IL CASO/DOPO LE PAROLE DI FRANCESCO
Unioni civili, il Magistero ha già chiarito: sono sbagliate
La dichiarazione di Bergoglio sulle coppie omosessuali presenta contenuti gravemente erronei. Mentre i diritti fondamentali (vita, salute, libertà, etc.) vanno riconosciuti a tutti, e in certi casi si può tollerare l’abuso dei diritti comuni, vi sono diritti specifici che riguardano determinate classi di soggetti o situazioni. Il preteso riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali rientra in questa terza categoria, ma non è moralmente lecito, perché è un male. A ribadirlo un documento della Congregazione per la Dottrina della Fede del 2003, in cui risulta evidente l’inconciliabilità tra il Magistero e le parole di papa Francesco.
Il contenuto di questa dichiarazione è gravemente erroneo e quindi non condivisibile. Vediamo il perché. I diritti fondamentali, come vita, salute, educazione, libertà, eccetera, devono essere riconosciuti alle persone in quanto persone. Non vi sono altre condizioni per riconoscerli che la seguente: l’esistenza in vita della persona (naturalmente questi diritti possono essere compressi o negati per giusti motivi: pensiamo alla carcerazione che elimina o comprime grandemente la libertà personale). Dunque, i diritti fondamentali devono essere riconosciuti a tutti, persone omosessuali comprese, ovviamente (nota bene: voler ad esempio diffondere il credo Lgbt non è esercizio della vera libertà, ma solo uso distorto del libero arbitrio).
Poi vi sono i cosiddetti diritti comuni, che sono funzionali ai diritti fondamentali: diritto di proprietà, di credito, diritto al lavoro, etc. Lo Stato che ha a cuore il bene comune potrebbe tollerare il loro uso distorto. Ad esempio una coppia omosessuale compra casa (esercizio del diritto di proprietà) per andare a convivere. Il diritto per essere tale deve essere sempre esercitato per un fine buono: comprare casa per instaurare una convivenza omosessuale significa usare un diritto snaturandone il fine, pervertendo la sua intima ratio, che deve essere sempre orientata alla giustizia, perché comprare casa darebbe alla coppia omosessuale la possibilità di convivere e quindi di rafforzare la loro unione omosessuale. Come detto, l’ordinamento giuridico che si ispira al diritto naturale riconoscerebbe che quel diritto è abusato, ma potrebbe evitare di vietare l’esercizio di quel diritto (che in quel caso cesserebbe anche di essere tale) per un bene maggiore.
Veniamo alla terza tipologia di diritti che riguarda l’affermazione di Bergoglio. Vi sono alcuni diritti specifici che riguardano o alcune classi di soggetti (per esempio, il diritto di coniugio per i nubendi capaci del matrimonio, il diritto di educazione in capo ai genitori) oppure alcune situazioni (es. legittima difesa). Le unioni civili o qualsiasi altra forma legale di convivenza omosessuale rientrano nel novero di questi “diritti”. Mettiamo tra virgolette la parola “diritti” perché non sono tali e non sono tali perché mai si può legittimare un male morale, come la convivenza omosessuale. Se l’omosessualità è condizione da censurare sul piano morale, ne consegue che anche la relazione omosessuale lo sia. E riconoscere giuridicamente, ossia legalizzare, come vuole Papa Francesco, le coppie omosessuali significa legittimare il male, elevare ad istituto, conferire struttura giuridica a ciò che per sua natura è antigiuridico e quindi contra ius come la relazione omosessuale e questo non è mai permesso dalla morale naturale. Se è sempre illecito approvare un male morale, ne consegue che è sempre illecito approvare giuridicamente un male morale. Inoltre, come ulteriore effetto deleterio, si provocherebbe sul piano giuridico e poi nel percepito collettivo un’equiparazione tra unione omosessuale e matrimonio.
Dunque è doveroso riconoscere in capo alle persone omosessuali i diritti fondamentali, opportuno oggi tollerare l’abuso dei diritti comuni da parte di queste persone laddove fossero esercitati per rafforzare/facilitare qualsiasi espressione della loro omosessualità, vietato legittimare diritti specifici relativi alla condizione omosessuale come le unioni civili o l’omogenitorialità o l’assegnazione di abitazioni a nuclei omosessuali. Se il Papa teme che le persone omosessuali possano essere calpestate nella loro dignità, non è necessario legalizzare le unioni civili, bensì occorre riconoscere loro - come sempre si è fatto - i diritti fondamentali e i diritti comuni, sempre che questi ultimi vengano esercitati a fin di bene.
