Stilumcuriali, ha suscitato scalpore la critica fatta dal Segretario di Stato USA, Mike Pompeo, al Vaticano per l’accordo segreto con la Cina, che sta per essere rinnovato. Osservatore Marziano ha qualche idea, qualche sospetto e qualche premonizione…
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Caro Tosatti, come lei sa qui su Marte siamo molto attenti alla politica estera vaticana di Bergoglio. Mi riferisco all’”anatema” del Segretario di Stato Mike Pompeo sul Vaticano per l’accordo con la Cina, considerato pericoloso per gli equilibri mondiali; e inoltre dicendo esplicitamente che papa Bergoglio sta mettendo in gioco l’autorità morale della Chiesa (ma quale autorità morale ha più questa Chiesa?).
Questa inedita e sorprendente “scomunica laica” (come la definisce Massimo Franco sul Corriere di oggi) temo abbia origine da qualche investigazione dei Servizi Segreti americani sull’accordo “segreto” Cina-Vaticano; che sta per esser rinnovato per altri due anni, su richiesta da parte del Vaticano. Su questa critica all’accordo segreto ci sono più ipotesi:
Qualcuno ritiene che sia una mossa preelettorale di Trump per avvantaggiarsi del sentimento anticinese degli americani.
Qualcun altro ritiene che sia stata una indiscrezione “insider” fatta da alcuni Cardinali americani pro-Trump anti Biden.
Altri ritengono che ci sia lo zampino del cardinale emerito di Hong Kong, Joseph Zen. ecc.
Ma, ipotesi e fake news a parte, vediamo i fatti: – da quando l’accordo Vaticano – Cina è stato firmato due anni fa, la situazione è drammaticamente peggiorata. Il partito comunista cinese ha intensificato l’attacco ai cattolici in Cina. Naturalmente Papa Bergoglio è convinto (dice Massimo Franco) che dietro questo peggioramento ci sia lo zampino americano (Boh?). Così (dice Franco) in pieno lockdown, il 20 aprile, viene lanciata l’edizione cinese della rivista dei gesuiti Civiltà Cattolica. (E allora? boh?).
Non è invece ancora uscita l’indiscrezione di un’opinione surreale, quanto possibile, questa: il patto segreto non è ecclesiale e religioso, è geopolitico.
I servizi segreti vaticani hanno saputo che Trump vincerà le elezioni ed hanno riformulato il vecchio patto segreto. I servizi segreti Vaticani sono convinti che se Trump vince le elezioni, darà una sonora lezione a Bergoglio.
Ritengono che Trump possa far emergere dossier veri (o ritoccati) da tutte le parti, creare uno scandalo (proprio sul mistero Covid e pandemia, in chiave Cino-vaticana) al punto di costringere alle dimissioni Bergoglio e proporre mons. Viganò come candidato al Conclave.
Rischio elevatissimo.
A questo punto l’unico vero antagonista di una America che ha ripreso la guida del mondo e si è assicurata l’alleanza con l‘Autorità morale della Santa Sede, sarebbe la Cina. Una Cina comunista, governata ancora dal partito comunista, così amato da Bergoglio.
La Cina è la massima espressione della applicazione della Dottrina Sociale della Chiesa dice il prefetto della Pontificia Accademia delle scienze, Sanchez Sorondo, rassicurando pertanto sulla liceità di una alleanza con il Vaticano (sotto assedio americano).
Ma sappiate che la Cina è anche monopolista nella produzione di Litio, praticamente controllando una percentuale enorme di miniere intorno al mondo. Il litio è la materia prima per fabbricare le batterie per le macchine elettriche.
La Cina diverrà la potenza dominante mondiale, se si afferma l’economia green con l’ auto elettrica.
Un ipotetico e fantasioso dossier segreto suppone che Bergoglio sia stato “nominato” papa grazie al supporto del potere cinese che, conoscendo il suo pensiero ambientalista-comunista, lo ha supportato al Conclave grazie alle varie mafie di SanGallo ecc. al fine di avere la massima Autorità Morale al mondo che affermasse la conversione ecologica e l’ambientalismo green. Unico mezzo per soppiantare gli USA nel controllo dell’economia mondiale.
Pompeo potrebbe aver trovato il dossier ed ha lanciato un warning a Bergoglio.
Sarà vero? tutto è possibile.
Marco Tosatti
A proposito del cammino sinodale tedesco, il Card. Muller dice: “ciò che disturba è la morale cristiana, come risulta dalla nuova vita in Cristo, squalificata in quanto ‘ostile al corpo’ e presumibilmente incompatibile con gli standard della sessuologia moderna (cfr Gal 5,13-25). L’ostacolo dopo la Riforma protestante e il naturalismo dell’Illuminismo è, in quarto luogo, ovviamente il celibato dei sacerdoti, così come i consigli evangelici (povertà, castità, obbedienza) della vita consacrata”.
Ne parla Martin Bürger nel suo articolo pubblicato su Lifesitenews, nella traduzione di Riccardo Zenobi.
Due cardinali tedeschi hanno avvertito che il “percorso sinodale” messo in atto dai vescovi tedeschi potrebbe portare alla “secolarizzazione”, alla “divisione” e persino a “una sorta di chiesa nazionale tedesca”.
