MANIPOLANO LA PAROLA DI DIO?
Operazione confronto: verso una "Bibbia farlocca"? come la neochiesa con la scusa dell'aggiornamento sta cambiando il testo della Bibbia che è la Parola di Dio: alcuni passaggi in cui è particolarmente evidente la manipolazione
di Francesco Lamendola
Già lo sapevamo e abbiamo sempre tentato, nei limiti del possibile, di difenderci, ma la cosa non è sempre facile, anche perché, a chi usa parecchio la Bibbia, pur sapendola quasi a memoria, succede di dare più importanza al contenuto che alla forma e di tralasciare il doveroso confronto fra il testo originale e le traduzioni.
Un dotto e intelligente amico, Ruggero, ci ha segnalato alcuni passaggi in cui la manipolazione è particolarmente chiara ed evidente, se solo si ha la pazienza di fare questa operazione: confrontare il testo originale con la traduzione italiana. No, non stiamo parlando di una questione puramente filologica; non stiamo facendo un discorso che riguarda solo i palati fini e i biblisti più o meno specializzati: riguarda tutti i fedeli cattolici. Stiamo parlando di come la neochiesa sta manipolando, sotto il nostro naso, il testo della Bibbia, che è la Parola di Dio, per trasformarla, pian pianino, un po’ alla volta, ritoccando qua e modificando là, in una parola puramente umana, secondo le intenzioni e gli obiettivi di chi vuole togliere al popolo dei fedeli il suo bene più prezioso, per sostituirlo con un libro umano, troppo umano, che, alla fine di questa lenta e sistematica strategia, di “divino” conserverà poco, e di cristiano, nulla o quasi nulla.
Il problema è che le persone, normalmente, leggono la Bibbia così come se la trovano davanti: l’hanno acquistata in una libreria cattolica, vedono che è stata curata da una casa editrice cattolica, da personale specializzato cattolico, e non si fanno altre domande né si pongono altri problemi. La leggono con fiducia: con fiducia, cioè, che quanto scritto è proprio il testo autentico, semplicemente tradotto nelle varie lingue nazionali. Vogliamo dire che non stanno in guardia, non sono in sospetto, come non bada a non farsi rubare il portafogli colui che passeggia nel giardino di un suo amico; mentre sta in guardia colui che, con le valigie in mano, si muove all’interno di una grande stazione ferroviaria. Quest’ultimo sa che esistono i borseggiatori, i quali si approfittano della concitazione delle partenze e degli arrivi, del movimento continuo della folla, per cercar di sfilare il portafogli dalla tasca dei viaggiatori; mentre il primo, essendo nella proprietà di una persona fidata, non sospetta di nulla e non teme alcun furto. Purtroppo, l’atteggiamento di assoluta fiducia del cattolico verso il testo della Bibbia che si trova fra le mani era giustificato e legittimo fino a un certo punto della storia, diciamo fini agli anni del Concilio. C’è un prima e c’è un dopo, rispetto alla questione del grado di fiducia che si può accordare alle traduzioni della Scrittura, ed è la “svolta” del 1962-65, in pratica sino alla fine degli anni ’60 e al principio degli anni ’70, perché sono stati necessari alcuni anni perché la nascente neochiesa arrivasse a “normalizzare” anche questo aspetto, importantissimo benché poco appariscente, della vita cattolica; e diciamo della “vita” perché non si tratta di un aspetto che riguardi solo la cultura cattolica, ma il modo in cui milioni e milioni di persone, semplici e in buona fede, si accostano alla Parola del Signore. Per questo la responsabilità di chi ha tramato la manipolazione è ancora più grave: ingannare chi si fida completamente è cosa più riprovevole, più abietta che non ingannare qualcuno che sta in guardia, come ben mostra Dante nella Divina Commedia, il