ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 3 ottobre 2020

Mai dire mai!

BECCIU, MELLONI E LA LOGICA PERDUTA LUNGO LA VIA DELLA SETA.


C’è poco da dire, per introdurre questo gustosissimo articolo di don Egizio Salomone. C’è solo da leggerlo, e ridere (o piangere…) a seconda del grado di mitridatizzazione di ciascuno. Buona, godibilissima, lettura. 

§§§

Becciu, Melloni e la logica perduta lungo la Via della Seta

di mons. Egizio Salomone (non sarò breve)

«Mai. Mai un prefetto aveva dovuto dare le dimissioni…». Così Alberto Melloni il 25 settembre ha aperto il suo pezzo sulla caduta di Becciu su “Domani” (il “nuovo” giornale di de Benedetti). Qui però termina l’apporto dello storico bolognese, perché il seguito è il copia-incolla dell’articolo già scritto sulla caduta di Enzo Bianchi (B&B!), cambiando solo i nomi. La logica (?) è la stessa, ovvero non c’è. L’idea è una sola: tutto ciò che accade è una cospirazione (reazionaria, non serve dirlo) contro Bergoglio; ergo anche il licenziamento di Becciu da parte del papa fa parte del complotto reazionario contro il papa (come già la rimozione – approvata dal papa – di Enzo Bianchi). Insomma il papa cospira a sua insaputa contro se stesso, mosso da menti finissime (è una citazione?).

Fossi il papa mi offenderei: pensa che beva troppa sangria o che abbia il morbo di Alzheimer? O che sia un buon vecchietto rimbambito che senza i suoi articoli non sa quello che fa? Il pensiero lo attribuisce ad altri, ma insomma… «la forza di Francesco non è nel gestire diplomaticamente tutto ciò, ma riposa nella sua personale e profonda fisionomia evangelica. Essa non impedisce al papa errori di governo, passi falsi e bruschezze (n,d.r.: accidenti, che giudizio sul papa!) ma lo rende invulnerabile agli strali ostili diretti». Quindi lo attaccherebbero indirettamente, facendolo «apparire come un puro, pio, spiritualissimo papa inetto».

Traduco: le accuse contro Becciu e il suo conseguente licenziamento da parte del papa non sono contro Becciu (così pareva a noi mortali..), no! Sono una congiura per far apparire incapace il papa. «I guai […] si sono riproposti e qualche mente finissima ha capito come usarli per garantirsi un domani che non li affronti». Ergo (?), l’articolista sa per certo, deducendo, che appena morirà il papa emerito (che c’entra? comunque lunga vita a Ratzinger), Francesco cadrà vittima del complotto: «[il papa] si trova esposto ad una pressione che diventerà fortissima quando dovesse mancare Benedetto XVI, chiedendo, ancora una volta in nome dei problemi strutturali irrisolti, una rinuncia che trasformerebbe la libertà di dimettersi di ogni pastore in una legge non scritta per la chiesa».

Per fortuna c’è il super-eroe Super-Melloni che gli farà scudo. Forse, visto che Melloni è già consigliere della ministra Azzolina e membro del relativo comitato tecnico-scientifico (spiegazione di tanta profondità?), aspira ad essere assunto anche da Bergoglio. Però, a pensarci bene, come scudo è scarso (non che il comitato tecnico-scientifico brilli): l’attacco non è partito da un giornale clerico-fascista, ma dall’Espresso, che fino a poco fa (con la “sorella” Repubblica) era dei de Benedetti. E Melloni era una firma di Repubblica (Domani esiste da poco, fondato da alcuni ex di Repubblica e da de Benedetti, dato che i figli hanno venduto agli Agnelli): proprio la Repubblica dell’”amico” di Bergoglio, Scalfari, è il giornale che per 7 anni ha ospitato tutti gli amici di Bergoglio (da Melloni ai gesuiti a tutta la sinistra catholic-chic atheistic-pope-friendly-chic – comunque chic) ed ha difeso strenuamente il papa, (in primis contro i cardinalacci reazionari, traditori e dubiosi). O no?

Melloni insegna storia del cristianesimo a Reggio Emilia ed è pure direttore del dipartimento di scienze della formazione, ossia istruisce i futuri maestri elementari che dovranno insegnare ai bambini che 1+1=2, ma così i poveri maestri insegneranno che 1+1=7. Poveri anche i bambini. Se avesse chiesto a noi curiali, gli avremmo spiegato che la curia da una decina di secoli (prima non ricordo) è luogo di fazioni che cercano di influenzare il papa, per sé, per la Spagna, per la Francia, pro o contro i gesuiti, pro o contro i giansenisti, pro e contro tutti. Qualcuno era finissimo, qualcuno meno. Però il papa complottista a sua insaputa… Melloni è anche direttore della Fondazione per le scienze religiose di Bologna (FSCIRE), che riceve qualche milione all’anno di fondi pubblici e privati (o quasi: molti donatori sono partecipate dello stato o fondazioni): http://www.fscire.it/wp-content/uploads/donors/map.html