La Congregazione per la Dottrina della Fede nel 2003 pubblicò un documento, approvato da Giovanni Paolo II, esattamente su questo tema, dal titolo Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali. Papa Francesco si trova in netta contraddizione con il suo contenuto.
La Congregazione per la Dottrina della Fede, infatti, in modo adamantino scriveva: «In presenza del riconoscimento legale delle unioni omosessuali […] è doveroso opporsi in forma chiara e incisiva. Ci si deve astenere da qualsiasi tipo di cooperazione formale alla promulgazione o all’applicazione di leggi così gravemente ingiuste nonché, per quanto è possibile, dalla cooperazione materiale sul piano applicativo. [5] Le legislazioni favorevoli alle unioni omosessuali sono contrarie alla retta ragione perché conferiscono garanzie giuridiche, analoghe a quelle dell’istituzione matrimoniale, all’unione tra due persone dello stesso sesso. Considerando i valori in gioco, lo Stato non potrebbe legalizzare queste unioni senza venire meno al dovere di promuovere e tutelare un’istituzione essenziale per il bene comune qual è il matrimonio. […] Occorre riflettere innanzitutto sulla differenza esistente tra il comportamento omosessuale come fenomeno privato, e lo stesso comportamento quale relazione sociale legalmente prevista e approvata, fino a diventare una delle istituzioni dell’ordinamento giuridico. Il secondo fenomeno non solo è più grave, ma acquista una portata assai più vasta e profonda, e finirebbe per comportare modificazioni dell’intera organizzazione sociale che risulterebbero contrarie al bene comune. […] La legalizzazione delle unioni omosessuali sarebbe destinata perciò a causare l’oscuramento della percezione di alcuni valori morali fondamentali e la svalutazione dell’istituzione matrimoniale [6]».
Prosegue il documento della CDF: «Concedere il suffragio del proprio voto ad un testo legislativo così nocivo per il bene comune della società è un atto gravemente immorale [10] La Chiesa insegna che il rispetto verso le persone omosessuali non può portare in nessun modo all’approvazione del comportamento omosessuale oppure al riconoscimento legale delle unioni omosessuali. […] Riconoscere legalmente le unioni omosessuali oppure equipararle al matrimonio, significherebbe non soltanto approvare un comportamento deviante, con la conseguenza di renderlo un modello nella società attuale, ma anche offuscare valori fondamentali che appartengono al patrimonio comune dell’umanità [11]».
L’inconciliabilità tra il pensiero del Papa e il Magistero appare lapalissiana.
Tommaso Scandroglio
- C'È ANCHE IL PROBLEMA DELLE ADOZIONI, di Benedetta Frigerio
- FRANCESCO E I GAY, PAROLE GIÀ SCRITTE (TRE ANNI FA), di Gianfranco Amato
https://lanuovabq.it/it/unioni-civili-il-magistero-ha-gia-chiarito-sono-sbagliate
«Parole del Papa fuori dal Magistero, i vescovi chiariscano»
Il cardinal Raymond Leo Burke dopo le parole del Papa. «Dichiarazioni prive di ogni importanza magisteriale. Sono opinioni personali di chi le ha rilasciate. Ma è causa di profondo rammarico e di urgente preoccupazione pastorale il fatto che le opinioni di Papa Francesco, non corrispondano al costante insegnamento della Chiesa». Per il porporato americano «lo scandalo e l’errore che causano fra i fedeli cattolici, danno la falsa impressione che la Chiesa Cattolica abbia cambiato rotta su questioni di cruciale importanza».
I notiziari di tutto il mondo hanno riportato con grande enfasi, come un cambio di rotta, la notizia che Papa Francesco ha dichiarato che le persone nella condizione omosessuale, in quanto figli di Dio, abbiano “diritto di essere in una famiglia” e che “nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo”. Inoltre, hanno scritto che ha dichiarato: “Ciò che dobbiamo fare è una legge sulla convivevnza civile. Hanno diritto a essere protetti legalmente. Io ho difeso questo”. Queste dichiarazioni sono state rilasciate nel corso di un’intervista con Evgeny Afineevsky, regista del documentario Francesco, proiettato in anteprima il 21 ottobre 2020 in occasione del Festival del Cinema di Roma.