quale, secondo l’insegnamento della teologia morale cattolica, considera più spregevoli i peccatori di quest’ultima categoria, la cui frode si esercita a danno di persone ignare e indifese. Pertanto, l’ideale sarebbe di leggere la Bibbia nel testo originale; e, siccome molte persone non conoscono il greco, e tanto meno l’ebraico, per non parlare della scomodità e della spesa che una simile scelta comporterebbe, specie per quanti si servono della Bibbia di frequente e se la portano anche in chiesa, alle funzioni, una soluzione accettabile sarebbe quella di leggerla in latino, nella traduzione della Vulgata di san Gerolamo, che per il Nuovo Testamento segue fedelmente l’originale greco, grecismi e barbarismi compresi, mentre per l’ Antico Testamento si fonda direttamente sui testi ebraici a lui disponibili e sulla versione greca dei cosiddetti Settanta (settantadue saggi di Alessandria d’Egitto). Di fatto, la Vulgata è stata proclamata la versione ufficiale della Chiesa cattolica dai padri del Concilio di Trento (1545-1563) e tale è rimasta per quattro secoli, cioè, appunto, fino al Concilio Vaticano II, che l’ha revisionata e ne ha iniziato l’opera di sottile e incessante manipolazione, questa volta ad opera delle singole Conferenze Episcopali (ed ecco spiegato, a chi non l’avesse capito, perché il cardinale Robert Sarah ha tentato di opporsi ad un ulteriore ampliamento delle facoltà discrezionali delle Conferenze Episcopali in ambito liturgico, incontrando l’immediata reprimenda, anzi, pardon, volevamo dire, l’immediata correctio paternalis da parte del papa Francesco). La C.E.I. non ha mai smesso di aggiustare e ritoccare il testo della Bibbia, con la scusa di “aggiornarlo” e di “adeguarlo” ai tempi nostri – queste espressioni vi ricordano qualcosa? – e, se si pensa in quali mani si trova attualmente la C.E.I., non riesce difficile capire come questo organismo, l’assemblea permanente dei vescovi italiani, nato l’8 gennaio 1952, il cui peso e le cui attribuzioni sono silenziosamente cresciuti a dismisura, nel corso del tempo, come del resto quelli delle altre Conferenze episcopali nel mondo, sia divenuto, in realtà, uno degli strumenti privilegiati nella strategia della neochiesa per impadronirsi dell’intera Chiesa cattolica. Ricordiamo allora, perché è bene aver chiari questi dati, che l’attuale Presidente della C.E.I. è il cardinale Gualtiero Bassetti, già arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, nominato nel 2017, il quale, come piace al papa Francesco, dà moltissima importanza alle questioni sociali, per le quali si richiama esplicitamente al modello di Giorgio La Pira, cioè al cattolicesimo di sinistra, ultra-progressista e semi-marxista; ed è venuto a prendere il posto del “conservatore” Angelo Bagnasco, già arcivescovo di Genova ed erede spirituale del cardinale Giuseppe Siri, che fu il capofila degli oppositori al neomodernismo trionfante nel Concilio Vaticano II. E va sottolineato che la statura culturale di Bagnasco, come teologo e biblista, è tale che lo storico americano del cattolicesimo, Matthew Benson, lo ha definito “peso massino fra gli intellettuali”: un peso massimo che molti hanno considerato il candidato ideale per la successione al pontificato di Benedetto XVI, se le cose, in Vaticano, fossero andate come era lecito attendersi che andassero, cioè che vi fosse una linea di continuità, o, almeno, di non discontinuità, fra il papa uscente ed il nuovo, così come in genere è sempre accaduto e come si era visto anche nel “passaggio” da Giovanni Paolo II allo stesso Benedetto XVI. Il segretario attuale della C.E.I., poi, Nunzio Galantino, già vescovo di Cassano all’ Ionio, si laureò dottore in teologia con una tesi