Cristianesimo e Covid-19. Crisi di civiltà e della Chiesa
DIEGO FUSARO, ALEXIS BUGNOLO, MAGDI ALLAM
Mussolini, Lenin e l’Italia di oggi. Visto l’andazzo ormai quotidiano che hanno preso i nostri politici (soprattutto di governo), avvezzi ogni giorno a spiegarci il significato della libertà e dei suoi (secondo loro) limiti ai tempi del virus, non si può che guardare alla storia per farne tesoro.
Passato pericoloso
L’altro giorno, dopo aver ascoltato il ministro Roberto Speranza in televisione, sono stato colto da un assillo tremendo: ma questi sui limiti alle nostre libertà quando intenderanno fermarsi? E mi è tornata alla mente una frase pronunciata nei giorni scorsi dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Tenere aperta l’Italia è responsabilità comune. La libertà non è un fatto esclusivamente individuale”. Ho riflettuto a lungo sulle parole del Capo dello Stato ma non sono d’accordo. Il punto è che nella storia ogni volta che si è ristretta o limitata la libertà individuale, in nome di quella collettiva e del ruolo dello Stato, beh son spuntati fuori regimi autoritari o totalitari. Del resto la visione non solo individuale della libertà è un argomento che riguarda la nostra modernità e contemporaneità politica.
Nel secolo scorso, Benito Mussolini e Vladimir Lenin, un fascista e un comunista, sono intervenuti sull’argomento. Sosteneva il fascista Mussolini: “Il concetto di libertà non è assoluto perché nulla nella vita vi è di assoluto. La libertà non è un diritto: è un dovere. Non è una elargizione: è una conquista; non è un’uguaglianza; è un privilegio. Il concetto di libertà muta col passare del tempo. C’è una libertà in tempo di pace che non è più la libertà in tempo di guerra. C’è una libertà in tempo di ricchezza che non può essere concessa in tempo di miseria”. Il comunista Lenin, invece, sulla libertà annotava: “Quando esiste lo Stato, non vi può essere libertà. Quando vi è libertà non vi può essere lo Stato”.
Libertà individuale
La politica del Novecento – il secolo del sangue e dei totalitarismi – ha costruito le sue guerre, la sua storia, i diritti di ognuno di noi – occidentali liberi – sul contrasto tra due assoluti (politicamente parlando): lo Stato e la libertà. Ed ha vinto la seconda per fortuna. Ma una vittoria non è mai per sempre. Per questo oggi sentiamo ancora una volta la necessità di sottolineare il bene prezioso della libertà individuale, consapevoli che nessuna democrazia liberale è un sistema perfetto ma di certo i totalitarismi, di ogni colore, lo sono meno.
Fare questo non significa non farsi carico di chi sta male per il coronavirus – badate bene – semplicemente significa spazzare via una equivalenza strabica per cui se tolgo libertà alle persone combatto meglio il Covid-19. Un modo per assolvere i ritardi della politica in Occidente. Per cui, d’accordo, concediamoci pure la retorica che il coronavirus si combatte tutti insieme purché sia ben chiara una cosa: che non ritornino i tempi del bastone e della carota.
https://www.nicolaporro.it/dopo-lenin-e-il-duce-occhio-al-coronavirus/
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