Il cardinale Rainer Maria Woelki, arcivescovo di Colonia, ha dichiarato al suo giornale diocesano: “Il peggior risultato sarebbe che il cammino sinodale portasse alla divisione e quindi fuori dalla Chiesa, fuori dalla comunione con la Chiesa universale. Sarebbe peggio, se qui emergesse una sorta di chiesa nazionale tedesca”.
D’altra parte, Woelki ha detto che il miglior risultato “sarebbe se riuscissimo ad avviare una vera riforma, che è decisamente necessaria nella Chiesa. Secondo me, questa dovrebbe essere una riforma che corregga tutte le apparenze e le realtà che hanno allontanato dall’essenza della Chiesa, e ci aiuti a riconoscere l’essenza della Chiesa in un modo più profondo – soprattutto, a riconoscere che la Chiesa non è un’entità puramente sociologica, ma che è opera di Dio, che è il corpo di Cristo e che non si può mai vedere la Chiesa senza Cristo”.
“Chiunque ama Cristo ama la Chiesa; chiunque ama la Chiesa ama Cristo”, ha spiegato il cardinale. “Cristo e la Chiesa si appartengono inseparabilmente. E quando si tratta di riformare la Chiesa, non può che riguardare la riscoperta, un più forte riavvicinamento a Cristo e al suo Vangelo, come individui e come comunità, come Chiesa”.
Il cardinale Gerhard Müller, ex prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, ha affermato in un libro intervista che verrà pubblicato la prossima settimana che “il cosiddetto percorso sinodale dell’establishment ecclesiastico in Germania è infatti finalizzato a un’ulteriore secolarizzazione della Chiesa”.
“Invece di un rinnovamento che parte dal Vangelo con la catechesi, la missione, la cura pastorale, la mistagogia dei sacramenti, ci si affida – come da mezzo secolo a questa parte – a temi con i quali si pensa di poter segnare punti nell’opinione pubblica del mondo occidentale e si spera di arrivare a un pensiero ridotto alla concezione materialistica dell’uomo”.
Müller ha evidenziato una serie di questioni in cui il percorso sinodale devia dall’insegnamento cattolico.
“Al suo nucleo, è prima di tutto una questione di trasformare il sacramento dell’ordinazione in un sistema professionale di funzionari ben retribuiti, e in secondo luogo di spostare il ‘potere’ politicamente inteso dai vescovi e sacerdoti a una guida di ‘laici’ con la clausola che alle donne sia data la preferenza se sono ugualmente qualificate”, ha spiegato.
“In terzo luogo, ciò che disturba è la morale cristiana, come risulta dalla nuova vita in Cristo, squalificata in quanto ‘ostile al corpo’ e presumibilmente incompatibile con gli standard della sessuologia moderna (cfr Gal 5,13-25). L’ostacolo dopo la Riforma protestante e il naturalismo dell’Illuminismo è, in quarto luogo, ovviamente il celibato dei sacerdoti, così come i consigli evangelici (povertà, castità, obbedienza) della vita consacrata”.
“Invece di affrontare intellettualmente e spiritualmente le grandi sfide teologiche e antropologiche del processo di scristianizzazione, la nuova edizione della vecchia agenda degli anni ’70 è destinata a riprendere terreno”, ha criticato. “Ancora una volta, cito parole chiave: abolizione del frainteso celibato sacerdotale, accesso delle donne al ministero sacramentale, intercomunione in caso di separazione permanente nella fede, riconoscimento delle comunità sessuali al di fuori del matrimonio, e così via”.
Il cardinale ha sottolineato che il cammino sinodale in Germania “difficilmente potrebbe rivendicare per sé lo Spirito Santo per sospendere, correggere e reinterpretare l’autorità della Sacra Scrittura, la Tradizione apostolica e le decisioni infallibili del Magistero”.
“In tempi migliori i vescovi tedeschi avevano ancora chiaramente affermato i limiti dell’autorità della Chiesa, vale a dire che anche il Papa e tutti i fedeli sono vincolati dalla Scrittura, dalla Tradizione e dal Magistero precedente, e che non è affatto possibile reinterpretare sostanzialmente o addirittura minare il credo e l’insegnamento della Chiesa con il pretesto di una nuova ermeneutica”, ha raccontato Müller. “Questo è ciò che viene detto in una lettera dei vescovi tedeschi contro l’onnipotente cancelliere dell’Impero tedesco, Otto von Bismarck, nel 1875”.
Il capo della Conferenza episcopale tedesca, il vescovo Georg Bätzing di Limburgo, ha reagito al timore di Woelki che il percorso sinodale possa portare a una “chiesa nazionale” tedesca.
“La Chiesa cattolica è una chiesa universale, che a sua volta consiste di chiese particolari”, ha detto Bätzing. “La chiesa in Germania è parte della Chiesa universale, e nulla cambierà in questo senso”.
Poco dopo aver descritto la chiesa in Germania come parte della Chiesa universale, Bätzing ha annunciato in un’intervista a parte: “Considero il diaconato femminile molto legittimo”.
La Chiesa cattolica insegna che il sacramento dell’ordine consiste di tre gradi: diacono, sacerdote e vescovo. Tuttavia, il sacramento dell’ordine è solo uno. Di conseguenza, se solo gli uomini possono diventare sacerdoti, come ha ribadito con enfasi Papa Giovanni Paolo II nella sua lettera apostolica Ordinatio Sacerdotalis del 1994, questo deve essere vero anche per vescovi e diaconi.
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