sullo storicismo di Dietrich Bonhoeffer, il che è tutto un programma: si vede che, da qualche anno in qua, studiare con devota ammirazione il pensiero dei teologi luterani, meglio ancora se appartenenti al filone della “teologia negativa”, è uno speciale titolo di merito nella Chiesa cattolica, la quale, evidentemente, ha bisogno di simili pastori. E cosa poi sappiano fare una volta divenuti vescovi e uomini di punta della Chiesa, lo si è visto in più occasioni, perché Galantino si è mostrato fra i più attivi membri della neochiesa, non risparmiando ai fedeli una serie di “sparate” dal sapore decisamente eterodosso, come quella volta in cui affermò, senza batter ciglio, che Dio non distrusse, ma “risparmiò” Sodoma, in omaggio alla linea gay-friendly, caratteristica della neochiesa e che non si fa alcuno scrupolo di alterare sfacciatamente la lettera e il senso delle Sacre Scritture. Per il resto Galantino, che, oltre a essere un bergogliano di ferro, è uno sfegatato immigrazionista e non perde occasione per esercitare pressioni sul Parlamento e sul governo italiano affinché spalanchino le frontiere all’invasione musulmana e concedano la cittadinanza ai figli di qualunque madre straniera nati nel nostro Paese, succede al vescovo Mariano Crociata, che era stato nominato da Benedetto XVI; e rappresenta l’ennesimo tassello del mosaico mediante il quale, con azione pianificata e capillare, il papa argentino sta piazzando uomini a lui fedelissimi in tutti i posti-chiave della Chiesa, estromettendone sistematicamente gli uomini che rappresentano, ai suoi occhi, il detestato “vecchio”. Infatti non ha forse dichiarato, Bergoglio, poco dopo essere stato eletto al soglio pontificio, in una famosissima intervista, di voler cambiare la Chiesa, come se ciò fosse un suo naturale e legittimo diritto, e senza che alcuno osasse fiatare?
Ma torniamo alla questione della Bibbia. La C.E.I. da quando è in certe mani, ha varato una serie di ritocchi alla traduzione della Vulgata, e ha varato, in particolare, una traduzione della Bibbia “interconfessionale”, curata dalla editrice cattolica LDC di Torino e dalla casa editrice protestante Alleanza Biblica Universale di Roma: una vera e propria operazione di contrabbando, che mette in mano a milioni di cattolici in buona fede un testo farlocco, espressamente concepito quale compromesso fra la vera Bibbia cattolica e una versione che possa soddisfare gli eretici protestanti: il tutto in nome dell’ecumenismo politically correct e anche tenendo conto che, come dicono, molto disinvoltamente, gli autori della prefazione al volume, la fedeltà [della traduzione] non significa necessariamente “traduzione letterale”. Capito l’antifona? Dunque, chiunque viene lasciato libero di tradurre secondo il suo gusto, e di spacciare tale traduzione per buona e “cattolica”. Eppure, qualche ragione ci sarà stata, se la Chiesa cattolica, per secoli e secoli, ha tenuto per buono il testo della Vulgata, mentre Lutero, nel 1522-34, ha voluto tradurla in tedesco, alla sua maniera. O no? Sta di fatto che, se ci si prende la briga di confrontare il testo della Bibbia sedicente “interconfessionale” con quello latino della Vulgata, o anche con quello della scrupolosa Bible de Jérusalem, pubblicata dal 1948 al 1953 e radicalmente riveduta nel 1973 e soprattutto nel 1998, a cura della prestigiosa École biblique et archéologique française, ne scoprirà delle belle (si faccia caso che la cosiddetta Bibbia di Gerusalemme in versione italiana traduce, dalla vera Bibbia di Gerusalemme, solo il materiale critico, ma non il teso biblico, che rimane quello elaborato dalla C.E.I. nel 1971, e tuttora usato nella liturgia). Ne facciamo solo un paio di esempi.