Ci vogliono tutti questi milioni del contribuente per produrre tale condensato di sapienza? Si vede di sì, dato che prevede anche il futuro. Noi siamo vecchi, non percepiamo fondi pubblici e ancora usiamo la logica di Aristotele, perdonateci. Date per scontate le millenarie correnti curiali, la novità, assai godibile, di questo papa è che si è portato gli usi sbrigativi della pampa: se gli pesti la pantofola ti pesta la capoccia, più come Sisto V (che le capocce le tagliava) che come Giovanni XXIII. Che qualcuno comandi a casa sua non gli piace, il capo è lui. I galletti devono abbassare la cresta. Becciu non era né pro né contro qualcuno, era pro se, in simili casi perdere la capoccia è il rischio del mestiere, pochi drammi. Ma B&B, abituatisi a dettar legge, non hanno capito che il capo era quello vestito di bianco (quello nuovo, non quello vecchio buono e cortese; Bianchi ci provava a vestirsi di bianco) e soprattutto non hanno capito in tempo che il capo ora si è stufato alquanto (eufemismo di noi clericali) e ha deciso di tagliare la cresta ai galletti. I più svegli stanno bassi e schisci (Parolin), invece B&B non ci erano arrivati prima e non ci arrivano ora: anche una volta caduti non capiscono di essere caduti (Bianchi offre il perdono, invece di chiederlo, e il capo si arrabbia ancora di più. Non c’è nient’altro, né dietro né davanti, anche se Melloni spiega (?) che è un complotto.

Anche un tal Michele Arnese https://www.startmag.it/mondo/cosa-si-dice-nella-curia-di-papa-francesco-becciu-e-non-solo/ pensa a un complotto, ma in relazione alle pressioni di Mike Pompeo al Vaticano sulla Cina: «Becciu è stato è il numero due del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato e vero artefice dell’accordo con la Cina» (è il mestiere di Parolin), però il vaticanista Matteo Matuzzi gli risponde che non c’entra un tubo, perché Becciu aveva cambiato mestiere. Sarà: in democrazia ognuno è libero di sognare il suo complotto.

Piuttosto, che rapporti aveva Melloni con Becciu? Fino al 2013 non tanto buoni, poi ottimi: Francesco mette la pace nei cuori. Un vaticanista che non sogna complotti, Sandro Magister, scriveva il 3 novembre 2014 http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350916.html (soffiata dall’alto?): [Melloni] «nel 2011 le inventò tutte per ingraziarsi Benedetto XVI. Propose al papa di pregare davanti a tre icone russe fatte arrivare da Mosca per festeggiare l’edizione critica del concilio Niceno II curata dallo stesso Melloni. Gli chiese un’udienza pubblica nella quale fargli benedire una sua riedizione in facsimile della Bibbia di Marco Polo, da inviare poi in Cina “dove abbiamo contatti significativi”. Ma senza successo. “Non si vede la possibilità di un coinvolgimento di Sua Santità nelle menzionate iniziative”, scrisse gelido a Melloni il sostituto della segreteria di Stato Angelo Becciu. Anche perché “permangono le riserve di carattere dottrinale”. Ma questo avveniva regnante Benedetto XVI». Insomma Becciu chiudeva la sacra porta di Benedetto XVI in faccia a Melloni. Ma il 18 aprile 2019 si leggeva: «Si è svolta ieri a Roma la presentazione del volume a firma di Stefano Biancu dal titolo “Riforma e modernità. Prospettive e bilanci a 500 anni dalla tesi di Lutero”. L’evento, […] ha visto la partecipazione al dibattito, tra gli altri, di Andrea Monda, direttore de L’Osservatore Romano, del cardinale Giovanni Angelo Becciu […], di Francesco Bonini, rettore dell’Università Lumsa e di Alberto Melloni, segretario della Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII. Tra gli spettatori, inoltre, spiccavano volti noti come quelli di Vincenzo Scotti».  https://formiche.net/gallerie/becciu-treccani-melloni-foto-pizzi/ Anche Scotti. Tutti insieme appassionatamente per Lutero. Ma un libro Becciu l’ha pure scritto assieme a Melloni: si intitola “Vaticano” (Città Nuova, 2017), e (ovviamente!) è dedicato al papa regnante: «Un itinerario nella politica di papa Francesco». Tutti attorno al caro papa. Si vede però che frequentare Melloni non porta fortuna col papa: prima il suo guru e membro a vita della sua Fondazione Bianchi, ora il suo co-autore Becciu. Chi sarà il prossimo? Qualche idea ce l’ho ma la tengo per me.