Dichiarazioni simili generano un grande smarrimento e sono causa di confusione ed errore fra i fedeli cattolici, dal momento che sono contrarie agli insegnamenti delle Sacre Scritture e della Sacra Tradizione e al recente Magistero tramite il quale la Chiesa custodisce, protegge e interpreta l’intero deposito di fede contenuto nelle Sacre Scritture e nella Sacra Tradizione. Esse sono causa di stupore ed errore riguardo l’insegnamento della Chiesa per le persone di buona volontà che sinceramente vogliono sapere cosa la Chiesa Cattolica insegni. Esse impongono ai pastori delle anime il dovere di coscienza di dare opportuni e necessari chiarimenti.
Prima di tutto, il contesto e l’occasione in cui queste dichiarazioni sono state rilasciate le rendono prive di ogni peso magisteriale. Vanno correttamente interpretate come mere opinioni personali di chi le ha rilasciate. Queste dichiarazioni non vincolano, in alcun modo, la coscienza dei fedeli, che sono invece obbligati ad aderire con obbedienza religiosa a ciò che, sulla materia, viene insegnato dalle Sacre Scritture e dalla Sacra Tradizione e dal Magistero ordinario della Chiesa. In particolar modo, vanno ricordati i seguenti insegnamenti:
1. “Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che «gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati»” (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2357; Congregazione per la Dottrina della Fede, Persona humana, Alcune questioni di etica sessuale, n. VIII .[1]) in quanto contrari alla legge naturale, chiusi al dono della vita, e privi di una vera complementarietà affettiva e sessuale. Perciò, non possono essere approvati.
2. Le tendenze particolari e a volte profondamente radicate di persone, uomini e donne, nella condizione omosessuale, che sono per loro una prova, sebbene in sé non costituiscano un peccato, ciononostante rappresentano una inclinazione oggettivamente disordinata. (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2358; Congregazione per la dottrina della Fede, Homosexualitatis problema, “Lettera ai vescovi della chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali” n.3 .[2]). Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza, evitando ogni ingiusta discriminazione. La fede cattolica insegna al fedele a odiare il peccato ma ad amare il peccatore.
3. I fedeli e, in particolare, i politici cattolici sono tenuti ad opporsi al riconoscimento legale delle unioni omosessuali. (Congregazione per la Dottrina della Fede, Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, n.10[3]). Il diritto di formare una famiglia non è un diritto privato da rivendicare, ma deve corrispondere al piano del Creatore che ha fatto l’essere umano nella differenza sessuale, “maschio e femmina li creò” (Gen. 1, 27), perciò chiamando gli esseri umani, maschi e femmine, alla trasmissione della vita. “Poiché le coppie matrimoniali svolgono il ruolo di garantire l'ordine delle generazioni e sono quindi di eminente interesse pubblico, il diritto civile conferisce loro un riconoscimento istituzionale. Le unioni omosessuali invece non esigono una specifica attenzione da parte dell'ordinamento giuridico, perché non rivestono il suddetto ruolo per il bene comune” (Ibidem, n. 9[4]). Parlare di una unione omosessuale negli stessi termini di una unione coniugale degli sposi è, di fatto, profondamente fuorviante perché non può esservi una simile unione fra persone dello stesso sesso. Per quanto riguarda l’amministrazione della giustizia, le persone nella condizione omosessuale, come tutti i cittadini, possono sempre ricorrere al diritto comune per tutelare i loro diritti personali.
E’ causa di profondo rammarico e di urgente preoccupazione pastorale il fatto che le opinioni personali riportate con così tanta enfasi e attribuite a Papa Francesco, non corrispondano al costante insegnamento della Chiesa, così come è espresso nelle Sacre Scritture e nella Sacra Tradizione e come è custodito, protetto e interpretato dal Magistero. Altrettanto triste e preoccupante è l'agitazione, la confusione e l’errore che esse causano fra i fedeli cattolici, così come lo scandalo che provocano, in generale, dando la falsa impressione che la Chiesa Cattolica abbia cambiato rotta, cioè abbia cambiato i suoi perenni insegnamenti su questioni così fondamentali e di cruciale importanza.
[1] “... suapte intrinseca natura esse inordinatos.” Sacra Congregatio pro Doctrina Fidei, Declaratio, Persona humana, “De quibusdam quaestionibus ad sexualem ethicam spectantibus,” 29 Decembris 1975, Acta Apostolicae Sedis 68 (1976) 85, n. 8. English translation: http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19751229_persona-humana_en.html, p. 5, VIII.