In Giovanni, 18, 36, si legge: Se il mio regno appartenesse a questo mondo, i miei servi avrebbero combattuto per non farmi arrestare dalle autorità ebraiche. Di solito nel Vangelo si usa la formula principes civitatis per indicare i maggiorenti di un villaggio o le persone più ragguardevoli. Ci si chiede come fosse stato reso e scritto in greco e in latino questo concetto delle “autorità giudaiche” e si scopre che, semplicemente, non c’è. La Vulgata scrive: ministri mei utique decertarent ut non traderer Judaeis, ricalcando fedelmente l'originale greco. Ugualmente la Bibbia di Giuseppe Ricciotti rende i miei servi combatterebbero perché non fossi consegnato ai Giudei e la Bible de Jérusalem - che traduce dall' originale greco - dice: Si mon royaume était de ce monde, mes gens auraient combattu pour quoi je ne sois pas livré aux Juifs. E nella vecchia Bibbia della C.E.I.: nelle mani dei Giudei. Quale il senso dell’ operazione manipolatoria? Diluire, annacquare, intorbidare le acque: la colpa non è dei Giudei ma solo di queste loro fantomatiche “autorità”.
Oppure prendiamo Giovanni, 15,18: Si mundus vos odit, scitote quia me priorem vobis odio habuit: Si de mundo fuissetis, mundus quod suum erat diligeret; quia vero de mundo non estis, sed ego elegi vos de mundo, propterea odit vos mundus. Il testo latino segue pedissequamente, anche nelle strutture grammaticali, l'originale greco. Traduzione della Bible de Jérusalem: Si le monde vous hait, sachez que moi, il m' a pris en haine avant vous. Si vous étiez du monde, le monde aimerait son bien; mais parce que vous n' etes pas du monde, pour cette raison le monde vous hait. E adesso la traduzione della Bibbia “interconfessionale”: Se il mondo vi odia, pensate che prima di voi ha odiato me. Se voi apparteneste al mondo, il mondo vi amerebbe come suoi. Invece voi non appartenete al mondo, perché io vi ho scelti e vi ho strappati al potere del mondo. Come si vede, è una traduzione prolissa, diluita, alleggerita, contorta e manipolata. Dov’è codesto "potere" del mondo, che nell’originale non c' è? Dove è codesto " strappare"? L' originale è semplice, chiaro, incisivo; il testo italiano è gelatinoso.
Veniamo ora allo Spirito Santo come “avvocato” in Giovanni, 14, 15-17: Se mi amate, osserverete i miei comandamento. Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro avvocato, che starà sempre con voi, lo Spirito della Verità. Il mondo non lo vede e non lo conosce, perciò non può riceverlo. Voi lo conoscete, perché è con voi e sarà con voi sempre. La Vulgata: Si diligitis me mandata mea servate: Et ego rogabo Patrem, et alium paraclitum dabit vobis, ut maneat vobiscum in aeternum, Spiritum veritatis, quem mundus non potest accipere quia non videt eum nec scit eum. Ricciotti: Se mi amate, osservate i miei comandamenti: ed io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito, perché rimanga in eterno con voi, lo Spirito cioè di verità (non della verità come i farlocchi ), che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce… Il Ricciotti mette una nota alla voce Paraclito - quella che i farlocchi hanno diluito in avvocato, forse Perry Mason?): Paraclito (parola greca impiegata nel Nuovo Testamento solo da Giovanni) che riassume i concetti di "difensore", "avvocato", "consolatore". E' lo Spirito Santo (cfr. v.26); ma egli è un altro Paraclito perché anche Gesù è tale, cioè "consolatore". E la Bible de Jérusalem: Si vous m'aimez, vous garderez mes commandements; et je prierai le Père et il vous donnera un autre Paraclet, pour qu' il soit avec vous à jamais, l' Esprit de Vérité, que le monde ne peut pas recevoir, parce qu' il ne le voit pas ni le reconnait. Che semplicità e chiarezza mirabili!...