Quindi Becciu filocinese no, o, per lo meno, la bibbia da inviare “in Cina dove abbiamo contatti significativi” non l’ha fatta benedire al papa. Ad avere relazioni pericolose con la Cina semmai è Melloni, che dei “contatti significativi” (via Romano Prodi? quando i Cinesi non capiscono qualcosa sull’Europa telefonano a Prodi) riferisce imprudentissimamente a Becciu. Nell’ultimo decennio Melloni in Cina è stato più volte e non per turismo. Ha tenuto lezioni (un membro FSCIRE, il compianto prof. Bori, addirittura un corso all’università di Pechino) e per la Treccani ha organizzato gli eventi sulla Bibbia di Marco Polo di cui sopra. E infatti nel comitato scientifico FSCIRE siede il prof. Yan Li Ren della “Chinese Academy of Social Sciences”, a cui certo non si appartiene senza una nomina del Partito Comunista cinese. In FSCIRE si sono addottorati due cinesi, un membro del Partito e la figlia di un pezzo grosso dello stesso (debitamente cancellati dal sito). Melloni ha visto chiese e seminari, insomma si è inserito, non si sa con quale titolo.

Ma chi vuole sorbirsi il suo pensiero filo-cinese può leggere un suo articolo  (tra tanti sul tema) “La Via della Seta e la via del Vangelo” (https://www.twai.it/articles/la-via-della-seta-e-la-via-del-vangelo/  ove sostiene che «[la Cina] ha capito che la chiesa di Roma è l’unico interlocutore globale […] perché ha una capacità di far sentire la voce universale del povero, che per lei è icona misteriosa del suo Signore». Qui viene da ridere, perché nemmeno un funzionario della Propaganda del Partito (né Becciu o Parolin) avrebbe la fantasia di attribuire al Partito Comunista Cinese e alla sua diplomazia simili illuminazioni sull’”icona misteriosa del suo Signore”. Per questo – scrive Melloni, non il funzionario! – «l’universalismo cristiano ha bisogno di imparare il cinese per poter esprimere la sua cattolicità». E dato che «la crisi degli abusi sessuali del clero ha mostrato … l’insufficienza dei vescovi», sarebbe bello far scegliere i vescovi non più al papa, ma adottare il modello di nomina cinese (cito tra virgolette, altrimenti pensate a uno scherzo): l’accordo segreto sino-vaticano «potrebbe spingere le chiese ad assumere una responsabilità più diretta nell’elezione dei loro pastori. Il “modello” cinese concentra questa elezione in un organo che si ritiene adeguato per la sua lealtà politica: ma con esso si rompe il tabù della scelta fatta (a nome del Papa e più di rado dal Papa)». Per fortuna di Melloni il papa non ha letto, né Parolin oserà fargli leggere l’articolo: il papagno a B&B al confronto sarebbe nulla (il capo ci tiene a nominarsi i suoi vescovi…).

Forse piacerebbe ai Cinque Stelle (eleggiamo i vescovi sulla piattaforma Rousseau?), che alla Via della Seta (a quella del Vangelo non so) hanno aderito con (ingenuo?) entusiasmo. E a Scotti – quello presente con Becciu e Melloni alla presentazione “luterana di cui sopra – in quanto (ex) presidente della Link University dello spione Mifsud (alquanto “ricercato” dagli americani), la quale ai pentastellati fornisce la classe dirigente, e nella quale Melloni (consigliere della ministra pentastellata Azzolina) è di casa (guarda caso), tanto da aver fatto parte di ben due commissioni concorsuali che hanno fatto assumere alla Link due suoi allievi, Alberto Guasco e soprattutto Silvia Cristofori. Quindi rassicuriamo il sig. Arnese: Mike Pompeo (e il deep state americano) può arrabbiarsi semmai con Melloni, non con Becciu. Anche perché le frequentazioni pericolose di Melloni si estendono alla Russia (via Bose) e all’Iran (tramite un ex ambasciatore iraniano presso la S. Sede, a cui ha reso lunga visita in Iran). Manca solo la Corea del Nord, ma chissà, tramite la Cina… E pensare che a Bologna il palazzo della FSCIRE di Melloni (restaurato con altri milioncini pubblici) è contiguo a quello della Johns Hopkins University, ove notoriamente si formano diplomatici e spie americani, dai quali è frequentata. Pare che Melloni dica in giro di aver trovato microspie nel suo studio: la cosa è assurda e probabilmente falsa, perché, pur con tutto questo confuso agitarsi geopolitico (per capirci: bazzica anche Israele e relativi diplomatici), l’uomo è innocuo – anzi scrive articoli divertenti; ma se fosse vero e qualcuno non avesse il nostro senso dell’umorismo, sarebbero state messe per farle trovare.

Tranquilli, il vecchio don Egizio ne ha viste e ne sa tante: è più facile che gli arrivi un sano papagno papalino, dopo che l’avrà preso qualche altro suo sodale. Di una cosa però siamo certi: se Melloni (papagno o non papagno) cadrà come B & B (che ormai potete dimenticare, sono finiti), scriverà in un bell’articolo che si tratta di un complotto contro il papa.

Don Egizio

Marco Tosatti

3 Ottobre 2020 Pubblicato da  2 Commenti

https://www.marcotosatti.com/2020/10/03/becciu-melloni-e-la-logica-perduta-lungo-la-via-della-seta/

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