[2] Cf. Congregatio pro Doctrina Fidei, Epistula, Homosexualitatis problema, “Ad universos catholicae Ecclesiae episcopos de pastorali personarum homosexualium cura,” 1 Octobris 1986, Acta Apostolicae Sedis 79 (1987) 544, n. 3. English translation: http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19861001_homosexual-persons_en.html, pp. 1-2, no. 3.
[3] Congregatio pro Doctrina Fidei, Nota, Diverse quaestioni concernenti l’omosessualità, “De contubernalibus eiusdem sexus quoad iuridica a consectaria contubernii,” 3 Iunii 2003, Acta Apostolicae Sedis 96 (2004) 48, n. 10. English translation: http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_20030731_homosexual-unions_en.html, pp. 5-6, no. 10.
[4] “Poiché le coppie matrimoniali svolgono il ruolo di garantire l’ordine delle generazioni e sono quindi di eminente interesse pubblico, il diritto civile conferisce loro un riconoscimento istituzionale. Le unioni omosessuali invece non esigono una specifica attenzione da parte dell’ordinamento giuridico, perché non rivestono il suddetto ruolo per il bene comune.” Ibid., 47, n. 9. English translation: Ibid., p. 5, no.
Raymond L. Burke
https://lanuovabq.it/it/parole-del-papa-fuori-dal-magistero-i-vescovi-chiariscano
IL DOCUFILM SUL PAPA
La "torta" avvelenata: la marcia gay studiata a tavolino
L'operazione del docufilm "Francesco" non nasce a caso. Parte da lontano con un regista che gira un film omosessualista e viene premiato dalla critica omo e ora approda da star sulla tv dei vescovi e in Vaticano dove il Papa gli offre persino la torta di compleanno. I gay scelti accanto al Papa non sono gay qualunque, ma militanti noti e discussi. E' l'ultimo miglio, lo scalpo definitivo di una lobby gay che è riuscita nel suo intento: mostrare che la Chiesa “finalmente” è cambiata, che il Papa segue e sposa l’agenda Lgbt.
Il compleanno vaticano del regista del docufilm Francesco
Era tutto preparato. Le parole del Papa non arrivano improvvisamente da Marte e il regista Evgeny Afineevsky che le ha diffuse con un sapiente gioco di taglia & cuci non sbarca da Venere. Mentre tutto il mondo parlava dell’apertura di Papa Francesco alle unioni civili, lui, poche ore prima accoglieva trionfante il regista russo naturalizzato americano con una torta di compleanno poco prima della presentazione del suo docufilm alla mostra del cinema di Roma. Dove, evidentemente, non arrivi per caso, così come non arrivi così per caso davanti ai portoni di Santa Marta per chiedere e ottenere di fare un film sul Papa. E altrettanto non per caso puoi diffondere un film sul papa senza che uno stuolo di addetti alla comunicazione, minutanti di camera, segretari, monsignori possano prima vederlo, sottoporlo a critica e infine approvarlo.
È un’immagine che spiega tutto e che mette a tacere in un solo colpo i normalisti e i benaltristi di casa cattolica che in queste ore si sono arrampicati sugli specchi per cercare di dire che in fondo il Papa ha detto che la dottrina non cambia, che è stato ingannato. Un autoconvincimento semmai. Quella foto del successore di Pietro ridotto a macchietta, con in mano una torta di compleanno dove è lui a rendere omaggio a chi di lì a poco lo avrebbe proiettato nel mondo con quelle parole così dirompenti e sconclusionate sull’omosessualità.
Un regista acclamato in Vaticano dopo aver girato un documentario dal vago sapore coreano, dove Francesco è la star indiscussa dell’umanità, dove l’adulazione si mescola alla strumentalizzazione dei gesti, delle parole, delle intenzioni. Bè, è tutto un po’ grottesco e segna l'ultimo miglio lo scalpo definitivo di una lobby gay che è riuscita nel suo intento: mostrare che la Chiesa “finalmente” è cambiata, che il Papa segue e sposa l’agenda Lgbt a cui nessuno ormai potrà più opporsi. Pena l’esclusione dalla comunità cattolica, pena la riprovazione di nemico del popolo perché nemico di Francesco.