Come la neochiesa manipola anche le Scritture
di Francesco Lamendola
Un articolo d'archivio già pubblicato il 30 Novembre 2017, ma di estrema attualità in relazione alle modifiche liturgiche in atto.
Già pubblicato il 30 Novembre 2017 Sant'Andrea Apostolo e il 24 Maggio 2018
L’APOCALISSE, E IL QUARTO SIGILLO. RIGUARDA FORSE LA CINA?
21 Ottobre 2020 10 Commenti
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, l’Investigatore Biblico che nei giorni scorsi dalle pagine di Stilum Curiae ha sollevato il problema della nuova traduzione della Bibbia Cei, relativamente a Gesù “eguale” a Dio o “come” Dio, ci ha inviato un’altra riflessione, questa volta centrata sull’Apocalisse. Buona lettura.
§§§
Gentilissimo Dott. Tosatti,
mi permetto di intervenire di nuovo sul suo blog perché volevo condividere con lei e i Suoi lettori alcune brevi riflessioni su un testo biblico su cui da tempo sto riflettendo. Il fatto di “condividerlo” è per me motivo di ulteriore meditazione, visto i commenti altamente costruttivi sul mio precedente post.
Il brano biblico è Apocalisse 6,7-8. Ovviamente mi rifaccio alla traduzione del 1974, la più affidabile. Ebbene ecco i versetti:
“Quando l’Agnello aprì il quarto sigillo udii la voce del quarto essere vivente che diceva: ‘Vieni’. Ed ecco mi apparve un cavallo verdastro. Colui che lo cavalcava si chiamava Morte e gli veniva dietro l’inferno. Fu dato loro potere sopra la quarta parte della terra per sterminare con la spada, con la fame, con la peste e con le fiere della terra”.
Tutti sappiamo che San Giovanni scrive questa rivelazione di Gesù Cristo che riguarda gli ultimi tempi. Una parte di questa rivelazione riguarda i sette sigilli che l’Agnello (Gesù) apre, prima del giudizio finale. Ovviamente sto semplificando al massimo l’interpretazione.
Ma mi colpiva enormemente questo quarto sigillo, perché mi sembra riguardi il nostro tempo.
L’Apostolo scrive: “fu dato (alla Morte e all’inferno) potere sopra la quarta parte della terra”. Qual’è la “quarta parte” della terra? Non è forse la Cina? Non sono forse un quarto della popolazione terrestre?
Fu dato loro potere di sterminare con la peste. Non si dice che probabilmente il Coronavirus è stato creato in laboratorio per chissà quale losco motivo dai cinesi?
La fame. Quanto saranno grandi le catastrofi economiche dovute al covid19? Ancora non lo sappiamo, ma il disastro si intravede.
La spada. Ecco. In questa “spada” ci vedo il famoso famigerato “accordo” Vaticano-Cina. E’ una spada che certamente trafigge il cuore della vera Chiesa, sottomessa al compromesso comunista, che come sappiamo è uno dei veleni più pericolosi della storia. Ne ha già parlato tanto Lei, presentandoci la testimonianza del grande Cardinale Zen.
Le fiere della terra. In queste fiere vedo tutti coloro che da dentro la Chiesa hanno creato e creano scandali finanziari, morali a servizio totale della massoneria.
Può darsi che io mi sbagli. Magari mi prenderete per pazzo. Forse stò azzardando troppo in questa interpretazione. Ma a me pare che tutto coincida. E che questo sigillo che riguarda la “quarta parte della terra” sia proprio la Cina. Che ultimamente si sta facendo sentire troppo.
Certamente è una prova per tutti noi. E a noi poveri fedeli non resta che aggrapparci alla Croce di Gesù Cristo e stare sotto il Manto della Vergine Maria, gridando “Vieni Signore Gesù, vieni presto”!
Grazie dott. Tosatti.
L’investigatore biblico
https://www.marcotosatti.com/2020/10/21/lapocalisse-e-il-quarto-sigillo-riguarda-forse-la-cina/
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