Anche Afineevsky è funzionale a questo progetto. D’altro canto, in Vaticano non possono non sapere chi fosse. Nel 2009 gira un film chiamato “Oy Vey! My Son Is Gay!!”, una indigesta pellicola di un omosessuale ebreo che cerca di farsi accettare dalla famiglia evidentemente retrograda. Una pellicola omosessualista premiata dalla critica militante con svariati premi, tra cui il Boston LGBT Film Fest 2010 e il Charlotte Gay & Lesbian Film Festival 2010. Rassegne per “specialisti”, certo, ma servono a bucare la cortina dello stigma, ad avvicinare il pubblico a certe tematiche a stimolare il sentimentalismo del love is love. E se in dieci anni si è passati dalle kermesse gay al Festival del Cinema di Roma con la green card del Papa significa che di strada ne è stata fatta. Questo pedigree gli ha consentito di ottenere anche dei premi in ambito cattolico.
È la stessa strada percorsa dai cattogay e dalla omoeresia di un piccolo drappello che ha portato alla ribalta i James Martin in questi anni con una campagna teologica e pastorale martellante e asfissiante.
I due gay scelti per mostrare la bontà assoluta di Papa Francesco non sono neppure loro partiti da Saturno. Sono militanti conosciuti e straconosciuti nell'ambiente, famosi perché consideravano la madre un concetto antropologico e hanno fatto la battaglia perché loro dopo essere ricorsi all'utero in affitto potessero essere considerati genitori in ambito cattolico.
Afineevsky dunque, per poter essere ricevuto come un capo di Stato oltre Tevere e omaggiato come un Papa nella sala della Grandi occasioni dal protagonista del suo film, deve aver toccato le corde giuste per farsi accreditare e mostrare che il suo progetto di documentazione cinematografica era quello che serviva a Papa Francesco per presentarsi come eroe del nuovo millennio.
Eppure, a ben guardare il trailer del documentario si intravedono quelle prosopopee da Istituto Luce che abbiamo visto già all’opera: tanta retorica, tanto ambientalismo, mondialismo, buonismo, pauperismo. Insomma, tutto ciò che c’è nell’agenda globalista e nessuno spazio a quel Cristo al quale – volendo raccontare il suo vicario in terra – ci si dovrebbe umilmente ispirare.
Tutto è stato preparato, nessuno si stupisca.
È il 17 aprile 2018 e negli studi di Tv 2000, la televisione dei vescovi, il conduttore del Diario di Papa Francesco presenta al pubblico Afineevsky: «Ecco un regista candidato all’Oscar che ci racconta il suo progetto su Papa Francesco», spiega Gennaro Ferrara. «Tornerà quando il documentario sarà pronto». Detto, fatto.
Il 16 ottobre scorso, Afineevsky è a Roma per presentare il suo lavoro. E spiegarlo agli spettatori: «Papa Francesco è una bussola morale, ci insegna la coesistenza per unire le persone, è la speranza per l’umanità (che evidentemente non è Cristo ndr) e il film (umiltà ndr) è una speranza per l’umanità».
Perché? Semplice. Ecco l’idea del regista del mondo immerso nel peccato: «Parlavamo del peccato, ma il peccato è creato dall’umanità e per quello che mi riguarda ho messo insieme le cose create dall’umanità: la Siria, i rifugiati, i cambiamenti climatici, gli abusi sessuali, i conflitti, le guerre, il tema del dare più forza alle donne. Io ho cercato di metter insieme tutti gli elementi del peccato umano dando una visione del Papa, del suo essere un navigatore e una speranza».Parole che sembrano mostrare una idea del Papa come una superstar. «No – dice – lui – lui è semplice, è un padre, un maestro, è umile, è attivo».
Il docufilm si svolge seguendo le linee del condottiero che guida il popolo alle magnifiche sorti e progressive di un’umanità ferita dal peccato visto però solo in chiave eco-clima-mondialista. Un peccato che è visto solo come non un’offesa a Dio, ma un’offesa generica a una natura totalizzante. In mezzo c’è il passaggio sui gay, che sono il trait d’union e a ben vedere sono il vero obiettivo dell’operazione “Francesco”.
Un’operazione costruita a tavolino che parte da lontano e che sarebbe ridicolo bollare come un incidente di percorso e nemmeno come un tranello teso al Papa per ingannarlo. Con una presentazione del genere è francamente discutibile che Bergoglio, che pure è noto per essere un decisionista, si lasci abbindolare da queste operazioni senza sapere minimamente che dietro ci sono proprio quelle operazioni di colonizzazione ideologica che lui stesso ha denunciato. Dipingerlo come un ingenuo sarebbe un affronto peggiore del saperlo consapevole di quanto è accaduto.
Andrea Zambrano
https://lanuovabq.it/it/la-torta-avvelenata-la-marcia-gay-studiata-a-tavolino
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.